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Autore: eleCorti    17/09/2018    9 recensioni
[Storia partecipante al contest specchi, ombre e presagi: il doppelganger indetto da shilyss sul forum di efp]
Uccidilo. Diceva. E lui ad alta voce, come se stesse veramente parlando a qualcuno rispondeva: “No! Cosa stai dicendo?” si teneva le mani sulle tempie, mentre pronunciava quelle parole. Nelle sue frasi, si poteva avvertire chiaramente la paura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Io non sono te. O forse sì?


Basta, non ce la faceva più. Quella voce – da quando aveva appreso che non sarebbe stato lui il prossimo Grande Sacerdote, ma Aiolos – non aveva fatto altro che tormentarlo. Era nella sua mente, come una nenia che – inesorabilmente, ininterrottamente – ti perseguita, che ti fa venire voglia di strapparti le orecchie o spaccarti il cranio. Era terribile. Anzi peggio. Era inquietante. Era profonda, e sottile, quasi impercettibile. Ma non per lui. Lui avvertiva chiaramente nella sua testa quel suono assordante, come un fischio nelle orecchie.
Uccidilo. Diceva. E lui ad alta voce, come se stesse veramente parlando a qualcuno rispondeva: “No! Cosa stai dicendo?” si teneva le mani sulle tempie, mentre pronunciava quelle parole. Nelle sue frasi, si poteva avvertire chiaramente la paura.
Fallo. Uccidi il Grande Sacerdote! Insisteva quell'orrenda voce. “Mai! Sono un Saint di Atena. E come tale devo proteggere il Grande Sacerdote!” era la sua risposta. Ma in quelle parole mancava la risolutezza, tipica del cavaliere dei Gemelli.
O sì che lo farai. Già hai in mente di farlo. Fu la replica della voce, la quale sapeva ciò che Saga covava nel suo cuore. Risentimento. Gelosia.
“Tu menti! Io mai potrei uccidere il Grande Sacerdote!” si alzò di scatto in piedi, guardando le colonne di ordine corinzio che sorreggevano la casa dei Gemelli, come se stesse cercando qualcosa. O qualcuno.
O sì che lo farai. E prenderai il suo posto. Diventerai grande sacerdote! Una risata malefica seguì quelle terribili parole. Saga raggelò. Quella risata metteva i brividi.
“Mai! Io sono un Saint di Atena. Come potrei...” s'interruppe. Gli era tornato in mente la piccola discussione che aveva avuto con suo fratello gemello, Kanon, qualche ora fa, in merito al Grande Sacerdote.
Uccidi il Grande sacerdote, e poi Atena. Così diventeremo potentissimi!” gli aveva suggerito suo fratello. Lui ricordava di essersi indignato e di averlo rinchiuso nelle prigioni di Capos Union, perché era malvagio.
Ma adesso quelle parole, pronunciate da quella voce, che gli avevano ricordato tanto quelle del suo gemello, lo avevano scosso. Ma lui veramente stava bramando di assassinare il Grande Sacerdote e una povera neonata? No, non poteva, non doveva essere così.
Doveva uscire. Aveva bisogno d'aria. Il cielo, quella notte, era stellato. E regnava un silenzio assordante. Decise di camminare. Magari passeggiando per il Grande Tempio si sarebbe schiarito le idee e quella misteriosa voce lo avrebbe abbandonato.
Uccidilo. Fallo. Fallo. Fallo, Saga. Si era illuso, perché quella voce era lì, come se fosse una persecuzione.
“Basta! Ma tu chi sei?” si era finalmente deciso a chiederlo. Ma sentiva dentro di sé che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
Come chi sono, Saga. Io sono te. Disse. Saga si accasciò al suolo. Non poteva, non voleva crederci. Lui non era in quel modo. Lui non era malvagio. Lui era un Saint di Atena, e i Saint sono buoni, puri di animo e di cuore. E la loro vita è al servizio della giustizia, e non dell'oscurità, del male.
“Non è possibile...” disse, più per convincere se stesso, piuttosto che la voce.
Ne sei sicuro? Abbassò il capo come se non sapesse più cosa ribattere. E la vide: una pozzanghera. Si sporse per vedere il proprio riflesso, come se stesse cercando una consolazione, o una rassicurazione. Trasalì non appena vide il riflesso. Quello non era, non poteva essere lui.
Sì, Saga quello sei tu. Il cavaliere scosse la testa, cercando di auto convincersi che non fosse così. Quel riflesso non poteva essere vero. Perché lui non aveva metà dei capelli neri, e un occhio rosso, come fosse iniettato di sangue. Lui era biondo e i suoi occhi erano azzurri. Quello non era, non poteva essere lui. Ci doveva essere per forza un trucco.
Quello sei tu, Saga. Anzi è ciò che il tuo cuore, riflette. “No! No! Tu menti!” si alzò in piedi, urlando a squarciagola, mentre poggiava le mani sulle tempie, dimenandosi come se volesse scacciare qualcosa o qualcuno. Cadde in ginocchio sul terreno in pietra del tempio. Urlò. Poggiò le mani al suolo. Iniziò a respirare affannosamente. I capelli si tinsero di nero. Gli occhi divennero rossi, come se fossero iniettati di sangue. Un sorriso malvagio si aprì sulle sue labbra.
Qualcosa era cambiato e Saga lo percepiva benissimo. Lo capì quando lui uccise senza pietà il Grande Sacerdote. Ma non aveva potuto opporsi, perché c'era qualcuno che glielo impediva. Ma chi era? Si domandò mentre fissava il corpo inerme del Sacerdote. Era lui: ecco chi era. Era lui che era salito sulla Star Hill ad uccidere il Sacerdote. Era lui che ne aveva assunto le sembianze. Ed era lui che stava per andare ad uccidere la neonata Atena. E non poteva impedirlo. Era inerme di fronte alla sua nuova, forse vera, natura. Sapeva, però, che per i prossimi lunghi anni avrebbe lottato contro quella sua parte malvagia. Ma l'avrebbe vinta? Questo non poteva saperlo.






Note dell'autrice: salve, dopo un anno di assenza ritorno su questo fandom, con una storia partecipante ad un contest, indetto da un'autrice che io stimo molto. Saga è in assoluto il mio cavaliere preferito e uno dei personaggi più complessi di Saint Seiya, a mio parere. Spero, di essere riuscita a trattare bene questa sua dicotomia tra parte malvagia e parte buona, questo suo tormento interiore.
Ps: nel manga – almeno nell'edizione che ho io, la perfect edition, in cui ci sono dei disegni colorati – Saga è biondo, mentre la sua parte malvagia è nera. Quindi, dato che questa storia si rifa al manga, ho voluto mantenere questa sua fisionomia.
   
 
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