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Autore: Akane_Tendo    03/10/2018    7 recensioni
Ranma e Akane rimangono soli in casa, come si evolverà la situazione?
Francamente non so scrivere le introduzioni e i titoli, spero che decidiate lo stesso di leggere la storia e lasciarmi un commento.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, ranma/akane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A quanto pare dovevano proprio partire tutti e tutti insieme senza dare un minimo di preavviso per dargli il tempo di cercare una via di fuga da tre giorni da solo in casa con Akane, sicuramente era un altro piano dei loro padri per farli avvicinare o qualche altra delle loro trovate per osservare cosa sarebbe successo tra di loro.

Erano fidanzati da tanto, la scuola era finita e ormai si considerava un uomo maturo, tranne se si parlava di Akane, con lei si era sempre trovato a suo agio, ma non riusciva ad osare di più, non riusciva a comportarsi da vero uomo nei suoi confronti. Lei dal suo canto non aveva fatto mai nulla per avvicinarsi, per provocarlo. Ma d'altronde era stupido anche solo pensarci, Akane non era certo tipo da lanciarsi in smancerie o romanticherie. Per questo le piaceva, per lei le arti marziali venivano prima di tutto, l’impegno che ogni giorno dedicava al suo allenamento lo avevano affascinato sin da subito.

Ranma rifletteva seduto sull’albero vicino al laghetto di casa Tendo, cosa sarebbe stato di lui se un giorno Akane si fosse stufata del suo comportamento poco serio nei suoi riguardi, così fraterni e distaccati da farle pensare che lui non le era affezionato, innamorato. Lui che era quasi impazzito all’idea di averla persa per sempre sul monte Hooh.
Lei sapeva che lui l’amava ma non era mai stato pronunciato ad alta voce e queste cose non bastano a lungo andare.
Eccola li Akane, l’oggetto dei suoi pensieri poco oltre il laghetto che come sempre si allenava con concentrazione a colpire il suo fantoccio, ancora cinque minuti e avrebbe finito.

«Che c’è Ranma perché mi fissi?» chiese la giovane vedendo il fidanzato saltare sul tetto del dojo
«sono andati tutti via, lo sai?» «certo, che sarà mai è già successo altre volte, adesso preparo qualcosa da mangiare. Non si muore per qualche giorno senza Kasumi e Nodoka» un brivido scosse il ragazzo, non aveva considerato la faccenda sotto il punto di vista culinario. Nonostante Akane fosse migliorata negli ultimi anni, non era certo di poter ancora sopravvivere ad un pranzo interamente cucinato da lei.
«Se vuoi puoi andare a mangiare da Ukyo o da Shanpoo, è inutile che fai quella faccia» disse avviandosi verso casa. Come al solito non aveva capito le sue intenzioni, era andato per stare un po’ con lei a parlare ed aveva finito per farla arrabbiare come sempre.

La vita in casa da soli era molto tranquilla, c’era silenzio, nessuno che rubava biancheria, c’era un discreto odore di cucinato e il rumore della radio che Akane accendeva quando cucinava. Avrebbe anche potuto farci l’abitudine se solo avesse avuto il coraggio di migliorare la loro relazione, in fondo  lo sapeva, l’immaturo della coppia era proprio lui.
«Ho quasi finito, è inutile che vieni a spiare, ho seguito il libro alla lettera» disse senza nemmeno girarsi avvertendo la sua presenza «io non-»  decise di non infastidirla e tornò in sala deciso a rilassarsi approfittando di quella giornata soleggiata. Si stese sul tatami della sala, con i raggi del sole che lo riscaldavano e riflettendo su come migliorarsi si addormentò, cullato dal suono della voce di Akane che canticchiava una canzone romantica.

 Era sera e si decisero a fare una passeggiata alle bancarelle della festa del tempio, Akane era in yukata rosa, le piaceva partecipare a quel tipo di cerimonia in abito tradizionale, Ranma pensò subito che era carina, ma non lo disse, si limitò a fissarla imbambolato «Che c’è? Cosa ho che non va?» «N-niente, lo yukata ti dona» disse voltandosi velocemente per non far vedere ad Akane quanto era diventato rosso in volto.
«ehi aspettami, così non posso correre» disse lei e si avviarono verso al tempio.
La serata passava piacevolmente, erano soli e potevano allentare le tensioni, in fondo non c’era niente di male, ma soprattutto non c’era nessuno ad osservarli e seguirli.
Così la serata passò nella spensieratezza, tra giochi e cibo arrivò il momento della cerimonia e dei fuochi d’artificio di chiusura.

Lo spettacolo fu solenne, il sacerdote e le maiko eseguirono la cerimonia seguendo i movimenti alla perfezione e tutto era molto suggestivo. Tra la folla Akane cercava di vedere quanto più possibile e seguiva incantata la chiusura, Ranma ovviamente era totalmente concentrato su di lei, ogni suo movimento, ogni sua smorfia, i suoi occhi che riflettevano la luce delle lanterne. L’amava e non sapeva come dirlo.

Si spostarono nella zona dedicata ai fuochi d’artificio, la folla sembrava essere aumentata per quanta gente e poco spazio era libero, sembrava dispiaciuta quando un omaccione si parò davanti con un bambino sulle spalle. Così decise di prenderla in braccio e portarla sul tetto del tempio dato che con lo yukata non sarebbe mai riuscita.  «G-grazie» sussurrò  non appena atterrati sul tetto e vista la posizione precaria decise di rimanerle abbracciato, i fuochi iniziarono quasi immediatamente e l’attenzione di Akane fu subito rapita da essi, dopo un respiro profondo la sentì rilassarsi e appoggiarsi completamente a lui, il quale dopo un primo momento di panico decise di farsi cullare dal respiro di lei e abbassò la guardia decidendo di tenerla ancora più stretta ed inebriandosi del suo profumo.

«Ranma guarda quelli che colori, sono bellissimi!» commentò entusiasta «Già, qui tutto è bellissimo» si lasciò scappare in un sussurro nell’orecchio di Akane che arrossì prima abbassando lo sguardo e poi alzandolo verso di lui «Ranma…»  «Akane…» decise che era arrivato il momento di baciarla, accarezzò la sua guancia e lei chiuse gli occhi, il volto venne attratto senza esitazione e nel buio della notte, nel frastuono dei fuochi d’artificio la baciò.

Le labbra di Akane erano così calde e morbide e poteva sentire il battito del suo cuore come impazzito quasi come il suo, poi d’un tratto le labbra di lei divennero fredde, gelide quasi da far male, allentato il contatto scoprì che Akane non respirava più, sconvolto si guardò intorno ed era di nuovo nella caverna del monte Hooh, con lei tra le braccia senza nessuna traccia di vita, Akane non si risvegliava e non sorrideva avendo sentito la sua confessione.

Ranma si svegliò di soprassalto, sconvolto e freddo di sudore. Sul pavimento, nella stanza da pranzo, con le nuvole che erano arrivate a coprire il sole, la musica era cambiata ma la voce di Akane era ancora li.

Si alzò con fare frenetico e le gambe che tremavano ancora per l’incubo appena svanito ma che lasciava brutti ricordi e sensazioni. Raggiunse la cucina e Akane era ancora li di spalle che cucinava.
Non appena avvertita la sua presenza la ragazza si voltò «ehi che ti succede, sei pallido, non è che hai la febbre?» fece per andargli incontro e poggiargli una mano sulla fronte ma Ranma le fermò il polso, la tirò a sé abbracciandola a lungo, con la testa poggiata sulla spalla di lei.
Akane era viva e non era un sogno, il ricordo del monte Hooh era una cosa che non l’avrebbe mai abbandonato, il terrore di perdere la donna che ama era la sua più grande paura, più grande di quella dei gatti. «Sto bene, sto bene» disse muovendo lentamente la testa «Akane…» «Che c’è?» «Ti amo».
 
  
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