Capitolo Primo : Torta di mele della
nonna
INGREDIENTI:
300
gr. Farina 00
250
gr. Zucchero
70
gr. Burro
200
ml latte
16
gr. Lievito per dolci
3
uova
3
mele
1
limone
PREPARAZIONE:
Lavate
le mele, sbucciatele e toglietegli il torsolo. Tagliatele a spicchi e mettetele
a macerare con poco zucchero e del succo di limone in un recipiente.
Montate
i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere una crema chiara e spumosa. Lasciate
da parte gli albumi.
Aggiungete
al composto la farina precedentemente setacciata, il burro fuso intiepidito e
il latte. Mescolate e amalgamate bene il tutto dal basso verso l’alto per non
far smontare l’impasto. Riducete 2/3 delle fettine di mela in pezzettini più
piccoli e amalgamateli al composto. Aggiungete il lievito setacciato e
amalgamatelo bene all’impasto.
Montate
gli albumi a neve ferma, quindi incorporateli delicatamente al composto. Fate
questa operazione amalgamandoli dal basso verso l’alto, delicatamente e poco
alla volta ( meglio usare un leccapentole per questa operazione).
Versate
il composto in una teglia imburrata e infarinata del diametro di circa 24 cm.
Avete
ampia scelta su come decorare la vostra torta di mele, l’impasto infatti
dovrebbe risultare sufficientemente denso da poter disporre sopra tutta la
superficie le fettine di mela rimaste senza che affondino all’interno della
torta. In alternativa potete inserirle verticalmente a gruppi di 3/4
all’interno della torta.
Cuocete
la torta di mele in forno già caldo statico per circa 40 minuti a 180 °C.
Prima
di sfornarla fate sempre la prova stecchino!
“Mpf,
quefti bifcotti fono davvero buoni!”
“Sì
Ron, abbiamo iniziato a pensarlo anche noi dopo averti visto mangiare il
quindicesimo”
“Per
forza, o erano così speciali, oppure contenevano sostanze stupefacenti.”
Ronald
Wesley aveva sempre avuto un appetito davvero insaziabile e ancora più
insaziabile era la sua sete di dolci. Non era importante che forma avessero o
il loro contenuto, ciò che davvero importava era che fosse sempre presente
sulla tavola almeno un alimento contenente burro e zucchero.
Settembre
ormai volgeva al termine e aveva portato con sé il vento fresco dell’autunno, l’odore
delle foglie bagnate e i colori rossicci del tramonto. Hogwarts aveva riaperto le porte ai suoi
studenti, il treno si era riempito delle risate degli amici ritrovati dopo la
lunga estate e dei bisbigli impacciati di chi si apprestava a varcarne i
cancelli per la prima volta. Quell’anno però il binario 9 ¾ aveva visto anche
sostare sulla sua banchina dei veterani, degli eroi, dei nemici pentiti. I sopravvissuti
all’ultima Guerra Magica.
La
scuola era stata ricostruita, così come i loro cuori, mentre i legami stretti
non avevano fatto altro che irrobustirsi maggiormente. Dove c’era amicizia era
nato l’amore, l’odio aveva lasciato posto all’indifferenza e al silenzio, la
comprensione e l’esperienza di quanto accaduto avevano avvicinato anche i
vecchi rivali.
Giunti
all’ingresso di Hogwarts, la professoressa Minerva McGonagall li aveva scortati
fino alla Sala Grande. Adesso erano davvero a casa, anche se pesavano sull’animo
di tutti i presenti le assenze al tavolo dei professori.
Albus Dumbledore e Severus Snape.
I loro sacrifici sarebbero rieccheggiati nella storia
e sarebbero serviti da monito per tutti i malintenzionati.
Dove c’erano eroi
pronti a lottare, il male non avrebbe mai trionfato.
La
prima notte trascorse velocemente per tutti e la mattina la Sala Grande
pullulava di studenti frementi di poter iniziare quello che per alcuni sarebbe
stato l’ultimo anno, l’addio al luogo che li aveva visti diventare donne e
uomini di grande moralità e talento.
Harry
Potter si trovava al tavolo dei Gryffindor e cercava di scacciare il senso di
nausea provocato dal modo di mangiare del suo amico-fratello Ron.
Quel
giorno avevano trovato ad attenderli dei piatti ricolmi di profumatissimi
biscotti al burro. Non che la tipica colazione inglese offerta dalla scuola
fosse scadente, c’erano bacon, uova, black pudding, porridge e tanto altro, ma
l’odore emanato da quei semplici dolcetti era qualcosa di afrodisiaco.
“
Tu che ne pensi Hermione?” chiese Ron con curiosità.
“
Penso che la cucina è proibita per tutti ad eccezione degli elfi domestici”
rispose con cortesia mentre sorseggiava il suo the caldo “ ma, se ci fosse
davvero qualcuno di umano dietro, sarebbe il mistero che ci accompagnerà
durante l’anno”.
I suoi amici non potevano mostrarsi più felici
per la sua risposta. Anche i muri ormai davano per scontato di vederli
cacciarsi per l’ennesima volta in qualche guaio, ma la ricerca di un nuovo
cuoco sarebbe stato un modo divertente e carino per passare il tempo senza
farsi male.
Ginny
l’aveva controllata tutta l’estate e le si stringeva il cuore ogni volta che la
notte trovava l’amica in balcone a guardare le stelle, avvolta in una coperta e
con una tazza di camomilla in mano. Un sorriso malinconico le solcava il viso
leggermente scavato, gli occhi cercavano nel cielo e nel buio le risposte ai
suoi tormenti. Era sola. La piccola di casa Wesley poteva contare su una
famiglia numerosa, sul suo fidanzato protettivo e dolce, ma Hermione era sola. I
genitori vivevano una vita lontana dai pericoli della magia, Ron non era mai
stato la persona giusta per starle accanto e così la strega più brillante della
loro generazione si ritrovava a dover affrontare da sola tutte le conseguenze
della guerra.
Il
resto della giornata trascorse lentamente per tutti. Le nuove lezioni si erano
rivelate coinvolgenti, ma il campionato di Quidditch sarebbe partito solamente
a novembre e bisognava trovare nuovi membri, nuove scope, pensare alle migliori
strategie per vincere. Inoltre c’erano i M.A.G.O. per cui prepararsi, i
G.U.F.O. per altri e il mistero dei biscotti andava risolto. Rimanere bloccati
ore nelle aule era impensabile.
Dopo
aver cenato, gli amici si riunirono nella sala comune della torre e rimasero lì
ad aggiornarsi sulle avventure estive.
Neville
raccontò loro della storia che stava portando avanti ormai da mesi con Luna. Erano
una coppia a modo loro affiatata, la Ravenclaw era frizzante ed estroversa, compensando
la timidezza che da sempre aveva caratterizzato il ragazzo e la sua continua
solarità lo aveva aiutato a riprendersi una volta terminata la battaglia.
Nel
buio del corridoio, la ragazza si ritrovò a sorridere lieta che i suoi amici
fossero così presi da altri pensieri e non si fossero ricordati che la Preside,
quella mattina, aveva detto a tutti che i Prefetti sarebbero entrati in
servizio effettivo da ottobre.
Camminò
a passo spedito verso le cucine, stando attenta ad evitare gli sguardi indiscreti
dei quadri più pettegoli e, giunta davanti alla porta, bussò tre volte con
decisione.
Un
elfa vestita con un grembiule e un paio di guanti le aprì subito, invitandola
ad entrare e prendendola per mano. Stando attente a schivare gli altri elfi
intenti a preparare le prelibatezze che avrebbero arricchito la colazione del
giorno dopo, arrivarono in una stanza più isolata e silenziosa.
Al
centro c’era un grande tavolo di legno, alle spalle il mobile della cucina
correva lungo tutta la parete e si univa ad un grande forno. I mobili erano di
legno trattato, colorati di un tenue giallo e l’ambiente dava un senso di
calore.
Prima
che il nuovo anno iniziasse, Hermione aveva ricevuto il permesso dalla
McGonagall di poter scendere in quella zona del castello ogni volta che ne
avesse sentito il bisogno. La notte gli incubi non le davano tregua e aveva
trovato nella pasticceria una valente valvola di sfogo. Trascorreva qualche ora
avvolta dal profumo del burro e dello zucchero, tagliando e impastando
qualsiasi cosa le venisse in mente e la mattina veniva servito agli studenti. La
aiutava a mantenere la mente libera e la stancava abbastanza da permetterle di
crollare subito sul letto una volta tornata nella stanza.
La
Gryffindor non si perse d’animo “ Tranquilla Dorota, se è stata una Sua
decisione allora non ci saranno problemi”
“Sì,
ma dovresti…”
Certo,
aveva la camicia sgualcita, i capelli ribelli gli ricadevano sulla fronte in
modo scomposto e teneva la testa incassata nelle spalle, ma quei colori non
potevano appartenere ad un’altra persona.
Per
qualche minuto rimasero fermi sul posto a fissarsi, studiarsi e attendere che l’altro
muovesse per primo. Ma quella non era una partita a scacchi e Hermione aveva
altre cose a cui pensare.
“Ciao”
tentare un approccio vagamente amichevole forse avrebbe aiutato “ se vuoi
aiutarmi sei il benvenuto, Draco. Se invece vuoi qualcosa di caldo da bere, te
lo posso preparare subito”
Draco
si limitò a bisbigliare un sì e rimanere in attesa, aveva lasciato la bacchetta
in camera quindi da solo non avrebbe comunque potuto fare nulla. Con un gesto
rapido e fluido, Hermione trasformò la camicia bianca del ragazzo in una
maglietta di cotone verde, dando per scontato che avrebbe apprezzato il colore.
Ciò che avevano dato per scontato entrambi era la presenza ormai apparente
delle loro cicatrici, ora visibili e ancora così nere che spiccavano sulle
pelli diafane, attirando i reciproci sguardi.
Quel mudblood inciso a forza sul braccio della ragazza si scontrò con il marchio
nero di lui. La mente che tornava alla guerra, ai morti, alle torture e li
portava lì entrambi a causa degli incubi ricorrenti.
Lavoravano
in silenzio, lei pesava gli ingredienti e mescolava l’impasto con una frusta e
lui sminuzzava le Granny Smith, stando attento alla mano della ragazza che ogni
tanto si allungava per prenderne una fettina e mangiarla.
In
risposta la Granger gli aveva spinto a forza quel boccone tra le labbra e aveva
ghignato, riprendendo a mescolare i suoi albumi per montarli a neve.
Quando
l’impasto venne versato nella tortiera, Draco si occupò di disporre in cima in
modo ordinato e presentabile il frutto del suo lavoro, ma prima che infornasse
venne fermato dalla ragazza.
Durante
i quaranta minuti della cottura si occuparono di pulire e riordinare la stanza,
poi Hermione preparò due cioccolate calde fondenti e, mentre le sorseggiavano,
si persero in chiacchiere.
Parlarono
di tutto, dalle avventure dei loro amici alle loro vacanze, dagli esami imminenti
al lavoro dei loro sogni, dal loro colore preferito agli aneddoti più
divertenti. Nessuno dei due si sarebbe aspettato di passare una serata così
piacevole e tranquilla. Dentro quella cucina erano semplicemente due amici che
ridevano insieme e si scambiavano confidenze. Certo non avevano rivelato nulla
di compromettente, ma la ragazza sperava di avere in futuro altre occasioni per
ripetere l’esperienza.
Il
trillo insistente del timer li avvisò che era il momento di salutarsi per la
buona notte, la torta era pronta e il lavoro aveva dato i suoi frutti, rendendoli
stanchi, ma più sereni di quando erano entrati.
Si
fermarono in un pianerottolo buio a metà strada tra gli ingressi delle
rispettive casate. Hermione si dondolava da un piede all’altro, incerta su cosa
dire e sperando che la serata fosse stata piacevole anche per il suo partner.
“
Se …” si schiarì la voce Draco “ Se non è un problema, io vorrei poter tornare
in cucina di nuovo”
“No”
disse lei con forse troppa enfasi “ No, nessun problema, la porta sarà sempre
aperta” concluse sorridendogli.
“
Allora buonanotte, Hermione. Ci vediamo presto” e si voltò per sparire lungo la
scala che portava verso i sotterranei.
“Buonanotte
a te” bisbigliò lei.
Angolo
Autrice:
*coff
coff*
Io
non dovrei essere qui. Perché sono di corsa, ho mille cose da fare per l’università, ma ehi, ho del tempo libero ogni tanto e
avevo così tanta voglia di scrivere. Insomma non ci sono scuse, la mia volontà
è troppo debole e ho ceduto di nuovo.
Non
so come spiegare/introdurre questo però. Diciamo che è un esperimento (delirio).
Volevo
scrivere una storia romantica. Proprio io che il romanticismo non so nemmeno
dove sta di casa. E io amo cucinare, specialmente i dolci, quindi ho avuto
questa folle idea di una Fanfiction in cui Hermione ancora non si è ripresa
dalla guerra e siccome lei può tutto, può anche passare le notti a cucinare.
Ora, chi mi conosce sa anche che io sono un amante dell’angst, quindi state
sempre all’erta. Poi lo so che Draco non avrebbe agito così e bla bla bla, ma
io l’ho sempre percepito come un personaggio con un disturbo borderline della
personalità e se alla sua età io avessi combattuto una guerra dalla parte
sbagliata, beh dopo sarei sicuramente stata stanca e svuotata. E la cucina
aiuta davvero a rimettere insieme i pezzi quando non sai dove sbattere la
testa. Quindi sperando vogliate accompagnarmi in questa avventura, aumenteremo
mano a mano la difficoltà dei dolci, ci inseriremo nell’animo dei protagonisti
e alla fine vedremo l’amore. Sì è una Dramione. Sì sarà forse piena di clichè, ma quelli sono belli, diventano brutti quando
non si sanno gestire.
Vi
lascio il link dal quale ho preso la ricetta della torta di mele se volete
cimentarvi! ( io amo la cannella, quindi quella è un’aggiunta mia, ma si può
omettere)---> Torta di mele
E vi
lascio il link anche della mia pagina autrice su facebook se volete fare un
salto e conoscerci Wyrd_ di EFP
La
storia non sarà lunghissima, ma voglio finirla.
Detto
ciò, grazie di essere giunti fino a qui e fatemi sapere che ne pensate ( o come
è venuta la torta *3*).
Un
bacio,
Wyrd_