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Autore: AGirlInTheDark    30/09/2018    3 recensioni
Jimin corre, corre e corre da una parte all’altra, in cerca d’amore. In cerca di tempo.
Yoongi, seduto sulla sua panchina preferita, osserva tutto ciò che lo circonda.
Senza fretta.
Tanto, ha tutto il tempo del mondo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era ripromesso che non l’avrebbe fatto.

Non questa volta. Non quest’anno.

Eppure tutte quelle persone, che con occhi gentili, gli chiedevano di dare una mano, sembravano proprio non volerlo capire.

 

 

Aveva giurato che non sarebbe successo.  Che sarebbe stato più forte. Che la storia non si sarebbe ripetuta.

 

 

 

 

Eppure eccolo qui che corre, corre e corre.

 

 

 

 

Jimin crede che tutto questo voglia dire vivere, che non aver neppure un momento per fermarsi a riprendere fiato sia sinonimo di realizzazione e felicità.

 

 

Allora perché, mentre corre da un luogo all’altro, di persona in persona, non gli sembra di esserlo?

 

 

Perché, in tutto questo caos, non gli sembra di vivere affatto?

 

 

 

 

 

(Perché non sono felice?)

 

 

 

•••

 

 

Yoongi aveva cercato la felicità in lungo e in largo; l’aveva cercata nelle persone, negli occhi di quelle che sembravano guardarlo con affetto. L’aveva cercata nello studio, nella scuola e nei voti, nelle feste, negli impegni e nella fatica.

 

Inutile dire che non l’aveva mai trovata.

 

 

“Ma scherzi? La felicità non è duratura, Yoongi.

È inutile anche cercarla. Arriva quando meno te l’aspetti e, quando se n’è già andata, solo in quel momento, ti rendi conto di averla incontrata senza neppure accorgertene.”

 

 

Bevendo il suo caffè preferito, sotto a quell’albero di albicocche vicino al suo piccolo appartamento, se ne rende conto.

 

La felicità è realmente qualcosa di piccolo e nascosto. Qualcosa di così precario e fugace da non essere per lui possibile tenerla per mano quando ancora gli è accanto.

 

Con questo pensiero, Yoongi vive senza pensarci troppo.

 

Ha degli impegni? Li porta a termine.

 

Qualcuno gli chiede un favore? Se è cosciente di non aver il tempo o le possibilità per farlo,si scusa e con un semplice: “No mi spiace, proprio non posso,” evita di illudere chiunque gli si presenti davanti.

 

 

 

Non farsi tanti problemi, vivere giorno per giorno smettendola di ossessionarsi con pensieri sul futuro, su una visione della vita sin troppo lontana.

 

Smetterla di correre, correre e correre perché, mentre cerchi di portare a termine la tua maratona personale concentrandoti esclusivamente sulla velocità con la quale la percorri, rischi di perdere tutto ciò che hai.

 

 

Arrivi alla fine, ti rendi conto di non esserti goduto nemmeno un attimo.

Ti rendi conto che nulla ha avuto senso, se non quello di distruggerti psicologicamente.

 

Ti rendi conto che non ti sei sentito, nemmeno per un attimo, felice o soddisfatto.

 

 

La corsa è finita e nulla, niente ti farà dire: “Ne è valsa la pena.”

 

 

E seduto su quella panchina, mentre guarda verso il cielo con un leggero sorriso sulle labbra ed il vento freddo di questo nuovo autunno gli accarezza il volto, Yoongi se ne rende conto; per una volta prima che sia troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

(Sono felice.)

 

 

•••

 

 

Se Jimin tenesse il conto delle persone che gli avevano promesso di amarlo per tutta la vita, la sua lista sarebbe a dir poco lunga.

 

 

Mani toccavano la sua pelle, labbra sfioravano le sue e parole, parole, parole cercavano di tenerlo incatenato ad un amore che amore non è mai stato.

 

 

Incatenato a promesse, piani futuri e bugie.

Mai era riuscito a liberarsene.

 

 

Erano sempre gli altri a lasciarlo, a dirgli “forse mi sono sbagliato, forse non sei tu la persona con cui voglio passare il resto della mia vita. Forse non lo sarai mai per nessuno.”

 

E forse Jimin, chiudendosi nella sua stanza o fra le braccia di amici sin troppo abituati a tali scene, ci aveva creduto.

 

 

“Non sarò mai “il solo e unico” di un’altra persona. Sarò sempre quello che decideranno di non scegliere.

Sarò solo per sempre.”

 

 

 

 

 

“Jimin, sei così amato. Nemmeno te ne accorgi.”

 

 

 

 

Ma quelle parole non servivano a nulla se non a farlo sentire un ingrato.

 

 

In colpa e con il cuore spezzato, cercava riparo nella danza, nelle sue uniche vie di fuga.

 

Giurava a se stesso che non sarebbe successo di nuovo, che non si sarebbe più affezionato a qualcuno.

Che il suo cuore non avrebbe più ricevuto pugnalate così profonde.

 

 

 

 

Poi si ritrova tra le braccia di un altro sconosciuto, con le gambe incrociate alle sue, con i capelli scompigliati e uno stupido sorriso sul volto. Le guance arrossate ed il respiro affannoso.

 

 

“Ti amo,” gli aveva detto.

 

 

 

 

“Ti amo anch’io,” aveva risposto.

Bastava questo.

O almeno voleva credere che fosse abbastanza.

 

 

 

 

 

(Ma amare qualcuno di cui non si conosce neppure il nome, è possibile?

Amare qualcuno di cui non hai mai visto il sorriso, di cui non sai nulla, può essere considerato amore?)

 

 

 

 

Smette di sorridere staccando il suo corpo da quello dell’uomo a cui si era unito quella notte, dell’uomo di cui non ricordava nemmeno il nome.

 

 

Guarda il soffitto, una lacrima gli brucia le guance.

 

 

“Amore è essere desiderati, amore è avere qualcuno accanto.”

 

 

Jimin li aveva entrambi, in quel letto era stato desiderato e, qualcuno accanto a lui, era impegnato a dormirgli a fianco.

 

 

 

Eppure qualcosa non va.

Piange e nessuno se ne accorge.

E anche se quello sconosciuto si svegliasse, trovandolo in quello stato, non sarebbe neppure in grado di consolarlo.

Non avrebbe saputo con che nome chiamarlo, con che tono rassicurarlo dicendo che sarebbe andato tutto bene.

 

 

Nella sua testa, si ripetono sempre le stesse parole, le uniche che sembrano avere senso.

 

 

 

 

 

 

 

(Io non ti amo.

Questo non è amore.)

 

 

 

 

 

•••

 

Yoongi aveva cercato l’amore per tanto tempo ma, solo quando si era arreso, l’aveva trovato.

 

 

 

 

 

“È uno spreco vivere senza amore. Senza aver qualcuno accanto, senza potersi definire ‘occupati’”

 

 

 

 

Sembra quasi che, solo nel momento in cui qualcuno ti trova desiderabile, tu possa essere considerato umano, altrimenti si è solamente una persona disperata e, che senza alcun dubbio, debba volere l’amore a tutti i costi.

 

 

 

 

Come se non si possa essere felici senza.

 

 

 

 

L’amore, pensava.

L’amore non esiste, solo un insieme di reazioni chimiche che cercano di farti credere di aver trovato la felicità.

 

 

Allora perché, sdraiato sul divano mentre guarda un film con i suoi migliori amici, non gli sembra di aver bisogno di altro?

 

Perché, nonostante nessuno abbia intrapreso una relazione con lui, Yoongi non ne è dispiaciuto, triste?

 

 

Perché, se essere desiderati è l’unica strada per raggiungere la gioia, lui sente di averla già fra le mani?

 

 

La musica, il suo primo amore.

L’unico genere di passione che lui abbia mai davvero amato.

 

Perché crede che quel poco che ha deciso di amare, sia abbastanza?

 

 

E mentre le persone lo compatiscono, credendo, senza mai chiedere, che si debba per forza Volere qualcuno accanto a se, lui ama.

 

 

Ama senza paura.

Senza freni.

 

Seduto davanti al suo pianoforte, ama e dipinge il mondo con i colori che più lo aggradano.

 

 

Mani leggere posate sui tasti ed il solito sorriso soddisfatto alla fine del pezzo.

 

Si guarda attorno, la stanza così familiare, il pianoforte così vicino. 

Se solo potesse premere i tasti con tale forza da diventare un tutt’uno con essi, Yoongi crede non sarebbe comunque abbastanza.

 

Non ha mai cercato l’amore, eppure ce l’ha.

Proprio qui, davanti a se. Senza bisogno di nient’altro.

 

 

Si guardano a vicenda, o almeno questo adora credere: che anche il suo più grande sogno, lo stia guardando con gli stessi occhi, con lo stesso orgoglio.

 

Si guardano e Yoongi non può fare altro se non sussurrare.

 

 

 

 

 

 

(Ti amo così tanto.)

 

 

 

•••

 

 

Quando s’incontrano, il mondo continua a girare senza interruzioni e nessun genere di scintilla o luce fa capire loro di aver trovato ciò che cercavano.

 

 

D’altronde nella vita reale è così.

 

 

Nessuna campana, nessun segno o suono che possa avvisarci. Che possa dirci “hey, ecco qui tutto ciò di cui hai bisogno. Scusa se ci ho messo un po’.”

 

 

 

S’incontrano per sbaglio, per caso, per fortuna.

Jimin dice che “è stato il destino.”

 

 

 

Yoongi risponde sempre con un sorriso malefico: “E che destino crudele.”

 

 

 

 

 

“Non ci credi neanche tu.”

 

 

 

 

 

E ridono, perché sanno che nulla in questa vita ha senso. Che nulla debba essere preso poi così seriamente, che soffrire è una perdita di tempo e, nonostante si provi dolore pur pensandola in questo modo, tutto è, in realtà, estremamente meraviglioso.

 

 

 

 

 

“Già, non ci credo neppure io.”

 

 

 

•••

 

 

“Ma tu sei felice?”

 

 

Seduto sopra la lavatrice, mentre Yoongi si spazzola i denti, Jimin ha gli occhi rivolti verso lo specchio. Osserva l’espressione dell’altro cercando di capire, solo attraverso il linguaggio del corpo, la sua risposta.

 

 

Non ci riesce.

 

 

 

“Sai Jimin, non so se lo sono. Devo ancora ben capire che cosa voglia dire esserlo.

Forse non lo saprò mai.”

 

 

 

 

In qualche modo, quella vaga risposta, sembra essere abbastanza.

 

 

 

“E tu, Jimin? 

Sei felice?”

 

 

 

 

(Si. Si. Si.

Finalmente si.)

 

 

 

 

 

 

“Credo sia difficile dirlo. Mi piace credere di esserlo.”

 

 

 

 

 

 

“Davvero? E come mai?”

 

 

 

 

 

 

(Forse perché ci sei tu.

Forse perché, trovando te, ho trovato anche me stesso.)

 

 

 

 

“Non lo so.”

 

 

 

E guardandolo negli occhi, Yoongi riflette.

Non si deve avere una ragione per essere felici.

Forse è proprio quello il segreto.

 

 

Le dita di Jimin sul suo viso lo riportano alla realtà.

Se uno sguardo potesse parlare, quello dell’uomo davanti a sé direbbe sin troppo.

 

 

 

“Sei innamorato, Yoongi?”

 

 

(E come faccio a dirti di no?

Con le tue mani sul mio viso, mentre mi tocchi con così tanta delicatezza da farmi credere di essere di porcellana?

Come faccio a dirti di no mentre mi guardi con gli occhi così luminosi?

Come potrei dirti di no mentre mi stai guardando così? Come se avessi creato io tutte le stelle del cielo ed i colori del mondo?

 

 

Come posso dire di no, quando tutto quello che voglio dirti è sì?)

 

 

 

 

 

“Innamorato?

Perché me lo chiedi?”

 

 

 

 

Alzando le spalle, Jimin smette di guardarlo. Di toccarlo.

 

 

 

“Forse perché io lo sono e vorrei lo fossi anche tu.”

 

 

 

E mentre cerca di scendere dalla lavatrice, Jimin si ritrova bloccato.

Con Yoongi fra le sue gambe ad impedirgli di scendere, con le mani appoggiate alle sue ginocchia e a quegli occhi tristi che non smettono di osservare la sua bocca.

 

 

 

Avvicinandosi alle sue labbra, Yoongi sussurra qualcosa. Parole che Jimin non riesce a comprendere ma che vorrebbe tanto aver sentito.

Perché crede siano importanti, perché è sicuro siano esattamente quelle che voleva sentirsi dire.

 

 

 

Lascia dei baci sulla sua mandibola, su entrambe le guance, sulle palpebre, sul naso ed, infine, sulle sue labbra.

E sussurra, sussurra perché, ad alta voce, certe cose non si possono proprio dire.

 

 

 

 

“Sei bellissimo.

Ho paura di toccarti perché non voglio tu senta quanto le mie mani tremino appena sentono la tua pelle sotto di esse.

Vorrei poterti avere accanto per ogni giorno della mia vita. Vorrei poter dire sempre quello che penso. Quello che provo, quello che non riesco mai ad esprimere a parole.

 

Voglio il tuo corpo contro il mio e, anche se sono cosciente del fatto che più di così non sarebbe possibile, anche a quel punto ti direi ‘ti prego, più vicino.’

Perché non è mai abbastanza, io non sono mai abbastanza.

 

Noi non siamo abbastanza.

E questo mondo è troppo grande, ma quando ci sei tu mi sembra di averlo visto tutto.

Di aver provato ogni genere di emozione esistente. Di aver visto ogni continente, ogni singola città.

 

 

E sì Jimin, ti amo, ti amo, ti amo.”

 

 

 

 

 

 

E sono tanto, tanto, tanto felici.

 

 

 

•••

 

 

 

“Come farai quando me ne andrò?”

 

 

 

 

Jimin non sa come rispondere.

 

 

 

 

“E perché dovresti andartene?”

 

 

 

 

 

“Perché niente dura per sempre.”

 

 

 

Non è stupito.

È proprio una frase da Yoongi.

 

 

 

Nessuno risponde e quindi continua.

 

 

 

 

 

“Non voglio rovinarti.

Non voglio che tu creda che la felicità debba dipendere da qualcuno che non sia tu stesso.

Voglio che tu sia felice anche senza di me.

Non potrei mai andare avanti cosciente del fatto che tu stia basando la tua intera vita su di me.

Credendo che io ci sarò per sempre.”

 

 

 

 

 

“Perché me lo dici adesso? 

Non hai motivo per dirmelo ora.”

 

 

 

 

 

“Voglio solo esserne sicuro.”

 

 

 

Prendendolo per mano, nota quanto questa sia calda, morbida.

Non vorrebbe pensare al giorno in cui non potrà più tenerla fra le sue, ma lo fa lo stesso.

Cosciente del fatto che, quel giorno, inevitabilmente, arriverà.

 

 

 

Niente dura per sempre.

Se lo ripete in continuazione.

 

 

 

“Yoongi? C’è qualcosa che ti preoccupa?”

 

 

 

 

(Non voglio perderti. Non voglio alzarmi una mattina e rendermi conto che, senza di te, non riesco più ad essere felice.

E forse ti sto dicendo tutto ciò per avvertire me stesso.

E forse ti lascerò, ti manderò un messaggio dicendoti che non provo più nulla, nonostante io sappia che non arriverà mai il giorno in cui smetterò di amarti, lo farò solo per riabituarmi.

Abituarmi ad una vita senza di te, prima che il tempo ti porti realmente via.

Prima che tu ti renda conto di quanto io non ne valga la pena.

Non voglio immaginare una vita senza di te e questo, in poche parole, è il mio problema più grande.)

 

 

 

 

“Sto bene.”

 

 

 

 

 

Jimin gli stringe la mano.

 

 

 

“Non è vero che nulla dura per sempre.

Ci sono cose che non smetteranno mai di esistere, elementi che lasceranno sempre un segno in questo stupido ed infinito universo.”

 

 

 

 

 

“Tipo?”

 

 

 

 

 

 

“Noi.”

 

 

 

 

 

 

E Yoongi ride. Rovina l’atmosfera, si copre gli occhi e ride come non ha mai fatto prima d’ora.

 

 

 

 

 

“Oh mio Dio, Park Jimin.

Sei la persona più sdolcinata che abbia mai incontrato.”

 

 

 

 

 

 

Con aria da finto offeso, l’uomo di zucchero lo osserva. Una mano appoggiata sopra al cuore in segno di dolore.

 

 

 

 

 

“Che c’è da ridere? Lo penso davvero, sai?”

 

 

 

 

E ridono.

 

 

 

 

 

 

“Non ci credi neanche tu.”

 

 

 

 

 

 

 

(E invece sì.

Ci credo con tutto me stesso.)

 

 

 

•••

 

 

“Perché sento che il tempo non è mai abbastanza? Perché mi sembra di non averne più?”

 

 

 

 

“Forse perché, realmente, non ne abbiamo abbastanza.”

 

 

 

 

 

“E cosa dovrei fare?”

 

 

 

 

 

Yoongi sorride, guardano la città da un tetto sin troppo alto.

Le luci di una metropoli di notte sono enormi fonti di domande e preoccupazioni.

 

Tutto sembra così forte.

Tutto sembra così lontano.

 

 

 

“Viverlo. Anche se ti sembra sia poco. Anche se ti sembra di non averne più.

 

 

Vivi, Jimin.

Vivi.”

 

 

 

 

Yoongi, così tranquillo e bellissimo. Illuminato dalla luce dei palazzi e delle strade.

 

 

L’istinto di afferrarlo per le spalle, spingerlo sull’asfalto e stringerlo a sé, è fin troppo forte.

 

 

 

Sdraiati per terra, sopra quel tetto con l’illusione di essere i padroni del mondo, Yoongi è sorpreso. 

Il brusco gesto dell’uomo sopra di sé, quell’uomo sempre così delicato e gentile, lo aveva stupito.

 

 

 

 

 

 

“Cosa pensi di fare?”

 

 

 

 

 

 

(Ovvio, no?

Me l’hai detto tu.)

 

 

 

 

 

“Vivo.”

 

 

 

•••

 

 

Suona la sveglia ed una mano la spegne.

 

 

 

 

“Jimin, lasciami.

Devo alzarmi.”

 

 

 

 

“Non puoi rimanere a casa, oggi?”

 

 

 

 

“No. Devo andare.

Mollami.”

 

 

 

“Avevi detto che avevamo tutto il tempo del mondo.”

 

 

 

 

Se c’è una cosa che Yoongi non riesce a sopportare, è quando Jimin utilizza le sue stesse parole contro di lui.

 

 

 

 

“Non provarci.

Non funziona con me.”

 

 

 

 

Invece funziona sempre.

 

 

 

 

 

“Va bene.

Solo dieci minuti.”

 

 

 

 

Jimin si lascia scappare un mezzo sorriso.

 

 

 

“Non ridere.

Lo faccio solo perché ho ancora sonno.”

 

 

 

 

(Si, si.

Contento tu, contenti tutti.)

 

 

 

•••

 

 

Un piccolo foglio sul tavolo è l’unica cosa che Yoongi aveva lasciato.

 

 

 

 

-Sono già quattro anni.

Si dice che gli effetti chimici dell’amore durino dai due ai tre anni, eppure eccoci qua.

Ti amo ancora come se avessi cominciato a farlo soltanto ieri.

Ci vediamo stasera.-

 

 

 

 

Jimin sorride, con i suoi occhi socchiusi ed un maglione sin troppo grande a coprirgli le mani.

 

 

 

 

“Nulla dura per sempre”, e forse Yoongi ha ragione.

Forse un giorno si sveglieranno rendendosi conto di non essere più innamorati.

Di non rappresentare più la felicità l’uno dell’altro.

 

 

 

Ma sono ancora qui, insieme.

 

 

 

 

 

E, di tempo, ne hanno fin quanto ne vogliono.

 
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