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Autore: Ladyhawke83    18/09/2018    5 recensioni
Questo racconto partecipa al contest “Piacere, sono Dio" indetto da Not_only_fairytales sul forum di EFP.
Totale parole 946, note escluse.
Genere Fantasy.
Rating Verde.
Ecco qui un mio piccolo e modesto esperimento coi miei personaggi di sempre, lo stregone Callisto, il suo odiati rivale, il mago Vargas e la druida Isabeau, sempre contesa fra i due.
Gli eventi seguono la mia storia fantasy “la promessa del mago”, ma possono essere letti anche senza conoscerne le vicende.
Vargas muore, assassinato da Isabeau, per salvare il figlio dalle mire di un druido folle e rinnegato. E nella morte incontra proprio colui che non si aspettava di vedere. Callisto nelle vesti di un Dio improvvisato che salva l’anima del mezzelfo, prima che essa scompaia e si compie un po’ come un demiurgo platonico, facendo intendere che sa più di quello che dice, e soprattutto ha un piano per salvare Isabeau dal perfido Rymsis.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ancora tu?

 

Morire era esattamente come se lo era immaginato. 

Rapido, doloroso, ma stranamente dolce, come quando ci si abbandona ad un lungo sonno, scivolando nell’incoscienza senza resistenze.

L’ultima immagine che Simenon Vargas si sforzò di tenere impressa nella mente, era quella della donna che aveva sempre amato: Isabeau. Quella stessa donna che lo aveva pugnalato al cuore, letteralmente, quasi senza esitazione e, negli ultimi istanti di vita, lo aveva avvolto tra le braccia, sostenendolo mentre piangeva calde lacrime, mimando con le labbra una sola parola che non osava pronunciare ad alta voce, ma che Vargas capì ugualmente.

Perdonami”.

Quella parola non detta, quella muta richiesta di assoluzione, racchiudeva tutta la disperazione che aveva portato Isabeau ad alzare la lama su di lui, perdendo ogni cosa, ma il mago sapeva che lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, persino uccidere a sangue freddo pur di salvare Nak’ell. E il mezzelfo la capiva perfettamente, al posto suo avrebbe agito nello stesso modo, amava Nak’ell, il ragazzo era anche suo figlio, dopotutto, e Vargas non aveva esitato nell’immolarsi pur di salvar la vita al giovane druido che aveva lo stesso sorriso della madre.

“Vedo che la morte non ti ha reso più bello...”.

Le parole giunsero chiare alle orecchie del mago, ma Vargas colse anche una nota beffarda nella voce e non ci mise molto a capire da chi provenisse quell’ennesima provocazione.

“Callisto... Ancora tu? Non sono forse morto?” Chiese Vargas un po’ confuso.

“Perché mi perseguiti anche nel regno dei defunti? Se devo sopportarti per l’eternità, giuro che troverò il modo di scassinare l’ingresso per il regno di Ade e me ne tornerò tra i vivi!”. Il mezzelfo scosse la testa esasperato, prima di rendersi conto che intorno a lui, o a quello che restava di lui, si stavano via via i contorni si facevano via via più definiti, o forse era la sua coscienza ad essere più lucida, come se nella morte si potesse ancora pensare... ad ogni modo apparve una stanza, spaziosa, ma spoglia, sembrava il salone di un castello, che il mago però non aveva mai visto in vita sua.

“Sei morto sì, e che tu ci creda o no, me ne dispiace. Ho cercato di impedirlo, ma sono arrivato troppo tardi”. Callisto parlò piano e stancamente, la figura dello stregone rimaneva in penombra, in modo tale che il mezzelfo non potesse guardarlo negli occhi, e questa cosa lo innervosì a tal punto, da fargli dimenticare tutto il resto.

Vargas non sopportava di sentirsi inferiore a Callisto, neppure da morto.

“Invece di sparare cazzate, perché non ti avvicini, così che io possa mostrarti quanto io sia felice di vederti...” la voce di Vargas giunse tagliente alle orecchie di Callisto che, per tutta risposta si mise a ridere.

“Non cambi mai, eh, mezzorecchie? Sei appena morto eppure hai ancora voglia di litigare...”.

“Dimmi perché sono qui, visto che, a quanto pare, sembri essere più informato di me...” la domanda del mezzelfo malcelava una certa urgenza e un certo timore.

“Innanzitutto...” Lo richiamò Callisto alzandosi dallo scranno e avvicinandosi a Vargas, permettendogli finalmente di vederlo “... dovresti portarmi un certo rispetto mago”. Lo stregone si soffermò sull’ultima parola, lasciando una pausa, per godersi l’espressione sul volto pallido dell’altro, la sua faccia era un curioso miscuglio di emozioni tra lo stupore, l’incredulità e la rabbia. “Se tu sei ancora, o meglio, se la tua anima si trova qui, è perché io l’ho voluto”. Concluse l’elfo scostandosi dal viso i lunghi capelli bianco-celesti, mentre i suoi occhi castani scrutavano Vargas come se potessero leggere tutti i suoi più intimi pensieri.

“Ho recuperato la tua anima prima che si disperdesse col tuo ultimo respiro, e ho cercato di impedire che ciò accadesse”. Callisto appariva ridicolo in quegli abiti chiari, così lontani dal suo stile e con quei capelli così lunghi, degni solo di un’Imperatore, o di un Dio, cosa che lui non era.

“Non volevo che Isabeau si trovasse costretta a scegliere, perché sapevo perfettamente che avrebbe scelto vostro figlio, invece di te”. La voce dello stregone non era altrettanto sicura, come apparivano invece i suoi gesti, anzi Vargas poteva giurare di averci letto del rammarico.

“Mi stai dicendo che avresti potuto impedirlo? Ma tu eri là con me. Eri anche tu prigioniero del rinnegato”. Vargas faticava a comprendere.

“Sì, ero là, ma sono anche qui, sapevo cosa stava accadendo, so anche adesso cosa succederà in futuro, per questo ti ho convocato da me...” Ammise Callisto stancamente, come se avesse ripetuto quella frase centinaia di volte in passato.

“Mi stai forse dicendo che sei una specie di Dio onnisciente?” Chiese il mago, sul punto di scoppiare a ridergli in faccia.

“Se ti fa piacere pensarla così...” Rispose lo stregone serafico.

“Questa è le più grossa puttanata che io abbia mai sentito!” Disse Vargas non trattenendosi dal ridere.

“Ehi mezzorecchie, porta rispetto!” Gridò Callisto, mai come in quel momento così tentato di disperdere in mille atomi l’anima del mezzelfo.

“Ora vieni. Non ho molto tempo, il tuo aiuto per quanto fastidioso possa essere, mi serve!” Ordinò Callisto e prese il mezzelfo con sé, trascinandolo in un dedalo di strani corridoi, che tutto ricordavano, meno che il Paradiso.

“Come vuole sua maestosità” lo canzonò Vargas.

“Dio, chiamami Dio” concluse l’elfo, mentre l’altro alzava gli occhi al cielo.

“E non imprecare, che ti sento” gli ricordò Callisto, mentre scendevano una lunga, quanto poco raccomandabile, scalinata.

“L’inferno, l’inferno sarebbe stato meglio” borbottò tra sé il mago, mentre si domandava cosa avesse fatto di male, per meritarsi un così strano scherzo del destino.

“All’inferno ci siamo già entrambi...” gli fece eco Callisto, mentre davanti ai due, una grande porta si aprì, investendoli di una luce accecante.

 

 

 

NOTE: 

Questo racconto partecipa al contest “Piacere, sono Dio" indetto da Not_only_fairytales sul forum di EFP. 

Totale parole 946, note escluse. 

Genere Fantasy.

Rating Verde.

esperimento coi miei personaggi di sempre, lo stregone Callisto, il suo odiati rivale, il mago Vargas e la druida Isabeau, sempre contesa fra i due.

Gli eventi seguono la mia storia fantasy “la promessa del mago”, ma possono essere letti anche senza conoscerne le vicende.

Vargas muore, assassinato da Isabeau, per salvare il figlio dalle mire di un druido folle e rinnegato. E nella morte incontra proprio colui che non si aspettava di vedere. Callisto nelle vesti di un Dio improvvisato che salva l’anima del mezzelfo, prima che essa scompaia e si compie un po’ come un demiurgo platonico, facendo intendere che sa più di quello che dice, e soprattutto ha un piano per salvare Isabeau dal perfido Rymsis.

   
 
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