Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Francois79    29/09/2018    13 recensioni
Il titolo è liberamente ispirato a quello di un omonimo brano del compositore Ravel.
Ho ripercorso l'introspezione dell'Episodio n. 33 dell'anime...i personaggi e le descrizioni sono di mia personale interpretazione.
Spero vi piaccia, vi auguro buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Joseph, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Specchi e falene Un sole caldo e splendente dopo la lunga parentesi di pioggia, quel giorno di maggio.
Non le capitava più da tempo di correre sui boschi in sella a César, così scanzonatamente senza pensare al domani, le sue uniche corse erano ormai quelle per un malvivente durante l’ennesimo agguato a sua Maestà.
La foresta di Meudon, un parco campestre tra rovine elleniche e pagode cinesi, le faceva ricordare un pò il profumo dell’antico e la semplicità del selvatico.
Oscar accelerava la velocità sul suo cremello bianco, una sensazione viva di libertà insolita, incalzata dall’acceso entusiasmo del suo giovane compagnetto di galoppata.
Dimenticare per un solo pomeriggio di aver sorvegliato anche oggi, per tutta la mattina, la sua brigata di disgraziati, i suoi ormai sempre più fedeli uomini di borgata.


Quei soldati che nelle ore di sorveglianza a Versailles, durante le riunioni dell’Assemblea, ancora serbavano ingenua speranza verso ciò che poteva realizzarsi in quegli incontri…
Riunioni inutili senza nessun accordo.
Da giorni Oscar origliava saltuariamente le vane chiacchiere fra i membri della sua sfarzosa società: una mediocre fetta di Francia che nulla aveva a che vedere con la vastità della gente comune, come già citava da tempo Robespierre, figurarsi se avrebbe seriamente accettato di collaborare con quello che chiamavano “Terzo Stato”.
Non c’era ormai mattina che Oscar non si vergognasse di esser nata e cresciuta, e di averne imbracciato ideali e servigi di quei signori, fino ad appena pochi mesi prima.


“Corri cavallino, non ti fermare mai… Galoppa, galoppa!”
Era euforico Joseph nella sua gioia innocente, e si domandava Oscar… chissà come sarebbe cresciuto il piccolo Joseph, se mai fosse stato figlio suo.
Un bambino così somigliante a lei e al ricordo dei suoi anni più belli, un carattere semplice, amabile, coraggioso e leale.


Un’infantile gaiezza anticipatamente stroncata dal suo male degenerante.
Le analisi di Lassonne erano agghiaccianti.
La chiamava “triade di Pott”, perché governata da tre insidiose compagnie: dolore, gibbo e paraplegia. 
Non mancavano poi febbre, artriti, asma e un’incessante sensazione di debolezza.


“Non c’è più nulla da fare” – aveva confidato la Regina ad Oscar singhiozzando fra le lacrime – “…i medici hanno sentenziato che non vivrà più di sei mesi…”
In groppa al suo cavallo e col piccolo Joseph in braccio, Oscar ricordava ancora quelle pesanti parole.
Non poter più avere altro tempo per giocare, per correre sui prati, per sentire il profumo di campagna, di fiori campestri, e la freschezza del lago… lo scroscio dell’acqua nelle cascate, i pesci animati del canale, e trovarsi a parlare alle silenziose sculture bianche delle fontane marmoree in giardino.


Avrebbe mai potuto Joseph abituarsi a tutte quelle rinunce?


Oscar ammirava con lui quel paesaggio campestre dalla groppa del suo cavallo.
In fin dei conti lei un’infanzia l’aveva avuta, e anche un compagno di giochi tutto per sé.
Suo padre il Generale, nella sua malevolenza, le aveva donato quel compagno di giochi che adesso da tempo la amava, e che anche Oscar sentiva finalmente di poter ricambiare – e quel bambino volerà in cielo senza mai conoscere le gioie dell’amore – pensava lei tristemente.
Non sarebbe neanche arrivato a vedere la fine dell’anno.


E mentre Oscar lo sosteneva in braccio, un pronostico balzava nella sua mente – I medici hanno sentenziato che non vivrà più di sei mesi… che questo di oggi possa essere il nostro ultimo incontro?


Gli ultimi saluti sono sempre i più inaspettati: Diane, la sorella di Alain, nel confidare segretamente gli intimi apprezzamenti del fratello nei suoi confronti, si apprestava felice ai preparativi delle proprie nozze.
Mai Oscar avrebbe immaginato in quel momento, che di lei si sarebbe celebrato solo un funerale.


E la sua mente torna di nuovo indietro alla visita a Meudon…
“…e pensare che Joseph ha appena compiuto sette anni.” – incalzava la Regina, nel frattempo una voce agguerrita scalpitava fuori la porta.
“Lasciami, voglio uscire, voglio uscire…” – entrando nella camera Oscar trovò la ribelle creatura ‘intrappolata’ nel suo letto, intenta a divincolarsi da un paio di insistenti dame di compagnia.
“…andate via, non voglio più stare a letto, fatemi uscire!”


Oscar osservava impotente, sbilanciandosi in un misero “Come state, principino?” al giovane malato il quale, stupito della insolita presenza, sgrana gli occhi cerulei come i suoi.

“Oscar, voi?” – “Si, principino, sono venuta a farvi visita” e un sorriso spontaneo gli si apre fra le labbra, confermato dal suo “Sono contento…”



Joseph da sempre serbava una strana predilezione verso la sua bionda e affascinante donna soldato.
Da tempo ormai non poteva più vederla alla Reggia, né averla accanto, senza nessuna risposta sul perché mai lei avesse deciso di lasciare Versailles.
Oscar rappresentava nel suo immaginario la fata delle fiabe, l’angelo di antichi demoni, la bella e candida guerriera armata di spada e di sguardo fulminante, limpido come l’acqua e brillante come il cielo d’estate.
Col suo passo marziale, tuonando scandita sui marmi del Salone degli Specchi, sembrava cacciar fuori qualunque strega… quelle specie di bisbetiche “arpie” di Palazzo, artefatte di cipria e parrucche che tentavano senza scrupoli di umiliare suo padre e soprattutto sua madre…


-  “Oscar sentite…portatemi fuori, voglio andare a cavallo insieme a voi, sul vostro cavallo bianco Madamigella Oscar. Non dite di no, voglio andare a cavallo con voi…”
Oscar non sapeva cosa rispondere… fosse stata anche lei in quelle condizioni, sarebbe certamente fuggita alla ricerca di una boccata d’aria.
Comprendeva l’angoscia del bambino, ma le sue delicate condizioni le facevano percepire il peso di una grossa responsabilità.


L’inaspettato incoraggiamento della madre – “Vi prego…esaudite questo suo desiderio, Oscar” – sembrava quasi una supplica.
Un brutto presagio nella mente di Oscar: non ci sarebbe stata più una prossima volta.


“Corri cavallino, non ti fermare mai… Galoppa, galoppa!”
Le chiome dei castagni scorrevano veloci, il tappeto di gramigna era sempre più infinito, quel bosco selvatico che separava la Reggia da Parigi dava a Joseph una sensazione di avventura.
A lato del lungo corridoio dei faggi spiccava un riflesso diamantato, era lo specchio d’acqua dello stagno, decise di voltare lì per una pausa di ristoro.
Joseph avrebbe voluto che quel ristoro non finisse mai.


“Siete davvero bravo principino…siete un cavaliere perfetto!”
Oscar lo incoraggiava per destarlo dalla sua sofferenza, in una sensibilità tiepida e quasi materna.
Un salto per schivare la siepe, un momento di pura euforia nel suo sguardo.
Il piccolo principe chiuse gli occhi per un attimo: si immaginò nelle vesti di guerriero di cavalleria, il ricordo di recenti lezioni col suo precettore… le leggendarie Crociate dei Templari.
“Vorrei andare a cavallo per sempre…per sempre…”


Arrivati a destinazione, Oscar non si era ancora accorta del suo svenimento.
Ebbe non poco panico, e di corsa lo adagiò sotto l’ombra di un albero.
La fronte del piccolo era calda ma fortunatamente l’acqua era abbastanza fredda, quanto bastasse per rianimarlo lentamente.
Riaprì gli occhi, per Oscar un sentore di sollievo.
 - “E’ vero che sono stati convocati gli Stati Generali? Pensate Madamigella Oscar… io fra qualche anno sarò il Re di Francia.
Io regnerò su questa grande Nazione…”


Potevano mai essere queste, le preoccupazioni di un bambino di soli sette anni?
Oscar sbalordiva, cosa faceva lei a quella età?
Giocava di avventura con André, nella piena spensieratezza, nei duelli al fioretto, le gare di corsa a cavallo, le arrampicate sulle querce e i taccheggi in cucina per una torta appena sfornata.
Cosa poteva capire lei di una infanzia negata?
Pensava all’ingiusta prepotenza del destino.
Un trono che non poteva di certo meritare persona migliore, quel fanciullo sarebbe un giorno cresciuto per salvare la Francia che, secondo la vasta opinione di tanti suoi connazionali, sua madre stessa aveva messo in ginocchio nel giro di vent’anni. 


“E’ vero, voi diventerete Luigi XVII…” – constatava fra sé, incosciente della lucidità che aveva intanto riacquistato il bambino.
E attonita, lo aveva scoperto nel frattempo in lacrime.
Stava capendo che anche lui era consapevole di trascorrere il suo ultimo pomeriggio con lei.


Il principino le si avvicina ora in un abbraccio quasi a dar sfogo a quella sofferenza, e in una presa ancora più stretta riesce furtivamente ad avvicinare il suo viso fino a sfiorarle le labbra con un piccolo bacio.
Un attimo di mancamento, Oscar non comprendeva più cosa stesse accadendo.
Aveva forse esagerato in qualche affermazione?


Neanche il tempo di capire e Joseph coglie l’ultima occasione per palesare i suoi sogni.
“Oscar, voi mi piacete…
La prossima volta che guarirò non starò mai male, è una promessa che vi faccio, Oscar.
Dovete credermi, quando crescerò, diventerò grande e robusto e vi sposerò… fino ad allora voi aspettatemi!”


Restava così lei, senza parole.
Realizzava di aver smosso un effetto così profondo nell’animo del suo piccolo principe, ispirato certamente da una forte fiducia.
La stessa fiducia che forse aveva smosso anche i suoi rudi soldati a perdonarla, dopo la liberazione del soldato Lasalle.
E di quella stessa fiducia forse si nutriva ancora il suo André, nella speranza che lei potesse d'ora in poi ignorare altre proposte di matrimonio.
Nella speranza che lei dimenticasse definitivamente Fersen, nonostante il suo fatale intervento di salvataggio a St. Antoine.
Ma Oscar aveva già capito da allora che il conte svedese non era più nient’altro che un fedele amico, anche per lei stessa.


Il sole iniziava a tramontare, lasciando sollevare una brezza di frescura.
“Sarà meglio tornare al Castello, principino… si è fatto tardi.”
“Promettetemelo Oscar, che un giorno diventerete la mia Regina.
Nessuna principessa sarebbe più magnifica di voi. Io ce la metterò tutta ad essere un magnifico Re.
Mio padre mi ha detto che un giorno sarò grande e invincibile…
La Reggia è così piena di persone cattive, ma io voglio diventare il principe più buono del mondo!”


I suoi occhi di bambino brillavano di una luce nuova, quella voglia di non voler smettere mai di sognare, quella genuina illusione che lei aveva già accantonato una volta valicato il colonnato del Trianon, il giorno delle sue dimissioni.
Nella sua più recente quotidianità, Oscar aveva dato posto solo ad uno spettrale, e amaro realismo.

Ma il principino tutto questo non lo meritava, e Oscar decise così di regalargli un altro po’ di sana utopia. 


“Principe Joseph… io vi giuro che quando sarò la vostra Regina, cambieremo insieme tutta la Francia.
Le persone diventeranno libere e uguali, e la Reggia un tempio di pace e di armonia.
Sarò orgogliosa di voi, e sono certa che riuscirete a guarire.”


Le farfalle adagiate sullo stagno iniziavano già ad emettere le loro luminescenze, nell’attesa del raduno per la notte.
Un’altra giornata volgeva al termine, l’ultima prima dell’inizio dell’irrepararabile declino.



*Di seguito il link dell'omonimo brano di M. Ravel, ("Noctuelles") tratto dalla raccolta "Miroirs" del 1905
https://www.youtube.com/watch?v=0VdZR3deNdI
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Francois79