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Autore: RoryJackson    19/10/2018    5 recensioni
In una giornata possono accadere tante cose. E Roy Mustang l'ha potuto sperimentare... a sue spese!
Dal testo:
Maledetti pertugi: avevano interrotto il suo magnifico sogno proprio sul più bello. Lui, in procinto di conquistare una donna dai lunghi capelli biondi, mentre le scopriva le spalle, lasciandole nuda la pelle di porcellana e… Niente. [...]
Prima classificata al ‘Contest… fastidioso’ indetto da Emanuela.Emy79
Storia partecipante al contest La guerra del Raiting indetto da missredlights sul forum di EFP
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una splendida mattina di maggio ad Amestris. Il sole si era ormai levato in cielo e con i suoi raggi era intento a lambire gli angoli più oscuri del paese. Il lieve venticello, che accompagnava una manciata di piccole nuvolette in movimento, donava un’ottima frescura alla pelle. Sembrava che niente e nessuno potesse scombussolare questo quadro pressoché idilliaco. Che tutti riuscissero a bearsi di tutta questa incantevole bellezza. Tutti tranne Roy Mustang, che fu svegliato da un - da lui ritenuto - fastidiosissimo raggio di sole, filtrato dalle fessure delle persiane, il quale, con persistente insistenza, sembrava essere lì appunto per tormentarlo.
Grugnì indispettito, lasciando il cuscino che teneva abbracciato a sé come se fosse la sua amante, e spostò il viso, portando lo sguardo onice verso il soffitto. Maledetti pertugi: avevano interrotto il suo magnifico sogno proprio sul più bello. Lui, in procinto di conquistare una donna dai lunghi capelli biondi, mentre le scopriva le spalle, lasciandole nuda la pelle di porcellana e… Niente. 
Sospirò. Non poteva certo rimuginare su ciò che non era stato. Dunque, dopo aver tirato un profondo sbadiglio, si tirò su dal letto. 
L’alchimista di fuoco quella mattina si alzò con troppa fretta, per cui il sangue alla testa che gli offuscò la vista non gli permise di rendersi conto di dove stava posando i piedi. Finché non avvertì un dolore lancinante al mignolo del piede sinistro, accorgendosi, solo dopo aver saltellato sofferente più volte, di aver sbattuto il piede contro lo spigolo del letto. 
Il giovane Generale di brigata non poté non inveire. 
Dopo aver massaggiato leggermente la parte lesa, indossò le pantofole e si avviò in bagno. Sentiva proprio il bisogno di una bella doccia rinfrescante!
Aprì il rubinetto, prese l’attaccapanni sul quale teneva poggiato il suo accappatoio e lo avvicinò alla vasca. Sembrava che niente potesse più andare storto: si era svegliato scombussolato, aveva urtato l’angolo del letto… cosa volere di più?
Bastò poggiare semplicemente le dita dei piedi nell’acqua corrente per venire cotti a puntino: bollente era un eufemismo al confronto. 
Inveì. Per la seconda volta. 

***

“Papino, papino!” chiamò a gran voce una bambina dai capelli dorati, “puoi venire qui?” 
Il giovane genitore, in quel momento intento a fare un’abbondante colazione, si alzò e andò nella direzione dove aveva sentito parlare la figlia. 
“Dimmi, piccola, che succede?” domandò, gli occhi d’ambra leggermente preoccupati. Fortunatamente, tutti i suoi timori svanirono nel nulla, appena si accertò che stesse bene. Il ragazzo vide che la bambina teneva il dito puntato verso una foto particolare. 
“Chi sono questi signori?” 
Il quesito che gli aveva posto lo lasciò per un secondo interdetto, fissando il soggetto centrale della loro mattutina conversazione. Tra tutte perché proprio quella foto? 
“Vedi, piccola…” esordì lui, cercando di trovare le parole giuste per descrivere il rapporto che aveva con l’uomo dai capelli neri e dallo sguardo tagliente in divisa, “lui è un amico di papà!” 
La bambina parve rifletterci su, osservando il soggetto con peculiare attenzione. 
“Se è un tuo amico, perché ci sono disegnati dei baffi sopra?” 
Gli angoli delle labbra di Edward si piegarono verso l’alto, ricordando quanta soddisfazione aveva provato nel rovinare l’aspetto altero di Mustang.
Perché quell’arrogante, babbeo, donnaiolo, spilorcio, inutile-in-giorni-di-pioggia… se lo meritava!

***

Uno starnuto prorompente riempì la sala.
Il Tenente Riza Hawkeye cercava con tutta se stessa di non impicciarsi, ma la curiosità di sapere cosa fosse accaduto era davvero troppa. Aveva dei documenti da controllare, per cui se ne stava seduta alla propria scrivania, all’interno dell’ampio ufficio del Generale. Quest’ultimo - intento in quel momento a soffiarsi il naso con un fazzoletto di stoffa - pareva fosse appena fuggito da una gabbia di matti. I capelli erano, anziché tirati indietro com’era solito acconciarli da quando aveva iniziato a coprire il suo attuale ruolo, a dir poco spettinati. Giacca stropicciata e cerotto sul lato destro della fronte. 
Roy Mustang, che se ne stava con espressione corrucciata a compilare dei moduli, non mancò di notare l’insistente attenzione che la subalterna aveva nei suoi confronti e, cercando di regolare il suo tono e non essere scortese con lei che non c’entrava niente, chiese: “Cos’hai da sbirciare con tanta insistenza, Tenente?” 
Riza quasi sobbalzò nel sentirsi chiamata in causa e dopo una breve pausa di esitazione, domandò pacata: “Tutto bene, signore?” 
“Sto bene” rispose laconico, mentre corrugò le sopracciglia. Tuttavia, la sua indisposizione non durò a lungo. Non poteva nei confronti della sua Tenente, la quale riusciva sempre a strappargli le più intime informazioni - persino quelle tacite - con una sola occhiata.
“A parte il fatto che stamattina sono incappato in una sfortuna quasi letale, solo perché mi sono alzato dal letto”, continuò l’alchimista di fuoco, poggiando con stanchezza la testa sulle nocche di una mano, “mi chiedo se qualcuno mi stia lanciando da lontano una qualche maledizione!” 
Riza Hawkeye sorrise condiscendente. 
“Suvvia, Generale” disse, mentre continuava a scrivere sui fogli, dissimulando il divertimento derivato da quella insolita rivelazione, “non mi dica che adesso sta diventando superstizioso! Non ce la vedo paranoico”. 
Roy Mustang non poté che piegare le labbra in un sorriso sghembo. Annuì, non trovando nulla da eccepire. Quando la conversazione parve conclusa lì, poiché troppo concentrati sul proprio lavoro, la sedia della Tenente si spostò destando il Generale dalla sua occupazione. La vide in piedi, con la risma di fogli tra le braccia, stilati a dovere. 
“Ho finito, signore. Vado a preparare del tè” disse lei, la quale, quando si avviò all’uscita, prima di varcarla finì: “Magari potrebbe aiutare a scongiurare la sua maledizione”. 
L’uomo emise uno sbuffo allietato e la osservò allontanarsi dal suo ufficio. Quando la donna si chiuse la porta alle spalle mormorò tra sé: “Il principio dello scambio equivalente…” 

Una grande sfortuna viene sempre accompagnata da una grande fortuna. 









Banner regalatomi da magicaemy per "Il contest... fastidioso".
(Carino Mustang, eh? <3)

 





_______________

Povero Roy Mustang: gli ho dato un assaggio della mia perfidia. Ammetto che mi sono davvero divertita a scrivere questa OS, quindi lieta di partecipare al contest. 
Spero che nella sua semplicità possa piacere! 
Un bacio,
Ro
   
 
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