Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Me91    13/07/2009    4 recensioni
Shinichi è tornato; si ripresenta nel suo vero aspetto, come se nulla fosse. Di ciò che è accaduto, da quando ha incontrato gli uomini in nero per la prima volta, non ricorda niente. Unico suo ricordo, tra tutto quel vuoto, sembra proprio essere Ai, che pare sia in pericolo. Heiji, deciso a fargli tornare la memoria, si allea quindi a lui per ritrovare la scienziata scomparsa. Man mano che Shinichi ricomincia a ricordare, emergono fatti agghiaccianti accaduti in quei giorni... Ai va ritrovata al più presto!
Un misto di azione e mistero, con una punta di romanticismo... Come reagirà Ran di fronte a un Shinichi che nemmeno ricorda di averla abbandonata tutti quei mesi?
[...] ... Heiji domandò:
«Il nome Conan Edogawa ti dice nulla?»
Altro silenzio.
Poi Shinichi parlò:
«Non so chi sia.»
Genere: Romantico, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La storia è completamente frutto della mia fantasia. Se per caso dovesse, involontariamente, assomigliare ad un'altra presente in questo o in un altro sito, avvertitemi che provvederò a controllare e rimediare. Grazie! ^^

Frammenti

 
Il ritorno

15:30

TOC TOC
Il signor Masashi, senza alzare lo sguardo dalla pratica che stava firmando, sbuffò:
«Sì? Chi è?»
La porta si aprì e vi si affacciò una domestica con un vassoio in mano.
«Il suo spuntino, signore.»
Masashi alzò gli occhi dal documento e mostrò un piccolo sorriso, dicendo:
«Finalmente! Avevo una fame...»
La cameriera si avvicinò e posò il vassoio sul tavolo, poi si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle.
L’uomo scostò la pratica, afferrò il libro che aveva iniziato a leggere il giorno prima e lo aprì alla pagina dove era arrivato. Prese poi il bicchiere posato sul vassoio e bevve un sorso d’acqua. Afferrò infine il panino alle verdure, proprio come piaceva a lui, che gli aveva portato la cameriera, e addentò un bel boccone, proseguendo la lettura del suo libro. 
 

17:23 

«Guarda Ran! E’ un costume bellissimo!» strillò Sonoko, eccitata, appiccicandosi alla vetrina del negozio «E tu che ne dici, Kazuha? Non credi che mi doni?»
«Mi sembra fantastico!» concordò Kazuha, estasiata, affiancandosi subito a Sonoko.
Ran, invece, incrociò le braccia, storse un po’ le labbra con disappunto e, ad una certa distanza dalla vetrina, commentò:
«Io lo trovo orribile.»
«Ma che dici?!» esclamarono insieme le due ragazze, voltandosi di scatto a guardarla «E’ stupendo!»
L’espressione di disappunto sul volto di Ran si accentuò, quando ribatté:
«Non so se avete notato le due mele rosse sul seno...»
«Certo che sì!» esclamarono quelle.
«E quei due occhi di gatto sulla parte posteriore delle mutande...» insistette Ran.
Sonoko e Kazuha annuirono, affascinate.
Questo per Ran fu troppo ed affermò:
«Insomma, è davvero orribile!»
Sonoko scosse la testa e sospirò, portandosi le mani ai fianchi:
«Eh, Ran... certo che hai dei gusti difficili! Per fortuna ho Kazuha con me!» e sorrise all’amica con la coda di cavallo.
Kazuha, ridacchiando, commentò:
«Peccato il prezzo!»
«Oh, bazzecole.» fece Sonoko con un gesto di noncuranza della mano.
Ran alzò un sopracciglio e le fece notare:
«Non tutti hanno il tuo patrimonio, Sonoko.»
«Anche questo è vero!» rise quest’ultima.
Kazuha lanciò uno sguardo all’orologio e sbuffò, scocciata:
«Ancora non è arrivato!»
Sonoko e Ran si voltarono a guardarla, e la Mori chiese:
«Stai parlando di Heiji?»
«E di chi se no?» ridacchiò Sonoko in un sussurro.
Kazuha non sentì quest’ultimo commento e, annuendo con il capo, sempre spazientita, rispose:
«Già, proprio lui. Mi aveva promesso che sarebbe arrivato alle cinque... e ora sono le cinque e mezzo!»
«Cosa ti importa, dai!» cercò di risollevarla Sonoko con un gran sorriso «Vorrà dire che ci godremo questo pomeriggio di shopping tra sole donne!»
Kazuha annuì, anche se ancora un po’ delusa.
«In ogni modo, trovo strano che Heiji venga a fare shopping con te...» intervenne Ran, con lo sguardo volto al cielo, pensierosa «Shinichi, visto che si annoia sempre quando lo porto a fare spese con me, si inventa sempre una delle sue scuse per non venire...»
«Dovresti parlare al passato, Ran.» si intromise Sonoko, con una mano al fianco e un dito davanti a sé, indicando l’amica «E’ praticamente una vita che Shinichi non si fa vivo.»
«Ah, non me lo ricordare...» sbuffò Ran, seccata.
Kazuha alzò le spalle, dicendo:
«Sono certa che ha i suoi buon motivi.»
«Lo spero per lui!» ribatté Ran, incrociando le braccia.
«Su, dai, pensiamo ad altro adesso!» esclamò Sonoko con la sua grinta «Proseguiamo lo shopping!»
«Oh, sì!» approvò Kazuha, allegra.
«D’accordo.» sospirò Ran, malinconica, con ancora Shinichi in mente.
Ripresero a camminare per l’affollato marciapiede, chiacchierando, quando Kazuha esclamò, indicando un’auto che stava per ripartire da un parcheggio sul lato della carreggiata:
«Ma quella non è la macchina di tuo padre, Ran?»
La ragazza si girò immediatamente a guardare, confermando:
«Oh, sì, è papà! Ma che cavolo fa qui in centro?»
Le tre amiche corsero subito verso la macchina, ancora ferma al parcheggio per via del gran traffico.
Ran si affacciò al finestrino aperto dello sportello del passeggero, ed esclamò con voce squillante:
«Papà! Ma che fai qui?!»
Kogoro, tutto concentrato ad aspettare il suo turno per passare tra tutto quel traffico e impegnato a lanciare qualche imprecazione rabbiosa in direzione di qualche automobilista a suo dire “incapace nella guida”, sobbalzò, spaventato, e si girò verso la figlia.
«Ran! Ma che...?»
«Rispondi prima tu alla mia domanda!» lo zittì la ragazza «Mi stavi spiando? Mi seguivi, per caso? Non vieni mai in centro!»
«Ma che spiando?! Seguendo?!» gridò Kogoro, innervosito «Un mio cliente si è ammalato e non è potuto passare all’ufficio per pagare... per questo sono venuto qui in centro: per andarlo a trovare!»
«Oh...» fece Ran, imbarazzata «Scusami...»
«E tu che fai qui, invece?» domandò Kogoro, sospettoso.
Ran tornò ad accigliarsi e sbottò:
«Papà! Lo sapevo che non mi stavi ascoltando oggi a pranzo! Uff... sono qui con Sonoko e Kazuha per fare un po’ di spese.»
«Ehilà, detective Mori!» salutò radiosa Sonoko alle spalle di Ran, e Kazuha fece un segno di saluto con la mano.
“Ti pareva che non era venuta a fare spese?” pensò ironicamente Kogoro, storcendo le labbra, poi si rivolse a Kazuha:
«C’è anche Heiji con te? Sei la sua ragazza, no? State sempre appiccicati...»
Kazuha arrossì da capo a piedi e Ran rimbeccò il padre:
«Papà! Ma che modi sono?»
«Ma che ho fatto?» fece Kogoro, con voce stridula.
Prima che Ran potesse rispondere, due volanti della polizia sbucarono da dietro un angolo a sirene spiegate, superarono il parcheggio dove era fermo Kogoro, e si andarono a fermare davanti una bella casa poco più avanti.
Kogoro, incuriosito, si affacciò dal finestrino.
L’ispettore Megure stava scendendo in quel momento da una delle auto, seguito da Takagi e altri due agenti, e altri quattro dell’altra volante.
«Io vado a vedere.» decise Kogoro, spegnendo la macchina.
Ran guardò in direzione dei poliziotti che stavano entrando nella casa.
«Chissà cos’è accaduto?» si chiese Kazuha, sorpresa.
«Quella è la casa di Masashi Ikara... è un uomo d’affari amico della mia famiglia.» informò Sonoko, portandosi una mano al mento, pensierosa «E’ un brav’uomo... non capisco cosa sia potuto accadere...»
«Uhm... andrò a controllare.» annuì Kogoro seriamente e si avviò per il marciapiede.
«Credo dovremmo andare a vedere, che ne pensate? Potrebbe essere qualcosa di grave...» propose Ran e le altre due annuirono.
Seguirono Kogoro fin davanti la casa.
«Mi scusi, agente...» il detective interrogò il poliziotto che sorvegliava la porta d’entrata «Sono il detective Kogoro Mori.»
«Buon pomeriggio, detective.» salutò il poliziotto con ammirazione «Posso esserle utile?»
«Mi saprebbe dire che cos’è accaduto qui? Questa non è la casa di Masashi Ikara?»
«Un brutto fatto, detective.» l’agente abbassò di un po’ il tono della voce «Il signor Masashi è morto.»
«Che cosa?» strillò Sonoko, portandosi una mano alla bocca.
«Che fatto orribile...» commentò Kogoro cupamente «Posso entrare?»
«Certamente, detective Mori.» il poliziotto si scostò per farlo passare.
Kogoro si voltò verso la figlia e le sue amiche, tutte quante sorprese dalla notizia, e disse:
«Entrate con me. Se si è trattato di un omicidio, l’assassino potrebbe essere ancora nei paraggi... non mi fido a lasciarvi qui in giro.»
«Va bene.» annuì Ran e lei e le altre due entrarono dietro il detective.
Salirono delle scale e si avvicinarono ad uno studio, davanti al quale si erano riuniti diversi servitori, i poliziotti, due donne in lacrime e tre uomini ben vestiti.
Megure stava interrogando uno dei tre, un bel ragazzo sui trent’anni da folti capelli neri.
«Come le ho già detto ispettore, non ho idea di cosa sia accaduto.
» insistette il giovane visibilmente sconvolto «Quando ho bussato, non ho udito nessuna risposta. Ho aperto quindi la porta e ho trovato mio padre così come è adesso.» e indicò all’interno dello studio.
Kogoro e le tre ragazze avevano la visuale coperta dai servitori ed erano troppo distanti dalla porta per riuscire a scorgere qualcosa.
Megure annuì e continuò:
«Uh uhm... Capisco, signor Masashi, ma poi? Cosa ha fatto?»
Il giovane ragazzo affondò una mano tra i morbidi capelli scuri e, con lo sguardo perso nel vuoto, riprese:
«Mi sono avvicinato alla scrivania e ho posato due dita sul collo di mio padre... verificando che non c’era battito.»
«E poi?» chiese ancora Megure «Ha toccato qualcosa? Spostato qualche oggetto?»
«No, ispettore. Non ho toccato nulla.» rispose il giovane «E poco dopo questa orribile scoperta, Isaki è entrata nello studio e ha lanciato un urlo appena visto mio padre.»
«Sì...» singhiozzò una ragazza appena maggiorenne, con i capelli biondi legati in un’alta coda, gli occhi azzurri lucidi di lacrime e un accento straniero «Io... mi sono spaventata e...» scoppiò di nuovo a piangere, abbracciata all’altra donna di quarant’anni, con gli occhi pieni di lacrime a sua volta.
«E lei in che modo è imparentata alla vittima?» domandò Megure, rivolto alla ragazza bionda.
«Lei è Isaki Kourami.» rispose la donna quarantenne, a posto della giovane ragazza in lacrime «E’ fidanzata con mio nipote, Huya Fouka.» e con il capo indicò un ragazzo di vent’anni, con lo sguardo basso e un’espressione triste dipinta sul volto. Non era un ragazzo bellissimo e sicuramente sfigurava a fianco di Isaki, una bella giovane la quale madre era una famosa attrice americana biondissima.
Megure annuì ancora, mentre Takagi, silenzioso in un angolo, continuava a prendere appunti seriamente.
«Mentre lei dovrebbe essere la signora Masashi, se non sbaglio.» disse l’ispettore, parlando alla donna quarantenne.
Lei annuì:
«Proprio così, ispettore. Ikara era mio marito.» anche lei era una bella donna, dal fisico asciutto, un volto fresco nonostante l’età e da bei capelli castani.
«Infine, lei, signore, chi è?» domandò Megure, rivolgendosi ad un uomo distinto, di forse sessant’anni, con capelli grigi e baffi.
«Sono il fratello di Ikara. Mashito Masashi.» rispose l’uomo con voce profonda.
«Hai segnato tutto Takagi?» chiese Megure.
«Certo, ispettore.» rispose prontamente Takagi.
«Bene e... tu che ci fai qui, Kogoro?» solo in quel momento Megure si accorse della presenza del detective, che stava ascoltando in silenzio.
«Salve, ispettore.» salutò Kogoro, avvicinandosi «Per caso mi trovavo qui in centro, quando ho visto le vostre volanti fermarsi qui... e ho saputo la terribile notizia.»
«Un brutto fatto, già...» concordò Megure «Il signor Masashi era un uomo d’affari molto ricco e rispettato. Mi chiedo chi possa essere l’artefice di questo delitto.»
«Siamo certi sia un omicidio? Era un uomo di cinquant’anni e aveva problemi di cuore, ho saputo. Non è che...» provò il detective, ma l’ispettore lo fermò:
«Vieni a vedere tu stesso.»
Prima che i due potessero muoversi, la signora Masashi chiese:
«Lei non è per caso il famoso detective Kogoro Mori?»
«In persona, signora!» rispose subito Kogoro, pavoneggiandosi.
«La prego, detective!» intervenne il figlio dell’uomo ucciso «Scopra chi ha ucciso mio padre!»
«Lei devi essere il figlio del signor Masashi, non è così?» domandò Kogoro.
«Mi chiamo Yuichi Masashi, detective.» si presentò il giovane «Ci aiuti!»
«Nessun problema, ragazzo!» sorrise Kogoro, entrando nell’ufficio con Megure.
Ran e le sue amiche rimasero invece lontane, non tenendoci particolarmente a vedere un morto.
La scena faceva rabbrividire.
Il signor Masashi era appoggiato scompostamente allo schienale della sedia; gli occhi sgranati e vacui; la bocca spalancata con un po’ di bava che aveva inumidito i baffi. Una mano stringeva ancora convulsamente un bracciolo della sedia, mentre l’altro braccio era a penzoloni.
Kogoro si avvicinò e studiò ad una certa distanza il cadavere, intorno al quale stavano trafficando tre uomini della scientifica giunti precedentemente.
Osservò la scrivania. Su un vassoio d’argento era posato un bicchiere d’acqua mezzo vuoto; accanto era posato un panino alle verdure, a cui l’uomo aveva dato tre grandi morsi; c’era anche un libro apparentemente nuovo, aperto a circa metà, pericolosamente vicino al bordo della scrivania e con una pagina un po’ stropicciata; documenti in pila e un po’ di penne.
«Dunque, ispettore? La causa del decesso?» chiese Kogoro con fare professionale.
«E’ morto avvelenato.» rispose Megure «Con del cianuro.»
Kogoro annusò un po’ vicino il cadavere.
«Già, percepisco un certo odore di mandorle: segno caratteristico del cianuro.»
Poi il detective diede una veloce occhiata ai vari fascicoli e documenti posati sul tavolo, sfogliandone distrattamente qualcuno.
«Come mai quasi tutti gli angoli di questi fogli sono stropicciati?» domandò Kogoro, notando il fatto.
«Non saprei...» confessò Megure.
«E’ per via dell’abitudine di mio fratello.» intervenne noncurante il signor Mashito Masashi, affacciandosi nello studio «Si leccava le dita per riuscire a sfogliare meglio la pagina. Ma così facendo rovinava tutti i documenti.»
«Non sapevo di questa sua abitudine, nonostante fossi sua moglie.» commentò la signora Masashi, sorpresa.
«Nemmeno io ne sapevo nulla.» confessò il figlio della signora.
«Voi non lavorate tutti i giorni con lui. Al contrario di me.» spiegò con calma il signor Masashi «E sapete che adora leggere i suoi libri chiuso qui dentro. Per questo non lo avete mai visto.»
Kogoro annuì, ringraziando l’uomo per la spiegazione.
«Ispettore, analizziamo subito i vari oggetti.» annunciò in quel momento un uomo della scientifica «Abbiamo gli strumenti qui con noi.»
«D’accordo.» annuì Megure, poi si rivolse a Kogoro:
«Noi usciamo. Cerchiamo di ricostruire che cosa possa essere accaduto.»
I due uscirono insieme nel corridoio e Megure esordì ad alta voce:
«Bene, signori. Possiamo accomodarci di sotto? Adesso dovrò interrogare tutte le persone che hanno visto il signor Masashi nelle ultime ore.»
Gli altri accondiscesero e la signora Masashi, chinando un po’ il capo, propose:
«Potremmo andare nel salotto. E’ abbastanza grande per accogliere tutti.»
«Per me va bene.» concordò l’ispettore.
Mentre quella ventina di persone, tra domestici, parenti e un paio di poliziotti, si dirigeva di sotto, le tre ragazze si avvicinarono all’ispettore e al detective.
«Papà... noi cosa facciamo?» domandò Ran.
«Se l’ispettore è d’accordo, verrete in salotto con noi.» disse Kogoro, poi spiegò ad un confuso Megure:
«Avevo detto loro di seguirmi caso mai l’assassino si fosse fatto vivo qui nei paraggi e le avesse aggredite...»
«Beh, non credo che sia armato... e forse è ancora qui in questa casa.» rispose Megure, poi alzò le spalle «In ogni modo, non credo daranno fastidio se rimarranno qui.»
«Vorrei proprio scoprire chi ha così orribilmente ucciso il signor Masashi... era amico della mia famiglia...» mormorò Sonoko.
«E sono certa che con il suo aiuto, detective Kogoro, scoveremo immediatamente l’assassino!» aggiunse Kazuha con convinzione «Lei è bravo quasi quanto Heiji.»
Kogoro fece una smorfia infastidita.
Quasi?” si ripeté con disappunto.
Un giovane ragazzo con un berretto in testa, mischiato tra i domestici che stavano per scendere le scale, aveva udito anche quest’ultima affermazione e, con un piccolo sorriso divertito, decise di scendere anche lui di sotto senza ancora farsi vedere.
Una volta in salotto, Megure si schiarì la voce e iniziò a parlare chiaramente:
«Chi può si segga, per favore, almeno ci sarà meno caos.»
I parenti si sistemarono, tre sul divano, uno in poltrona, e un altro su una delle sedie del bel tavolo. Anche qualche domestico, tra i più anziani, fu fatto sedere sulle sedie. Altri rimasero in piedi vicino la porta chiusa del salotto, accanto i poliziotti. Tra loro si trovavano anche Ran, Sonoko e Kazuha.
«Bene.» continuò Megure, affiancandosi a Kogoro circa al centro del salotto «Secondo il medico legale, l’ora del delitto si può collocare nel lasso di tempo tra le 15 e le 16...»
«Alle 15 non può essere, ispettore.» intervenne timidamente una giovane domestica «Sono passata nello studio del signor Masashi alle 15 e 30 per portargli il suo spuntino pomeridiano... come ogni giorno.»
«E lui era vivo, suppongo.» disse Kogoro.
La domestica annuì:
«Certo, stava firmando dei documenti.»
«Le ha detto qualcosa?» chiese Megure.
La ragazza scosse il capo e rispose:
«Niente. Mi ha solamente confessato di aver fame e io, dopo aver lasciato il vassoio sulla scrivania, me ne sono subito andata.»
«Tutto chiaro.» annuì Megure, poi controllò che Takagi stesse scrivendo tutto, verificando che effettivamente il giovane stava appuntando tutto quanto sul suo taccuino.
«Mentre voi, signori, quand’è stata l’ultima volta che lo avete visto?» chiese poi l’ispettore, interrogando i parenti.
«Io quest’oggi a pranzo, come mio figlio.» rispose per prima la signora Masashi «Poi mio marito si è chiuso nello studio verso le 13 e... non l’ho più visto.» gli occhi le ritornarono lucidi di lacrime.
Il figlio, Yuichi, aggiunse con tristezza:
«Finché io non sono entrato nello studio.»
«E perché era andato da suo padre?» domandò Kogoro.
Yuichi abbassò lo sguardo e, con un piccolo sorriso, ma gli occhi amareggiati, ammise:
«Sono proprietario di una azienda affiliata a quella di mio padre... Oggi ho portato a termine un affare molto importante, firmando il contratto con il magnate di un’altra azienda... Ero andato a dare la buona notizia a mio padre. Mi elogia sempre quando porto bene a termine un compito a me assegnato... mi manca già...»
«Deve essere stato terribile, allora, trovarlo in quello stato...»
«Lei non s’immagina, detective...» mormorò il giovane per risposta.
Megure decise di continuare ad interrogare gli altri parenti e chiese alla signorina Isaki:
«Quando lo ha visto l’ultima volta?»
«Ieri sera, ispettore.» rispose Isaki, con ancora le guance umide «Lo conosco solamente da qualche mese, in realtà... Non sono originaria del Giappone, mio padre è nativo di Tokio, ma si è trasferito a New York da alcuni anni. Lì ha incontrato mia madre, Margareth Amstrong, e si sono sposati...»
«Lei è la figlia di Margareth Amstrong?!» esclamò Kogoro, eccitato «Ma è una delle mie attrici preferite! Ecco, infatti ora se la osservo meglio noto una vera somiglianza con sua madre... oh, siete entrambe bellissime!»
Isaki arrossì completamente, lusingata, mentre Kogoro continuava:
«Il mio film preferito di sua madre è sicuramente “Io, lei e lui”... oppure mi è piaciuto molto “Una rosa rossa nella neve” o anche...»
Megure tossicchiò con un’espressione di rimprovero e Kogoro tacque immediatamente, ricomponendosi e affermando con serietà:
«Continui pure, signorina.»
«Oh, sì...» riprese Isaki, tornando triste «Mi trovavo qui a Tokio per le riprese di un nuovo film di mia madre, circa un anno fa... ed è così che ho incontrato Huya Fouka. Ieri sera abbiamo dato l’annuncio del nostro fidanzamento alla famiglia... c’erano anche i miei genitori qui a cena, ieri... eravamo così felici... ed ero così affezionata al signor Masashi... era un uomo straordinario...» ricominciò silenziosamente a piangere.
Megure si voltò verso Huya che, seduto a fianco di Isaki sul divano, le cingeva dolcemente le spalle, e gli domandò:
«Mentre lei, signor Fouka, è il nipote del signor Masashi, se non sbaglio... e... quando l’ha visto l’ultima volta?»
«Sono il figlio del fratello della signora Masashi, ispettore.» spiegò il giovane, con una bella voce «E... ho visto mio zio per l’ultima volta ieri sera, signore.»
«Uhm...» fece Megure, poi voltò lo sguardo verso il signor Masashi, seduto sulla poltrona, domandando:
«E infine lei, signore...?»
«Sta mattina.» rispose sbrigativo il signor Mashito «Al lavoro. Sono il suo socio... ex socio.»
«Immagino che ora l’azienda passerà in sua proprietà.» notò Kogoro.
«In parte.» fu la risposta dell’uomo.
«Spiegatemi una cosa, signori.» riprese l’ispettore Megure «Il corpo è stato ritrovato alle 17 e 20, e alle 17 e 30 noi della polizia siamo giunti qui. Avete detto che molti di voi non vedevano il signor Masashi, e che quindi non si trovavano qui in questa casa, da ieri o sta mattina... come mai, invece, vi trovo tutti qui, ora?»
«Beh, io e mio figlio abitiamo in questa casa.» rispose subito la signora Masashi.
«E infatti siamo stati gli ultimi a vedere mio padre.» concluse Yuichi.
«Io e Isaki siamo arrivati alle 17.» disse Huya «Isaki voleva invitare la signora Masashi ad andare a fare shopping con lei e sua madre, visto che oggi è sabato ed è una bella giornata. Mentre io l’ho solamente accompagnata, poi sarei tornato a casa mia.»
«Io sono giunto qui alle 16 e 45.» disse invece Mashito «Per sbaglio, Ikara, questa mattina, aveva preso con sé un fascicolo sbagliato. Me ne ero accorto dopo che se n’era andato, perciò ero qui per riconsegnarglielo. Ce l’ho ancora nella borsa.»
«E non è andato nel suo studio?» chiese Megure.
«No, sono rimasto fino le 17 e 20 qui nel salotto con Yuichi.» rispose Mashito, indicando con il capo il ragazzo.
«Sì, abbiamo discusso del contratto che avevo appena firmato.» spiegò Yuichi «Poi gli ho detto di attendere, quando sono salito a chiamare mio padre...»
In quel momento qualcuno bussò alla porta del salotto.
«La scientifica, ispettore.» verificò un poliziotto vicino la porta.
«Arrivo.» annunciò Megure e chiamò anche Kogoro.
Insieme si avviarono alla porta e uscirono nel corridoio fuori, chiudendosela alle spalle.
Rientrarono poco dopo. Sembravano entrambi pensierosi.
«Suvvia, non nascondeteci nulla!» esclamò la signora Masashi «Avete scoperto chi ha ucciso mio marito?»
«Purtroppo ancora no, signora.» rispose l’ispettore «Ma la scientifica ha trovato tracce di cianuro su diversi oggetti... Innanzitutto sul dito medio del signor Masashi, che è stato da poco portato via dal coroner... Poi ci sono tracce del veleno anche sul bicchiere, il panino alle verdure e sulle pagine del libro che stava leggendo.»
«Ora basterà solamente scoprire chi è l’assassino...» intervenne Yuichi, impaziente.
«Oh, problema risolto.»
Tutti i presenti si voltarono verso Kogoro che, dritto e fiero, aveva incrociato le braccia ed esibiva un sorriso soddisfatto.
Anche qualcun altro, nella sala, sorrise, con il volto semicoperto dal cappello. Ma il suo era un sorriso davvero divertito.
«Detective! Ha scoperto chi è l’assassino?» chiese subito Isaki, sorpresa «Così presto?»
«Eh, eh... già!» annuì Kogoro con sicurezza «Nulla di più semplice.»
«Forza, Kogoro, non tenerci sulle spine, allora.» lo incitò Megure, anche se ancora un po’ dubbioso.
«Ebbene, signori...» esordì con enfasi il detective «Il colpevole è...»
Il braccio di Kogoro iniziò ad alzarsi lentamente, mentre il suo dito indice si estendeva.
Infine, con grinta, puntò il dito verso la sua destra e dichiarò a gran voce:
«La domestica!»
«Come?!» strillò la giovane cameriera, portandosi le mani alla bocca, mentre era puntata dal dito del detective e dallo sguardo di tutti.
«Com’è possibile?» fecero Yuichi e Isaki in contemporanea.
«Rebecca?» esclamò con sorpresa la signora Masashi «Ma è una così brava ragazza...»
«Magari all’apparenza, signora!» continuò Kogoro con tono fiero, poi tornò ad indicare la ragazza ed esclamò:
«Confessi! Il panino che hai portato al signor Masashi era avvelenato, non è così?! Il signor Masashi ha dato un bel morso al panino, poi, sentendosi come soffocare, ha bevuto un sorso d’acqua... e infine ha toccato le pagine del libro che aveva aperto sulla scrivania, prima di morire avvelenato! Confessi!»
«Ma... ma io...» balbettò la domestica, sentendosi svenire.
Si alzò un gran brusio nella sala.
«Sei certo di ciò che dici, Kogoro?» domandò Megure, preoccupato.
«Ah, ah! Certo che sì!» ribadì il detective.
«Wow, Ran... tuo padre ha già risolto il caso!» si stupì Kazuha.
Ran storse le labbra.
«Uhm... eppure mi sembra che ci sia qualcosa che non va...» commentò.
«Suvvia, Ran.» la zittì Sonoko scuotendo il capo «Il detective è tuo padre, non tu!»
Kogoro continuò a ridere, soddisfatto di aver risolto il caso.
Ma all’improvviso, tra tutto quel vociare, si levò più alta una voce che, con un tono leggermente sarcastico, commentò:
«Davvero un’ottima teoria, detective Mori...»
Tutti si zittirono, voltandosi a guardare un giovane, con un cappello in testa, un giubbotto leggero, un paio di jeans e le mani in tasca, avanzare tranquillamente verso il centro della sala, concludendo:
«... Peccato sia errata.»
Kazuha, che non riusciva a vedere molto bene, si chiese in un sussurro:
«Che sia Heiji?»
«Non riesco a vedere...» confessò Sonoko, mentre Ran, come lei, cercava di sporgersi un po’ di più per guardare.
Kogoro si accigliò e sbottò:
«Ma davvero?! E chi sei tu per dirlo, eh?»
Il giovane sorrise cordialmente e si portò una mano al cappello.
«Strano non si ricordi di me, detective.» commentò.
Ran riuscì finalmente a vedere. Sgranò gli occhi dallo stupore.
Il ragazzo si tolse il berretto e, continuando a sorridere, si presentò:
«Sono Shinichi Kudo.»

Continua...

Rieccomi qui nella sezione "Detective Conan". ^^ Dopo la prima storia che avevo scritto su questo Anime/Manga, ne avevo iniziata subito una seconda che però non riuscivo mai a portare avanti... Ma ora la buona notizia: la storia l'ho appena conclusa. :D Mi manca solamente l'epilogo, ma ho pronti ben 10 capitoli. Spero che vi piaccia... ^^

Questo periodo sono un po' fissata con le "perdite di memoria" (ho scritto una storia simile in "Dragon Ball" e la sto pubblicando in questi giorni)... XD
Volevo avvertire che questo "omicidio iniziale" non c'entra nulla con tutta la vicenda. E' solo un modo per introdurre la storia, ovvero un'entrata in scena d'effetto per Shinichi. Perciò non preoccupatevi se non ci capirete molto con i nomi; non li dovrete "imparare"! XD In fondo sono nomi giapponesi, se sono un po' "difficili" non è certo per colpa mia. ^^' Comunque ora faccio uno schemino per spiegare meglio le varie parentele che ho descritto (magari vi siete persi qualche figlio o nipote... ^^'):
Il morto si chiama Ikara Masashi. Sua moglie verrà semplicemente chiamata "signora Masashi". Loro figlio è Yuichi Masashi di trent'anni. Il fratello dell'uomo morto si chiama Mashito Masashi, di sessant'anni. Il nipote della vittima (ovvero figlio del fratello della signora Masashi) è Huya Fouka, di vent'anni, fidanzato con Isaki, di diciotto anni, la ragazza bionda figlia dell'americana e di un giapponese.
La storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo. Spero comunque di non avervi annoiato in questo.
Auguro a chi mi seguirà... una buona lettura. ^^

Prossimo aggiornamento Mercoledì 15.
  
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