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Autore: Blackvirgo    16/10/2018    3 recensioni
“Allora facciamo così,” propone, “una domanda a turno ed entrambi siamo obbligati a rispondere.”
Sembra il vecchio
obbligo o verità, ma a Gino pare un buon compromesso. Annuisce. “Onestamente?”
“Ovvio.”

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partecipa al Writober di fanwriter.it, prompt 13. Cliffhanger
Ambientata dopo "Una piccola, tenace verità"
Serie 'What a Wonderful World'
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gino Hernandez, Salvatore Gentile
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What a Wonderful World'
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“Perché l’hai sposata se non l’amavi?”
Gino lo guarda per un lungo momento: alla fine, la domanda bastarda è arrivata. Lo trova esasperante quando cerca dettagli su dettagli della sua vita, quando scandaglia così tanto il suo passato, forse cercando appigli per il suo presente. Sempre senza raccontare nulla di sé stesso. Non sono stupido, pensa, mi sono accorto del tuo gioco.
“Perché invece di interrogarmi, non inizi a parlarmi un po’ di te?”
“Perché buona parte delle mie avventure sono già state sviscerate dai rotocalchi nazionali,” risponde lui. “Il resto è calcio, famiglia, amici. Le solite cose.”
“Pensi che io sia uno che legge quella spazzatura?”
Salvatore si stringe nelle spalle e Gino sorride. L’ho preso alla sprovvista, pensa. E se ne compiace più di quanto sia lecitamente conveniente.
“Forse dovresti,” ribatte il difensore, divertito.
Gino solleva le sopracciglia. “Ho di meglio da fare.”
Gentile accenna a un sorriso e abbassa gli occhi, per un attimo. Quindi si volta verso il portiere, il viso appoggiato alla mano e gli concede: “Chiedi e ti sarà dato.”
Ora è il turno di Gino di sentirsi impreparato. Non si aspettava certo che Gentile si mettesse a sciorinargli davanti tutta la sua vita, ma nemmeno che scaricasse su di lui la responsabilità, come a dire: sei tu che non hai mai chiesto niente. Lascia correre lo sguardo sulla piscina appena increspata dall’aria della sera. È primavera inoltrata e le giornate si sono allungate, ma l’unica luce che li rischiara è quella dei lampioni. “Non mi piace fare domande,” si schermisce. Non si sa mai su quali ferite si vadano a posare le dita.
“Mi trovi così poco interessante?”
Ha il viso in mezz’ombra, ma la parte che Gino riesce a vedere tradisce delusione. “No, ma mi sembri uno a cui non piace dare risposte.”
Salvatore lascia andare la testa all’indietro e una risata gli sgorga dalle labbra. Gino non capisce cosa ci trovi da ridere, ma il difensore sembra parecchio divertito. Quando si ricompone, cerca il suo sguardo: le sue iridi sembrano più scure, ma per Gino la colpa non è del buio, quanto di quello che si agita dietro.
“Allora facciamo così,” propone, “una domanda a turno ed entrambi siamo obbligati a rispondere.”
Sembra il vecchio obbligo o verità, ma a Gino pare un buon compromesso. Annuisce. “Onestamente?”
“Ovvio.”
“Sei mai stato innamorato?”
“Certo che sì! Per chi mi hai preso?”
“Per uno che è uscito con troppe ragazze diverse per innamorarsi di una di loro.”
“Disse quello che non leggeva i giornali di gossip!” Il difensore sorride compiaciuto. “Ho detto che buona parte delle mie avventure è finita sotto i riflettori, non tutte,” aggiunge. “Ora tocca a me: perché l’hai sposata se non l’amavi?”
Gino sbuffa, si è fregato da solo con quel vincolo di verità. Ancora una volta Salvatore punta come un segugio al suo matrimonio fallito: sembra calamitato da quell’aspetto della sua vita, come se fosse un nodo nevralgico che deve sciogliere a tutti i costi. Di nuovo lo sguardo del portiere corre sull’acqua della piscina, sulla penombra oltre la luce per andarsi a perdere nel buio. Non ha ancora trovato una risposta per quella domanda. Era immaturo, ai tempi, e non aveva idea di cosa fosse l’amore. Stava bene con lei e tanto gli era bastato. Non aveva creduto che una verità mancata fosse grave quanto una bugia.
“Ok, non rispondere.” Salvatore interrompe il flusso dei suoi pensieri.
Gino alza il viso verso di lui. “Cosa ti fa pensare che non voglia farlo?”
“Perché sei una persona sincera per necessità.” Il difensore scuote il capo e a Hernandez dà i nervi l’impressione, ormai abituale, che sia capace di leggergli dentro con tanta facilità.
“E con ciò?”
“Non sei capace mentire, neanche se da una bugia dipendesse la tua stessa vita.”
“Non mi sembra un difetto.”
Dalla sua espressione Gino capisce il suo dissenso. Salvatore ha appoggiato i gomiti sul tavolino, il mento sulle dita intrecciate. “Una piccola menzogna è utilissima per evitare risposte scomode. Invece tu distogli lo sguardo, chini il capo, rimani in un silenzio imbarazzato. E confidi che, chi ti sta davanti, sia sufficientemente sagace da cambiare argomento.”  
Gino ripercorre con la mente quello che ha appena fatto e si ritrova perfettamente nella descrizione di Salvatore. Deve averlo studiato davvero bene per conoscerlo così. Lui invece non si è mai spinto oltre l’apparenza. Ha timore di andare oltre ciò che vede con gli occhi: Salvatore è una danza fatale, un gioco pericoloso. Non vuole sapere se sia davvero lui il tassello mancante della sua vita. Perché da quando escono insieme, tra i suoi tanti difetti, ora annovera anche la sensazione di sentirsi incompleto.
“E tu? Onesto o bugiardo?”
Il viso di Gentile perde la solita espressione strafottente e diventa improvvisamente serio. “Io sono sincero quando voglio esserlo.”
“Con me lo sei?”
Gino osserva il suo pomo d’Adamo abbassarsi ed alzarsi d’un tratto.
“Sempre,” risponde il difensore. Posa le mani sul tavolo, lo sguardo le segue.
“Perché ti interessa tanto il mio matrimonio? Non c’è volta che parliamo che non tiri fuori l’argomento.”
Salvatore sorride, mesto. Touché, pensa il portiere. Ma la sua aria ferita non lascia spazio a nessuna esultanza.
“Perché voglio essere sicuro che sia finito.”
Gino spalanca gli occhi dall’incredulità. “Scusa?”
“Tu sei stato sposato, Hernandez.” Gentile cerca lo sguardo di Gino, la serietà scolpita nei suoi lineamenti regala al portiere un brivido lungo la schiena. “Io, invece, sono stato con un uomo sposato.”
 
***
 
Black-notes:
  • Curiosi? Allora sono riuscita a rispettare il prompt!
  • Anche se non era scritto da nessuna parte, questa storia mi è venuta in terza persona al presente… che devo dire, nuovo esperimento, nuovo regalo!
  • Un abbraccio a tutt*!
 
P.S. della notte: grazie a tutti quelli che mi hanno segnalato il fatto di aver sbagliato in alcuni punti, confondendo la terza con la prima persona. Finalmente, nonostante l’ora tarda, ho potuto rimetterci le mani e sistemare – spero tutto. Mi dispiace dello sbaglio: forse la poca dimestichezza nello scrivere con questo tempo verbale mi ha indotto in errore oppure, in parte, è causa del fatto che una prima bozza di questa fic era in prima persona… Purtroppo,la voglia di proseguire con il writober mi sta togliendo tempo alle diecimila revisioni che di solito faccio. Da un lato mi piace “essere costretta” a scrivere, dall’altro mi spiace quando vengono fuori le castronerie. Cari quattro lettori, spero non lo consideriate una mancanza di rispetto nei vostri confronti, dato che perdete tempo a leggere le mie carte imbrattate… Vi abbraccio!
   
 
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