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Autore: jhun    08/10/2018    1 recensioni
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Foglia in autunno°

Caro uomo, entrasti nella sua vita esattamente come una foglia precipita dentro cosa con un colpo di vento. Uomo, bambinone con l'unico intento di ricevere amore.

Finisti la tua pesante giornata d'artista e ti rifugiasti in un locale di lusso- a dire il vero era solo un bar moderno molto costoso- era notte fonda e non avevi tempo per riposare. Nonostante i tuoi occhi stessero urlando pietà e la stanchezza stesse risucchiando anche il tuo ultimo respiro tu eri conscio di non poterti fermare e una volta arrivato rimanesti fermo qualche secondo avanti l'entrata. Apristi la porta in legno levigato, di un colore simile alla nocciola, dopo entrasti e ti appropriasti di un posto vicino alla finestra. Il locale era al nono piano di un palazzo- per questo era molto costoso, si vedeva chiaramente quanto tutto fosse curato nei minimi dettagli. Le mura erano nere, i tavoli erano di un argento simile al ferro e infine il pavimento bianco, tutto rigorosamente pulito. Tu amavi quei luoghi perfettamente ordinati, con l'aria condizionata e la buona musica. Tirasti un forte sospiro finché una graziosa ragazza dai lunghi capelli color nocciola non si piazzò avanti a te- aveva un sorriso da fare invidia a chiunque. Ti perdesti per un tempo indefinito a guardarla, era bella vero? Ma non era ciò che assillava la tua mente, in quel momenti avevi molta sete e quindi ordinasti un bicchiere d'acqua munita di ghiaccio. Lei- di sua iniziativa- si intromise nelle tue scelte dicendo che il tempo era molto freddo e senza ascoltare le tue indicazioni ti annunciò che avrebbe portato una tazza di cioccolata calda. Tu rimanesti zitto, eri stanco e non volevi controbattere- inoltre non avevi nemmeno molta sete, qualcosa di caldo ti sarebbe andato bene.

Apristi il libro di pedagogia iniziando a sottolineare accuratamente le parole chiavi con un evidenziatore azzurro- mentre con una mano segnavi su un quadernetto le cose più importanti. Lei ti guardava dal bancone, curiosa ed annoiata- non c'era nessuno per quell'ora e quel turno notturno che le era toccato la stava quasi distruggendo. E ti guardava, non faceva altro che seguire con gli occhi il contorno della tua immagine, divorava con gli occhi la stessa attenzione che dedicavi a quel libro- solo che lei non era stanca a differenza tua. Quando arrivò con in mano un vassoio ornato da dei biscotti e due tazze di cioccolata calda accompagnate da un bicchiere d'acqua con dentro del ghiaccio tu togliesti gli occhi dal libro.
<< Hai l'aria di essere molto stanco, smetti un po' e rilassati... >> ti disse, e inizialmente rimanesti colpito dal modo gentile e severo con sui si fosse rivolta a te. Tu la guardasti, lei si sedette al tuo stesso tavolo come se vi conosceste, e con fare confidenziale chiuse il libro.
<< Vuoi un autografo? Cosa vuoi? >> domandasti fissando i suoi occhi castani immobili sui tuoi. Lei scosse il capo allungandoti la tazza e il piatto pieno di biscotti, poi ti fece cenno di fare silenzio dicendoti che della tua firma non se ne sarebbe fatta un bel nulla. E lì la domanda venne fuori spontanea: "sai chi sono?". Lei rise per qualche istante per commentare con un simile "sì", e ciò quasi ti parve un miracolo. Già, meraviglioso uomo, stavi respirando vicino a qualcuno che sapeva chi eri e che aveva addirittura rifiutato un tuo autografo.
<< Grazie, quanto devo? >> domandasti e lei ti disse che era un suo omaggio- dato che per quell'ora nessuno aveva mai preso l'iniziativa di salire con l'ascensore per entrare lì dentro. Ti disse anche quanto fosse stancante e scocciante e tu l'ascoltasti mordicchiando uno dei caldi biscottini al cioccolato. Dopo aver sorseggiato qualche sorso di cioccolata calda prendesti il bicchiere d'acqua ringraziando per la sua gentilezza, e lei sorrise, e tu la guardasti.
<< Grazie per non scocciarmi... >> aggiungesti, lamentandoti del fatto che fosse stancante girare con una mascherina e un cappello nero in testa.
<< Ho semplicemente imparato che fra un idol e una persona non c'è una differenza abissale- insomma, hai solo più soldi di me! Ma respiri, mangi, dormi... vivi, sei un essere umano come me, non posso dannarti se sei bello o se sei bravo a cantare! >> e poi sorrise- di nuovo- facendoti passare il sonno. Sfregasti gli occhi con due pugni per poi riaprire il libro, ma ormai i tuoi interessi erano altrove. Così la guardasti mentre ella, timidamente, portò una ciocca dietro l'orecchio controllando le notifiche sul suo telefono. Eri curioso di come una ragazza così giovane fosse così affascinata dalla vita- e parlò con te degli studi, della scuola che non volle continuare per motivi personali, parlaste addirittura anche degli affari tuoi, e tu parlasti, parlasti finché non necessitasti di un altro bicchiere d'acqua. Stavi bene in quel momento, non c'era altro da aggiungere. Poi di punto in biancò si lamentò di un dolore alla spalla e tu preoccupato le afferrasti una mano, lei ti guardò dicendoti che era normale, che le capitava spesso e che doveva essere per la stanchezza.
Quando la luce del sole iniziò ad illuminare il vostro viso di una sfumatura rosea-bianca ti alzasti raccogliendo le tue cose. Lei fece lo stesso dicendo che tra due ore sarebbe arrivato il suo collega a darle il cambio, e così, insieme, camminaste in strada e tu l'accompagnasti senza alcun motivo fino a casa sua dovendo così camminare più a lungo per tornare a casa a riposare. E facesti così anche la volta dopo e la volta dopo ancora, sempre senza motivo. Poi arrivò il giorno in cui- improvvisamente- lei non si fece trovare lì, e tu rimasi impietrito a bere una tazza di cioccolata calda senza la sua voce allegra e il suo modo di fare euforico. Ti mancava qualcosa, vero? E ti mancò per una settimana intera. Eppure non avevi preso il suo numero, te n'eri dimenticato, avevi parlato con lei delle cose più assurde ma non ti eri mai preoccupato di segnare il suo numero nella tua agendina da lavoro. Molto timidamente così, una sera, chiedesti al ragazzo quella informazione- portavi la mascherina e il cappello, e ti fu difficile con quell'aria macabra riuscire ad ottenere ciò che ti serviva, però lo ottenesti. Una volta fuori, nelle scale antiincendio, componesti il numero sul tuo telefono e facesti squillare per qualche secondo- ma lei non rispose. E allora tu, impaurito, andasti a casa sua nel bel mezzo della notte.
Sapevi bene dove abitava, ogni sera l'accompagnavi con felicità ritrovandoti poi a fare il doppio della strada, il tutto solo perché volevi rimanere ancora a parlare con lei. Durante il tragitto ricordasti quando vi fermaste a guardare la vetrina dei pupazzetti di Kakaotalk, quando ella indicò il gattino grigio con la parrucca nera- pupazzo che le regalasti senza alcun motivo il giorno dopo. Ricordasti addirittura quando scoppiò a ridere per più di venti minuti perché inciampasti su un sasso e prendesti un palo in pieno viso. Ricordasti tutte quelle belle cose e quel tempo passato lontano da lei ti aveva fatto capire quanto tutte quelle emozioni positive ti facessero sentire bene.
E così arrivasti avanti al portoncino in acciaio- bussasti varie volte finché non ti aprì. Aveva i capelli raccolti in una coda e qualche ciuffetto le cadeva sul viso, non sembrava avere per nulla una buona cera. E la guardasti impietrito- forse eri stato avventato ad andare fino a casa per cercarla, ma non aveva importanza.
Lei timidamente ti sorrise anche quella volta facendoti entrare senza esitare- aveva due sacche viola sotto gli occhi e la pelle era più bianca del solito. Ti disse di fare come se fosse a casa sua mentre lei corse a cambiarsi- e così ti sedesti al tavolo della cucina osservando tanti fogli messi uno sopra l'altro pieni di schizzi, una volta notati quei disegni alzasti lo sguardo e notasti delle tele disposte lì vicino al balcone ed in una di esse c'era ritratto il tuo viso- era stupefacente. Una volta che lei tornò da te la guardasti meglio notando che fosse dimagrita tantissimo e che ciò non ti andava molto a genio. Sapevi che non stava bene e per avere conferma chiedesti ma lei ti rispose di sì per poi accasciarsi in un angolo del tavolo colpita da un forte dolore al petto.
<< Tu non stai bene >> le dicesti, aiutandola a reggersi in piedi. E lei sorrise dicendoti di sedere e che a breve avrebbe preparato una cioccolata calda tutta per te, ma quella volta fosti tu a farla sedere forzatamente e poi con fare severo le dicesti di smetterla di comportarsi in quel modo infantile: lei non stava bene e tu lo sapevi bene, volevaiutarla.
<< Ricordi quando ti dissi di aver interrotto gli studi per motivi personali? >> e lì annuisti portando una mano dietro al collo. Lei sorrise.
<< Ho un tumore al cuore! Ho smesso per questo! Sarebbero stati soldi sprecati, non credi? >> e quasi non sentisti la tua anima staccarsi dal corpo. E sorrise, sorrise di nuovo.
<< Ti stai curando, vero? >>
<< Nah! Non c'è bisogno... insomma, non voglio morire senza capelli! >>
E lì facesti scontrare il palmo della tua mano contro la fronte, impietrito.
<< Hai la morte avanti a te, Ketty, cosa c'è da ridere? Devi curarti subito! Non devi per forza perdere i capelli! I tuoi genitori?! I tuoi amici? Lo sanno questo? >> ma lei non fece altro che sbattere violentemente la testa sul tavolo- sapeva bene ciò che le stavi dicendo.
<< Non ho nulla di simile a dei genitori o a degli amici. Yoongi, io non ho motivo di curarmi- nella mia vita non ho mai concluso nulla, questo è stato solo un tentativo fallito! Ma va bene così, finché starò in vita mi preoccuperò di lavorare e di finirla decentemente... con dignità >>
Ma tu scossi il capo prendendole il viso tra le mani, e senza che te ne rendessi conto facesti scendere una lacrima lungo le guance ormai rosse. Lei poté osservare i meravigliosi occhi a taglio, le labbra fine a forma di cuore e il nasino a patatina leggermente arrossato.
<< Che stai dicendo Ketty? Non puoi dire queste cose ora che ho trovato qualcosa di bello nella mia vita. Ti devi curare, ti prego! >>
<< Yoongi non ho soldi per curarmi pur volendo... e non sono  degna di vivere. Sono un'artista fallita che sta per morire! Non ho un posto. >>
E lì tu guardasti il soffitto.
<< Sto bene, davvero >> ripeté poi, sorridendo di nuovo. E tu la guardasti, aveva gli occhi lucidi, ma stava ugualmente sorridendo.
<< Hai un posto nella mia vita... non perderlo, per favore, ti pago io tutte le spese, mi piace davvero passare del tempo con te >> e lei porse le mani avanti scuotendole- non te lo avrebbe permesso.
<< Non saprei come ripagarti! >>
<< Hai detto che sei un'artista, farò in modo di fare apparire i tuoi disegni in alcuni miei video... farò qualcosa, troverò il modo di farti guadagnare e vivere la vita che meriti! Mi ripagherai così >>
E lei sorrise.
<< Vivere una vita per quale motivo? Per chi? >>
<< Per me. Solo per me. >>
<< Yoongi, davvero, io non voglio continuare a vivere. Non ho mai raggiunto un obiettivo nella mia vita e non vivrò per me stessa... sono stanca di vivere per me. >>
E sapesti più come convincerla- la paura di perderla aumentò.
<< Allora... non puoi vivere per me? >>
<< Che intendi? >>
<< Hai così tanta paura dei debiti? Allora ho un patto >>
<< patto? >>
E pensasti a quanto parlasti di lei nella sala prove, a quanto ne parlasti con tua madre al telefono- ne parlasti anche con te stesso e avevi capito che ormai era la piccola felicità che cercavi e la paura di perderla ti terrorizzava a morte. E così, per non farla appassire, la prendesti per le spalle costringendola a sollevare il capo verso la tua direzione e senza tante scuse poggiasti le tue labbra rosse sulle sue, depositandovi un bacio casto, sincero.
<< Se tu diventi mia moglie, non avrai alcun debito da saldare con me. Sposami e... vivi >>
E per la prima volta pianse, pianse così forte da far spuntare un certo rossore sulle guance.
<< Yoongi ma che dici? >>
<< Dico che... voglio che vivi, che vivi con me e che tu continui ad insegnarmi cosa significa "sorridere" >>
<< Ma Yoongi... stiamo parlando di un matrimonio >>
<< Ed io sto parlando della tua vita, della mia vita, della nostra vita- ti amo. >> 
E come una foglia trasportata da un leggero venticello caldo- lei era entrata nella tua vita per rimanerne incastrata per sempre. Come una bellissima foglia rossastra di autunno.

 
   
 
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