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Autore: Ritux    13/07/2009    2 recensioni
Ok ok, ecco la mia prima ficcy xD E' una one shot sulla vita familiare degli Elric ^^ E' piccola, pensate che me la sono sognata di notte xD Praticamente narra di quando il caro Hohenheim è ancora insieme a Trisha, Edward e Alphonse.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Hohemheim Elric, Trishia Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!
Premetto che questa è la mia prima fanfiction quindi abbiate pietà xD
Spero comunque che vi piaccia, insomma, sarebbe davvero brutto scoprire che questo è solo un buco nell'acqua ò.ò
Vabbien, forse è meglio che ora me ne vada per farvi leggere questo capolavoro (nd.Ed: Se se... Nd.Io: Cosa vorresti dire nanerottolo? Nd. Ed: Cosa? Chi sarebbe il pupazzo microscopico? Nd. Io: Tu ò.ò)




“Mamma....Mamma…?! Mamma ma ci sei?” disse il piccolo Edward strattonando leggermente la giovane Trisha che stava ancora dormendo.
“Hmm…mmh…” diede come risposta l’ultima che sembrava proprio non volersi svegliare.
“Mamma, Alphonse sta piangendo e non la vuole smettere. Io ho tanto sonno!”
“Ah…” Sbuffando la mamma si alzò dal letto e meccanicamente si diresse verso la camera dei piccoli. Aprì la porta e si avvicinò con dolcezza al più piccolo della famiglia che piangeva disperato tra le braccia della madre
“Alphonse…Perché stai piangendo, piccolo mio?”
Le piccole dita puntavano gementi verso la sedia accanto al lettino.
“La sedia? Hai forse paura della sedia?”
“Di notte si trasforma in un brutto mostro!”
“Oh piccolo…” disse la mamma stringendolo forte per poi accendere la luce.
“Guarda…La sedia è una sedia, non può diventare un mostro!”
“E poi non seguirebbe la legge dello scambio equivalente…”
La porta si spalancò mostrando la figura di un alto uomo con i capelli lunghi e biondi e gli occhi piccoli e lucenti che sembravano stelle. Hohenheim, Van Hohenheim.
“Papà, ma che cos’è la legge dello scambio equivalente?”
disse Edward guardandosi la mano. “E’ una cosa un po’ difficile…”
“Uffa, ma perché sei sempre così complicato?”
disse il piccolo sbuffando.
Hohenheim scoppiò a ridere e gli accarezzò la testa scompigliandogli i capelli.
“Mamma ho sonno…”
sussurrò Alphonse chiudendo dolcemente gl’occhi.
La madre sorrise e lo cullò dolcemente accarezzandogli i capelli.
“Papà, prendimi in braccio!”
disse Edward con convinzione allungando le braccia in alto, come in preda ad un attacco di gelosia. Il padre lo prese con dolcezza e sorrise.
“Papà…Fammi fare un giro!”
Hohenheim uscì dalla stanza e percorse il corridoio fermandosi davanti alla finestra contemplando l’alba.
“Edward guarda! Com’è bello il sole che sorge, vero?”
“Si! Ma…perché il sole la sera se ne va?”
“Perché la terra gira e il sole riesce a illuminarne solo una parte.”
“Non riesco a capire…”
disse il piccolo grattandosi la testa.
“Devi sapere che ci sono tanti altri pianeti oltre la terra e tutti quanti girano intorno al sole. Ma girano anche su se stessi!”
“Come se stessero ballando?”
“Si, proprio così!”
“Bello!” esclamò il piccino spalancando gl’occhi in segno di stupore.
“Già!” Hohenheim rise.
“Papà ma un giorno insegnerai anche a me l’alchimia?”
“Certamente! Insieme formeremo una grande squadra, che ne pensi?”
“Sono d’accordo! Però aspetta…può entrare anche Alphonse nella nostra squadra?”
disse abbassando gli occhioni lucenti assumendo un tono di voce serio.
“Ma certo!”
“Che bello! E la mamma?”
“Ma alla mamma non piace l’alchimia!”
“Allora lei sarà quella che cucina tante cose buone per far stare bene la squadra. Che dici?”
Hohenheim rise. E rise molto forte!
“Perché ridi? Io ero serio!”
“Povera mamma…deve sempre cucinare…”
rispose tra una risata e l’altra, il padre del piccolo.
“Ma non è mica colpa mia se lei sa cucinare tante cose buone! Pensa che riesce a cucinare bene anche lo stufato nonostante dentro ci sia il latte!”
“Hai ragione, la mamma è davvero brava con i fornelli!”
“Forelli?” disse incuriosito il piccolo Edward.
“No, Fornelli” Rispose il papà marcando l’ultima parola.
“Ah…E che cos’è?”
“E’ dove cucina la mamma” ribadì sorridendo.
“Ma quindi anche lui dovrà entrare nella squadra!”
“Ma non credi che adesso saremo un po’ troppi nella nostra futura squadra?” precisò sorridendo.
“Hai ragione…cacciamo Alphonse e rimaniamo la mamma e i fornelli!”
“Ma che cattivone che sei!” disse toccandogli il nasino quasi invisibile.
Il padre sorrise fiero. Nonostante fosse sempre in casa, o almeno la maggior parte delle volte, era raro che riuscisse ad avere un saldo rapporto con i propri figli, soprattutto con Edward, il maggiore. Mentre Hohenheim faceva le sue riflessioni cadendo spesso in collegamenti con l’alchimia, una figura femminile svoltò l’angolo avvicinandosi sempre di più. “Mi meraviglio che tu non sia già andato a sbattere contro qualche muro.” Disse la donna sorridendo. “Capisco che senza occhiali ci vedo poco ma non fino a questo punto!” ribadì alzando la testa fiero. Edward si incantò dinnanzi alla barba del padre. Lo incuriosiva, e non poco. Glie la toccò e glie la tirò senza, però, ricevere risposte.
“Ahia!” esclamò Hohenheim dal dolore.
“Ma papà perché i capelli ti crescono anche sul volto?”
“Ma non sono capelli, è solo la mia barba!”
“E non è la stessa cosa, scusa?” rispose imbronciando.
La mamma gli accarezzò i capelli.
“A che serve la barba?”
“Hem…Vediamo…Hmm…Lo sai non lo so?” Disse ridendo il padre.
All’improvviso la madre si sentì tirare la camicia da notte e di scatto abbassò la testa notando che in realtà era Alphonse. Lo prese di nuovo in braccio.
“Cosa c’è non riesci proprio a dormire?”
“No…Non ho più sonno…”
Edward guardò il fratellino.
“Al, lo sai io e papà abbiamo creato una squadra?”
“Davvero? Cosa si farà?”
“Beh…In realtà…In realtà non lo so!”
La mamma guardò Edward.
“E dimmi, ci sarò anchio nella vostra nuova squadra?”
“Certo! Tu cucinerai!”
“Oh…mi immaginavo un ruolo più innovativo ma mi sta bene lo stesso” ribadì sorridendo.
“Mamma ma perché stiamo tutti davanti alla finestra?” disse Alphonse guardando la madre con aria incuriosita.
“Beh perché fuori c’è l’alba!”
Il bagliore rosastro si faceva sempre più intenso illuminando il corridoio fino a poco fa buio. Piombò un silenzio rilassante mentre gli occhi si perdevano nel verde delle colline e nel rosa bluastro del cielo scolorito, come fosse un dipinto d’epoca. Uniti come una vera famiglia, uniti come un'unica realtà. “Hohenheim…Non trovi che questo sia…un bel Ritratto di famiglia?”
Soffiò il vento mentre una goccia di vita scendeva dagl’occhi sereni di Hohenheim.
  
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