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Autore: Without_Loved    12/07/2009    1 recensioni
Tio e Sophie stanno insieme, ma qualcosa va storto... Arrivata prima al contest indetto da Readeagle86 nel Twin princess- Fanfiction
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I nostri destini





“Buon giorno a tutti” salutò Sophie entrando nella sala delle conferenze, dove il padre stava tenendo una riunione con i sovrani degli altri regni.
“Sophie, ti sembra il modo di entrare durante una riunione?” chiese Randa severo.
“Mi scusi padre, ma non sapevo che foste in riunione: nessuno me l’ha detto” si rammaricò la giovane abbassando lo sguardo in segno di scusa, ma il padre restò indifferente.
“Prendi esempio da tuo fratello, lui sì che sarà il mio degno successore” esclamò il sovrano puntando gli occhi sul figlio maggiore, che stava parlando con i sovrani come se fosse già re.
Finita la riunione i due fratelli dei mulini a vento si riunirono nella stanza del maggiore e cominciarono a parlare, come facevano ogni giorno da quando erano nati.
“Sorellina lo sai che ultimamente sei strana? non so, è per colpa di Tio? Guarda che se mi dici di sì, lo prendo e lo appendo alle pale del nostro castello” disse Auraa cercando di far nascere un sorriso sulle labbra della sorella, ma non riuscendo nemmeno a farlo accennare.
“Non è per colpa sua se sono così in questo periodo, anzi quando sono con lui va tutto a gonfie vele, sembra che il tempo non passi mai, ma quando mi lascia sola ritorno impacciata e goffa, quasi peggio di Fine e Rein” rispose con tutta calma la ragazza guardando la foto che aveva fatto con il suo ragazzo al loro primo appuntamento; poi qualcosa la distrasse da quel ricordo: Tio era arrivato da lei.
“Sophie, sono venuto a prenderti” urlò fuori dalla finestra il ragazzo appena giunto sopra il suo inseparabile destriero Saetta.
“Arrivo, aspettami giù per dieci minuti, prima devo fare una cosa” sorrise Sophie affacciandosi alla finestra per vedere meglio l’amato che stava cercando di scendere dal suo destriero con qualche difficoltà.
“Basta che fai preeesto”: come ogni volta era caduto, ma si rialzò subito.
“Mi fai sempre ridere, sei così simpatico e spiritoso” disse la ragazza appena giunta di fronte al fidanzato.
“Oggi ti porto a fare un bel picnic al lago infuocato” si offrì Tio aiutandola a salire su Saetta, che era cresciuto di parecchio da quando avevano salvato Wonder dall’attacco di Dark Bright.
“Fantastico, ma non ci scotteremo?” scherzò Sophie, cambiando umore subito dopo. Il ragazzo aveva notato già da un po’ il mutamento della fidanzata anche se fino a quel momento non gli aveva dato peso, ma ora era assai preoccupato, non solo per lei ma anche per il loro rapporto, che temeva potesse disfarsi in poco tempo.
Giunti al lago, Sophie notò che non era come aveva immaginato pieno di fiamme, ma un bel posto pieno di fiori e vita, le acque cristalline in cui molte persone si tuffavano e ridevano allegramente.
“Com’è questo posto?” domandò Tio prendendo una tovaglia e un cestino da dietro ad un cespuglio, per poi appoggiarli a terra facendo sedere la ragazza.
“E’ stupendo… però non è come me lo immaginavo” rispose la ragazza ritornando al suo solito sorriso “Come mai si chiama lago infuocato se non c’è nessun fuoco o fiamma?”
“Beh… vedi, questo luogo è nato da quel vulcano, ma alcuni credono nella leggenda che narra che qui tanto tempo fa una ragazza di nobili origini incontrò colui che proclamò suo unico e vero amore, un nobile di un altro regno, però subito dopo quel giorno i due non si rividero più, perché scoppiò una guerra a cui nessuno sopravvisse a parte la giovane che da allora pianse giorno e notte. Le sue lacrime si riunirono a formare questo lago, ed erano infuocate per la rabbia che l’accecava”. Il ragazzo la fissò e vide nel suo sguardo enorme tristezza per quello che aveva appena udito.
“Facciamo un tuffo?” propose Sophie prendendolo per mano e trascinandolo verso l’acqua per poi tuffarsi.
La giornata passò velocemente e nessuno dei due si accorse che era ormai ora di fare la passeggiata che Sophie stava aspettando da quando erano arrivati.
Purtroppo, in quel preciso istante, qualcosa di spiacevole stava accadendo nel regno di Mera Mera: il fuoco si era alzato ancora di più e l’unica cosa ad insospettire gli abitanti e i sovrani era che la benedizione del sole non si stava esaurendo; così decisero all’unanimità di richiamare Tio al castello per aiutarli.
“Principe Tio, siamo spiacenti di richiamarla a palazzo, ma è successa una cosa spiacevole... il fuoco principale è aumentato improvvisamente e subito dopo pure tutti gli altri, nel regno tutti si stanno allarmando, la preghiamo di ritornare a casa e aiutarci” disse uno dei servi al principino, che guardò l’amata per coglierne la reazione.
“Tesoro vai, il tuo regno ha bisogno di te, fai vedere chi è Tio, io ti accompagnerò, se vorrai” sorrise Sophie, restituendo al ragazzo la serenità.
“Ma certo che ti voglio al mio fianco!” rispose lui entusiasta.
Appena si furono cambiati, partirono verso il regno di Tio, che nel frattempo guardava fuori, verso il laghetto che si faceva via via meno visibile: quel posto sarebbe diventato il suo nascondiglio da tutto e da tutti.
“Eccoci, padre, madre, Lione ci siete?!” urlò il principino appena entrato nel castello, dove non trovò nessuno. Allarmato prese la fidanzata per mano e la trascinò verso il vulcano; quando finalmente arrivarono trovarono tutti riuniti di fronte al drago.
“Wow… non me lo ricordavo così grosso” si sorprese Sophie, guardando l’enorme bestione che aveva di fronte.
“Beh, in questi anni è cambiato” rispose Tio.
“Drago ti prego, non fare così, ti supplico…” disse invano Lione, tentando di calmare il Drago del regno che stava sputando fiamme. All’arrivo di Tio e Sophie l’attenzione fu catturata dai due che li avevano disturbati.
“Che succede?” chiese il principino che stava riprendendo fiato per la lunga corsa fatta per giungere fino a lì, ma che nessuno degnava di una risposta.
“Tio, io sto cominciando a preoccuparmi; qui tutti mi stanno guardando con animosità, mi fanno paura” disse stringendosi a lui, perché gli abitanti e i sovrani la guardavano come se fosse un mostro da scacciare via, lontano da loro.
“Non ti preoccupare, ora prendi la mongolfiera che trovi là in fondo e vai a casa, qui ci penso io” la rassicurò lui guardandola negli occhi, ma questo non servì a rasserenarla, anzi peggiorò la situazione, perché il suo tono ad un punto della frase era diventato duro nei suoi confronti.
“Tio, vuoi dire che io, perché sono una ragazza, non sono in grado di aiutarti a difendere il tuo regno?... se è questo quello che pensi di me, allora tra noi due non può continuare… non è la prima volta che mi dici queste cose, lo ripeti continuamente, mi hai davvero delusa…” urlò Sophie, incominciando a piangere. Quelle parole, che sancivano una frattura netta nel loro rapporto, le facevano male, ma non poteva continuare a fingere e non dirglielo: ogni volta che lo voleva aiutare le diceva che ci avrebbe pensato lui e quando andava a trovarlo, tutti la trattavano con indifferenza come se lei fosse un elemento estraneo che veniva lì, solo per una cosa: i loro terreni e i loro soldi.
Corse più veloce che poteva, cadde a terra e si graffiò un po’ il ginocchio e la mano, controllò che tutto fosse a posto e si rialzò e guardò verso la punta del vulcano; le lacrime incominciarono a scenderle copiose, come mai prima d’ora, finché giunse alla mongolfiera che Tio aveva fatto arrivare per lei.
Intanto il giovane principe di Mera Mera stava cercando di raggiungerla, ma i genitori lo tenevano per la coda, impedendogli ogni movimento; vani furono i tentativi di divincolarsi o morsicare; era come se tutti fossero cambiati e questa storia lo intimoriva molto: mai in tutta la sua vita aveva visto una cosa simile.
“Vi prego, vi prego lasciatemi andare da lei, voglio spiegarle tutto e chiederle scusa” gridò il giovane girandosi sulle ginocchia e abbassando la testa fino in terra; era seriamente dispiaciuto per il comportamento tenuto nei confronti di colei che era stata la sua ragazza e che adesso rischiava di diventare per colpa sua un’estranea. Purtroppo per lui nessuno lo ascoltava.
“Tio, tu sei un principe non un popolano, devi cercarti una ragazza degna della tua posizione, non una che scherza sempre” lo rimproverò Whal, suo padre e sovrano del regno; certo era severo, ma non lo era mai stato realmente con i figli, tanto meno con lui, appena tutto ritornò alla normalità.
“Padre, lei scherza, ma lo fa per metterti di buon umore, non per scortesia nei tuoi confronti” rispose Tio ritornando autoritario come sempre, quando parlava di Sophie.
“Decidi: o lei o noi, ma ti avviso che se sceglierai lei non sarai più il principe di Mera Mera” disse Whal guardandolo fisso negli occhi.
“… Padre per me siete tutti importanti, non ci sono differenze, io amo Sophie e vi voglio bene, non potete chiedermi di scegliere; la vita è la mia e vorrei fare da solo le mie scelte” questa volta fu ancora più deciso di prima, ma questo non bastò: ad un cenno del re due guardie lo presero e lo condussero in prigione.
“Tio, perché l’hai fatto? E io che pensavo di piacerti veramente… ma perché si soffre per amore?” quest’ultima frase la principessa Sophie la rivolse alla madre che era appena entrata a vedere come stava; si sedette vicino a lei sull’immenso letto a baldacchino che occupava metà della sua stanza.
“Piccola mia, a volte l’amore fa male, ma è questo il bello: amare non vuol dire sempre essere felici, anzi il contrario; lui potrà averti trattata male, ma l’ha fatto solo per il tuo bene, piccina… Sai che cosa mi disse tua nonna quando avevo lasciato per la prima volta tuo padre?” chiese la donna alla figlia dopo averla appoggiata al petto e accarezzandole la testa.
“No, che cosa ti disse la nonna, dimmelo sono curiosa” scattò in piedi la ragazza facendo ridere la donna.
“Beh, mi disse: se ami una persona devi lasciarla andare per la sua strada, se lui ritorna da te vedrai che sarà il tuo vero amore” riprese la donna tornando seria: quelle parole le fecero ritornare in mente tante cose, che non voleva più ricordare.
“Adesso ho capito, grazie madre, allora aspetterò che sia lui a tornare da me” sorrise la ragazza sdraiandosi sul letto mentre guardava la foto che stava sul suo comodino.
Quando la madre uscì, prese dal comodino il suo diario segreto e incominciò a scarabocchiarci sopra. Mentre scriveva, dalla finestra arrivò un messaggio che proveniva dal regno del suo amato.
“Cara Sophie, lo so che sei arrabbiata con me e che ne hai tutte le ragioni, ma l’ho fatto perché non volevo essere io a lasciarti, anche perchè per me sarebbe stato difficile: amo un’altra e la sposerò tra un mese… Questo è il perché delle mie azioni. Sinceramente, il principe Tio”. Lesse e rilesse con attenzione la lettera. Dunque le parole della madre erano false e questo era davvero un addio ai momenti magici passati insieme.
Si rimise a piangere; questa volta nessuno sarebbe riuscito a consolarla, neanche suo fratello, a cui peraltro lei teneva molto.
I giorni passarono e il giovane Tio restava immobile in un angolino della sua cella, ogni tanto lo veniva a trovare suo padre per cercare di persuaderlo a desistere dalla sua scelta, ma senza fortuna; sul muro aveva scritto il suo nome e quello di Sophie riuniti e compresi da un cuore. Quando Whal lo vide, prese un fazzoletto e cominciò a tentare di cancellarlo.
“Padre, non verrà mai via, perché questa scritta è come l’amore che provo per Sophie, hai capito!?” disse Tio tirandosi su e mettendosi tra il padre e la scritta. Con una spinta del braccio il re spinse il giovane a terra; non voleva che suo figlio, l’erede al trono, provasse simili sentimenti per una secondogenita di una famiglia reale.
Quando fu solo, il principino guardò fuori dalla piccola grata della sua cella e ripensò a tutti i momenti passati con Sophie, con la sua famiglia, e soprattutto si ricordò di una frase del suo tutore, Shade: “Tio, non arrenderti di fronte al primo ostacolo: sorpassalo, anche se sai che dopo ne troverai altri sempre più difficili…”; questa era la cosa che Shade gli disse prima di ritornare al suo regno per aiutare la madre.
“Tutore non so come ringraziarti, ma come faccio ad uscire da qui?!” si chiese bisbigliando per non farsi sentire dai soldati che sorveglino a turno la sua cella.
“Tio, Tio, sono io, Shade, sono venuto a liberarti” disse il principe della luna, comparendo di fronte all’allievo che trasalì.
“Oh tutore, sei arrivato, per fortuna… pensavo che non sarebbe arrivato nessuno a salvarmi” si rallegrò il principino, poi osservando attentamente notò che vicino a Shade, c’era Milky.
“Tio, ora ti dico che cosa faremo… allora, tu, resta fermo come al solito e mentre io distraggo le guardie, Milky attraverserà le sbarre, prenderà le chiavi e ti libererà; appena sarai libero, correte alla mongolfiera e aspettatemi lì, io arriverò al più presto” spiegò il ragazzo dai capelli viola.
“Bene” rispose semplicemente l’altro.
Appena Shade attirò l’attenzione delle guardie, Milky fece come previsto dal piano e liberò il ragazzo, ma qualcosa andò storto: altre guardie giunsero a fronteggiare i due, che vennero catturati e imprigionati nella cella più brutta del castello.
“Figliolo, ma come te lo devo dire? Devi lasciar perdere” disse Whal appena giunto di fronte alla cella del figlio.
“No! Io non cederò. Come hai detto tu tanto tempo fa, non mollerò mai, io per Sophie e per il nostro amore, combatterò io… io Tio, principe del regno di Mera Mera, giuro dinnanzi a te che per lei, non smetterò mai di combattere e di essere quello che sono”. A quelle parole del figlio, il re si mise a ridere a crepapelle, facendo arrabbiare sempre di più il figlio.
“Sophie!... Ci sei!?” chiese Auraa entrando nella cameretta della sorella e, non trovandola, si preoccupò tantissimo, tanto da chiamare a raccolta tutte le guardie in servizio e ordinare di iniziare subito una ricerca.
“Auraa, aspetta… io sono qui… ero andata con la mamma al lago infuocato per parlare un pochino, scusami se ti ho fatto preoccupare” rispose la sorella entrando nell’immensa sala delle riunioni.
“Ok… Allora che vuoi fare con Tio!? Pensi che il tuo amore sia più forte di tutto?” chiese il principe portando la sorella in giro per i corridoi del castello.
Appena finirono di parlare, presero una mongolfiera e si diressero verso il tanto agognato regno del fuoco; ci misero molto tempo ad atterrare, perché le guardie li stavano attaccando con le lance ed una riuscì a bucare il mezzo di trasporto che precipitò proprio di fronte all’entrata del palazzo reale, così vennero catturati e portati di fronte a Whal, che aveva assistito alla scena dalla finestra della camera.
“Principessa Sophie, principe Auraa a che devo l’onore di questa inattesa visita?” chiese con sorriso falso il re, sedendosi al suo posto, accanto alla figlia e alla moglie che stavano anche loro ridendo.
“Padre, scusate la mia intromissione, che ne dite se al posto di rinchiuderli tutti nella prigione non li mandiamo di fronte al drago? sicuramente lui saprà che cosa fare” rise Lione, che di solito era una ragazza dolce e sensibile, mentre ora appariva spietata. Quando suo padre acconsentì i prigionieri vennero portati sul vulcano, il luogo in cui il bestione riposava.
“Tio, Tio” urlò Sophie appena vide il suo amato; cercò di raggiungerlo, ma fu impossibile: le guardie li stavano trattenendo tutti.
“Sophie… Sophie, lasciatemi andare, brutti mostri” urlò anche Tio, strattonando le guardie.
“Stia calmo principino…” disse una guardia avvicinandosi al ragazzo, che lo morsicò.
“Io non sto calmo finché non mi avrete fatto parlare con Sophie” rispose lui, guardando verso il punto in cui si trovava la ragazza.
“Ma non ha capito che lei non la ama più? Altrimenti perché l’avrebbe lasciata?” continuò, invitando il giovane a riflettere sulla cosa.
“E’ vero, per lei non sono più il “suo” Tio, ma solo il principe Tio del regno di Mera Mera” disse dopo dieci minuti il principe.

Appena arrivati di fronte al drago tutti si fermarono.
“Siamo qui dinnanzi a te, o potente drago che abiti nel vulcano, per chiederti di punire questi insolenti” disse Whal, inginocchiandosi di fronte alla creatura, che subito acconsentì a trattenerli per dar loro una punizione.
“Ti prego, drago, non farmi del male… dobbiamo essere puniti perché amiamo?” chiese il principe Tio appena il padre e le guardie ebbero lasciato il luogo, che secondo loro, sarebbe stato la fine per i vari principi.
“Pss… psss! Tio, sono sempre io, Shade, mi sono di già messo d’accordo con il drago appena ho saputo che venivate qui… su… ora sbrigatevi, non c’è tempo da perdere, correte” bisbigliò il principe del regno della luna, comparendo per metà da dietro una roccia che si trovava proprio dietro al drago.
“Grazie tutore, non saprò mai come ringraziarla…” detto questo, Tio si lanciò incontro al ragazzo dai capelli viola con tanto impeto che lo fece cadere a terra; poi, appena tutti furono slegati dalle corde che bloccavano loro le mani, partirono verso il regno più sicuro, quello dei mulini a vento.
“Grazie, principe Shade, le saremo riconoscenti per tutta la vita per aver salvato i nostri figli” disse Elena, la madre di Auraa e Sophie appena vide i figli ritornare sani e salvi.
“Non c’è di che. Sbrighiamoci Milky, la mamma ti starà cercando” sorrise Shade alla vista della regina che abbracciava i figli, avendo temuto che non sarebbero ritornati.
“Guardate qui… sul giornale di tre giorni fa c’è scritto una cosa riguardo al regno di Mera Mera… strano non me n’ero accorto” disse il re dei mulini a vento, risfogliando il giornale e notando l’articolo.
“Che cosa dice?” dissero tutti, invitandolo a leggere, chissà che in quel articolo ci fosse la soluzione di tutto quello che stava succedendo nel regno del fuoco.
“Beh, dice che i sovrani sono stati presi da una malattia rara e che in seguito l’abbiano trasmessa ai sudditi… dice inoltre, che sia una malattia che cambia la personalità… chissà, se passasse a Camelia, forse diventerebbe più socievole nei nostri confronti” rise alla fine Randa, ma nessuno gli fece eco, per cui smise subito chiedendo scusa con regalità.
“Beh… io ho la cura, però è molto lunga da preparare, ci vorrebbero cinque mesi per farlo” rispose Tio, attirando l’attenzione su di sé, ma quando disse il periodo di tempo previsto per la preparazione rimasero tutti: come poteva una pozione essere creata in così tanto tempo?
“Però possiamo prepararla in una settimana, visto che c’è un posto remoto del paese del fuoco in cui la stanno preparando e mancano ancora sette giorni per averla” riprese il principino, riaccendendo la speranza negli occhi dei presenti.
“Benissimo, allora io e Auraa andremo a vedere, mentre voi due, Tio e Sophie, rimarrete qui a controllare la situazione nel regno e a parlare; magari riuscirete a capire che cosa succede tra voi” suggerì Randa uscendo dalla sala, per salire poi sulla mongolfiera da cui erano scesi i ragazzi, insieme al figlio maggiore.
“Andiamo a fare una passeggiata?” propose Sophie, arrossendo quando il ragazzo assentì con un cenno del capo.
Mentre passeggiavano nessuno dei due riusciva a chiedere spiegazioni all’ altro, per cui restavano in silenzio.
“Tio, che significa questa lettera?” chiese la ragazza, rompendo l’imbarazzato silenzio, mentre gli porgeva la lettera ricevuta ore prima.
Il ragazzo la prese e la lesse attentamente.
“Io non l’ho mai scritta… e poi questa non è la mia scrittura… io non scrivo così” mugolò infine Tio, mettendo il muso alla fidanzata che sorrise.
“Scusami, non farò mai più un errore così” gli rispose mettendo una mano sui fianchi, per poi continuare a camminare dritta e spedita verso la sua stanza, e sfuggire alla brutta figuraccia appena fatta con il principino.
Appena la ragazza entrò nella sua stanza, Tio andò verso il giardino e trovò il fiore preferito della sua fidanzata, una margherita; la raccolse annusandone il profumo.
“Sophie, ma perché fai così? Io che ti ho fatto di male?” si chiese il ragazzo ripensando allo strano comportamento della principessa.
“Chissà che cosa ti ho fatto? Non so perché è da giorni che sto male, non sono più me stessa… solo con te ero la solita e vecchia Sophie, quella scherzosa e simpatica, non mi riconosco neanche io…” sospirò la principessa, mettendosi la camicia da notte, per poi uscire e appoggiare i gomiti sulla balconata .
“Tesoro mio, che cosa c’è successo? Siamo noi o sono gli altri che ce l’hanno con noi?” si chiesero entrambi i ragazzi sospirando nuovamente.
Tio, alzando lo sguardo incontrò quello di Sophie, ma lo riabbassò subito a disagio vedendola in camicia da notte; anche lei lo distolse subito per l’imbarazzo.
I giorni passarono in fretta e la fine della settimana era ormai giunto alle porte, Randa e Auraa tornarono con la pozione, ma si stupirono quando non trovarono nessuno ad accoglierli.
“Randa, Auraa… Tio è uscito cinque ore fa e non è ancora tornato” disse la principessa Sophie, entrando di corsa nella sala, e avvertendo i due della sparizione dell’ospite.
“Forse sarà ritornato nel suo regno per affrontare i suoi genitori una volta per tutte!” rispose il fratello, incitando la sorella a salire e a ripartire per Mera Mera; il suo unico desiderio ora era rivedere la sorella sorridere come una volta, felice e insieme al suo ragazzo.
“Partenzaaa” urlò Sophie appena il mezzo di trasporto lasciò la terra e si mise in moto verso la meta.
Appena i due misero piede sulla terraferma, si ritrovarono davanti uno scenario diverso da quello che avevano lasciato una settimana prima: la popolazione era più rigida e continuava a litigare, a causa del clima che si respirava a palazzo.
“Forza Sophie, andiamo verso il castello e troviamo Tio, magari davanti ai suoi riuscirete a dirvi tutto” disse Auraa prendendo la sorella per il polso e trascinandola all’interno dell’edificio.
“Madre… Padre… io sono venuto qui per affrontarvi” disse il principe Tio appena giunto di fronte ai suoi genitori.
“Tio, ancora combatti per l’amore di quella ragazza?” chiese Whal, alzandosi dal trono e raggiungendo il figlio, per poi tirargli uno schiaffo.
“Amore… che ti ha fatto?” urlò Sophie, vedendo il colpo appena subito dal suo fidanzato gli corse vicino e, guardandosi negli occhi, ritrovarono l’amore che temevano d’avere perso.
“Niente, Sophie… ora scusami, Auraa, ce l’hai la pozione?” chiese voltandosi verso il principe dei mulini a vento, che per risposta gli lanciò la boccetta, che si frantumò a terra.
“Nooo, la nostra unica speranza è sparita” pianse il ragazzo vedendo tutti i suoi sforzi e quelli dei suoi amici andare in frantumo: aveva riposto ogni sua speranza in quel flacone.
“Tio… ne ho un’altra boccetta qui con me” lo consolò Auraa mostrandogli una nuova bottiglietta. Appena il principe di Mera Mera la prese si ritrovò a fronteggiare il padre con la spada impugnata in segno di sfida.
Lo scontro tra padre e figlio iniziò, mentre tutti i presenti stavano in silenzio ad osservare la scena.
“Dimmi perché fai questo” chiese Whal, ferendo il ragazzo.
“Tu, mi chiedi perché?!… Io sono venuto ad affrontarvi per farti capire quanto per me sia importante Sophie, ma vedo che non riesci proprio ad accettarlo”; e ciò detto affondò la sua spada nella spalla del padre, ferendolo gravemente.
“Tio, ho capito, io mi arrendo… sei tu il vincitore, ma non sono io quello che impedisce il vostro amore; ormai siamo tutti guariti… volevo solo vedere se saresti riuscito a battermi rivelando i tuoi veri sentimenti” disse il re guardando prima il figlio, poi Sophie.
“E chi impedisce il nostro amore?” chiese Tio incerto sulla risposta.
“Siete voi stessi; avete paura di quello che vi può succedere, una rottura definitiva per esempio” rispose Whal accarezzando la testa del secondogenito, mentre Sophie li stava curando la ferita grazie all’aiuto dei medici di corte.
“Davvero? Non avrei mai creduto che potessimo essere proprio noi ad impedire il nostro rapporto” abbassò la testa riflettendo su quello che aveva fatto nei confronti di Sophie, e lo stesso fece lei.
“Mi dispiace” dissero infine i due ragazzi abbracciandosi.
“Scusami, Sophie… sono stato uno stupido, non lo farò più, te lo giuro… mi sono comportato male con te, perché ultimamente nel regno tutto sembra andare male, il drago ha mal di denti, per cui a volte si arrabbia e sputa fuoco, noi riusciamo a trattenere il calore che emana, ma tu no… solo per questo ti ho detto di andartene via quella volta; era solo per proteggerti… scusami se involontariamente ti ho ferita” disse Tio, accarezzandole i capelli.
“Non sei tu quello che si deve scusare, ma io… da giorni sono strana, non mi riconosco, ma quando sono con te ritorno ad essere la ragazza che tutti conoscono… per cui perdonami” sbottò lei, iniziando a piangere.
“Ma tu mi ami ancora?” chiese Tio.
“Sì, che ti amo, ti ho amato in passato, ti amo nel presente e ti amerò per sempre… Ma chi ti ha detto che non ti amo più?” rispose lei guardandolo in tralice.
“Beh… una guardia” ammise dopo averci pensato un po’ su “e… la lettera che mi hai fatto leggere?” continuò chiedendo spiegazioni sulla lettera che gli era stata mostrata.
“Non lo so, forse è stato tuo padre, non so…” rispose lei mettendosi un dito sotto le labbra.
“Senti… io perdono te se tu perdoni me” dissero in coro i due, finendo poi a ridere.
“Grazie re Whal, ci ha dato una lezione importantissima” sorrise Sophie all’interpellato che le rispose con un lieve sorriso.
“Ora è meglio ritornare a casa, Sophie” si intromise Auraa, mentre tutti riprendevano le loro solite mansioni.
“Ciao, ci vediamo” salutò lei, dando un bacio sulla guancia al giovane, che arrossì vistosamente.
“Ok! Ti vengo a prendere io domani, così ritorniamo al lago infuocato” rispose Tio.
“Ci conto”. Tutti quelli che stavano assistendo alla scena, ritrovarono la coppietta felice di un tempo.
Il giorno dopo, come promesso, il principino andò a prendere la ragazza e la portò al laghetto.
“Chi arriva per ultimo offre la cena…” lo sfidò lei: questa volta nessuno dei due voleva perdere.
“Uffa! Non è giusto tu sei sempre più veloce di me, cattivo” continuò scherzando lei.
Ormai erano arrivate le sei e dovevano andare a cambiarsi per poi uscire di nuovo.
Un mese dopo, da quel giorno, il principe Tio partì per andare nel regno dei mulini a vento per festeggiare il primo mese insieme a Sophie, ma quando arrivò trovò tutti i suoi amici.
“Ma che ci fate tutti qui?” chiese sorpreso vedendoli riuniti a cerchio.
“Beh, vedi è successa una cosa terribile…” iniziò a parlare Lione, non finendo la frase.
“Che cos’è successo?” continuò sempre più agitato il principino.
“Beh… succede che il mio amore per te, cresce sempre di più.” disse dietro di lui Sophie.
“Mi avete spaventato” rispose offeso Tio, facendo ridere tutti.
“Tio, possiamo parlare in privato…” chiese perplessa lei, invitandolo a seguirla in un angolo della sala.
“Cosa c’è?! Non dirmi che mi vuoi lasciare di nuovo…” incominciò il principino, abbassando lo sguardo per paura della risposta che stava per ricevere: proprio ora che il loro rapporto era perfetto lei lo voleva piantare in asso?
“No, non è questo… è che… come posso dire… ho avuto un’idea e volevo avere una tua opinione… perché hai pensato una cosa simile?” ora sì che era più perplessa di prima; a volte non sapeva da dove gli saltassero fuori certe idee.
“Non lo so… è che ho avuto paura” rispose semplicemente lui.
“Volevo chiederti di…” non riuscì a finire la frase perché Tio le aveva messo un dito sulle labbra.
“Mi vuoi sposare?” chiese il ragazzo.
“Ma certo che ti sposo” disse lei, abbracciandolo.
Passarono gli anni da quel giorno e Tio e Sophie, felicemente sposati, avevano due splendidi figli, un maschio David e una femmina Giuly.
“Ti ricordi che giorno è domani?” chiese un Tio adulto alla moglie che stava tranquillamente seduta sul trono.
“Ma certo che me lo ricordo: è il nostro anniversario” rispose Sophie guardandolo negli occhi.
“Lo sai che diventi stupenda ogni giorno di più?”
A questa frase la donna arrossì; nonostante gli anni si emozionava ancora come una volta.
“Mamma… papà… vi vogliamo bene” urlarono i due piccoli abbracciando i genitori.
“Anche noi, piccoli. Ti amo mia regina” disse il re Tio, abbracciando la sua famigliola.

La loro vita, da quando erano arrivati i piccoli, era cambiata: non avevano più tempo per stare da soli; tra il lavoro e i bambini non riuscivano a vedersi, per cui mantenere la promessa di non litigare più era diventato molto più semplice; eppure entrambi avevano la certezza che non avrebbero comunque più commesso gli errori del passato; bastava l’incontro dei loro sguardi per rinsaldare le promesse che li avrebbero accompagnati fino alla fine del loro cammino, insieme.
   
 
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