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Autore: Mary J Tyrell    10/10/2018    2 recensioni
[RinHaru]
[#Writober2018 day 10 - Prompt: Diversity]
«Haru...» Disse, affondando il capo nell’incavo del collo dell’altro e lasciando un bacio anche lì, dove iniziava la spalla. «I worship you.» gli aveva sussurrato poi, a fior di labbra, prima di affondare con lentezza i denti nella sua carne.
«Rin-» Aveva esalato Haruka, allentando per un attimo la presa sul corpo di Rin, e per un attimo prese coscienza della scomoda erezione che aveva iniziato a premere sulla stoffa dei suoi jeans, separata da quella del suo ragazzo solo da questi e dai boxer. «Aspetta, che vuol dire?»
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il sole mattutino entrò dalla finestra per accarezzargli il volto. Aprì gli occhi con lentezza, Haruka, cercando di adattarli alla luce che inondava la stanza e si rigirò nel letto sfatto. 

L’orologio digitale sul comodino indicava ancora le sei e lui si sorprese di essere sveglio a quell’orario disumano, quando le luci dell’alba avevano da poco ripreso ad avvolgere Syndey. Che lo fosse Rin, però non era più una novità; aveva appreso dell’abitudine del suo ragazzo di alzarsi presto per andare a correre quando ancora erano al liceo, quindi non si stupì più di tanto di trovare vuota la piazza accanto alla sua sul materasso matrimoniale. 

Ciò che lo lasciava perplesso, invece, era il ricordo della notte precedente. Accarezzò d’istinto la pelle del proprio collo dove dimorava inconfondibile una scia rossastra di morsi e avidi baci che scendeva fino alle clavicole. 

Si adagiò sul cuscino e si rilassò, avvertendo le sensazioni della sera prima, ancora fresche sul suo corpo. 

 

 

La porta della camera si era aperta verso le dieci e Rin era entrato inspirando a fondo, sereno e rilassato come solo Haruka riusciva a vederlo, negli ultimi tempi; sarebbe dovuto essere abituato all’Australia, dopo tutti gli anni che vi aveva trascorso, ma una parte di lui sentiva ancora di appartenere oltreoceano, tra i fiori di ciliegio, gli yukata rovinati dal caos ai festival religiosi, le rigorose e immancabili tradizioni e il modesto club di nuoto che portava alle pareti i primi diciotto anni della sua vita. 

Haruka lo capiva alla perfezione. La decisione di trasferirsi in un paese straniero dominato da una lingua che a malapena masticava, senza nessuno a eccezione dell’uomo che amava era stata travagliata e piena di ripensamenti. Lui di per sé non era mai stato una persona impulsiva, a meno che non ci fosse di mezzo l’acqua. Aveva provato a convincersi di star facendo quella scelta per garantirsi una carriera nel mondo del nuoto agonistico, ed in parte era vero, ma in cuor suo sapeva benissimo che l’unica cosa che potesse spingerlo a fare un simile passo fosse Rin. 

Il ragazzo dai capelli rossi aveva cambiato la sua vita, la sua dimora e il rapporto con gli amici di infanzia che ora sentiva soltanto attraverso il freddo schermo del cellulare, anche se molto spesso, e Haruka ogni tanto si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta a lasciare Iwatobi.

Tuttavia, vedere ogni sera il volto di Rin, rinvigorito e beato come quello del bambino che gli faceva promesse sotto gli alberi di ciliegio anni addietro dissipava ogni suo dubbio, e quando il suo ragazzo chiamava il suo nome e gli prendeva il volto tra le mani, assaporando con lentezza le sue labbra, Haruka era certo che il futuro che desiderava avesse proprio quell’aspetto.

Il fatto che l’amore della sua vita fosse appena uscito dalla doccia e addosso avesse soltanto un asciugamano striminzito stretto sulla vita alla bell’e meglio, poi, di certo non guastava. E quando si era riempito la vista del suo fisico percorso dall’acqua, dalle clavicole ben definite fino ai pettorali possenti dove le gocce parevano infrangersi contro la carne agli addominali appena accennati, che davano al suo corpo un che di armonioso, a lui non dispiacque di non aver addosso una maglietta. 

Il suo sguardo era sceso lungo le cosce che il corto telo non riusciva a coprire nella loro interezza e, quando Rin si era sporto in avanti per raggiungerlo sul letto e afferrarlo dai fianchi, così stretti e delicati da apparire quasi femminili, i muscoli di queste si erano contratti ed Haruka non aveva perso occasione per ammirare quanto fossero toniche e stringerle tra le dita.

Senza bisogno che nessuno dei due dicesse nulla, Rin gli si era scagliato addosso e gli aveva infilato la lingua in bocca. Lui l’aveva seguito a ruota, senza curarsi di camuffare gli ansiti desiderosi che lasciavano la sua gola, mentre dalle cosce di Rin le sue mani si erano infilate sotto l’asciugamano e si erano aggrappate ai suoi glutei pieni e sodi. 

Poi Rin si era staccato per riprendere fiato, beandosi dei respiri affannosi del corvino che risuonavano tra le quattro mura e inquadrando appieno la sua bocca dischiusa e ansimante che, se avesse potuto parlare, lo avrebbe implorato di dargli di più. Aveva iniziato a mordicchiargli il labbro inferiore e poi era sceso più in basso, lasciando lungo il collo di Haruka una scia di baci roventi, che ben contrastavano con le gocce d’acqua fredda che continuavano a lasciare il suo corpo in favore di quello del moro.

«Haru...» Disse, affondando il capo nell’incavo del collo dell’altro e lasciando un bacio anche lì, dove iniziava la spalla. «I worship you.» gli aveva sussurrato poi, a fior di labbra, prima di affondare con lentezza i denti nella sua carne. 

«Rin-» Aveva esalato Haruka, allentando per un attimo la presa sul corpo di Rin, e per un attimo prese coscienza della scomoda erezione che aveva iniziato a premere sulla stoffa dei suoi jeans, separata da quella del suo ragazzo solo da questi e dai boxer. «Aspetta, che vuol dire?»

«Te lo dirò domattina.» Affannò Rin, continuando a marchiare avido la sua pelle. 

Haruka aveva deciso che quello non era il momento per mettersi a discutere, così permise che Rin continuasse a percorrere il suo corpo con le labbra, fremendo al contatto con la sua lingua bollente. La bocca del rosso era scesa suoi suoi pettorali e si era concentrata per qualche momento sui capezzoli turgidi, leccandoli e mordicchiandoli finché qualche impuro verso non lasciava la sua gola. A quel punto, Haruka sentiva il proprio membro sempre più desideroso di trovarsi dentro quella bocca, avvolto dalle labbra del nuotatore australiano e dalla sua lingua umida. Più osservava Rin, assorto nell’assaporare ogni singolo lembo della sua pelle e più desiderava che si sbrigasse a scendere verso il bassoventre; l’idea di fottergli la bocca senza pietà, in quel momento, era l’unica che gli apparisse chiara, semplice e soprattutto giusta.

Si era sbottonato i pantaloni e li aveva lasciati cadere prima ai suoi piedi, poi sul pavimento. 

«Inginocchiati per me, Rin.» aveva sussurrato, e l’altro fu più che contento di obbedire, mentre Haruka liberava dai boxer blu notte il suo membro, grosso e completamente eretto, sfiorandovi appena le labbra di Rin, che in pochi, rapidi istanti lo avevano coperto nella sua interezza.

 

Rimase sdraiato sul letto ancora per un po’, aspettando che il suo ragazzo rincasasse dalla sua sessione di jogging mattutino, e in quel momento desiderò di essere in giro per le strade di Sydney assieme a lui; Haruka era un nuotatore dal talento straordinario, ma sulla terra si muoveva ad una lentezza esasperante. Per questo motivo, andare a correre - soprattutto la mattina presto, non essendo lui particolarmente mattiniero - era per lui l’equivalente contemporaneo di una tortura medievale. 

Puntò lo sguardo sulla porta della stanza nella speranza che potesse aprirsi prima che lui sprofondasse nel sonno. Fu quando lui era in stato di dormiveglia che questa aveva iniziato a cigolare e a lui, appena cosciente, il suono arrivò quasi impercettibile. 

Solo quando Rin cantilenò il suo nome e si gettò sul letto che i due condividevano, umido di sudore - non che ad Haruka importasse più di tanto - che si accorse davvero della sua presenza. 

Sollevò le palpebre stanche e se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso, il volto lucido e incorniciato da delle ciocche ribelli che dovevano essere scivolate via dal suo codino durante l’allenamento. Tese una mano verso di lui e gli sfiorò la spalla, lasciando scivolare il suo debole tocco lungo il braccio muscoloso di Rin.

«Hey, Rin.» Mormorò, la voce monocorde ancora impastata. «Com’è andata?»

«Mah, come al solito. Tu, piuttosto,» il rosso gli aveva sorriso malizioso, avvicinando un poco i loro volti per potergli sussurrare a fior di labbra le sue prossime parole «sembri ancora sfinito da ieri sera.»

«A questo proposito,»

«Ah?»

«Che cos’è che mi hai detto quando mi hai morso la spalla?»

«Oh, quello?» Haruka aggrottò le sopracciglia quando vide gli occhi di Rin evitare i suoi e le sue gote tingersi di un pallido rosa appena un istante prima che il rosso potesse voltarsi per nasconderlo. «Nulla di che, davvero.»

«Avevi detto che me lo avresti spiegato stamattina.»

«Ma davvero...?» 

«Dai, dimmelo.»

«E va bene.» Sbuffò, Rin, rivolgendo di nuovo lo sguardo ad Haruka, i loro volti ancora più vicini di prima. «Significa “Ti venero.” L’ho detto perché l’ho pensato in quel momento e, beh, in generale è vero.» 

Il moro rimase a corto di parole per qualche secondo, il tempo sufficiente perché il suo ragazzo potesse chiudere la distanza tra i due con un lento, delicato bacio. Rin gli accarezzò una guancia con il dorso della mano e Haruka si sentì sciogliere un poco tra le lenzuola; a onor del vero, con Rin non era mai riuscito a rimanere rigido. Matsuoka riusciva a tirare fuori una parte di lui che nessun altro conosceva, una parte in grado di sorridere in maniera assuefatta e genuina come stava facendo proprio in quel momento, quando aveva portato un braccio attorno alla vita di Rin e, quando i due si erano staccati, si era fatto più vicino, lasciando riposare la testa sulla spalla robusta dell’altro.

«Rin.»

«Mh?»

«I love you.»

  
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