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Autore: Alchimista di Neve    07/10/2018    4 recensioni
[Scritto per il giorno 2 del #Writober indetto da Fanwriter.it - Prompt: Nuvole]
La primavera è una stagione bellissima, specialmente se la si trascorre con una persona speciale.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, May Chang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un piccolo villaggio di Xing, l’aria era pervasa dal dolce aroma dei fiori di pesco, inasprito da un lieve odore di umidità residua dei precedenti giorni di pioggia primaverile. Il sole splendeva senza scaldare, e il terreno sarebbe rimasto soffice ancora per un po’, prima di lasciare evaporare l’acqua ritenuta. Non fosse stato per questo, Alphonse e May si sarebbero volentieri sdraiati nel prato dietro la loro casa, ma si erano invece limitati a sedere in veranda su una poltrona a dondolo, stretti l’uno all’altra.
– Brr! – Al contrasse brevemente i muscoli per un soffio di vento freddo che gli aveva accarezzato il collo, – Fa freschino oggi. –
May si accoccolò a lui: sembravano passati secoli da quando era partita da sola per attraversare il deserto, per poi ritrovarsi nella mite terra di Amestris e, nel giro di poco, nell’algida regione settentrionale della stessa; le temperature non l’avevano mai infastidita, all’epoca, tanta era la foga e l’entusiasmo di cercare la pietra filosofale in una terra sconosciuta. Lì, seduta accanto al suo ragazzo, forse per un’empatia che la coinvolgeva anche a livello fisico, pure lei risentiva della fastidiosa brezza primaverile residuata dell’inverno appena trascorso.
– Vado a prenderti un maglione? – si offrì guardandolo in viso con i suoi occhioni scuri; lui schioccò la lingua e la strinse più forte a sé.
– Era solo una frase fatta, – si girò verso di lei con un sorriso amorevole e le scansò una ciocca corvina dietro l’orecchio sinistro¸ – In realtà lo trovo piacevole! Tu, piuttosto, stai bene? –
Lei annuì con un sorriso fanciullesco stampato in viso, e il silenzio calò di nuovo, eccezion fatta per gli uccellini che cantavano ininterrottamente dall’alto degli alberi su cui avevano nidificato. Il maltempo non sarebbe stato un problema, quel giorno, sebbene la vastità azzurra che sovrastava le loro teste era interrotta da irregolari sprazzi bianchi e grigio-chiaro. I due alzarono lo sguardo al cielo, unico testimone, quel giorno, del loro affetto.
Passò qualche istante prima che May sghignazzasse sommessamente, suscitando la curiosità di Alphonse.
– Che c’è? – le chiese con un ghigno risultato dal contagio della sua ilarità.
– Guarda laggiù. – lei indicò un punto lontano in aria, avvicinando il viso a quello di Al per sintonizzare i loro campi visivi.
– Non vedo niente… –
– Quel cirro là in fondo, lo vedi? –
– Sssì…? –
May si nascose dietro un ciuffo che si era tirata sul viso a mo’ di baffo finto: – Guardalo bene, non sembra Xiao May con le fauci spalancate? –
Al ridusse gli occhi a due fessure nel tentativo di vedere ciò stava vedendo May: fece un po’ di fatica, ma quando ci riuscì anche lui si mise a ridacchiare.
– Sembra proprio lei, accidenti! –
– E quell’ammasso di nuvole là sembra la versione stilizzata di tuo fratello! –
– Pfff… hai ragione! Ahahah! –
Man mano che il vento spostava le nuvole e ne modificava la forma, Al e May si lasciarono investire dalla sua leggerezza, permettendosi di tornare bambini per quel breve lasso di tempo.
Mentre lo sguardo di May era ancora perso nell’immensità celeste che le si estendeva dinnanzi, lui si incantò su di lei, sui suoi lineamenti pallidi e delicati, sui suoi occhioni accesi di meraviglia nonostante le iridi naturalmente scure. Si passò una mano tra i capelli dorati, riflettendo sulla mossa che gli sarebbe venuta così spontanea eppure che sembrava necessitare di premeditazione. Le risate della ragazza scemarono fino a lasciare solo un’ombra di sorriso mentre si voltava a guardare Alphonse con muta ammirazione.
Il ragazzo si accostò lentamente e le sollevò dolcemente il mento con l’indice ripiegato; riscontrando nessuna opposizione da parte sua, e anzi vedendola predisposta all’atto successivo, il giovane alchimista appoggiò le sue labbra contro quelle dell’alkaestrista, dimenticandosi del vento, del freddo, del sole, del canto degli uccelli, e concentrandosi solo sulla percezione di lei, pelle contro pelle.
   
 
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