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Autore: Yuki Delleran    01/10/2018    3 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Rewrite the Stars
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: M
Personaggi: Keith Kogane, Takashi "Shiro" Shirogane, Team Voltron
Pairings: Keith/Lance, hint Keith/Shiro
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Vagamente Star Wars inspired.
Beta: Myst
Word count: 2767

 

Cap. 1

L'esplosione aveva scosso il palazzo dalla fondamenta, scatenando il panico tra i presenti alla cerimonia. Le massime cariche del pianeta si trovavano in quel luogo per assistere all'incoronazione e il crollo della balconata su cui si trovavano i sovrani di Marmora aveva causato numerose vittime oltre che ingenti danni.
Nel caos generale del momento, Shiro era riuscito solamente ad afferrare il principe Keith e a trascinarlo al sicuro dietro una colonna portante, prima che il soffitto crollasse attorno a loro, in un fragore di polvere e calcinacci. Della regina Krolia non c'era traccia, tutto quello che riusciva a intravedere attorno a sé erano figure indistinte che apparivano e sparivano nel salone cosparso di detriti e dall'aria irrespirabile.
Il ragazzo rimase stretto a lui, irrigidito dal terrore, finché il rombo dell'esplosione e dei crolli non si estinse. Solo allora osò sporgersi dal loro nascondiglio.
« Altezza, no, non dovete esporvi! » lo richiamò Shiro.
Come capitano delle guardie reali, l'incolumità dell'erede al trono era la sua priorità assoluta. Il fatto poi che fosse particolarmente affezionato a lui non faceva che accrescere il suo senso di responsabilità.
« Devo trovare mia madre! » protestò Keith, strattonando il braccio che Shiro stava trattenendo.
Come preoccupazione era più che comprensibile, ma l'istinto gli diceva che era troppo pericoloso lasciare Keith allo scoperto in quel momento.
Quanto appena accaduto, stava realizzando man mano che la sua mente si schiariva, non era stato altro che un attacco alle istituzioni di Marmora, un attentato ai sovrani proprio durante la cerimonia dell'incoronazione del nuovo re.
« Devo far vedere al popolo che sono vivo! Hanno bisogno della figura del re nei momenti di crisi! » proseguì Keith, ma Shiro scosse la testa.
« Hanno più bisogno che il loro re resti in vita, fidatevi. È stato un attentato a voi, nessuno toccherà il popolo. Mi occuperò di cercare sua altezza la regina una volta che vi saprò al sicuro. »
« Non se ne parla, verrò anch'io a cercare mia madre! »
« Keith! »
Il tono perentorio di Shiro mise a tacere il giovane principe.
I suoi intenti erano ammirevoli, ma doveva capire che la sua incolumità al momento era più importante di quella di chiunque altro.
« Ho detto che me ne occuperò personalmente, fidatevi di me. Ora andiamo, rimanere in un luogo pericolante non è una buona idea. »
Non attese oltre e uscì dal nascondiglio, facendo cenno al principe di seguirlo solo quando fu certo che la via fosse libera.
Appena svoltato l'angolo, si mostrò ai loro occhi uno spettacolo desolante: quella che era stata la grande sala delle cerimonie del palazzo reale di Marmora, su cui si apriva la balconata, era ora invasa di detriti e calcinacci. Il soffitto era completamente crollato, facendo a pezzi i fregi e le decorazioni che ne abbellivano le pareti e, attraverso di esso, si scorgeva ancora la nube di polvere che si levava verso il cielo. Profonde crepe correvano lungo i muri, rendendo sempre più chiaro quanto l'edificio fosse ormai irrimediabilmente compromesso.
In mezzo a quella devastazione si potevano individuare i corpi di diversi membri della guardia e della servitù, che non avevano avuto scampo dal crollo delle pesanti lastre di pietra. Vi erano compagni di Shiro e persone con cui Keith aveva diviso le sue giornate, eppure il capitano non gli permise di fermarsi nemmeno un momento. Se la vista del sangue, di quei corpi straziati, avesse bloccato il principe, sarebbe stato un problema e in quel momento non potevano permettersi di sprecare neanche un secondo.
Stringendo Keith per un polso, si infilò in uno dei corridoi che conducevano al piano inferiore del palazzo, dove si trovavano gli hangar: doveva portarlo via di lì prima che qualcuno, chiunque, li trovasse.
Il principe tentò di liberarsi, ma Shiro non mollò la presa. Le volte in cui lo aveva toccato si potevano contare sulle dita di una mano e mai era successo in quel modo brusco, ma l'ultima cosa di cui preoccuparsi ora era l'etichetta di corte.
Il corridoio era sufficientemente sgombro per permettere loro di procedere più velocemente, per questo mancò poco che Shiro si scontrasse con una figura che stava svoltando l'angolo di gran carriera. Lo riconobbe all'istante, era uno dei suoi sottoposti della guardia, un galra con un notevole temperamento.
« Haxus! » esclamò, la voce che tradiva il sollievo di vedere finalmente una faccia amica. « Meno male, stai bene. La sala è un disastro. Come stanno di sotto? »
Per tutta risposta, il galra digrignò i denti ed estrasse un pugnale dalla cintura. La mossa fu fulminea e, se non fosse stato per Keith che l'aveva notata un istante prima e l'aveva strattonato, di certo Shiro avrebbe subito una brutta ferita.
« Che ti prende?! » protestò, incredulo, tentando tuttavia di bloccarlo con il braccio bionico.
La protesi meccanica che gli sostituiva il braccio destro poteva essere un'eccellente arma sia di attacco che di difesa, ma non si sarebbe mai sognato di usarla contro un proprio compagno.
« Haxus, che stai facendo? Non dirmi che tu... »
« La Resistenza ha attaccato il castello! Non avete scampo! Questa è la fine per il tuo principino! » urlò il galra attaccandolo nuovamente.
La colluttazione si fece serrata, fino a quando Haxus non riuscì a mettere Shiro con le spalle al muro, approfittando delle esitazioni dell'altro dovute allo sconcerto e alla confusione.
In un lampo d'ira, il capitano si diede dello stupido per non aver riconosciuto una spia tra i suoi uomini, soldati con cui aveva avuto a che fare ogni giorno e che aveva creduto fedeli se non ai reali, almeno alla causa della libertà. Era stato un illuso.
Sapeva anche che, se fosse stato libero di muoversi, avrebbe atterrato Haxus molto più facilmente, ma proteggere Keith era prioritario.
« Altezza, andate avanti! Vi raggiungerò nell'hangar! » esclamò, parando in extremis un affondo.
« Non ti lascio qui alle prese con un ribelle! » ribatté il ragazzo, che ovviamente non intendeva dargli ascolto.
Un ribelle.
Dannazione.
Haxus lo colpì al fianco, a tradimento, costringendolo in ginocchio, e alzò la lama pronta a colpire.
Shiro ringhiò e maledisse la propria ingenuità. Era troppo in svantaggio per...
Un lampo blu gli passò appena sopra la testa, con un sibilo, e Haxus s'irrigidì, spalancando gli occhi. Le pupille gialle, realizzò Shiro, non fissavano lui ma qualcosa alle sue spalle.
Il braccio scattò e il pugnale colpì con una traiettoria perfetta. Un attimo dopo il corpo senza vita del galra stramazzò a terra.
Shiro si voltò, gli occhi sgranati.
Alle sue spalle, Keith teneva il braccio destro teso in avanti, una pistola laser in pugno.
Il pugnale era conficcato nella parete, ma una profonda ferita si era aperta sulla spalla del ragazzo, lacerando le stoffe pregiate e imbrattando di sangue l'abito da cerimonia.
Keith accennò un sorriso, prima che le gambe cedessero e crollasse in ginocchio.
Shiro gli fu accanto immediatamente.
« Una pistola... » fu tutto quello che riuscì ad articolare nello stordimento del momento.
« Non che sappia usarla. » rispose Keith, pallido più che mai, rinfoderando l'arma e stringendosi la spalla ferita.
« Mi avete salvato la vita. »
« Già. E ho ucciso una persona... »
Keith stava tremando da capo a piedi, probabilmente per lo shock, e il sangue sui suoi vestiti stava iniziando a gocciolare a terra. La lacerazione sembrava profonda e l'emorragia andava fermata il prima possibile.
Shiro si tolse la fascia cerimoniale che designava il suo ruolo di capitano e la premette sulla ferita.
« Tenetela così. » istruì. « Ce la fate a camminare? Dobbiamo andarcene subito. »
Keith annuì, stordito, e lo seguì come poté nonostante l'andatura barcollante.
Fortunatamente riuscirono a raggiungere l'hangar sotterraneo senza imbattersi in altri ostacoli. Incrociarono alcuni membri del personale di palazzo ma nessuno badò a loro, troppo impegnati a mettersi al riparo.
Giunti alla capsula spaziale personale di Shiro, il capitano fece cenno al principe di prendervi posto ma, quando si voltò verso di lui, lo trovò accasciato a terra sulle ginocchia.
« Altezza! » si preoccupò immediatamente, tentando di sorreggerlo.
« Sto bene. » tentò di rassicurarlo Keith, ma era ovvio che non fosse così.
Tentò di alzarsi un paio di volte, ma le gambe non lo reggevano.
« Mi gira un po' la testa, scusami. Dev'essere la perdita di sangue. »
Shiro aggrottò le sopracciglia: andava male, molto male.
Doveva portare immediatamente Keith da qualcuno che potesse curarlo, il più lontano possibile da lì.
Senza pensarci due volte, gli passò un braccio dietro la schiena, uno sotto le ginocchia e lo sollevò senza il minimo sforzo. Keith emise una debole esclamazione stupita, ma non aveva la forza sufficiente a ribellarsi e finì per appoggiare la testa contro la sua spalla.
Un gesto così remissivo, da parte di qualcuno con il temperamento del principe, mise Shiro ancora più in allarme e lo indusse a muoversi più velocemente. Balzò sulla piccola rampa ed entrò nell'abitacolo, depositandolo poi su uno dei sedili.
La capsula poteva contenere solamente due passeggeri e non era certo il mezzo più confortevole della galassia, ma era veloce e quella era la cosa più importante.
Dopo aver preso posto alla guida, Shiro chiese mentalmente perdono al principe per non poter mantenere la promessa che gli aveva fatto. Se l'avesse lasciato per tornare indietro alla ricerca della regina, non avrebbe avuto la certezza di riuscire a portare in salvo entrambi e, nella cinica logica delle situazioni d'emergenza, la sopravvivenza dell'erede al trono aveva la precedenza su quella della reggente.
Keith abbandonò la testa sul petto, sorretto solamente dalla cintura di sicurezza, e Shiro capì che il tempo delle esitazioni era finito.
Accese i motori e i razzi rombarono nell'hangar.
Un attimo dopo si lasciavano alle spalle il palazzo reale distrutto e l'intero pianeta di Marmora.

« Matricola TS571 a comando stellare, passo. Comando, rispondete. »
Shiro tamburellò sul microfono, frustrato.
Mentre schizzavano nello spazio aperto, un piano si era delineato nella sua mente: in quello stesso quadrante si trovava una base a cui potevano rivolgersi per avere aiuto. A bordo avevano abbastanza carburante per un salto nell'iperspazio, ma era necessario che qualcuno aprisse per loro un wormhole.
« Qui comando stellare. Parla pure, matricola TS571. »
Shiro tirò un sospiro di sollievo.
« Richiedo contatto urgente con il comandante Kolivan. »
« Contatto accordato. Accesso al canale di comunicazione protetto. »
Uno sfrigolio precedette la voce fin troppo nota del suo superiore.
« Shiro, cosa sta succedendo? Gli accordi non prevedevano nessuna comunicazione salvo situazioni di grave emergenza. Questo rischia di far saltare la nostra copertura. »
« È una situazione fin troppo d'emergenza, comandante. Ho bisogno che apriate immediatamente un wormhole alle coordinate che sto per inviarvi. Devo raggiungere Altea il prima possibile. »
Poteva percepire il disappunto dell'altro anche ad anni luce di distanza.
« Cosa ti porta ad abbandonare il posto che ti è stato assegnato? » fu infatti la domanda, posta con un tono tale che qualunque risposta non sarebbe apparsa adatta.
« La corte di Marmora è stata attaccata, signore. Devo portare in salvo il principe. »
Altri secondi di silenzio teso.
« Devo ricordarti che la tua lealtà va a noi e non ai reali di Marmora? Quella era solo una copertura. Torna al tuo posto e continua a monitorare la situazione. Non possiamo permetterci di perdere un altro pianeta. »
« Keith morirà, signore! » si ritrovò a urlare Shiro. « È ferito, mi ha salvato la vita! Per quanto la mia lealtà alla Ribellione sia totale, non posso permettere che... »
« Vittoria o morte, ufficiale Shirogane. » furono le parole con cui Kolivan chiuse la comunicazione, lasciando l'abitacolo invaso solamente da un'inutile ronzio.
Shiro picchiò un pugno sul quadro comandi.
« Dannazione! »
Un gemito flebile attirò la sua attenzione: Keith aveva ripreso conoscenza.
« Shiro... » lo sentì mormorare.
Il suo sguardo era pericolosamente vago, fuori fuoco.
« Stavi parlando con i ribelli? Perché? Sono loro che ci hanno attaccati. »
« No, altezza, no. Non è così. » rispose Shiro, in tono preoccupato.
Il sangue aveva ormai inzuppato anche lo strato di stoffa che avrebbe dovuto fermarlo e il volto di Keith era cinereo. Se non agiva immediatamente, avrebbe finito per perderlo.
Shiro non era un medico ma, come tutti i militari, conosceva le nozioni base da mettere in pratica nelle emergenze e la capsula era dotata di un kit di pronto soccorso. Con il rifiuto di Kolivan non poteva sperare in un aiuto immediato, quindi non poteva fare altro che agire lui stesso.
« Altezza, ascoltatemi. State perdendo troppo sangue e non arriveremo a una base sicura presto quanto pensavo. Devo darvi dei punti per tentare di fermare l'emorragia. »
Keith sollevò appena la testa.
« Ha detto che sei leale a loro e non a noi. Cosa significa? » mormorò.
Il tono era basso, affranto.
« Sei... sei un traditore? Ci hai venduti al nemico? »
A quelle parole Shiro si sentì gelare. L'idea che Keith potesse pensare una cosa simile di lui gli provocava un doloroso nodo allo stomaco. Dolore che però non sarebbe mai stato pari a quello del ragazzo, al pensiero di essere stato tradito da una persona di assoluta fiducia.
« Non è così! » esclamò. « Non lo farei mai. Per favore, ora lasciatevi curare. »
« La Ribellione... ha attaccato... la mia casa... mia madre... »
La voce di Keith si spense in un mormorio indistinto e il principe perse di nuovo i sensi.
Shiro sospirò e ne approfittò per inserire il pilota automatico e recuperare la cassetta del pronto soccorso. Avrebbe potuto cauterizzare la ferita con il calore sprigionato dal proprio braccio bionico, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fargli una cosa del genere. Già ritrovarsi con le mani sporche del sangue del principe lo fece sentire un macellaio e ringraziò il cielo che Keith non fosse cosciente, in questo modo si risparmiava almeno un po' di sofferenza.
Probabilmente sarebbe rimasta una cicatrice, ma meglio uno sfregio che la morte.
Dopo averlo bendato meglio che poteva e averlo riadagiato sul sedile, Shiro capì di avere davanti due scelte: seguire gli ordini e tornare su Marmora, abbandonando Keith al suo destino, o infrangere tutte le regole, le gerarchie e i giuramenti per portarlo in salvo.
La sua mano non esitò nemmeno un istante mentre settava il trasmettitore su una frequenza segreta e inseriva il codice d'accesso a una comunicazione clandestina.
L'esclamazione della voce femminile, che lo raggiunse quasi immediatamente, sapeva di agitazione, ansia e gioia mescolate insieme.
« Shiro?! Sei tu? Stai bene? »
Il capitano sorrise suo malgrado.
« Sto bene, Pidge. » la rassicurò.
« Sono arrivate notizie allarmanti da Marmora, si dice che ci sia stato un attentato, un'esplosione, ma le informazioni sono frammentarie. Ho provato a contattarti con la frequenza di palazzo ma non rispondevi. Poi mi hanno detto che avevi parlato con Kolivan e io... »
« Va tutto bene, Pidge! Non sono ferito e non sono neanche più su Marmora. » la interruppe Shiro.
La preoccupazione della ragazza gli scaldava il cuore ma ora non aveva tempo di spiegarle nei dettagli la situazione.
« Ti prometto che saprai tutto, ma ora ho bisogno del tuo aiuto. È una questione di vita o di morte. »
Seguì un istante di silenzio e Shiro quasi poté vederla aggiustarsi gli occhiali tondi sul naso, poi un piccolo sospiro lo raggiunse.
« Mi chiami solo quando hai bisogno dei favori. »
« Perdonami. »
« Lo faccio sempre, ahimè. Avanti, spara, cosa ti serve? »
Bastò comporre una striscia numerica sulla console olografica dei comandi e inviarla tramite il canale di comunicazione appena aperto.
« Ho bisogno che tu apra un wormhole a queste coordinate, devo arrivare immediatamente su Altea. »
La sentì ticchettare su una tastiera mentre gli rispondeva.
« Fammi indovinare: è l'esatto opposto di quello che ti ha ordinato Kolivan, quindi vuoi chiedere la protezione di Allura. »
« Non m'importa delle ripercussioni che ci saranno su di me, Allura può anche consegnarmi a Kolivan domani, ma ho qui con me il principe Keith ferito gravemente, molto più gravemente di quanto pensassi, e non posso lasciarlo morire così! »
Fece appena in tempo a finire la frase che un lampo di luce lo accecò e davanti alla capsula si spalancò l'enorme tunnel spaziale che permetteva i viaggi a velocità luce.
« Mi licenzieranno per questo. » brontolò Pidge.
« Se stavolta la scampo ci metteremo in proprio insieme. » rispose Shiro, dando potenza ai razzi e lanciando la capsula nel buio dell'iperspazio.

 

 

Yuki - Fairy Circles

   
 
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