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Autore: zazziella    16/10/2018    1 recensioni
Molti associano il destino a una ruota ma se questa invece fosse una palla calciata con troppa forza, in un giorno d'estate, che accidentalmente colpisce un piccolo albero di pesco?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro lettore/lettrice intanto vorrei ringraziarti per provare a leggere la mia piccola storia, spero ti piaccia visto che è il mio primo esperimento di storia con protagonisti i BTS.

Non mi sono soffermata sull'aspetto adulto di Tae e di Jimin quindi fate riferimento a Jimin a quello che ha in Fire e Tae a quello fine 2015.
Per l'età invece hanno da poco finito il liceo e sono coetanei come nella realtà. 
Sono stata attenta ma in caso scusate se qualche volta sono andata in OOC

Dedico questa piccola "cosa" alla mia amica Vavi_14 ❤️

 

POV TAE

 

Busan, 2015

Finalmente Busan, era da anni che volevo tornare per provare ritrovare un bambino che avevo conosciuto tanti anni prima in quello stesso luogo e del quale non ero mai riuscito a dimenticarmi. Era stato un unico incontro fugace tra due bambini di otto anni, ma talmente particolare che negli anni aveva quasi assunto un sapore di sogno o fantasia e non di episodio reale. Mentre camminavo verso quel luogo in cui ci eravamo incontrati ripenso al nostro primo e unico incontro

 

Busan, 2003

Sto correndo dietro alla palla che, per colpa di un mio forte calcio, mentre giocavo nel cortile della villetta che i miei genitori avevano affittato per le vacanze, era uscita in strada. Andava più veloce di me, soprattutto dopo che aveva preso quella discesa poco lontano da casa, poi finalmente la vedo entrare in una specie di parco, credo, e sbattere contro un giovane albero di pesche, che essendo ancora piccolo aveva rimbalzato leggermente quando la palla gli era andata contro.
Visto che si era fermata decisi di rallentare il passo fino a farlo diventare una camminata tranquilla. Quando però, arrivato ai piedi dell’albero, mi abbassai per prenderla, una voce mi fece sussultare:
<< Ehi! sei tu che hai lanciato il pallone contro l’albero? >>
spaventato cominciai a guardarmi intorno per identificare la fonte ma non vidi nessuno a parte me:
<< Ti ho chiesto una cosa >>
la sentii di nuovo, quella voce ma quella volta riuscii a identificare sia che proveniva dall’albero sia che era limpida, dolce, cristallina e appartenente sicuramente a un bambino come me infatti, subito dopo, vidi spuntare dalla chioma una testolina mora: era un bambino come mi aspettavo, con i capelli neri e le guance paffute come quelle di un criceto o uno scoiattolino quando tengono in bocca il cibo, a quell’immagine mi venne naturale ridere e quell’azione non fece che far arrabbiare il bambino perché lo vidi gonfiare le guance in un broncio adorabile:
<< Smettila di ridere! O ti mando contro… una maledizione! >>
lo sentii dire dall’albero, la sua voce aveva assunto un tono più basso, probabilmente per darsi un tono minaccioso, ma che a me suscitò solo una nuova risata perché, la sua voce, era rimasta comunque di una tenerezza tale che non sarebbe riuscito a spaventare nessuno:
<< Ah sì? e come farai? >>
lo sfidai divertito e curioso mentre cercavo di trattenermi dal ridere ancora:
<< Posso farlo! Sono lo spirito custode di quest’albero >>
ma a quell’affermazione non ci riuscì, non sentendo quel tono tornato basso per darsi importanza. All’improvviso vidi arrivare contro di me una pesca che, però, feci in tempo a fermare prendendola al volo, nel momento esatto in cui passò sopra la mia testa e, toccandola, mi accorsi che era una pesca matura, morbida e succosa:
<< La prossima volta miro alla tua testa >>
Lo sentii minacciarmi ancora dall’albero ma avevo capito benissimo che non lo avrebbe fatto, quella pesca l’aveva lanciata in modo tale che se non l’avessi presa al volo sarebbe caduta dietro di me, non mi voleva fare veramente del male:
<< non dovevi mandarmi una maledizione? Questa è una pesca! O le lanci così? >>
chiesi divertito dalle azioni di quel bambino, volevo vedere ancora quel broncio tanto adorabile e divertente ma lui, invece di rispondermi ancora mi fece una linguaccia:
<< non ti devo spiegazioni >>
e si rintanò, di nuovo dentro la chioma, sparendo dalla mia vista.
Così decisi di arrampicarmi sull’albero perché volevo parlare ancora con quel bambino permaloso. Spostai la palla rimasta ancora piedi dell’albero e la appoggiai poco lontana poi cominciai ad arrampicarmi. Ci provai per tre volte ma per tre volte caddi, non mi ero mai arrampicato ma non mi aspettavo fosse così difficile, non riuscivo ad arrivare ai primi forti rami perché scivolavo prima dando una sederata contro il terreno. Alla terza però vidi di nuovo spuntare la testolina del bambino, questa volta molto più in basso
<< te l’ho detto che sono lo spirito di quest’albero, se io non voglio non puoi venire qui da me >>
lo sentii dire con un tono divertito. Ma io, già a quel tempo, non ero una persona che si arrendeva facilmente, sopratutto se mi mettevo in testa qualcosa, così ci riprovai per la quarta volta riuscendo, inaspettamente, quasi ad arrivare a toccare i primi rami ma proprio poco prima di riuscire ad afferrarne uno, sentii quello su cui ero appoggiato cedere.
Avevo chiuso gli occhi pronto a sentire una sederata più forte di quelle precedenti ma non successe perché la sua manina paffuta mi aveva afferrato prontamente il braccio impedendomi così di cadere a terra:
<< metti il piede sul ramo alla tua sinistra >>
alzai lo sguardo e me lo trovai a pochi centimetri da me, solo in quel momento capii che era sceso per controllare ed evitare che mi facessi male, così gli feci un sorriso per ringraziarlo che lui ricambiò però con un'occhiataccia:
<< Appoggia l’altro piede su quel ramo, no! quello è leggero! L’altro lì vicino >>
cominciai quindi a tastare alla cieca i rami sotto ai miei piedi finché non ne trovai uno robusto abbastanza da sostenermi. Per tutto il tempo della salita continuò a dirmi dove poggiare i piedi e le mani mentre lui si era spostato sotto di me, probabilmente per evitare che potessi cadere, finché non arrivai al ramo dove, sicuramente, stava seduto in precedenza, perché era caldo:
<< Avresti potuto farti veramente male! Se non sai arrampicarti non dovresti farlo! >> mi disse mentre mi raggiungeva sul ramo, facendomi spostare verso l'esterno. Eravamo uno di fronte l’altro e potevo affermare con certezza due cose: che non era uno spirito ma un bambino e che, a dispetto della prima impressione, molto gentile così gli sorrisi cercando di scusarmi con lo sguardo, quel piccolo rimprovero mi aveva fatto capire che avevo davvero fatto qualcosa di pericoloso
<< Hai ragione, ma non ho mai visto uno spirito, ero curioso >>
gli dissi per adularlo e così capii una terza cosa: era un bambino incline ai complimenti e al perdono poiché lo vidi addolcire lo sguardo, complice il fatto che adesso ero al sicuro
<< E scusami anche per aver fatto involontariamente male al tuo albero con la mia palla >>
aggiunsi, così da conquistarmi finalmente un suo sorriso: eravamo riusciti a raggiungere una tregua:
<< Va bene, ma la prossima volta stai più attento >>
gli sentii rispondere con una voce che aveva assunto un tono dolce e rilassato:
<< Io mi chiamo Taehyung, ma puoi chiamarmi solo Tae, tu? >>
gli chiesii sinceramente curioso e desideroso di fare amicizia con lui:
<< Jimin >>
mi rispose semplicemente guardandomi con attenzione.

 

Busan, 2015

Ricordo che dopo quella presentazione rimasi parecchio tempo su quell’albero, assaggiando anche un paio di pesche mature che mi aveva offerto Jimin fingendo che fossero doni miracolosi, per tutto il tempo avevo continuato a prenderlo in giro per la storia dello spirito così, al tramonto, quando ci stavamo salutando mi fece una proposta, la stessa che mi ha portato di nuovo in questo giorno qui poiché non potei mantenerla:
<< Se non mi credi, ti farò vedere una magia: torna qui a mezzanotte, rimarrai a bocca aperta >>
io accettai, trasportato dalla curiosità e dall’ingenuità tipica dei bambini.
Ovviamente quella sera non potei andare all’appuntamento: non sapevo come tornare a casa e incontrai per caso mia madre in strada che spaventatissima, nel momento esatto in cui gli corsi incontro in lacrime, mi diede uno schiaffo sul viso: mi ero allontanato senza dirle nulla ed ero stato fuori ore facendole arrivare a credere che mi fosse successo qualcosa di grave. Rimasi in punizione per il resto della vacanza, ma riuscì comunque a raggiungere tre volte quell’albero, incredibilmente era vicino al supermercato dove i miei genitori andavano a fare la spesa, chiamando più volte Jimin ma lui non mi rispose mai. Ora sono le 23.00 di 12 anni dopo e sono finalmente di nuovo sotto quest’albero; avevo dovuto aspettare di essere grande abbastanza per fare una vacanza da solo per tornarci, pronto a rispettare la promessa mai dimenticata:
<< Jimin-Shii! è Taehyung-shii che la cerca >>
comincio quindi a gridare divertito, sperando in un miracolo ma come successe quel giorno, non udii alcuna risposta. Era ormai molto che ero seduto sotto quell’albero, chiamando Jimin di tanto in tanto ma avevo sempre ricevuto solo silenzio in risposta. Avrei aspettato mezzanotte, se Jimin non fosse arrivato mi sarei definitivamente arreso all’idea che non lo avrei più rivisto. Ormai mancano pochi minuti e io continuavo ad essere solo, dentro di me piano piano si stava spegnendo la speranza di rivederlo poi, all'improvviso, sento una voce che rompe il silenzio della notte e che mi fa perdere qualche battito: era diversa da quella che ricordavo, più matura e bassa ma aveva ancora quella sottile vena di innocenza e dolcezza:
<< Taehyung-shii è un pò in ritardo, si è fatto desiderare >>
Alzo la testa, appoggiata sulle mie gambe, con il cuore che mi martellava nel petto a una velocità doppia se non tripla del normale, come a voler recuperare quelli perduti pochi secondi prima: davanti a me un ragazzo minuto dal fisico tonico e allenato, capelli neri corti a incorniciare un bel viso fine dai tratti tanto delicati da lasciarmi quasi senza fiato. Mi soffermo soprattutto su due particolari: i suoi occhi, che erano più piccoli e lunghi di come li ricordavo, complice che al tempo era un bambino, perché emanavano la stessa dolcezza e innocenza che ricordavo e le sue labbra: rosee e gonfie tirate in un sorriso un pò teso.

 

POV JIMIN

Quando ho sentito chiamare il mio nome da una voce sconosciuta a due passi da casa mia, mentre stavo tornando, non mi sarei mai aspettato di rivedere Taehyung, ormai mi ero arreso all’idea che non l'avrei più rivisto e invece eccolo lì a pochissimi metri di distanza da me, sotto il mio albero di pesche, lo stesso dove ci siamo incontrati per la prima e unica volta dodici anni prima.
Probabilmente se non l’avessi visto lì sotto non l’avrei riconosciuto, era diverso da come me lo ricordavo, soprattutto per via del capelli che erano più lunghi e di un marroncino chiaro invece che neri e del viso dai tratti perfetti osservandolo meglio però mi accorgo con piacere di una cosa non era cambiata: la sua finta impertinenza che traspariva dal suo sguardo e da quel suo sorriso particolare. Mi avvicino di un altro passo con un sorriso ampio sul viso ma anche con una leggera titubanza, dopotutto poteva essere cambiato e non sapevo bene cosa aspettarmi:
<< Lo so, ma per fortuna che la promessa l’ho fatta a uno spirito >>
gli sento rispondere lasciandomi perplesso: cosa centrava con quello che gli avevo detto prima? Nel giro di qualche secondo vedo il suo sorriso smorzarsi leggermente, probabilmente in risposta al mio sguardo confuso e al mio silenzio:
<< Gli spiriti sono immortali >>
lo sento aggiungere come a darmi una spiegazione di qualcosa di talmente ovvio da non averne realmente bisogno e solo a quel punto comprendo il collegamento tra le due frasi che è così particolare dal farmi scappare una risata:
<< Lo sentiamo uguale il passare del tempo >>
decido allora di appoggiare quel gioco iniziato per scherzo anni prima:
<< Ma ora sono qui, pronto a vedere la magia che mi avevi promesso >>,
ormai avevamo dato di nuovo inizio a quel gioco, ed era così strano dopo tutto quel tempo che cominciai a ridere più forte:
<< Non so se è ancora possibile… ma possiamo provare >>
gli rispondo tra le risate: erano parecchi anni che non mi trattenevo sotto quell’albero quindi non ero sicuro che quello stesso fenomeno che da bambino mi aveva affascinato tanto si verificasse ancora.Faccio qualche passo avanti e quando sono di fianco a Taehyung lo afferro per una manica,
il brivido che sento subito dopo non sono molto sicuro sia stato colpa del leggero venticello fresco che aveva cominciato a tirare.
Salgo con lui sul muretto che divideva il giardino da una strada un paio di metri più in basso e lasciandogli la mano salto giù, stando attento poiché a dividermi da un altro salto, questa volta di parecchi metri, c'era solo il guardrail spostandomi poi sul bordo interno.
Quando vedo che anche Taehyung ha saltato senza farsi del male e che si è accostato al muro, gli faccio segno di mantenere il silenzio invitandolo a chiudere gli occhi come stavo facendo io. Per qualche secondo sento in lontananza solo i rumori tipici di una città addormentata e sto per riaprire gli occhi, deluso di non poter mantenere la promessa che gli avevo fatto quando comincio a sentire il vento contro il viso e il fruscio delle foglie che presto si trasforma in una specie di melodia molto lieve: era esattamente questo che aspettavo, non avevo mai approfondito cosa lo provocasse, sapevo solo che, in quel punto, dopo mezzanotte, cominciava a tirare il vento dal mare e passando tra i rami provocava quel curioso suono.
Dopo qualche altro minuto mi azzardo a socchiudere un occhio per controllare l’espressione di Taehyung e sento nascere un sorriso dolce quando lo vedo assorto, così per rendere più particolare quel momento, decido di avvicinarmi di un passo in modo da poter mettere la bocca molto vicino al suo orecchio e intonare io stesso quella stessa melodia che aveva sentito tante volte da bambino, provocando nell’altro ragazzo piccoli brividi.
Avevo socchiuso anche l’altro occhio per osservare meglio i piccoli cambiamenti nelle sue espressioni. Smetto di cantare dopo qualche minuto ma non mi sposto, volevo vedere da vicino il suo sguardo per leggerne le emozioni.
Taehyung non tarda ad aprire di nuovo gli occhi ricambiando con intensità lo sguardo che gli stavo rivolgendo, che come mi aspettavo luccicava di meraviglia ma prima che io riesca a chiedergli, retoricamente, se gli fosse piaciuto ascoltare quella melodia, sento la sua bocca appoggiarsi con delicatezza sulla mia: quell’improvviso contatto mi coglie totalmente alla sprovvista, tanto da farmi socchiudere leggermente la bocca ma appena sento la lingua di Taehyung sfiorarmi le labbra mi allontano in imbarazzo.
Non ho idea di che espressione ho io e ne quale ha lui, in questo momento, perché avevo inconsciamente abbassato il viso per cercare di coprire il leggero rossore che sentivo essermi comparso sulle guance, non pensando che con quel buio lui non avrebbe potuto comunque potuto notare ma lo rialzo quasi immediatamente a causa delle parole che gli sento pronunciare subito dopo:
<< Mi dispiace, non volevo metterti in imbarazzo, a volte agisco senza riflettere >>
e mi trovai di fronte non un ragazzo ma un cucciolo triste per essere stato gridato dal suo padrone a causa di una marachella, immagine che mi fa intenerire quasi immediatamente così da spingermi ad allungare la mano per afferrargli il mento per potergli alzare il viso e guardarlo negli occhi con l’intenzione di rassicurarlo sul mio rifiuto cercando di non balbettare a causa dell’imbarazzo:
<< Non ti preoccupare, solo… mi sono scansato… Ecco… perchè…. Vedi Non ci conosciamo bene quindi… Per quello io… insomma… >>
stavo decisamente andando in panico, non ero molto abituato a quel tipo di situazioni ma la risata che sento provenire da Taehyung mi fa rilassare: aveva capito cosa volessi dire e non sembrava essersi offeso
<< sei così carino Jimin >>
lo sento rispondere mentre mi punzecchia le guance che io gonfio per assecondarlo fingendomi offeso per la sua risata:
<< E, comunque, mi è piaciuto >>
continua dopo avermi lasciato le guance libere:
<< Il bacio? >>
chiedo per conferma visti i precedenti, facendolo, però, ridere di nuovo ma faccio:
<< Anche >>
gli sento dire mentre mi regala un sorriso furbo :
<< Ma io mi riferivo alla sua magia signor spirito >>
e io gli lancio un'occhiataccia per la nuova velata presa in giro ma poi rido, quel ragazzo era incomprensibile da seguire nei suoi ragionamenti ma proprio per quello l’ho trovato interessante da bambino e lo trovo tutt'ora:
<< Vieni con me >>
gli propongo poi afferrandogli con delicatezza non la manica, come poco prima, ma la mano: mi sentivo più al sicuro e a mio agio adesso, trascinandolo di nuovo verso l’albero:
<< Adesso sai arrampicarti o devo aiutarti di nuovo io? >>:
lo sfido quando siamo di nuovo ai piedi del tronco, lo vedo prima rilanciarmi lo sguardo di sfida e poi arrampicarsi con agilità raggiungendo velocemente i primi rami della pianta, sorprendendomi. Salgo anche io e senza dirci una parola ma guardandoci di tanto in tanto, arriviamo nella parte centrale della chioma, fermandoci su un grande ramo.
Decido di guidarlo verso il bordo esterno, esattamente come ho fatto in passato, scostando con delicatezza le foglie che compongono la chioma: davanti a noi una collana di luci che sembravano oro su una tavola nera mentre il vento trasportava l’odore di salsedine del mare.
Visto che mi dá la schiena non posso vedere la sua espressione ma sono sicuro sia la stessa di poco prima: quella era una vista mozzafiato.
<< Posso chiederti una cosa? >>
lo sento chiedermi all’improvviso mentre lo vedo girarsi verso di me:
<< Certamente >>
gli rispondo con un sorriso arrossendo per lo sguardo intenso che mi stava rivolgendo
<< Quella notte io non sono potuto venire perché i miei genitori non me lo hanno permesso però il pomeriggio successivo sono tornato ma tu non c’eri. Ho riprovato per altri due giorni ma non sei più tornato e io, che ero qui in vacanza, sono dovuto tornare a Taegu. Posso chiederti come mai non sei più tornato? Ti sei forse offeso perché non sono venuto all’appuntamento? >>
quel discorso mi fa nascere un nuovo sorriso dolce: sembrava di nuovo di aver davanti quel bambino curioso e impaziente di tanti anni prima:
<< Io non sono di Busan, ci abitano i miei nonni materni e io ci vengo tutte le volte che posso perché mi piace il mare. I giorni dopo il nostro incontro non mi hai mai trovato non perché mi sia offeso, già appena tornato a casa, riflettendo avevo capito di averti chiesto una cosa impossibile in quel momento, ma perché mia madre aveva avuto un imprevisto al lavoro così io e mio fratello siamo dovuti tornare a Seul quella stessa mattina e… >>
<< Tu vivi a Seul? >>
mi interrompe Taehyung eccitato con un enorme sorriso e io annuisco confuso:
<< Ci sono nato >>
preciso poi:
<< Oddio! È come nei drama: nonostante abitiamo nella stessa città da anni non ci siamo mai incontrati ma ci siamo riusciti solo nel luogo del nostro primo incontro, è il destino! >>
mentre lo dice lo vedo cominciare a saltellare sul ramo, la sorpresa per quella rivelazione e quelle parole però vengono momentaneamente sorpassate dalla paura che facendo così sarebbe potuto cadere e farsi del male visto che eravamo parecchio in alto:
<< Sì, come vuoi ma ora sta fermo o rischi di cadere! >>
gli dico in ansia mentre lo afferro per le gambe nel tentativo di tenerlo fermo e sembra funzionare perché lo vedo fermarsi quasi immediatamente grattandosi la testa imbarazzato:
<< Hai ragione, scusami, è che sono così contento! Cioè abitiamo nella stessa città! potremmo vederci quando vogliamo! >>
aveva gli occhi che gli luccicavano e un sorriso enorme, anche io ora che stava fermo mi lascio andare alla contentezza e all’entusiasmo per di quella scoperta inaspettata ma molto gradita:
<< Già… scambiamoci i numeri di telefono >>
gli propongo quindi mentre prendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni notando solo in quel momento i due messaggi di mio fratello:
<< Qualcosa non va? >>
gli sento chiedere, probabilmente a causa della mia espressione sorpresa:
<< No, mio fratello mi ha solo informato che sta andando a dormire ricordandomi che domani dobbiamo entrambi alzarci molto presto e voleva sapere se avessi le chiavi. Se ti va di aspettarmi salgo in casa, le prendo e riscendo giù da te:
<< In che senso sali a prenderle? >>
lo sento chiedermi confuso mentre io comincio a scendere dall’albero, cosa che fa anche lui subito dopo, aspetto però che siamo entrambi a terra per rispondergli divertito:
<< Questo è il retro del cortile comune del complesso di condomini dove vivono i miei nonni >>
gli spiego girandomi dalla parte opposta e indicandogli con il dito un palazzo:
<< Infatti quest’albero l’ho piantato io da bambino>>
continuo cercando di trattenere le risa per non offenderlo, cosa che mi risultava molto difficile visto che era veramente buffo con gli occhi sgranati e la bocca semi spalancata:
<< Ora si spiegano molte cose >>
lo sento urlare all’improvviso e non riesco più a trattenermi ridendo abbastanza rumorosamente, cosa che fa anche Taehyung con la conseguenza di sentire, poco dopo, la voce di un'inquilina del palazzo che, affacciata da una finestra, ci chiede di abbassare il tono di voce vista l’ora tarda.
Mi scuso immediatamente mentre sento Taehyung sussurrare sottovoce un “ops” e uno “scusami” che mi fa ridacchiare, decido quindi, per evitare altri incidenti, di portarlo davanti l’entrata principale del complesso, lontano dai palazzi:
<< Quindi… vado a prendere le chiavi? >>
gli chiedo con un sorriso ma lo vedo scuotere la testa in segno di negazione:
<< Preferisco che riposi, tanto adesso avremo tutto il tempo per conoscerci bene >>
e mi fa un occhiolino che mi fa arrossire poiché ho capito benissimo a cosa si riferiva ma cerco di far finta di nulla porgendogli il mio telefono sbloccato già sulla schermata di inserimento dei nuovi numeri, lui lo prende e inserisce il suo quando me lo ridà in mano vedo che ha aggiunto anche il nome “ TaeTae” e vicino ci aveva aggiunto un cuoricino:
<< È il mio soprannome >>
specifica anticipando la mia domanda. Gli faccio uno squillo per fargli salvare il mio e lui mi mostra che lo ha salvato come Jimin-shii così io gli rubo il telefono dalle mani e lo cambio in “ChimChim” aggiungendo anche io un cuore vicino, sicuro che non dovessi spiegargli il perché di quella scelta: l’interesse e l’attrazione erano reciproci e infatti dopo qualche secondo di confusione lo vedo sorridere emozionato.
Rimaniamo uno davanti all’altro senza sapere bene come salutarci così alla fine decido di fare io il primo passo avvicinandomi e alzandomi in punta di piedi, era di qualche centimetro più alto di me, gli do un veloce bacio sul naso:
<< Allora ci sentiamo…Tae >>
l’uso del soprannome lo fa sussultare ma sorridere contento:
<< Sicuro…Chim >>
mi risponde e io ricambio il sorriso per poi girarmi per dirigermi verso il portone di casa sentendo Taehyung fare lo stesso dalla parte opposta. Prima di entrare a casa però sento vibrare il cellulare: era un suo messaggio, il primo, di una lunga serie che avrebbero portato, anni più tardi, a farci indossare con orgoglio una fede nuziale.


 

   
 
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