Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: queenjane    12/10/2018    1 recensioni
Uno spin off di "Phoenix", "Once and again" et alia, ormai.. Le imprese di Catherine e Alexis Romanov al quartiere generale, la Stavka a Mogilev, durante la grande guerra, corre l'anno 1915."... Il quartiere generale.
Rumori e segretezza... E tanto lo zarevic, il diletto e viziato erede al trono dormiva, un dolce peso morto contro le mie gambe, incurante di tutto, una mano tra le mie. Rilassato, in quiete, una volta tanto, che si agitava anche nel sonno.
“ Cat”, aveva mormorato il nomignolo, Cat per Catherine... Un sospiro ... Il mio.
Che sarebbe successo? Quanto avremmo passato?
Era testardo e viziato, mi esasperava e divertiva come mai nessuno.
Un soldato in fieri.
Un monello.
Amato.
Il mio fratellino."..since he was never alone, his family was always there for him the whole time :.. you're never alone, my little Prince, my soldier, my Alexei ..Your Cat .. I love You forever, I'll lack You for always
Un portentoso WHAT IF, Alternative U.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giorno per giorno, cominciava a stare meglio, almeno a livello fisico, scorgevo i miglioramenti, una progressione lenta e costante. Passavo anche sopra le sue bizze, ormai una prassi consolidata.
“Mi manca Joy e Monsieur Gilliard” enunciò Alessio, rigido. “Tanto, tantissimo”
Uno era il suo cagnolino, che lo aveva accompagnato dal 1914 in avanti, M. G. aveva passato con loro la prigionia, dal marzo 1917 in  poi, uno svizzero che era stato precettore di francese dei principi imperiali, quindi un supporto, un amico e un tutore, raccolsi il respiro, cercando la tranquillità. E li metteva sullo stesso piano.
Una scia e un soffio, ci teneva solo un palpito.
“Alessio,  che devo fare?”
“Nulla, parlo, mi sfogo” Un profondo sospiro “So che andresti a prenderli a piedi, per me, Joy era il mio cagnolino, lo coccolavo, me lo hai regalato prima di sparire nel 1914”il senso di colpa palpitò e pesò nella mia gola  “E M. Gilliard era sempre con noi, a Tolbosk quando stavo male mi leggeva tante cose, si toglieva le coperte per darmele, avevo sempre tanto freddo” lo serrai addosso, 1914 quando Luois era morto e io mi ero dileguata, diventando una spia, per personale vendetta e disperazione, avevo ritrovato poi lui e Andres.. . “Quando siamo arrivati a Ekaterimburg ci hanno separato,  lui mi guardava, dal finestrino, ci portavano via, Tata affondava nel fango, nel portare il suo cagnolino e la valigia, io ero in braccio a Nagorny e ..” me lo premetti addosso, una reazione spontanea, finchè avessi avuto fiato e vita non lo avrei più lasciato, doveva stare al sicuro, doveva stare bene. Bene emofilia permettendo, la nostra grande spada di Damocle.
“Io penso che un giorno lo rivedrai, Gilliard” quindi rettificai “Spero”In quel bailamme infernale se la era cavata, forse, perché non aveva seguito i Romanov. Trupp, il nipote di 14 anni del cuoco imperiale, era stato mandato via  qualche giorno avanti la strage, una sorta di decenza e avrebbero ucciso un ragazzo malato, come Alessio. Pensai a Luigi XVI e Maria Antonietta, un parallelismo calzante e da inquietudine, vi era stato una sorta di processo farsa e.. per gli zar nulla di quanto sopra. Ma i loro figli che colpa avevano? Una fiammata di odio mi torse il ventre, insieme al senso di impotenza, rimorso e frustrazione, un deleterio menu. Coraggiosi e potenti nel voler uccidere un ragazzino.

“Joy?”
“Alessio, non penso”
Rilevo qui che il cagnolino la scampò. “Non credo che lo rivedrai”
Dura, non  dovevo raccontargli balle. Increspò il viso “Sasha, invece, sì” riferendosi ad Alexander, mio fratello, l’ultimo figlio di mia madre Ella e di una passione perduta. “Se vuoi sì”  
“Cat, smettila di tormentarti, quello che è accaduto non è colpa tua..Finiscila, ti prego” Non gli risposi. Era uno stillicidio con cui avrei vissuto fino all’ultimo dei miei giorni.
“Sasha come sta? Gli piace la Spagna?” per distrarmi. Risposi in modo affermativo.
“Solo che .. “un’onda di perplessità nel viso e nella voce, da capo “Quando è venuto Sasha al Quartiere Generale, nel 1916, mi ha raccontato delle cose. Dopo che aveva combinato il guaio con Castore e tuo zio si era fatto male” Fu il mio viso a diventare dubbioso “Sono rimasto a sentirlo, lui era amico mio, credo che lo sia ancora” feci un cenno di assenso, indovinavo il senso di perdita, che qualcosa non andasse.
 
“… scrivo due righe per calmarmi, Olga, tremo letteralmente di rabbia, e pena e preoccupazione. Mio fratello Alexander ama i cavalli, peccato che non abbia ancora raggiunto i livelli che avevo io alla sua età, nove anni e rotti, tralasciando la volta che sono caduta.. Senza perdere il filo, visto gravidanza e cavalcate non vanno d’accordo, ho smesso di montare a cavallo, che Castore non è una tranquilla giumenta.. Uno e settanta al garrese, un cavallo da corsa..Hai presente? E che fa Alexander?? .. Lo ha sellato e montato, senza ammazzarsi nell’impresa, e vi è salito, peccato che abbia perso il controllo .dopo poche iarde. Che una bestia di quelle dimensioni e temperamento non la può gestire un ragazzino come lui, improvvisando, che gli esiti sono disastrosi.. si è spaventato e ..(…) Mio zio per recuperarlo si è rotto la tibia, da quanto Castore scalciava, imbizzarrito, Alexander ha fatto un volo portentoso e non si è ammazzato per miracolo.. E Castore è talmente lesionato che non so se arriverà a domani, lo abbiamo recuperato che era ormai azzoppato, era caduto malamente. E mio zio non  ha più vent’anni, ma 48 e una frattura come questa non ci voleva.. E il cretino di Alexander, che è solo un cretino, tralasciando i lividi sta bene e meno male.. Tranne che si è comportato in modo superficiale e ne pagherà, come ne ha già pagato le conseguenze. In punizione lo metterà nostra madre, non certo io, rilevo solo che deve vedere con i suoi occhi gli effetti della sua alzata di genio. Lo porterò a vedere come sta Castore, giusto per saggiarne le conseguenze, e temo che toccherà abbatterlo.. Lo zio lo ha già visto, a questo punto è in licenza forzata ed è arrabbiato. Sono arrabbiata e sono triste.. A dopo..
”Cat..” ”Vieni con me, “dopo avere valutato le sue condizioni, tranne i lividi stava bene, almeno fisicamente  “NO..” “Non ti picchierò od altro, in punizione ti metterà la Mamma..” “Se  sta male, che importa.. Un cavallo vale l’altro..” “ AH NO: come a dire che un fratello vale l’altro.. O uno zio, eh”aspra “Tu vuoi bene solo allo Zarevic..e tuo fratello sono io”amaro “Sasha, muto, ora vieni con me, muoviti”
E lo avevo portato, decisa, guarda, tranne che non lo respingevo, il suo braccio intorno ai fianchi, la paura, mia e sua, che poteva essere morto. Come Anastasia, compiva le sue trovate, ecco lui, tranne che lei non aveva mai inventato qualcosa di così epico o disastroso.
Siamo fratelli, pensi di essere migliore di lui? No, pure io ero stata avventata e scriteriata, sol per miracolo non avevo causato disastri.

Cataplasmi, dolore, l’odore di ferro del sangue, i nitriti di lamento, era sul fianco, passai il braccio sulla spalla di Sasha per bloccarlo e tanto  mi si era già attaccato alla vita“NO..” “Invece sì.. Impara come le tue azioni hanno conseguenze..” senza essere un veterinario si vedeva che le lesioni erano troppo gravi, abbatterlo sarebbe stato un atto di misericordia “Lo zio si è spaccato la tibia, Castore ..”  “LUI non voleva, diceva che era una scemenza..che finiva male” “Chi lui?” perplessa“ Lo zarevic.. diceva che  a cavallo sei brava, come un maschio, come tuo marito, che Castore lo gestivi tu e basta e..” “Visto che risultato.. manca poco ti ammazzi, lo zio vai a sapere quando si rimette e..” il cavallo andrà abbattuto, riflettei da capo, la sofferenza di quell’animale era senza misura, reagiva al mio tocco, inarcando il collo e tanto aveva due zampe rotte “Non piangere..” “Sasha, ora basta..” una pausa “Vai da Mamma.. io sono troppo stanca e arrabbiata” “Tu non mi vuoi bene”. Nessuna replica, avevo detto solo basta, i suoi occhi scuri, tanto simili ai miei si erano scontrati senza recedere “Picchiami, avanti” “Ah no,Sasha.. Posso alzare la voce, mai le mani, che a nulla serve.. Né frustrarti.”  “Dovresti, me lo meriterei” “Non serve..Sarebbe solo violenza su violenza.” Tenendo gli occhi bassi “Ma tanto tu vuoi bene solo allo zarevic, sempre” mi strappò il cuore dal petto come seta, artigli che laceravano la carne “Sempre.. qualunque cosa faccia” “Ora vai da mamma” che avrei tracimato E mi assestò lo sparo finale, in via metaforica “Mi correggo, mi vuoi bene, almeno un poco, tranne che il tuo solo prediletto è lo zarevic” “Sasha.. fermati qui, intesi” che stavamo per varcare il limite, e aveva ragione,da una parte.


“Catherine ..”eri seduta davanti a Castore, che era sul fianco, avevi una faccia vuota, inespressiva, ti toccai una guancia, eri gelata, mi chiamasti zarevic, stringendomi il polso.
Lo avevo saputo nel giro di poco “Basta.. lo vegli da tanto ” carezzando Castore,  ero vestito da militare, un cappotto grigio su cui brillavano le mostrine, lui si inarcò, mi sentii straziato, impotente a consolarti.  “E’ il tuo cavallo, ci hai cavalcato il vento.. Era bellissimo starvi a vedere, ci salivi su con un solo, agile movimento”Una pausa, era lucido e composto “ Ed è mio amico, il mio cavallino..” Mi ero sentito un vero cavaliere “Cat..sta soffrendo..” “Si rimetterà.. spero..” “Ci speri.. già. Sai quello che va fatto” “NO..” Negare sempre l’evidenza, sì oppure no, sospirasti, ti abbracciai, ricambiato. “Sì.. Lascialo andare“
 “Salutalo, Alessio. Io vado via qualche minuto..quando ritorno farò rumore” un addio privato, che se mi fossi voluto sfogare non sarei stato umiliato dalla tua presenza. “Ora vado” “Cat.. la prima volta che lo ho cavalcato mi sono sentito un re, comandavo io e ..” “Era bravo, come te, lo sai” una pausa, un ragazzino vestito da soldato, che rideva, trionfante, in un dolce pomeriggio di primavera aleggiò nell’aria, una eco potente e non dimenticata, che faceva una cosa da sempre vietata per la sua malattia, che era come tutti. Già ne parlavi al passato, Cat, le favole me le raccontavi solo in parte“Alessio zarevic, salutalo, è il tuo cavallino..”  “Non è giusto..” e di rado la vita lo era, lo avevo imparato da un pezzo, io in primis, sulla mia pelle, e non me ne rassegnavo. “Sst, zarevic, qualche minuto, salutalo” e  faceva male, e sarebbe stato peggio se non lo avessi fatto, lo avrei rimpianto per sempre. 
Al ritorno avevi tossito, facendo scrocchiare le foglie sotto i tacchi, calcai bene il cappello per non farmi vedere in viso e me ne ero andato, a un tuo cenno della mano.  
 
Addio, Castore.
Galoppa su verdi prati, corri e sgroppa, una freccia, corri per i campi dell’Eliso aspettando il tuo cavaliere. 
 
 “.. lo ho salutato, Andres, raccontandogli che avrebbe smesso di soffrire..  Potevamo rimanere, io e Catherine, quando lo abbattevamo, per non lasciarlo solo..” Mio marito gli passò un braccio intorno alle spalle, annottando che erano più ampie, era cresciuto davvero in quel lungo anno, se ripensava alla crisi che lo aveva quasi ammazzato, per il raffreddore era davvero un miracolo che fossero lì, ammaccati e lucidi e sempre loro, cercava di confortarlo.
“Perché non mi ha voluto..Mi ha fatto capire che non era il caso..”Scrollò le spalle “A casa abbiamo un cimitero per i nostri animali, sai cani e gatti.. Un piccolo angolo di un’isola artificiale, quella dei bambini, si chiama, con una casa, un ponte..Ma Castore.. direi qui, lui stava bene qui”
“Sulla spianata dove andavano ad allenarsi, è un bel posto Zarevic.”
“Lui era come quei cavalli da guerra.. Correva e saltava nel vento, era bello starli a vedere.. E mi dava retta, ci sono stato al passo, a volte al piccolo trotto..”Sorrise, nonostante la tristezza, era bravo e sapeva che era un segno, immenso, della fiducia che avevo in lui. “Poi Catherine è andata da Alexander.. credi che gliele darà?”
“No.. lei non alzerebbe mai le mani su un bambino, la violenza porta solo violenza.. “
“Ma ha fatto una cosa grave..”
“Cercherà di ..farlo riflettere, ne ha prese così tante quando era piccola, senza ragione, che non lo rifarebbe mai “ l’ultima frase in spagnolo, che Alessio non comprese. O finse, a quel punto non avrei saputo valutare. E capì un’altra faccenda “Andres, lo ha abbattuto Cat” disse  alla fine “Alessio, domandalo a lei” “Allora è un sì..” fiatò
“Zarevic, Aleksey.. ormai hai imparato a conoscerla”
“Sì e  no, ma fa male”
"Amare fa male, e ne vale la pena.."
"Allora sono grande, eh.."

“.. lo ho abbattuto io, Olenka, non ho voluto che lo Zarevic rimanesse lì, poi ho ordinato che fosse messo in una spianata poco distante dalla Stavka, dove andavamo ad allenarci, un prato che in primavera si riempie di fiori, luci ed erba. E sono rimasta fino alla partenza con mia madre, Sasha e mio zio, che andrà a svernare in Crimea, con gesso e sorella e nipote.. Lasciando ad Andres l’onere e l’onore di molti suoi compiti.. Ti scrivo, che, come un animale cerca la fuga, io la solitudine, il silenzio, come se fosse un disonore avere debolezze.. Già. Come fai a sopportarmi, Olga? A volte sono così fissata e insopportabile che non mi reggo io per prima, a tra poco che sta arrivando lo Zarevic”
“.. una piccola nota, non ho letto quello che ha scritto, mi dispiace così tanto, Olga..Ho abbracciato Cat da dietro, ho rievocato alcuni buffi episodi, sono riuscito a farla sorridere.. Per un poco, che le spiaceva,e ho visto i filmati, di quando era in Spagna, per la seconda e la terza volta.. E sono rimasto IO basito..le cose divertenti che ha fatto le so sempre a rate, mica lo sapevo che aveva ucciso un lupo o che a 14 anni filasse come una vera amazzone” come no, lo sapeva, incurante. “ A letto, zarevic, ti racconto qualcosa..” “ Certo”
Le bolle di sapone.
Una risata.
La gioia. Nonostante tutto.
Alessio, bambino mio.


“…e’ stato dolcissimo, senza essere lezioso, sapeva che ero triste, le proiezioni cinematografiche una idea di Andres, una copia che ci ha mandato Marianna, mia cognata, giuro che non le avevo mai viste..In effetti, sono rimasta spiazzata .. 1909, 1910.. Io e la marchesa Cepeuda andavamo in giro, di tutto un poco, esplorando i dintorni (.. diciamo che giravo molto da sola, una libertà incredibile, che ho ben apprezzato..).. Il torrente, il capanno di caccia, una radura in cui crescevano i melograni.. l’ospitalità della gente, poche parole e ti offrivano un bicchiere di vino e pane e prosciutto.. Nulla del lusso di quando vi era la regina Ena e il re Alfonso, alla grande caccia.. E il branco di cavalli inselvatichiti che corrono sul prato, io che mi avvicino ad uno.. mah.. la mia attuale cognata non mi ha trucidato per miracolo..Pensieri sconnessi, come me stasera Olga.. Nonostante il dolore rido, ora vado a mettere a letto lo zarevic, è tardi e siamo stanchi. “ tardi era per Alessio, per la cronaca le undici di sera, ignoravo il resto, la perdita, le ulteriori disfatte. Che il giorno dopo, senza saperlo, era l’ultimo che passava al Quartiere Generale, la mattina non si voleva alzare. “Va bene..rimaniamo così.. tranne che alle otto  ti butto giù, ti vesto anche se non vuoi” “Sono stanco.. mettiti qui” scherzando“Solo un poco” Alla fine ci alzammo, abitudini consolidate, la colazione, il bagno, studiare.. Sono contenta di non essere stata brusca, impaziente, come un presagio.
E di averlo portato a passeggio nei prati, il fiato che diventava ghiaccio e condensa,  per sparare ai bersagli, accogliendo la sua gentilezza, un braccio passato sulla vita, lui una carezza sui corti capelli castani, reciproca concessione una foto, le stelle diventavano blu, come la mia gonna, lui ride di non so cosa, ci hanno immortalato così, allegri e tranquilli.
La sera gli feci le mie famose patate francesi, ovvero patatine fritte, ridemmo, la quieta prima del disastro, nel naufragio e nell’Armageddon.



Poi Rasputin era sparito, ucciso dal principe Jusopov, dal granduca Dimitri nel dicembre 1916, tre mesi dopo vi era stata l’abdicazione dello zar..
“Prima che partissero, ci ho parlato. Era disperato Cat, era arrivato al punto di desiderare di prenderle e .. Sapeva che Raulov gliele avrebbe suonate fino ad ammazzarlo, disse proprio così. Il cognome, non altro. E aveva capito che tu non lo avresti mai fatto, che ne avevi prese così tante quando eri piccola da non ripetere l’esperimento con nessuno. Che i tuoi vivevano separati da anni, che lui era un ubriacone e un violento” Prevenni un travaso di bile e di rimorso “Alessio.. “ cercai la sua mano, la strinsi, come quella di Sasha, come avevo fatto durante una successiva ordalia, palmo su palmo, polso su polso e cuore su cuore.
“Così ho capito, perché non ne parlavi mai. E Sasha ha detto che tua madre non chiedeva il divorzio che lui glielo avrebbe portato via per dispetto, perché era minorenne, la legge funziona così, non perché gliene importasse qualcosa di lui, piangeva quando lo ha detto” si passò una mano sugli occhi, straziato. Gli faceva male. La sua sensibilità rimaneva, da sempre e per sempre. “E le voci vi erano a prescindere, che ti picchiava, Cat, me lo ha detto Nagorny, sai.. Tu eri e sei sempre stata gentile con tutti i sottoposti non trattavi male nessuno” gli affondai la testa in grembo, straziata, mi ero guardata le spalle da sempre, quando Rualov mi aveva sfondato la schiena a scudisciate, difendevo mia madre, le cicatrici erano rimaste, come la mia indipendenza e il mio nascondermi.. E tanto, anni, decenni di violenza non potevano rimanere muti, “Alessio.. io… “
“Tu nulla, Cat, eri una ragazzina ..tranquilla, le cose preferisco saperle” deglutendo. “Sasha come è riuscito a scamparla?”
“Che, nel dicembre 1917 hanno divorziato e la  tutela l’ha presa mia mamma”
“EH?” sbigottito senza scampo.
“Li abbiamo liberati Alessio!” che impresa epica, cattiva.
“Dimmi come”
Una breve cronaca dell’orrore, Raulov aveva perso l’ennesima somma al tavolo, reclamava moglie e figlio per mero conformismo.
Una scommessa vinta.
Io che per principio non giocavo mai di azzardo avevo fatto una partita a poker mia madre e mio fratello Sasha, questa la cronaca, avevo vinto e pagato, la scommessa sul piatto il divorzio di Ella e la custodia di Sasha, lui come Esau .. non la primogenitura, ma.. li aveva barattati. L’ho odiato, lo ho disprezzato e quindi mi faceva pena. Che complicanze, sia l’odio che l’amore sono sentimenti complicati.
“Comunque, ad Anastasia glielo detto io, che siamo fratelli, doveva saperlo .. E’ stato dopo che ero scappato, avete messo a soqquadro mezzo mondo per cercarmi, a furia di urla”e parolacce, avevo imprecato come uno scaricatore di porto.

“Non mi detto nulla”
“E’ tramortita, Cat, cerca di venirci a patti, lasciala stare ..”
“Grazie” che mi aveva evitato quel compito ingrato.
“Figurati”
Cat, raccontami una storia, la nostra.
Ora ci credo.

 
 
   



 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: queenjane