Videogiochi > Deus Ex
Ricorda la storia  |      
Autore: ChiiCat92    04/10/2018    0 recensioni
"Accuracy 100%
La scritta lampeggiava sullo schermo, prima bianca, poi rossa, su sfondo bianco.
Megan si passò una mano sul volto.
Doveva esserci per forza un errore.
Digitò ancora una volta la stringa di codice necessaria al sistema, poi premette invio.
Una sfera in movimento l’avvertì che il computer stava processando l’informazione, poi…
Accuracy 100%"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

04/10/2018

 

Secrets


Accuracy 100%

La scritta lampeggiava sullo schermo, prima bianca, poi rossa, su sfondo bianco.

Megan si passò una mano sul volto.

Doveva esserci per forza un errore.

Digitò ancora una volta la stringa di codice necessaria al sistema, poi premette invio.

Una sfera in movimento l’avvertì che il computer stava processando l’informazione, poi…

Accuracy 100%

Come poco prima, la scritta cominciò a lampeggiare sullo schermo.

A quel punto a Megan tremavano le mani.

Vide la sua immagine, scarmigliata e stanca, nel riflesso dello schermo. Prese un profondo respiro, nel tentativo di placare il battere furioso del cuore.

Era stanca, troppo stanca, aveva nello stomaco solo un caffè, e non si faceva una buona dormita da...da quando? Da sempre, probabilmente.

Accuracy 100%

Nel suo lampeggiare, come a volerla mettere in guardia, la scritta emetteva un sottilissimo bip, bip bip.

Guardami Megan! urlava quel suono Sono la scoperta medica del secolo! Del millennio! Forse la più sconvolgente dai tempi della ruota!

Bip, bip, bip.

La donna strizzò gli occhi, arrossati per il tempo passato davanti allo schermo, e obbligò se stessa a ignorare quel richiamo.

Non poteva esserne sicura (Accuray 100%), poteva esserci un errore (Accuracy 100%), i computer a volte sbagliavano (Accuracy 100%).

Prese un altro respiro, ma l’aria in quel laboratorio era viziata, sapeva di cattivi presagi, tradimento, e altre cose che non voleva più respirare.

Si alzò, le gambe improvvisamente instabili per la stanchezza, un capogiro quasi la obbligò ad appoggiarsi contro la parete.

Il suo cervello, come il suo corpo, era del tutto umano, non poteva permettersi di lavorare così tanto senza concedersi neanche una pausa. Ma d’altronde, non stava lavorando per permettere a tutti gli esseri umani di perdere la loro umanità? Di non sentire la stanchezza, la fame, il sonno, di non dover mai più indossare occhiali da riposo per lavorare al computer?

Cercò di allontanare il pensiero, all’improvviso le dava la nausea. Doveva essere il cattivo che aleggiava nella stanza. Sì, di certo era per quello.

Lasciatasi alle spalle il computer, il laboratorio e il lungo corridoio che portava all’ascensore cominciò a sentirsi già meglio. Quell’assurda scritta lampeggiante sullo schermo non era più così impellente, non sentiva più il tremendo, doloroso impulso di chiamare il capo, anzi.

Ma il numero che voleva comporre adesso era forse l’ultimo a cui avrebbe mai dovuto pensare. Eppure le sue dita percorsero tranquillamente la strada per digitare i tasti e la sua mano portò all’orecchio il telefono come se niente fosse.

Tuuu, tuuu, tuuu.

Al terzo squillo capì di aver fatto un errore. Un tremendo errore. Non lo dicevano tutte le riviste di gossip, tutti gli specialisti, tutti gli amici? Mai chiamare un ex, soprattutto quando ci si è lasciati in modo brusco, quando ti manca ancora, quando lo ami ancora.

Stava per chiudere la chiamata quando la dura, burbera ma familiare (amata) voce rispose:

« Pronto? »

Quanto sarebbe stato strano improvvisare un “scusi ho sbagliato numero” e riattacare la chiamata sapendo che Adam aveva ancora il suo numero in rubrica (e non registrato con qualche nomignolo strano, affettuoso, come “Amore” o anche solo “Meg”, ma un freddo, distaccato “Megan Reed”)?

« Ciao Adam. » la sua bocca rispose per lei, traditrice infame. « Ti ho svegliato? Deve essere molto tardi, ho perso la cognizione del tempo in laboratorio. Era una stupidaggine, ti richiamo domani. »

Stava giusto per premere il pulsante che l’avrebbe tolta da quella schiacciante situazione, quando lui riprese, lentamente ma vigile.

« No, sonnecchiavo sul divano, nessun disturbo. Perché mi chiami, Megan? »

Già, perché lo stava chiamando?

L’ascensore la portò al piano terra dell’edificio delle Sarif Industries; al guardiano di notte in piedi davanti alla porta ciondolava la testa, ma nessuno avrebbe fatto rapporto a riguardo; sugli schermi che di giorno animavano la reception adesso passava ad intermittenza solo l’orologio digitale, segnava le 04:05.

« Domani. » cominciò Megan, mentre la bugia che il rimpianto stava tessendo per lei prendeva forma nella sua mente. « Avrei bisogno che tu tenga Kubrik, perché ho bisogno di riposare e non posso proprio stargli dietro. »

La donna riuscì benissimo a immaginare le domande che dovevano passare nella mente di Adam in quel momento. Le stesse domande da poliziotto investigatore (ex swat) che l’avevano portata all’esasperazione ed erano stati motivo di infiniti litigi.

Perché mi chiami alle quattro del mattino per chiedermi di tenerti il cane?

Perché non puoi affidarlo alla tua vicina come sempre?

« D’accordo. » disse Adam, forse un po’ perplesso, o solo confuso per essere stato svegliato dalla sua ex fidanzata nel bel mezzo della notte. « Non c’è problema. Mi piace passare del tempo con Kubrik. »

« Ottimo. » rispose lei, improvvisamente gelida. Il successo della sua menzogna le aveva dato coraggio. « Adesso ti lascio, devo tornare a casa. Buonanotte Adam. »

« Buonanotte, Megan. »

Appena il segnale acustico l’avvertì che la chiamata era terminata, compose in fretta un altro numero.

L’uomo all’altro capo della linea rispose subito, senza lasciarle tempo di cambiare idea. Con David Sarif era sempre così.

« Dottoressa Reed, che piacere sentirla. Fa le ore piccole in laboratorio? »

« Ho trovato un campione che combacia al 100%. Nessuna sindrome di rigetto, i suoi geni sono perfetti. »

Silenzio. Megan sentì il cuore mancare un battito. Stava quasi per chiedere se l’uomo c’era ancora, ma venne interrotta.

« Questo è magnifico. Ne sei assolutamente certa? »

« Ho ripetuto il test due volte, questo non significa avere la certezza assoluta, ho bisogno di approfondire, ma ne sono sicura abbastanza. »

« Di chi si tratta? »

Ecco Megan, è questo il momento. Sei sicura di riuscire a dirlo? Sei sicura di poterlo pugnalare così? David non si farà scrupoli, David lo farà a pezzi.

« Adam. » sussurrò. Una folata di vento le portò via rimasugli di sudore dal volto e dal collo, facendola rabbrividire. « Adam Jensen. »

« Buon Dio! » esclamò David, Megan dovette allontanare il telefono dall’orecchio per non essere stordita da tanto entusiasmo. Da tanta meschinità. « Ci metteremo subito in contatto con lui. Dobbiamo proteggere la tua scoperta, e dobbiamo proteggere il nostro campione. » una vaga risata, e la donna sentì le viscere gorgoliare nell’addome.

« Signore, con tutto il dovuto rispetto, Adam non è al corrente del fatto che abbiamo prelevato DNA da lui, e neanche delle ricerche che sono seguite. A questo punto delle cose credo che non possiamo tenerlo all’oscuro dei fatti. »

« Dottoressa Reed. » riprese David, dopo quello che sembrò un’eternità di fuoco e fiamme. « Megan. Apprezzo il tuo lavoro e la dedizione alla causa, non ti avrei mai affidato il progetto se non fossi stato certo che avresti portato la barca in porto. L’hai detto tu, no? Non c’è ancora la certezza assoluta. Condurremo altri esperimenti e nel frattempo...questo sarà il nostro piccolo segreto. »

« Ma Adam… »

« Adam non ne soffrirà. Quando sarà il momento si offrirà spontaneamente per portare avanti la ricerca. Era un poliziotto, sa cosa significa servire la patria per il bene superiore. »

Era stanca, davvero stanca, la terra le girava sotto i piedi, la testa era troppo leggera per formulare un pensiero coerente.

D’altronde, se avesse voluto dire tutto ad Adam lo avrebbe fatto, non l’avrebbe chiamato inventandosi una scusa così meschina. La sua impulsività l’aveva portata a chiamarla, il buon senso a mentire. In fondo in fondo la pensava esattamente come David.

« D’accordo. manterrò il segreto. »

« Stupendo, stupendo. Domani ne parleremo meglio. Si prenda mezza giornata di riposo, Dottoressa, nel pomeriggio discuteremo di questa meravigliosa scoperta. Buonanotte! »

« Buonanotte, signor Sarif. »

Chiuse la chiamata, e si proseguì verso casa.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Deus Ex / Vai alla pagina dell'autore: ChiiCat92