La
stimata detective di
Konoha Sakura Haruno si muoveva in fretta per le vie della
città
senza nemmeno far caso a dove andava, diretta verso la casa del suo
fidanzato. Il cuore le batteva forte contro le costole, ma non per la
felicità di vederlo come accadeva un tempo,
perchè la sua purtroppo
non sarebbe stata una visita di piacere, bensì la condanna
del
ragazzo che aveva sempre amato più della sua stessa vita, e
ancora
non si capacitava di ciò che aveva però
inequivocabilmente scoperto
dopo mesi di indagini. Il caso del misterioso killer che nell'ultimo
anno aveva ucciso tanti esponenti di spicco del governo senza
lasciare alcuna traccia era stato il suo incubo fino a poche
settimane prima, quando aveva scoperto per caso una nuova pista che
l'aveva in breve portata dove non avrebbe mai voluto arrivare.
Incredula e sconvolta come
mai le era successo nella sua breve vita, Sakura aveva provato a
convincersi che fosse tutto un terribile errore, ma alla fine era
stata costretta ad arrendersi all'evidenza e a radunare le forze per
compiere un gesto che le straziava il cuore al solo pensiero. Un
tempo era stata felicissima di vedersi assegnare quell'indagine,
l'ennesimo segno della grande fiducia che riponevano in lei i suoi
superiori, eppure adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per poter
tornare indietro, rifiutarlo e trasferirsi lontano, dove la notizia
della cattura di Sasuke Uchiha non l'avrebbe mai raggiunta.
Ricordava confusamente come
lui l'avesse stretta a sé la sera tardi per darle coraggio e
conforto a ogni buco nell'acqua che faceva, dicendole con calma che
la migliore detective della città sarebbe stata sicuramente
in grado
di risolvere il mistero, e lei aveva sorriso rinfrancata tornando al
lavoro il giorno dopo con più grinta di prima. La fiducia
del
fidanzato era stata la migliore delle medicine contro la frustrazione
di essere sempre un passo indietro rispetto all'uomo che tra
sé
aveva cominciato a considerare un genio, e le venivano le lacrime
agli occhi al pensiero che l'aveva sempre avuto accanto senza
rendersene conto. Ignara della terribile verità, gli aveva
parlato
per mesi dei suoi piani per incastrarlo, che puntualmente fallivano
senza che riuscisse a capacitarsene, per poi rifugiarsi tra le sue
braccia e farsi consolare proprio da colui che poco prima aveva avuto
le mani sporche del sangue dell'ennesima vittima che aveva tentato
inutilmente di salvare. E chissà quante volte il suo Sasuke,
mentre
la stringeva affettuosamente da dietro e le baciava il collo prima di
fare l'amore, aveva sorriso tra sé chiamandola stupida come
aveva
sempre fatto da ragazzino, quando lei gli moriva dietro ottenendo in
cambio solo sguardi sprezzanti e parole dure. Chissà se lui
l'aveva
mai amata per davvero o se si era fidanzato con lei soltanto per
coprirsi le spalle, certo che non sarebbe mai arrivata alla
soluzione? Forse non l'avrebbe mai saputo, e una parte di lei quasi
ci sperava, ma la situazione, nonostante la sua risolutezza a
compiere il proprio dovere fino in fondo, era comunque troppo assurda
e difficile per poter sapere come sarebbe andata a finire. Sarebbe
riuscita a guardarlo negli occhi e pronunciare la frase di rito, quel
“Ti dichiaro in arresto” che di solito le dava una
soddisfazione
incredibile perchè era il trionfo della giustizia e della
legalità?
Sakura non lo sapeva, e ad essere sincera, non sapeva nemmeno se
sarebbe uscita viva da quell'appartamento e se qualcuno avrebbe mai
ritrovato il suo corpo. Data la spietatezza del criminale in
questione, non era escluso che avrebbe riservato anche a lei lo
stesso trattamento degli uomini uccisi. Magari non avrebbe fatto
nemmeno in tempo a finirla quella dannata frase che un proiettile
l'avrebbe trapassata ponendo fine alle sue sofferenze, ma in fondo la
cosa non le importava più di tanto. Forse dopotutto era
persino
arrivata a desiderarla la morte, pur di non vedere il grande amore
della sua vita dietro le sbarre, e una parte di lei sapeva che se non
si era uccisa da sola alla scoperta della verità era stato
solo per
il suo senso di colpa nei confronti delle vittime e per il briciolo
di orgoglio che ancora le restava nonostante lo smacco peggiore che
avesse mai ricevuto.
Mentre sprofondava nei
meandri della più nera disperazione aveva infatti sentito
anche
qualcos'altro risvegliarsi nel suo petto. Qualcosa che le aveva
impedito di prendere la sua pistola d'ordinanza e fare fuoco,
rendendo inutile tutto il lavoro che aveva fatto su se stessa negli
anni per arrivare dove si trovava adesso. Era stata una bambina
troppo fragile e insicura Sakura, un corpicino che un tempo aveva
avuto in sé più complessi che altro, ma un giorno
aveva finalmente
imparato che anche lei poteva farcela e il lavoro che aveva scelto di
fare con entusiasmo e bravura ne era la prova schiacciante.
Da quel momento era
sbocciata come i fiori di cui portava il nome, diventando una donna
forte e sicura che nessuno era più riuscito a intimidire in
alcun
modo, al punto che i colleghi vociferavano già che un giorno
sarebbe
arrivata a capo del dipartimento, ma i sakura erano anche il simbolo
della caducità della vita umana e mai come negli ultimi
giorni la
ragazza aveva riflettuto su questa triste verità,
immedesimandosi
stranamente negli antichi samurai che un tempo li avevano presi come
simbolo. Chi l'avrebbe mai detto che la grande Sakura Haruno,
all'apice del suo successo in tutti i sensi, sarebbe stata sconfitta
proprio da colui che era sempre stato la sua massima gioia e il suo
più grande tormento?
Nel frattempo aveva
raggiunto la sua porta con il cuore in gola e il respiro affannato,
avvertendo un'orribile sensazione di dèja-vu al pensiero di
quante
volte si era trovata nella medesima situazione per i più
svariati
motivi, ma si fece coraggio ricordando a se stessa le validissime
ragioni che l'avevano portata lì. Non era il momento di
esitare o i
crimini non sarebbero mai finiti. Chissà, forse di
lì a poco
avrebbe anche avuto la risposta di cui aveva bisogno per convincersi
di star facendo la cosa giusta condannando Sasuke. Dopotutto il suo
fidanzato le doveva esaurienti spiegazioni e lei le avrebbe ottenute
come era giusto che fosse.
Forte di questa nuova
consapevolezza, si concesse un bel respiro e suonò il
campanello,
aspettando con ansia che il ragazzo le aprisse.
“Cosa
ci fai qui, Sakura?
E' successo qualcosa?” le chiese dopo aver richiuso la porta
alle
sue spalle.
“So
tutto, Sasuke”
rispose la giovane con gli occhi chiusi trovando poi chissà
dove il
coraggio di voltarsi e affrontarlo a viso aperto.
“Non
capisco di cosa stai
parlando” asserì lui tranquillo.
“Lo
sai invece. Parlo del
caso che mi hanno affidato mesi fa” ribattè lei,
accorgendosi con
orrore che la voce le tremava e che gli occhi erano sicuramente
diventati lucidi. Perchè doveva essere così
difficile?
“L''hai
capito alla fine”
disse Sasuke dopo qualche attimo di silenzio e a Sakura si
mozzò il
respiro in gola. Non si era aspettata che avrebbe ammesso
implicitamente le sue colpe ma decise all'istante che forse questo
era stato anche peggio. In realtà sapeva abbastanza da
escludere con
certezza la possibilità di essersi sbagliata sul suo conto,
ma se il
ragazzo avesse negato, avrebbe potuto avere un po' più di
tempo per
accettare la cosa ed essere magari più preparata, di
lì a qualche
mese, a dirgli addio per sempre. Così invece...
“Perchè?”
le uscì poco
dopo mentre le lacrime le riempivano gli occhi a tal punto da farle
vedere a stento il volto del ragazzo che amava. Non era neanche
riuscita a capire se il suo tono fosse di scherno oppure no... Per
quale motivo doveva sempre nascondere così bene tutto
ciò che
provava?
“Ho
dovuto farlo, Sakura.
Punto e basta” le rispose lui in tono terribilmente
definitivo, ma
la ragazza non era disposta a lasciar correre questa volta.
“Non
è una risposta!”
si inalberò decisa ma con la voce che comunque le tremava.
“Hai
una vaga idea di cosa
significhi crescere come sono cresciuto io? E soprattutto cosa voglia
dire scoprirne di colpo le ragioni?” ribattè il
giovane con
rabbia, facendola istintivamente arretrare con gli occhi spalancati
per lo stupore mentre Sasuke, senza aspettare la risposta, le
raccontava una storia orribile che non avrebbe mai voluto sentire e
che la fece vergognare terribilmente di tutto ciò che aveva
fatto
fino a quel momento. Era andata a casa sua per arrestarlo imponendosi
di mettere da parte i suoi sentimenti, ma come poteva farlo dopo aver
saputo per chi stava lavorando? La famiglia Uchiha era stata trovata
morta in circostanze misteriose quando lui era ancora piccolo, ma
solo un paio d'anni prima, alla scomparsa del fratello maggiore
Itachi, aveva scoperto che si era trattato di un omicidio ordinato
proprio dal governo stesso per ragioni politiche, maturando
così
l'idea della vendetta. Gli unici superstiti a quel “tragico
incidente” non erano mai andati d'accordo, separandosi per
questo
appena possibile, ma mentre portava via dalla casa del defunto
fratello i pochi oggetti che gli interessavano prima di venderla,
Sasuke aveva trovato per caso dei documenti ben nascosti che
provavano tutto, e immaginando che Itachi fosse morto proprio per
aver scoperto la verità, aveva deciso di agire di persona a
distanza
di tempo, ringraziando di essere stato lui a trovarli per primo.
Sakura si sentì male e
pianse ascoltando quella storia, sentendosi sprofondare sempre di
più
ad ogni parola in quel baratro di dolore e confusione che la
tormentava da giorni. Come avrebbe fatto a continuare a vivere in una
situazione simile? Qualunque strada avesse scelto sarebbe stata uno
sbaglio nei confronti di qualcuno e di certo mai e poi mai avrebbe
potuto mettere da parte una rivelazione del genere...
“Non
è possibile, stai
mentendo. Vuoi solo prenderti gioco di me come hai sempre
fatto!”
lo accusò alla fine con le guance inondate di lacrime, in un
estremo
tentativo di salvare la sua integrità mentale, estraendo la
pistola
con le mani che le tremavano per cercare disperatamente di mettere
fine in qualche modo a quell'incubo senza tuttavia riuscirci.
“Che
cosa credi di fare,
Sakura?” urlò quasi Sasuke, tentando
istintivamente di
portargliela via.
“Non
ti avvicinare!” lo
minacciò la ragazza, schivandolo e impugnando meglio l'arma
per poi
lasciar partire senza volerlo un colpo che lo ferì
leggermente a un
braccio.
“Non
ti permetterò di
fermarmi!” dichiarò convinto il ragazzo, ignorando
il dolore e
dando vita a una breve lotta che fece finire entrambi a terra.
Senza neanche sapere come,
poco dopo la giovane si ritrovò a cavalcioni del fidanzato,
a
bagnargli la maglia con le proprie lacrime, con la pistola in una
mano e l'altra che gli bloccava le braccia sopra la testa.
“Vuoi
uccidermi, Sakura?”
le chiese lui serio, guardandola fisso negli occhi mentre questa
tremava in maniera inontrollabile.
“Non
posso permetterti di
continuare” gli rispose lei tra i singhiozzi cercando di
prendere
la mira. Non sapeva nemmeno lei se voleva davvero ucciderlo o fare
cosa, in realtà ormai non capiva più nulla. Si
era istintivamente
preoccupata per la ferita che gli aveva inferto avvertendo l'impulso
di medicargliela e lasciar perdere tutto, ma un attimo dopo l'idea di
esserci riuscita l'aveva quasi consolata, dandole l'illusione di
avere ancora un briciolo di controllo.
Stranamente Sasuke non stava
facendo nulla per fermarla, anche se probabilmente ci sarebbe
riuscito senza troppi sforzi, ma ormai per lei era difficile
soffermarsi su un pensiero per più di pochi secondi e
trovare la
soluzione a quell'enigma non rientrava certo nelle sue
priorità.
L'unica cosa che sapeva era
di stare sprofondando sempre di più in una voragine oscura
di dolore
e follia che a un certo punto le impose di premere il grilletto senza
che il fidanzato muovesse un muscolo, ma un attimo prima di uccidere
l'uomo che l'aveva condannata, rivolse l'arma contro se stessa.
Ormai incapace di ragionare,
si accorse a malapena, con un piccolissimo barlume di
felicità, che
Sasuke, intuendo all'ultimo le sue intenzioni, spalancò gli
occhi
sorpreso accennando un movimento senza però poter fare
nulla, perchè
un istante dopo gli crollò esanime sul petto in un lago di
sangue
lasciandolo sotto shock ad accarezzarla inutilmente per
chissà
quanto tempo prima che i suoi colleghi riuscissero a trovarli...
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi
sia piaciuta e di non aver fatto pasticci, dal momento che è
la
prima volta che provo a scrivere qualcosa su questo genere. :)
Stranamente
sono abbastanza soddisfatta del risultato ma l'ultima parola spetta
ovviamente a voi, se avrete voglia di farmi sapere le vostre opinioni
al riguardo aiutandomi a migliorare. Nel frattempo ringrazio di cuore
anche tutti coloro che hanno semplicemente letto, nella speranza di
non aver deluso le vostre aspettative. <3
Penso
di non avere altro da dire, quindi per ora vi saluto.
Bacioni
e alla prossima,
Ellygattina
P.S:
Come ho già scritto nell'introduzione, questa storia avrebbe
dovuto
partecipare all'iniziativa «
angst&noir »
indetta dal forum Torre di Carta, ma non
essendo
riuscita a rispettare il limite di parole consentito (2036 su un
massimo di 1500, con la possibilità di arrivare a 1650...
-_-' ), ho
dovuto ritirarmi dalla gara. Se ciò che avete letto vi
è piaciuto,
però, ringraziate anche i suoi admin che mi hanno dato
l'idea con il
prompt “A vorrebbe uccidere B, ma finisce col
suicidarsi”.
Alla
prossima e buonanotte (o buona giornata per domani)!