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Autore: Sgrolboffia    15/10/2018    0 recensioni
Era una delle solite sessioni di studio, in uno dei soliti pomeriggi di inverno. Dipper fissava il libro, matita in mano pronta a sottolineare qualcosa di importante e la porta della stanza rigorosamente chiusa.
[...]
“Permesso!” esclamò Mabel.
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“Sto tentando di studiare matematica” disse Dipper.
Mabel alzò un sopracciglio. “Tentando? Non riesci?”
“No.”
[...]
“Un momento... Tu stai pensando a qualcosa.”
[...]
Dipper sospirò. "È per quella ragazza nella mia classe di cui ti avevo parlato..."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dipper Pines, Mabel Pines
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una delle solite sessioni di studio, in uno dei soliti pomeriggi di inverno. Dipper fissava il libro, matita in mano pronta a sottolineare qualcosa di importante e la porta della stanza rigorosamente chiusa.
Sospirò aggrottando la fronte: mai, nei suoi sedici anni di vita, gli era capitato di trovarsi in difficoltà davanti alla matematica. Era fermo sulla stessa pagina da ben mezz’ora, ma nulla. Non riusciva proprio ad entrargli in testa. Prese a disegnare cerchietti insignificanti all’angolo del volume, la testa poggiata pesantemente sulla mano sinistra, rimuginando sui pensieri che lo avevano fatto distrarre per tutto il pomeriggio. Iniziò ad aggiungere linee a caso attorno ai cerchietti, che oramai erano diventati molto simili a dei grossi soli di grafite.
Stava per finire lo spazio all’angolo del libro, quando qualcuno aprì la porta: “Permesso!” esclamò Mabel.
Dipper alzò lo sguardo dagli scarabocchi. “Ehi”, disse con un cenno del capo.
“Non fare troppe cerimonie, mi raccomando” commentò Mabel ridacchiando. “Che fai?”
“Sto tentando di studiare matematica” rispose Dipper, tornando con l’attenzione sul libro.
Mabel alzò un sopracciglio. “Tentando? Non riesci?”
“No”, rispose Dipper. Prese a disegnare minuscoli puntini sul lato della pagina.
“Un momento...” sussurrò Mabel, assottigliando lo sguardo. “Tu stai pensando a qualcosa”, sentenziò.
“Quante volte ti ho detto di chiudere la porta quando entri?!” si animò improvvisamente Dipper.
“... E ora stai cambiando discorso...”
“Chiudi.”
“Parlami, che è successo?” domandò Mabel, scostando gli altri libri del fratello e sedendosi sulla sua scrivania.
Dipper sospirò, la ignorò e continuò a disegnare puntini, applicando sempre più pressione sulla matita.
“Andiamo, Dip. Non mi guardi in faccia, non riesci a studiare matematica e... stai pugnalando il tuo libro!”
“Vai a chiudere quella porta e ti parlo!” sbottò Dipper spazientito, sbattendo la sfortunata matita sul mare di puntini.
“E sei anche nervosetto...” commentò Mabel; poi chiuse la porta.
“Scusami, è che... – Dipper scosse la testa, guardandola finalmente negli occhi – è tutto il pomeriggio che penso a... delle cose.”
“Quali cose?” lo incoraggiò Mabel, tornando a sedersi sulla scrivania.
Dipper si poggiò sullo schienale della sedia e si allontanò un po’ dal tavolo per guardare meglio la sorella. Poi abbassò di nuovo gli occhi, e parlò giocherellando con la matita. “Ti avevo raccontato di quella ragazza nella mia classe... – una pausa, Mabel annuì senza interromperlo – Vorrei invitarla ad uscire, ma... Insomma, non mi dirà mai di sì.”
“Pensi a questo da tutto il pomeriggio?” fece Mabel, il tono leggermente canzonatorio.
“Eddai, lo sai come sono fatto...”
Mabel rise. “Lo so bene, fratellino.”
Dipper sbuffò, ma non riuscì a trattenersi dal sorridere. “Che devo fare?”
“Innanzitutto... – Mabel si protese verso di lui e gli schiacciò le guance tra le dita – taglia quel pizzetto.”
“Non ci penso nemmeno!” esclamò Dipper. Ingaggiò una breve lotta con Mabel per allontanarle le mani dalla sua faccia. Era un ragazzo, più forte di lei, quindi ebbe la meglio e riuscì a punzecchiarle la pancia, un punto che sapeva essere molto delicato per lei. “Il mio pizzetto è bellissimo” riprese lui, lasciandola andare solo quando fu soddisfatto dal suo eccesso di risa.
Quando si fu calmata, Mabel tornò alla carica: “Da donna, posso assicurarti che quel coso è orribile.”
“Non sei una donna, sei mia sorella”, la sminuì Dipper, lisciandosi il pizzetto. “Il tuo giudizio non conta nulla.”
“Dipper, sono la tua gemella. Il mio giudizio conta più di qualunque altro!” ribatté lei.
Lui ridacchiò; sapeva bene che a Mabel piaceva il suo pizzetto, ma si divertiva enormemente a prenderlo in giro. Si abbandonò di nuovo sullo schienale e prese a fissare un punto indefinito sulla scrivania, riprendendo a torturare la matita.
Mabel lo osservò per un po’, poi gli accarezzò una spalla. “Devi calmarti”, gli disse con voce dolce. “Basterà andare da lei con disinvoltura e... chiederglielo, semplicemente.”
“Non accetterà mai...”
“Dip, ascoltami – il suo tono si fece deciso – sei il tipo più interessante che conosca. Sei intelligente e gentile, non vedo perché dovrebbe rifiutare!”
“Perché non sono così interessante come pen-”
Mabel lo interruppe, chiudendo teatralmente la mano a pugno: “Finiscila di lamentarti! Va’ da lei e conquistala!”
“Ma...”
“Niente ma!” esclamò Mabel. “Se non glielo chiedi tu...”
Dipper si gelò. “Non azzardarti a metterti in mezzo!”
Mabel incrociò le braccia, un sorriso soddisfatto in volto. “Bene.”
“Non ho altra scelta che andarci, altrimenti lo farai tu al posto mio e rovinerai tutto, vero?” domandò atono lui.
Mabel scese dalla scrivania con un piccolo balzo. “Vedo che mi conosci bene”, disse. Si sdraiò sul suo letto, afferrò la prima rivista che gli capitò sottomano e iniziò a leggere.
Dipper la fissò per un po’, poi torno al suo libro. D’improvviso, quelle frasi che aveva letto e riletto tutto il pomeriggio assunsero il senso che aveva cercato di attribuirgli per ore. Si sentì stupido.
“Ora che ti sei sfogato e sei più tranquillo ci capisci qualcosa di quella roba?” chiese Mabel, la faccia nascosta dietro alla rivista.
Dipper sorrise: gli aveva letto nel pensiero. “Vedo che mi conosci bene.”
   
 
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