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Autore: Alley    20/10/2018    5 recensioni
“Dean, è stato un errore” dice Castiel di getto, la porta richiusa alle sue spalle. “Cercavo qualcosa su Michael. Non avrei mai frugato tra i tuoi pensieri senza che tu---”
“Non erano pensieri” lo ferma Dean, brusco. La sua voce è un blocco di marmo privo di scanalature, ma Castiel registra facilmente il disagio che galleggia sotto la superficie. “Erano ricordi. Ed è stato Michael a costruirli.”

[basata sul promo della 14x03]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Pillole di bunker '
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Castiel non rileva alcuna presenza estranea. Conosce l’essenza di Dean come la sua stessa grazia; se fosse contaminata, lo scoprirebbe con la stessa facilità con cui si compie un passo o si emette un respiro.

Sollevato, passa ad ispezionarne la mente. Appena vi si accosta è assalito da un vortice di immagini che si sovrappongo e si dissolvono sfumando l’una nell’altra; Castiel ricorre a tutta la concentrazione di cui è capace per isolarle e metterne a fuoco i tratti. Alla fine, una di esse assume contorni nitidi: Castiel non ha un’esatta percezione del suo corpo, al momento, ma è sicuro che il fiato gli si sia mozzato in gola.

Ha coltivato quella visione tanto a lungo che, per un istante, crede di essere uscito dalla mente di Dean e di essersi smarrito nei meandri della propria. È solo un attimo, però, prima che realizzi che non è così: è troppo definita per essere quella partorita dalla sua fantasia, troppo lontana dalla consistenza nebulosa propria dei sogni ad occhi aperti.

Castiel riesce a vedere ogni linea delle dita che Dean tiene artigliate alla stoffa della cravatta, a inseguire la curva tracciata dalle sue labbra mentre si schiudono, a calcolare la precisa angolazione con cui l’altro sé inclina la testa per accoglierle.

Ogni dettaglio risulta chiaro e distinto, come se fosse…reale.

Ha sempre voluto immaginarlo in quel modo, andare quanto più vicino possibile a come sarebbe stato se lo avesse vissuto davvero, eppure, adesso, tutto ciò che avverte è un dolore sordo che rimbomba come il rintocco di una campana tra le pareti della sua testa.

Si rende conto d’aver interrotto il contatto solo quando le sue mani sono lontane dal capo di Dean; Castiel le tiene sospese nel vuoto per qualche attimo prima di riacquistare del tutto coscienza ed abbassarle.

Abbandonate le braccia lungo i fianchi, si accorge di avere gli occhi di Dean puntati addosso; nel momento in cui li intercetta ha la salda, inequivocabile certezza che sappia perfettamente cosa abbia visto.

“Trovato qualcosa?” chiede Sam, reclamando l’attenzione di entrambi; Dean è il primo a distogliere lo sguardo per concedergliela. “Tracce, informazioni utili…?”

“Nulla.”

*

Dean è seduto sul letto, la schiena poggiata alla testiera e le gambe allungate sul materasso. La vista suscita a Castiel un moto di sollievo istintivo; per giorni è entrato in quella stanza trovandola fredda e vuota, per giorni si è dovuto accontentare del fantasma di Dean nascosto tra le pieghe delle lenzuola e dell’odore emanato dalla federa del suo cuscino. Ricorda la notte in cui, con la disperazione che gli mordeva le viscere, ha provato ad inalarlo immettendo dell’aria totalmente priva di fragranze; in quel momento, ha creduto di averlo perduto per sempre.

Si impone di non pensarci. Dean è lì, davanti a lui, un paio di cuffie deposte in grembo e addosso un’aria colpevole che non ha alcun motivo di indossare.

È vivo, ed è tutto ciò che conta.

“Cas---”

“Dean, è stato un errore” dice Castiel di getto, la porta richiusa alle sue spalle. “Cercavo qualcosa su Michael. Non avrei mai frugato tra i tuoi pensieri senza che tu---”

“Non erano pensieri” lo ferma Dean, brusco. La sua voce è un blocco di marmo privo di scanalature, ma Castiel registra facilmente il disagio che galleggia sotto la superficie. “Erano ricordi. Ed è stato Michael a costruirli.”

Per un momento, Castiel si ritrova catapultato nella cucina dei Winchester: rivive il senso di pace confortevole quanto irreale che lo avvolgeva nel surrogato di quelle quattro mura; torna ad avere le orecchie sferzate dalla risata di Lucifer, un sottofondo che, rinchiuso nel silenzio ovattato della propria interiorità, riusciva a malapena ad afferrare; è di nuovo colpito dalla voce di Dean che fa breccia nel muro sollevato dalla sua apatia – Cas, Castiel, mostrati, CasCasCasCas.

Tutto ciò che vorrebbe è coprire la distanza che lo separa dal letto e chinarsi a toccare Dean; per fargli sentire la sua presenza, per consolarlo, per assicurarsi ancora una volta che è a casa.

“Per tenermi sotto controllo creava degli…scenari. Finzioni in cui tenermi intrappolato. Pensava che non avrei nemmeno provato ad uscirne, perché erano basate sui miei---”

“---desideri.”

Dean butta fuori un sospiro; spossato, pesante, qualcosa di simile ad una resa. In un altro momento, il cuore di Castiel sarebbe esploso; ora è tutto teso verso Dean e la fatica che sembra star patendo.

“Un’infanzia felice, con la mamma ancora viva; un mondo senza mostri né cacciatori; Sam sposato con Jessica, e i loro bambini che mi chiamavano zio; tutti noi insieme su una spiaggia; io e te---” Le parole gli muoiono sulle labbra. Improvvisamente, sembra avere sulle spalle tutto il peso del mondo. Castiel vorrebbe soltanto potergli togliere quel macigno da dosso e farsene carico. Si accollerebbe qualunque fardello, se significasse dare a Dean anche solo un briciolo della pace di cui ha bisogno. “Non sono mai stato al mare.”

“Nemmeno io. Anche se ho assistito alla sua creazione.” Dean alza la testa, e lo guarda. In qualche modo, è come se lo facesse per la prima volta. “Potremmo andarci…” Il quando tutto sarà finito si sfalda prima ancora di prender forma. Non arriverà mai, una fine: avranno sempre una minaccia da sventare e il fiato della morte sul collo. “…un giorno.”

“Ci verresti con me?”

Castiel recepisce il significato celato dalla domanda, la paura e la vergogna di cui è imbevuto. Non può lasciare che Dean porti anche quella zavorra.

Raggiunge il bordo del letto; si siede, e allunga la mano verso quella che Dean tiene riposta sul materasso.

Quando la afferra, Dean non la ritrae.

Castiel si chiede se è così che è cominciato il bacio, nel mondo idilliaco edificato da Michael. Spera che avrà modo di scoprirlo nel loro.

“Andrei ovunque con te.”
  
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