I
can’t forget about him even when I fill my mind with other things
E
la chimera, dopo tre anni in cui tutto era sembrato filare liscio come l’olio,
ha cambiato forma. Il sentimento di ammirazione verso il suo eroe personale è in
procinto di trasformarsi, ma perché? Per quale motivo?
Non
riesce a capire, Masahiro Setagawa, non se ne capacita. Improvvisamente non è
più qualcosa di lieto e rassicurante, ma ciò lo intimorisce e lo scuote nel
profondo. Inoltre, loro sono
ritornati, ripresentandosi nella sua vita nel modo e nel momento meno opportuni.
Poiché prima c’era stato quel bacio rubato, poi quelle frasi inaspettatamente
allusive e infine Tooru-san e la sua banda hanno preteso di riprendersi il loro
cagnolino docile e servizievole, il loro ‘Settie’ che chinava la testa e non
affrontava i suoi problemi come invece avrebbe dovuto. Il suo animo è in
subbuglio e la sua mente... Cosa fa la sua mente dispettosa? Si prende gioco di
lui rimandandogli in loop alcune sequenze precise, come se fosse dentro un film
e qualcuno fuori si divertisse un mondo a premere il tasto rewind. E allora Masahiro rivive tutto.
Il modo in cui i propri capelli si appiattiscono sul capo quando Kousuke-san gli
elargisce una breve e gentile carezza: non gli dispiace affatto perché non aveva
mai avuto una figura paterna e nemmeno sua madre, da quel che ricordasse, lo
aveva mai coccolato. C’era un tempo in cui il piccolo Masahiro non sapeva
neanche cosa fossero i gesti d’affetto!
E
i sorrisi d’approvazione di Kousuke-san: gli basta vederli stampati sul suo viso
e subito Masahiro si sente motivato a rendersi utile continuando a cucinare per
loro, lavorando part-time con perseveranza, impegnandosi nello studio con
diligenza. In quei momenti sembra motivato e quasi invincibile, appare felice e
sereno, non si sente pressato da quel senso di inadeguatezza e rassegnazione che
lo aveva guidato prima di conoscere il suo modello di riferimento, quando
ripeteva a se stesso che gli eroi non esistevano. Avvolte da una luce
particolare, quelle immagini in sequenza gli provocano un tuffo al cuore e
protagonista assoluto è sempre Kousuke-san.
“Pensi troppo a mio fratello, neh, Setagawa?
Sei sicuro che non ti piaccia?”.
No!
Questo
è il colmo: gli manca solo la voce della coscienza che stranamente ha la stessa
intonazione del suo unico amico dai tempi delle medie, di Kensuke Ooshiba. In
effetti, se prima non avesse incontrato il coetaneo, non avrebbe conosciuto
nemmeno il fantomatico Bear Killer.
Probabilmente il più grande sarebbe rimasto una specie di leggenda metropolitana
udita di continuo per le strade frequentate da tipi poco raccomandabili come
Tooru-san e gli altri bulli. Il piccolo Masahiro e Kousuke-san non si sarebbero
mai incrociati: fine della storia.
Patetico.
Codardo.
Schiavo.
Buono
a nulla.
Meglio
dimenticare.
Non
si merita nessuna carezza gentile fra i capelli, nessun sorriso che scalda il
cuore e che imbarazza, nessuna gioia e nessun motivo per impegnarsi, per
dimostrare il suo valore come persona.
Niente
di niente.
Vuoto
totale.
Meglio
dimenticare.
Anche
se questa prospettiva deprimente sembra perfino più dolorosa della decisione
apparentemente meschina di allontanarsi dal suo nuovo gruppetto di amici – da Ooshiba, da Fukushige, da Yoshida, da
Yamabu e anche da Hasekura – e di far credere alla gang dei bulli di essere
ancora dalla loro parte. Anche se non sopporta più questa ripetizione degli
eventi: casa, scuola, lavoro, obbedienza a quei prepotenti, poi di nuovo casa.
Basta.
Vuole
disperatamente cambiare questo ciclo opprimente, ma non sa come fare, non da
solo, sebbene da tempo avesse già qualcuno che poteva risolvere facilmente il
suo problema non sarebbe arrivato a tanto. No, non gli avrebbe chiesto aiuto:
loro vogliono fargli del male, dare una lezione a Kousuke-san e non sarebbe
stato di certo Masahiro a condurli da lui.
Prudenza.
Paura.
Meglio
dimenticare.
Eppure
Masahiro non ci riesce, non esiste una cosa abbastanza importante o
significativa da distrarlo da quello. Da fargli scordare soprattutto che il suo
eroe si è avvicinato fino a baciarlo. Non si sarebbe certo afflitto se non fosse
stata una cosa seria, nevvero?
Era
successo.
Punto.
Ed
è quella la sequenza principale, il motivo centrale del turbamento interiore, ma
non perché il bacio in sé gli abbia fatto schifo. Al contrario. Il giovane aveva
sentito le farfalle nello stomaco di cui si accennava nelle storielle frivole e
sdolcinate che piacevano tanto alle studentesse, o almeno così aveva captato
involontariamente da una conversazione in classe. Aveva percepito il tempo
dilatarsi, nel senso che potevano anche essere passati pochi secondi, ma per lui
erano stati un’infinità. Aveva spalancato gli occhi, però non solo quelli veri,
dalle iridi verdi, anche quelli metaforici. E c'era stata la cartellina che li
aveva schermati quasi a voler custodire, a voler serbare quel sentimento.
Intuizione
corretta o scherzo del destino?
Verità
o presa in giro?
Ammirazione
o amore?
No.
Basta.
Lo
vuole dimenticare. È solo un ragazzino debole e sperduto, non merita di piacere
a qualcuno come Kousuke-san. È semplicemente assurdo... Perché?
Perché
non esiste il tasto rewind anche
nella vita vera?
Perché
le cose non possono tornare com’erano prima?
Perché
deve essere tutto così complicato?
Perché
s'affligge così, tenendosi tutto dentro?
“Non
riesco a dimenticarlo nemmeno quando cerco di distrarmi con altre cose. Ma devo
riuscirci... Devo dimenticarlo. Anche se ho intuito qualcosa da quei piccoli
gesti, da quelle frasi, alla fine sono solo un ragazzino
debole”.
“Credevo
di poterci riuscire. Quando la smetteranno di cercare Kousuke-san? Essere
protetto da un eroe non mi renderà un eroe. Se le cose devono tornare com'erano
prima, voglio almeno dimenticare...”
[Masahiro
Setagawa]
Note: Breve one-shot di
842 parole, sempre introspettiva come richiede la challenge, sul quarto step che
io ho scelto di interpretare in questo modo.
Perché in realtà io
non vedo i bulli come villains veri e propri, non costituiscono davvero un
problema alla fine, quindi ho pensato che ciò che afflige/ostacola il
protagonista non sono tanto loro, quanto i suoi vani complessi di inferiorità,
complessi che non gli fanno vivere bene la scoperta del
sentimento.
Tuttavia, se per caso
ho frainteso la richiesta, non esiterò a ritirarla dalla challenge pur
lasciandola nel sito poiché mi piace come è venuta xD ne sono davvero
soddisfatta!
Rina