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Autore: laNill    15/10/2018    3 recensioni
Le sue labbra avevano il sapore del Sorriso dell'imperatore, acido e forte e intenso e proibito. La consistenza morbida si piegava sotto ai suoi denti, e il gemito basso che ne scaturiva era il più dolce dei suoni che le proprie orecchie avrebbero mai potuto udire.
Persino le note del suo guqin non raggiungevano le medesime vibrazioni che quel singolo singulto soave e sfilacciato aveva prodotto sui suoi nervi, pizzicandoli come corde ed irradiandosi, vibrando, in ogni vena fino a trovare una congiunzione al basso ventre, là dove gli occhi non avrebbe dovuto osare posarsi né mani raggiungere.
{ writober2018 di fanwriter.it | day15: Labbra/Canon | Lan WangJi/Wei WuXian }
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Ho inserito la storia nei manhwa pur non essendo coreano, ma un'animazione cinese; ma non sapevo dove altro metterlo. 
E niente, amo mdzs con ogni fibra del mio essere.
Dovete amarlo e conoscerlo e piangerci tutti, ne vale assolutamente la pena trust me.



 
Il Sorriso dell'imperatore
 
 
 
Il tintinnio del drappi sottili del colore del cielo si smossero ad un soffio tiepido di vento.
I paraventi di legno e seta bianca sventolarono senza rumore, trasportando l'odore d'incenso bruciato nel guscio d'argento dai petali di loto assieme ai profumi dolci di erba bagnata e magnolie in boccio.
Il pennello corse sulla pergamena, tracciando caratteri, delineando pensieri sottratti a pagine di libri ingialliti, impilati l'uno sull'altro in perfette simmetrie. Lo intinse nell'inchiostro, nero come lo erano i capelli che gli sfioravano le tempie in due cortine d'onice, lisci e lucenti.
I movimenti erano eleganti, rapidi senza fretta, semplici e misurati senza facezia. Posato e ligio, Lan Wanji sedeva al basso tavolo di quercia, trascriveva stralci di poesie e testi di studio con sguardo fermo, di quella calma placida che ha la superficie di uno stagno al sorgere del sole.
C'era il silenzio calmo e ponderato del raccoglimento, equilibrio stabile della mente e dello studio.
Un rumore di passi in lontananza increspò quella serenità in un guizzo di sopracciglia scure.
L'acqua cheta e tesa si increspò.
Passi che correvano lungo i corridoi in punta di piedi come se volesse nascondere la sua presenza, nonostante le vibrazioni giungessero in ogni solco del legno del pavimento. E più si avvicinava, più il rumore aumentava.
Le ciglia scure ebbero un palpito flebile, lo sguardo come due gemme di giada rimase fermo sulla trascrizione nonostante la mente sfuggì un istante al suo ferreo controllo, un lembo che si sbrigliava e teneva d'occhio quei movimenti.
Quando le porte si aprirono, la porta che sfuggiva alla mano e cozzava contro il pannello rigido di legno, quel silenzio si frantumò.
«Ops. Scusa, Lan Zhan-..»  Sorrise teso, Wei Wuxian, mentre si richiudeva la porta alle spalle. Lungi da lui farlo nel rispetto dell'assoluto silenzio, ovviamente. Il sospiro gli uscì stanco dalle labbra.
Lan Wanji aveva chiuso gli occhi, palpebre chiare tese sopra le iridi, calibrando la pazienza prima di riaprirli e levarli alla figura in piedi di Wei Wuxian sull'uscio.
Non si mosse dal suo posto, com'era prevedibile a detta del minore dei due che, lento e senza il minimo impulso nè desiderio, si spostava verso la postazione che gli era stata affidata.
Compostezza incrollabile e ferrea risolutezza: il secondo dei Lan era quanto di più simile ad una statua che avesse mai conosciuto. A volte si chiedeva persino se respirasse, durante le sue letture concentrate e intense al lume delle lampade. 
Lo era stato anche quando era uscito, così preso dalle sue trascrizioni che non avrebbe affatto badato a lui e alla sua assenza leggermente più lunga del previsto per essere solo un suo bisogno fisico urgente.
Sorrise tra sè, mentre si lasciava andare a terra, seduto di fronte al basso tavolino di legno; era stato piuttosto facile: scendere le lunghe scalinate del Padiglione della Biblioteca, raggiungere la conca d'acqua ed il cipresso intrecciato e dal tronco scavato tra il terreno e le rocce sporgenti. Il Sorriso dell'imperatore sembrava irridergli quando ne bevve un sorso, ed un altro ancora.
Mugugnando un motivetto, convenne che sì, dopo tutto quel penare nel silenzio tombale e leggi da trascrivere, se lo meritava un goccio dopo pranzo.
«Dove sei stato?» Si volse alla voce bassa e profonda che Lan Wanji gli rivolse. I suoi occhi non si erano levati dal foglio, e le lunghe ciglia scure bordavano gli occhi della medesima consistenza dura e inscalfible di cui era fatta l'ambra.
Era terribilmente austero per la sua età; così giovane e così serio, non si sarebbe stupito che nessuna donna avrebbe mai lanciato sguardi nei suoi confronti.
Eppure era affascinante - la mascella squadrata, il taglio degli occhi a mandorla, i capelli lisci come stoffa intessuta dalle nuvole.
Si ravvide a quel pensiero, restando sul vago.
«Te l'ho detto, sono dovuto andare in bagno! Un uomo ne ha bisogno, in alcuni momenti della giornata.»
«Ci hai messo troppo.»
«Avevo bevuto tanto a colazione.» spiegò il moro, guardandolo poi con un accenno di curiosità. «In effetti non ti ho mai visto andarci; non fa bene tenerti tutto dentro per troppo tempo, dovresti saperlo. Se vuoi ti accompagno la prossima volta, non devi farti problemi.» Rise divertito.
Lan Wanji alzò lo sguardo su di lui rivolgendogli un'espressione oltraggiata e spaventosa, con occhi algidi e taglienti quanto la sua spada. Wei Wuxian si ritrasse senza paura, «Wow, così mi fai paura Lan Zhan.»
Rise di nuovo, con quella voce graffiata in gola e la postura sciolta, scomposta, propria di chi non presta attenzione o non da alcuna importanza a quei dettagli futili e di poco conto. Il troppo riso denotava una piccolezza intellettuale e una superficialità ignobile per un coltivatore; questo gli era stato insegnato.
Il fastidio gli sfociava spesso in sprazzi di ira che non riusciva a gestire, quando si trovava in presenza di Wei Wuxian. Ed assieme a quelle sensazioni, c'era qualcosa di meno scomodo. Qualcosa di più morbido e, quasi, piacevole.
Il vento sembrò mutare in fretta di direzione, spirando verso est in un soffio più sostenuto. Trasportò la risata di Wei Wuxian assieme al profumo di ortensie e la fragranza dolce dell'incenso.
Per un istante, un palpito impercettibile di ciglia, Lan Wanji si beò di quel suono con la stessa intensità con cui il suo sguardo si posò sulla smorfia sfrontata che le sue labbra avevano assunto.
Una virgola ampia e morbida, dove la linea di denti bianchi si stagliava per contrasto alla carne rosea di una bocca che aveva visto piegarsi in molti modi e forme e smorfie diversi. Labbra, si soffermò a pensare senza alcuna ragione che avesse un barlume di senso logico, che sapevano sbocciare in un sorriso nato da un broncio che si spianava alla primavera.
Avevano la forma di una curva affrettata, una pennellata piena e intensa, dagli angoli rivolti verso l'alto, del colore delle peonie sfiorate dall'ultimo sole. Una morbidezza che si tirava quando sorrideva, di quei sorrisi ampi, che gli coinvolgevano tutto il viso e facevano palpitare gli occhi di quella luce sfacciata e irriverente e indomabile. Quasi scomparivano, quelle labbra, nei suoi sorrisi e nelle sue risate.
Vi danzavano sopra come petali al vento.
Non seppe quanto tempo rimase ad osservare la forma di cui quelle erano costituite. Ma un odore pungente, acre lo riportò in fretta con i piedi in terra con l'aria che mutava, spezzando quel filo che l'aveva tenuto sospeso. Ricacciò indietro il disagio che ne seguì, solo per soffermarsi su quell'odore.
Dilatò gli occhi, di uno stupore costernato.
«Tu-.. Hai bevuto?»
Il sorriso si gelò sulle labbra di Wei Wuxian, il terrore di poter essere smascherato che gli immobilizzò l'espressione sul viso solo per un istante, prima di sbuffare in una risata tirata.
«Cosa-? E ora questa come ti è venuta in mente? Certo un goccio lo desidererei tanto ma hai preso un granchio, Lan Zan-»
Un istante che invero fu più che sufficiente.
Lan WanJi era in grado di leggerlo meglio di chiunque altro, e non sapeva se ritenerlo un bene o una immensa disgrazia.
Lo vide alzarsi in fretta, mai con affanno, spicciolo e sbrigativo nello scostarsi la toga esterna da davanti le gambe nel muoversi e farglisi vicino. Wei Wuxian reagì altrettanto rapidamente in un moto di autodifesa, drizzandosi in piedi nell'incombere della sua figura.
«Lan Zhan, non esageriamo! Davvero non ti fidi di me?»
«No.»
Tentò di afferrarlo per il polso, ma il minore si scostò in un salto a ritroso distanziandosi il più possibile. Il sorriso serafico venne camuffato in un broncio indispettito che gli gonfiò le gote e arricciò le labbra.
«Potrei offendermi, sai? Ed io che cerco sempre di essere gentile con te. Non ho fatto nulla di male!» Si difese Wei Wuxian, vedendolo avvicinarsi. Aggirò una scaffalatura alta fino al soffitto, «Perchè sei così ostinato? Saresti geloso se anche avessi bevuto? Se vuoi la prossima volta te ne porto un goccio, magari ti rilassa un pò; sei davvero teso, non ti fa bene. A me piacciono i tipi meno rigidi.»
Lan Wanji ebbe uno spasmo alle tempie, prima che venisse azzerato dal contatto fugace e rapido delle mani di Wei Wuxian contro le spalle, «Vedi? Guarda quanto sei teso, Lan Zhan-» gli disse, in quella presa fulminea alla quale reagì d'impulso, girandosi e tentando di afferrarlo.
I riflessi furono rapidi a reagire, il corpo si mosse in riflesso all'impulso di fuga assieme alla risata che vibrò nell'aria. Ciò che Wei Wuxian non aveva calcolato era il movimento più lento e ingombrante della manica della sua veste.
Il salto compiuto venne frenato con forza, e con altrettanta irritazione, senza riuscire a sottrarvisi, quella mano lo strattonò a terra in un gesto affrettato e rabbioso.
L'equilibrio precario di Wei Wuxian venne meno, i piedi impattarono poco e male sul pavimento di bambù in un groviglio di capelli e abiti, sbilanciandolo. Cadde seduto in un tonfo sordo. E Lan Wanji, che non si aspettò quel peso gravargli sul braccio, ne seguì il movimento, inciampando con i piedi e le gambe del minore a terra, cadendo in ginocchio.
«Ahi- ahia.. Andiamo Lan Zhan, perchè sei sempre così estremo-..» Il mugugnò uscì in uno sbiascico indolente dalla gola di Wei Wuxian prima che la voce venisse meno e le parole gli morissero sulle labbra.
Due gemme di giada lo fissavano implacabili in una distanza effimera di un respiro.
A quella vicinanza risultava ancora più intimidatorio, il viso dai tratti affettati messi in risalto dalla serietà e dallo sprezzo infastidito. Lo sguardo vibrava di elettricità statica di equilibri precari.
Per qualche motivo, si sentì strano e a disagio, oltre che profondamente in trappola.
Arricciò il naso, vedendolo avanzare appena col capo.
Ne annusò il respiro, Lan WanJi, captando in fretta l'odore acre e dolciastro del vino quando un respiro gli lambì la bocca.
«Hai bevuto.» Rivelò quasi con ovvietà.
Wei Wuxian lo fissò, piegando gli occhi di una colpevolezza che sapeva di resa. Piegò le labbra in un sorriso nervoso.
«Forse solo un goccetto-.. la prossima volta te lo porto, giuro!»
Ma Lan WanJi non ascoltava più, se non per quella esile parte della propria coscienza che si mantenne stoicamente vigile a ciò che gli accadeva attorno.
La risolutezza che fino a poco prima aveva avuto sembrò vacillare in un palpito flebile delle ciglia scure quando il suo sguardo si sbrigliò dalla sua ferrea volontà e seguì il desiderio, ardente, di cadere sulla sua bocca.
Allenare lo spirito sarebbe stato più facile e meno crudele, che il resistere a quelle labbra.
Quel pensiero fugace e assolutamente estraneo alla propria morale ed etica gli attraversò la mente solo per vederlo allontanarsi come uno stormo di gru sulla superficie increspata del fiume.
L'arte dell'erotismo non aveva mai, in alcun modo, stuzzicato l'interesse che quel giorno sembrava concedere a quella determinata parte anatomica del minore che, spesso e volentieri, desiderava tenesse chiusa.
In quel momento lo pensò uguale, a patto che lo facesse con le sue labbra.
Wei Wuxian si accorse di tutto ciò, e se ne accorse con la stessa rapidità con cui aveva visto cadere quegli occhi, piegarsi con uno stupore cocente verso il basso salvo poi capire che erano le sue labbra, quelle che stava osservando, fissando con un intensità predace che lo scosse.
Teneva lo sguardo fermo, palpitante sulle labbra di Wei Wuxian come se avesse il terrore e la voglia racchiuse in singolo spasmo al cuore.
Aprì le labbra nel dire qualcosa.
Le dischiuse appena, il respiro che si stropicciava sui bordi, tremulo e incerto, e la voce che non trovò modo nè intenzione di prendere forma.
Non vi riuscì, poichè le labbra di Lan Wanji furono sulle proprie bloccando sul nascere qualsiasi cosa assolutamente stupida lui avesse potuto dire.
Labbra contro labbra in un bacio così affrettato ed improvviso da mozzare il respiro.
Gli occhi si aprirono in un dilatarsi di iridi, e di cuore che si fermò in un tonfo sordo che sentì stringere il petto quasi dolorosamente, prima di ritornare a battere, il sangue che gli ingolfava i pensieri e che sentiva rombare sulle tempie.
In breve divenne tutto fumo. I contorni sbiaditi dei mobili, il motivo per il quale era stato messo in punizione nel Padiglione assieme a lui, il frusciare degli alberi sui fianchi del monte, l'aria che sibilava tra i costoni di roccia spioventi sui quali era disposta Gusu.
Ci fu solo quel bacio, i suoi occhi che, fissi, continuavano ad osservarlo come a scrutarne ogni minima goccia di espressione. Ma li vide più morbidi, più vulnerabili, più belli.
Rendendosi conto di questo, inevitabilmente, rilassò muscoli che si stupì di trovare tesi e immobili, contratti come una statua di sale, a riflettere lo stupore attonito dato più dal gesto che non da qualsiasi tipo di rifiuto o sconforto potesse mai suscitare in lui.
Si stupì a pensare, Wei Wuxian, di voler essere baciato e di baciarlo con la stessa intensità con cui l'altro lo stava osservando. Il realizzarlo gli fece mancare di un battito, mentre le palpebre si dischiudevano e gli occhi si serravano silenti.
Lan Wanji la prese come un'accettazione.
Percepì il rilassarsi del suo corpo attraverso lo schiudersi lento e dolce delle sue labbra a contatto con le proprie; e la sua bocca, che si era spinta contro la propria in un gesto ruvido e quasi doloroso, si plasmò a quel gesto. Si ammorbidì, ritraendosi quasi colpevole per una goffaggine e una avidità propria dell'inesperienza e della fulminea realizzazione di ciò che aveva fatto.
Voleva baciarlo. Voleva assaporare quella bocca che spesso aveva fissato con sprezzo, e che senza rendersene conto, aveva segretamente desiderato.
Mai labbra erano stato più morbide e dolci da baciare.
Mai nessuno aveva posato la bocca sulla propria e nessun altro, pensò di getto, avrebbe potuto superare quelle di Wei Wuxian, in quel fremere ardente che gli squassava il cuore e il corpo intero.
Erano morbide, come le colline su cui posava lo sguardo al mattino, e dolci come i frutti maturi ai quali dai un morso per pura gola, e tiepide come il pallido sole che sfiorava i le nubi in primavera.
Al di sotto le ciglia scure, i suoi occhi restavano aperti nello sbirciare i mutamenti del video dell'altro quasi con accortezza, nel timore di fare qualcosa di sgradevole. Teneva gli occhi chiusi, Wei Wuxian, col capo appena incassato tra le spalle per un pudore e un imbarazzo attonito che sentiva infiammargli e scaldargli le guance morbide.
Lan Wanji mosse impercettibilmente la bocca, lasciando uno sprazzo di respiro, prima di premere e sentirne di più, assaggiare di più.
Le sue labbra avevano il sapore del Sorriso dell'imperatore, acido e forte e intenso e proibito. La consistenza morbida si piegava sotto ai suoi denti, e il gemito basso che ne scaturiva era il più dolce dei suoni che le proprie orecchie avrebbero mai potuto udire.
Persino le note del suo guqin non raggiungevano le medesime vibrazioni che quel singolo singulto soave e sfilacciato aveva prodotto sui suoi nervi, pizzicandoli come corde ed irradiandosi, vibrando, in ogni vena fino a trovare una congiunzione al basso ventre, là dove gli occhi non avrebbe dovuto osare posarsi né mani raggiungere.
Un fruscio, e il polso di Wei Ying cedette, l'equilibrio precario venuto a crearsi si spezzò e il mondo sembrò rovesciarsi. Colpì il pavimento di stoffa e bambù di schiena in un tonfo sordo, il respiro venne meno in un graffiare indolore alla gola mentre le palpebre, serrate di getto, si schiudevano per poi spalancarsi di muto e sottile stupore.
Sentì, prima di vederlo, i capelli di Lan Zhan a sfiorargli la guancia, intrecciarsi come radici di un salice ai suoi ugualmente scuri, sparsi scomposti in onde morbide mal tenute dal laccio color cremisi venuto a sfasciarsi. Profumava di buono, di pergamena, di incenso e orchidee. L'integrità, la perfezione.
Era ciò che i suoi occhi riflettevano nell'osservare il suo viso. Così giovane eppure così bello, di una bellezza scontrosa, inamovibile; i tratti duri del mento che si piegavano alla morbidezza di una gioventù che stava per terminare e sfociare nella maturità. Gli occhi, due gemme di giada colpita dai primi raggi del sole, lo fissavano con un'intensità tale da spogliarlo, denudarlo, raggiungere il cuore pulsante della propria anima per tenerlo stretto tra le mani.
Ciò che lo fermava dal farlo, fu lo stesso, identico, costernato stupore che ebbe lui.
Il suo corpo aveva fermato la caduta sul suo gravargli addosso grazie alle mani, puntante ai lati del busto contro il pavimento, ma tutto di Lan Zhan era proteso verso di lui.
Wei Wuxian poteva nitidamente sentire il cuore sul punto di scoppiargli nel petto, mentre un calore bollente gli saliva sul viso irradiandosi sulle guance in un rossore sparso.
Si sentì tremare e per un istante ringraziò di essere già sdraiato, cosa che lo fece sorridere di un sorriso tirato sulle labbra che prudevano. Dei, credeva di essere più maturo di così.
«L-Lan Zhan, cred-»
«Zitto.»
La risposta fu imperiosa, la voce ferma e lo sguardo stoico puntato su di sè.
Arrivò così netta che ebbe un moto di ribellione per un comportamento così algido pur in una situazione così tesa e assurda com'era quella in cui si trovavano. Si stranì, osservandolo di nuovo dietro alla cortina di quegli occhi così chiari e duri come muraglie, pur nella sua immobilità statica.
Con una contrazione dolorosa, gli sembrò già di vederlo allontanarsi, staccarsi come se avesse appena compiuto un’empietà, guardandolo come si guarda un qualcosa di strano, anormale, depravato.
A tradirlo furono i suoi occhi.
Quegli stessi che, stoici, si mantenevano fissi nei suoi con una mobilità d'espressione, ebbero un palpito lieve, un'increspatura che li vide cedere, deviare in basso, percorrendo la linea del naso e assestarsi sulla linea dischiusa, turgida, delle labbra.
Entrambi, Lan WanJi stesso, se ne resero conto senza poterselo evitare.
Il cuore tremò nel petto di Wei Wuxian, sussultando in gola, sanguinante, pulsante, contraendosi tanto forte da far quasi male, in quel dolore delizioso e senza far male, desiderandone ancora.
In quel singolo, effimero gesto era racchiusa una debolezza carnale a cui nessuno dei due era immune, un desiderio nato senza averne coscienza e sbocciato con l'irruenza di un temporale estivo.
Non udì le parole che il maggior ribadì. «Stà zitto.»
Perso in una vertigine, Lan WanJi mise a tacere il monito che suo zio avrebbe potuto rivolgergli, così come la lista delle leggi sacre vigenti nel Recesso delle Nubi, sacre e incontestabili, dove gli atti di promiscuità erano oltremodo banditi. Tacque, con una fermezza tale da stupirlo, qualsiasi altra voce.
E lo baciò.
Il viso calò su quello dell'altro in un percorso durante il quale sembrò catturare ogni singolo palpito, sospiro, mutazione d'espressione da parte di Wei Ying - gli occhi neri simili a cristalli di rocca che si screziavano, per poi assumere la consistenza liquida delle acque più pure della fonte di Gusu, le ciglia che vennero scosse in un palpito effimero mentre la palpebra si chiudeva in segno di rinnovata accettazione timorosa.
Le labbra tremarono quando si sfiorarono, schiudendosi alla pressione che le gemelle gli impressero, racchiudendo nelle proprie il respiro che, tremulo, gliele sfiorava.
Indugiò in quel contatto, saggiando la consistenza morbida che gli rendeva il sangue denso contro le tempie. La lingua sgusciò incerta, saggiandone il profilo, percorrendone la linea conca prima di sfiorare la gemella che le era venuta incontro.
Non sapeva come fare, nessuno dei due lo sapeva - Wei Wuxian poteva dirsi un grande chiacchierone, ma non era abituato a mentire così tanto spudoratamente sulla sua vita privata. Aveva baciato, a volte, qualche ragazza che era stata così audace da coglierlo impreparato e scoccargli un bacio sulle labbra.
Mai una volta era stato baciato con così tanto ardore e coinvolgimento, nè a sua volta aveva avuto modo di baciare con tanto trasporto e eccitazione e tremenda agonia.
Per quanto inesperto captò un istante di stasi, una rigidità nel maggiore che si trasformò in un sospiro più profondo, quasi frustrato. Non sapeva come approfondire, lo capì. Gli venne in aiuto reclinando gentilmente il capo di lato, la bocca che lo accoglieva con più facilità mentre le labbra si sfregavano e si socchiudevano.
Lan WanJi si stupì un solo istante, osservando l'altro nella sua assoluta arrendevolezza.
Schiudendo gli occhi scuri, Wei Wuxian lo ricambiò con un'espressione estatica, mitigata da un imbarazzo ancora netto a fremergli e tendergli i muscoli. Uno sguardo dischiuso e ammansito che racchiudeva un'esortazione silente, una placida beatitudine al di là del ventaglio di ciglia scure a sfiorargli la pozza liquida che li conteneva.
E Lan WanJi si perse nel piacevole calore della sua bocca, delle sue labbra ad accoglierlo.
Le sue mani, piccole, ruvide dagli allenamenti di spada, gli racchiusero il volto a coppa. Una carezza incerta ma stabile che gli fece vibrare l'anima, pulsare il cuore della vita. Procedettero poi oltre, racchiudendo le spalle in un fruscio di tessuto e seta.
Il nero della sua casacca che si stagliava netto contro quello candido e immacolato della veste dell'altro.
La sfumatura tenue dell'azzurro ceruleo che mitigava la forza ardente del cremisi.
Tra le pareti di carta di riso, l'odore di legno di quercia della biblioteca, il vento a sgusciare tra le finestre circolari aperte a smuovere le pergamene lasciate sospese, Lan WanJi mormorò.
«Non andrò oltre le-..»
Wei Wuxian annuì, il viso accalorato di un rossore ardente e tremiti labili. «Va bene.»
Va bene, basta che tu non smetta.
Non fermarti.
Baciami fino a quando le tue labbra non saranno le mie.
E sulle mie labbra non avrò impresso il tuo odore fino ad addormentarmi.
Così che anche nel sogno io possa ritornare a baciarti.
  
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