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Autore: Thalia    12/07/2009    2 recensioni
Edward scopre che la sete può diventare altro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci posso credere! Sto scrivendo het e lo sto facendo su Twilight?! T_T
Ma lo faccio solo perché la mia adorata sorellina Perelun lo avrebbe apprezzato… so che non è quello che speravi, spero solo che ti possa comunque far piacere.

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Come si faccia a passare dal divertito sondaggio superficiale dei pensieri dei propri compagni di corso al basso ringhio di accecante desiderio di sbranare e dilaniare un essere umano nel giro di un battito di ciglia, Edward se lo chiederebbe se la sua mente cosciente non fosse affogata nella dolorosa pulsione della sete.

Edward ha sete.

Non la pacata necessità di nutrirsi soddisfatta dal gioco divertente in cui si trasforma la caccia con i suoi fratelli.
No, Edward ha sete di sangue umano.
Una sete straziante che gli annebbia ogni pensiero e cancella in un colpo un secolo di razionale adesione ai principi di Carlisle -suo padre e mentore immortale-.
Nemmeno nei giorni più cupi in cui giustiziava i malvagi nutrendosi di loro ha sentito tutto questo desiderio di terminare una vita per farla sua.
Mordere, sente solo questo imperativo crescergli dentro. Il desiderio di mordere, sbranare, nutrirsi, appropriarsi di questa pulsazione, questo fragile anelito di vita.
Per cercare di tenere sotto controllo il mostro dentro di lui che ringhia e scuote le sbarre della gabbia in cui l’ha rinchiuso, prova ad aggrapparsi all’umanità più profonda di quello che ha considerato fino adesso solo una preda inerme. Ne ascolterà i pensieri, sciocchi o profondi che siano, e questo, ne è sicuro, addomesticherà il predatore che brama la caccia.
Edward sa che è in grado di controllarsi se percepisce, in quello che sta pericolosamente considerando un pasto, la capacità di provare compassione, sentimento tipicamente umano. Smette di respirare per alleviare la sete dilaniante e quando comincia a recuperare un po’ di razionalità spera che, grazie all’inconsapevole istinto di sopravvivenza che tiene gli umani lontani da quelli della sua razza, nessuno lo stia osservando, perché la sua totale immobilità nemmeno scalfita dal lieve tremore della respirazione è mostruosamente inquietante.
Si concentra sul brusio confuso dei pensieri degli adolescenti che lo attorniano per soffocare la sete che sta urlando la sua brama di essere placata. Comincia a escludere le tracce conosciute per concentrarsi e sentire solo l’ultimo arrivato, colui o colei il cui sangue chiama a gran voce il mostro mai sopito dentro di lui.
Per qualche motivo sembra essere più difficile del solito, non tanto escludere le linee di pensiero che lo attorniano, ma individuare la scintilla di umanità che pulsa attorno al devastante invito a saziarsi che emana il profumo di questo sangue.
Edward non percepisce nulla, solo un buio e vuoto schermo su cui sbattere ripetutamente. Spalanca gli occhi sorpreso e per un attimo l’istinto del predatore viene sopraffatto dalla curiosità dell’essere centenario che ha visto tutto e percepito qualsiasi cosa nella mente altrui.

Ma ovviamente non è la vista il primo senso con cui si accorge di lei. L’olfatto l’ha già avvertito che il suo nutrimento si è avvicinato, che il sangue bollente e profumato come un bosco sotto il temporale pulsa accanto a lui e Edward deve ripercorre novant’anni di perfetto controllo, i volti della sua famiglia che rischia di essere spazzata via dalla follia di un secondo e poi ancora il viso di suo padre che, in totale e assoluta innocenza, lo inizia all’immortalità e lo guida al rispetto della vita come primo principio, per non avventarsi su di lei e affondare i denti nella sua carne cedevole.

Ma lei si è innocentemente seduta accanto a Edward e lui è costretto a respirare il suo odore. Non riesce a resistere alla tentazione di prendere una boccata del suo profumo invitante, non riesce a controllare l’impulso di fissare il battito ritmico del suo cuore nella vena che pulsa sulla tempia della creatura che gli è accanto, non riesce, persino, ad evitare di avvicinarsi impercettibilmente a lei per sentirne il calore vitale, l’afrore sottile e selvatico di sangue umano.

Ne è a tal punto inebriato da non riuscire a comportarsi civilmente e tiene a stento sotto controllo il basso ringhio di desiderio che ha di lei, del suo profumo, del suo sangue, della sua vita. Basterebbe solo che allungasse una mano e la ghermisse per sé e l’ultima cosa che lei sentirebbe sarebbe il dolce abbandono della resa. Al pensiero del corpo inerme tra le sue braccia, un brivido di golosa anticipazione, quasi lussuriosa, lo scuote e lo fa sorridere ferino.
Ma tutta questa smania lo spaventa perché va contro ogni principio etico che Carlisle gli ha trasmesso quando l’ha reso immortale. E se punire i malvagi poteva forse avere una sorta di perversa giustizia qui è solo il bisogno di soddisfare un basso istinto animale e se ne ritrae inorridito di se stesso.

Edward quasi non si percepisce più come essere senziente. È da tempo al di là delle passioni umane, ma solo ora percepisce dolorosamente il vero abisso della sua condizione. Il delicato e fragile collo è il confine tra la sua morale e la bestia che pulsa e brama.
Sente il suo cuore battere all’unisono con il proprio desiderio di snudare le zanne e affondare finalmente in un deliquio di sangue. Percepisce i sensi acuirsi, come poco prima della caccia, gli occhi scurirsi per la fame, il corpo tendersi per una lotta che non avverrà mai, perché gli umani sono creature troppo fragili e inermi.

Al culmine della tensione aggressiva si rende conto che tra un battito di ciglia scatterà su di lei e la ghermirà come quando va a caccia di puma con suo fratello Jasper; veloci ed eleganti predatori a caccia di carnivori che hanno più chance di difendersi di questa indifesa creatura dal sangue di zucchero. Così forza di nuovo il proprio controllo e tenta di rilassare i muscoli istintivamente già pronti al balzo. Si allontana di nuovo impercettibilmente dalla fonte del suo nutrimento più soddisfacente, ma facendo così gli sembra solo di posticipare il momento del pasto, come se semplicemente giocasse ad avvicinarsi e a scostarsi da una vittima inconsapevole. Si priva del soddisfacimento immediato per goderne più a lungo, una volta colto.

Se fosse umano sentirebbe il cuore pulsare e il sangue bollire per l’imminenza estatica della lotta e dell’amplesso, perché è questo, infine, il desiderio di possesso che gli scorre sulla pelle, è il desiderare talmente profondamente un altro essere umano dal volerlo rendere parte di sé, completamente, in modo profondo e devastante. Annullarsi nell’altro, ecco il suo bisogno. Perché quando ha bevuto il sangue umano ha sentito la disperazione, la paura e poi la quiete e la resa e si è sentito umano tramite il nutrimento. E se persino un malvagio gli può far percepire una scintilla dell’umanità che scorreva dentro di lui, Edward si chiede cosa possa voler dire prendere per sé una vita innocente.

Ma poi lei lo guarda e il mondo sembra riacquistare il suo asse.
Edward vede il pulsare invitante della sua carotide, la pelle perlacea che sembra cristallo, le labbra morbide e rosate, palpitanti di vita; il lieve rossore delle gote che gli fa mostrare i denti in un sorriso intenerito e non in un ghigno affamato e, infine, gli occhi innocenti e puri. Ecco, forse è quando incrocia lo sguardo di Bella, ancora curioso e vivace, che Edward sente la fame trasformarsi in qualcos’altro; in qualcosa che non ha mai provato prima, qualcosa che lo spinge ad allungare la mano per sfiorarle i capelli e, insieme, lo sfida ad afferrarla e affondare il morso per possederla completamente.
L’altalenare incessante tra il contemplare la sua innocente fragilità e la brama di ucciderla saziandosi del suo sangue lo sta straziando.
Non gli è mai successo prima di sentire questo dolore in fondo al petto, come se lei avesse preso il posto del suo cuore ormai gelido.
Per quanto i suoi fratelli e suo padre gli abbiano mostrato cosa significhi incontrare il vero amore, a lui martella in testa il ricordo della reazione di Emmett quando ha sentito lo stesso richiamo: lui ha sentito lo stesso richiamo del sangue e ha liberato la bestia perché se ne nutrisse, senza preoccupazioni o rimorsi; lui è un predatore e lei una semplice e deliziosa vittima.
Ma lei non è solo un pasto, è perfetta nella sua fragilità; gli fa desiderare di averla completamente per sé e, insieme, proteggerla da qualunque dolore, persino da se stesso.
È dilaniato tra il desiderio di sfiorarla e quello di nutrirsi, per possederla in un modo talmente profondo da non essere concepito dagli umani.
Si scopre affamato di quella ragazza, non del proprio nutrimento, al punto di rinunciare al suo sangue per poterla avere, per poter sfiorare la sua pelle bollente, baciare la sua carne delicata, resistendo in modo straziante a mordere, perché è il dolcissimo dolore della rinuncia che lo fa sentire per la prima volta vivo, che gli dà speranza che ci sia una ricompensa anche per quelli come loro anche dopo l’annientamento, perché se al mondo esiste qualcuno di così puro e così desiderabile e a una creatura come lui è permesso di sfiorarla con lo sguardo, deve esserci un’entità capace di creare angeli accanto a demoni infernali come quelli della sua specie.
Ma è talmente affamato, desideroso, bramoso, bisognoso da diventare lui stesso un pericolo per la sua vita. E si trova a desiderare di sparire e non mostrarsi più, ma il solo pensiero di allontanarsi da lei lo strazia e lo dilania. Ormai la sua vita è legata a doppio filo alla sopravvivenza di questo fiore delicato, che rischia di essere calpestato prima di tutto da chi ormai lo venera più della propria esistenza.

Ma la vita scorre comunque attorno agli appartenenti alla famiglia Cullen e cosi, prima che Edward possa allungare la mano per rivendicarla, suona il cambio dell’ora e lui si rende conto che l’unica salvezza per entrambi è fuggire più lontano che può da lei.

È straziante abbandonare la propria famiglia, ma a Denali lo accoglieranno come un fratello, si augura.
  
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