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Autore: AdhoMu    21/10/2018    5 recensioni
[Lavanda Brown / Roger Davies]
Hogwarts, maggio 1998.
Nell'infuriare della Battaglia, una graziosa sconosciuta salva la vita di Roger Davies. A partire da quel momento, per il simpatico e avvenente ex Capitano della squadra del Corvonero, nulla sarà più come prima.
Che sia giunto, anche per lui, il momento di innamorarsi sul serio?
*
Mini-(grafo)novela in tre rounds, con riferimenti alla OS "Profumo di Nebbia" ma leggibile separatamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calì Patil, Cho Chang, Lavanda Brown, Roger Davies
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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50 First Davies (1)
Primo round.

Il Mangiamorte gli puntò contro la bacchetta, sogghignando con ferocia.
Il ragazzo, seduto a terra, annaspò spingendosi indietro coi piedi; tentò disperatamente di allontanarsi ma, purtroppo per lui, dopo un troppo breve retrocedere le sue spalle andarono a cozzare contro una dura parete di pietra.
Tutto intorno a lui lampi, bagliori e il frastuono di scoppi, esplosioni, urla e fragore. La Battaglia impazzava; volavano ovunque fatture, incantesimi, maledizioni e sortilegi di ogni tipo.
Anche lui si era presentato per combattere, nonostante fosse sempre stato un tipo affabile, gioioso e pacifico, universalmente conosciuto per il suo caldo sorriso. A scuola non attaccava briga e non si azzuffava; definitivamente, aveva sempre preferito fare l'amore piuttosto che la guerra.
Eppure, non appena l'allarme era stato diramato, non aveva esitato.
Non ce la faceva: non riusciva ad accettare di starsene lì con le mani in mano mentre altri si sacrificavano per la libertà del Mondo Magico. Quando il Ministero della Magia era caduto, all’inizio di agosto dell’anno prima, lui e la sua famiglia – nonostante fossero tutti Purosangue fino al midollo - avevano lasciato in tutta fretta la Gran Bretagna per rifugiarsi in Uruguay, dai parenti di sua madre. Dopo qualche mese, però, lui aveva deciso di tornare. Non se la sentiva di vivere tranquillo dall’altra parte del mondo mentre tante brave persone rischiavano quotidianamente la pelle.
Era tornato sui suoi passi e si era installato a Londra, in un locale sicuro, insieme ad alcuni dei suoi vecchi amici Corvonero. In compagnia di Page, Burrow, Inglebee e della sua cara amica Chang (2), da mesi infiltrata nel Ministero, si dedicava ad operazioni di spionaggio, perpetrate ai danni dei servi del Signore Oscuro. Lui e Cho, sfruttando spudoratamente la loro bellezza, estorcevano informazioni top-secret che gli altri tre cervelloni usavano poi per formulare intricatissimi piani di sabotaggio.
Quella sera di maggio, richiamati dall'appello di Radio Potter, con cui si mantenevano in costante contatto, lui e i compagni avevano inforcato le loro scope ed erano volati a tutta velocità verso Nord. Una volta raggiunta Hogsmeade, i ragazzi avevano avvistato, da lontano, le luci baluginanti dei combattimenti; avevano quindi proseguito volando, puntando dritto dritto verso quel guazzabuglio infernale.
Quando finalmente era arrivato al Castello, lui si era messo a colpire i nemici dall'alto, avvalendosi della sua abilità nel cavalcare la scopa; aveva prodotto diversi Scudi per proteggere i difensori impegnati a terra e, zigzagando freneticamente, aveva Schiantato più di un losco figuro nerovestito.
- Attento, Roger!
La voce di Cho era risuonata acuta e allarmata alle sue spalle; in quell’esatto momento, una fiammata verde aveva incendiato la coda della sua adorata cavalcatura (un rarissimo esemplare di Comet Eldorado regalatagli da sua madre, prodotta in un numero ridottissimo di stabilimenti sudamericani) e l'aveva carbonizzata in un baleno, costringendolo ad effettuare un atterraggio d'emergenza. Affannato, aveva tentato invano di soffocare le fiamme con una serie di frenetici Aguamenti, ma tutti i suoi sforzi si erano rivelati vani.
"Questo è Ardemonio" aveva quindi realizzato, sconvolto. Si era sentito invadere dallo sgomento, e poi aveva ringraziato mentalmente la Saggia Fondatrice per i pochi centimetri che l'avevano messo in salvo dalla fatale vampata.
Ormai appiedato, si era messo a correre qua e là, cercando di rendersi utile come poteva.
Diverse fatture più o meno pericolose e altrettanti calcinacci in caduta libera lo avevano preso di striscio, procurandogli graffi e ferite superficiali che, lui si augurava, non avrebbero deturpato troppo la sua bella pelle olivastra.
Tutt'intorno a lui le urla e le deflagrazioni continuavano; lacrime e sangue scorrevano a fiumi.
E mentre, disorientato, osservava con gli occhi lucidi quei terribili fotogrammi di distruzione e di morte, un colpo tagliente era passato radente appena sopra la sua testa, mancandola per un pelo, ma recidendo di netto la crocchia nella quale soleva raccogliere i lucenti capelli castani.
Il resto della chioma gli era ricaduto sugli occhi, esalando un lieve aroma di bruciato.
La vista delle lunghe ciocche che cadevano a terra tutte scomposte (da quanto tempo si faceva crescere i capelli? Non lo ricordava neanche lui; li portava lunghi praticamente da sempre) lo aveva fatalmente distratto. E proprio in quel momento, approfittando del suo smarrimento, un Mangiamorte dalla voce tonante aveva latrato un Expelliarmus impietoso che gli aveva fatto volare via la bacchetta, riducendolo all'impotenza.
A ciò era poi seguita una violenta onda d'urto che lo aveva travolto, scaraventandolo indietro.

Roger Davies deglutì.
Non aveva scampo, e lo sapeva. L'oppositore gli stava addosso, ormai, e sogghignava, pronto a menare il colpo di grazia.
"Addio, mondo crudele" pensò il ragazzo, chiudendo gli occhi. "Di baci non dati, di carezze non godute, di sottane non sfiorate, di gambe non sbirciate, di letti ancora freddi, di cuori solitari, di tanghi non ballati, di.."
- Aaaah! Vattene, dannato ectoplasma!... - l'esclamazione del Mangiamorte lo distolse dalla sua drammatica autocommiserazione. La Dama Grigia si lanciava addosso al malvagio, inevitabilmente raggelato dal gelido strato di nebbia del leggiadro fantasma.
- Helena!...
- Non azzardarti a toccare Roger, maledetto sbuffo di fumo! - tuonava lei, bella e terribile, tormentando il servitore del Signore Oscuro, che tentava invano di scacciarla. La Dama Grigia voleva molto bene all'ex Capitano Corvonero; una volta addirittura, qualche anno prima, gli aveva perfino regalato un pezzettino del suo impalpabile cuore (3).
Il Mangiamorte continuò a scagliare maledizioni alla cieca finché, con un non meglio definito incantesimo non verbale, fece sollevare un vento forte che spazzò via l'impavida Helena e il suo velo di bruma.
Recuperata la visibilità, l'uomo tornò a concentrarsi su Davies.
La caduta della maschera lo rivelava chiaramente: si trattava proprio di un brutto ceffo. Il viso dai lineamenti grossolani e un po’ deformi esprimeva un’esplicita soddisfazione mentre, a passi lenti, si avvicinava al ragazzo seduto a terra. Lo si percepiva: uccidere gli piaceva. In quel caso, però, la sua soddisfazione era doppia. Avrebbe ucciso, sì. Ma soprattutto: avrebbe ucciso un bel ragazzo (Davies, anche bruciacchiato e scarmigliato, era assolutamente splendido), un rappresentante di quel tanto desiderato successo con le donne che lui non aveva mai avuto la fortuna di gustare.
Stringendo appena gli occhi, il mago oscuro alzò la bacchetta.
E già si apprestava a puntarla verso Roger, e a proferire le parole fatali, quando una voce femminile alle sue spalle urlò:
- Stupeficium!
Uno Schiantesimo di potenza inaudita lo colpì fra le scapole: il Mangiamorte fu sbalzato contro la parete; battè la testa e perse i sensi, accasciandosi come un burattino inanimato proprio accanto a Roger, che sbatteva le palpebre sbigottito. In piedi davanti a lui, una ragazza con i capelli castani trattenuti da un cerchietto rosa lo guardava stringendo la bacchetta fra le dita della mano un po’ tremante.
Roger la riconobbe: era una studentessa del Grifondoro di un paio d’anni più giovane di lui. Non conosceva il suo nome, ma ricordava di averla vista spesso in giro per i corridoi di Hogwarts.
- Ti... ti ringrazio – le disse, afferrando la mano che lei gli tendeva per aiutarlo a rimettersi in piedi.
- Ma ci mancherebbe – gli sorrise lei. Roger non potè fare a meno di notate che era molto carina, nonostante il viso sporco di fuliggine e l’orlo della gonna tutto bruciacchiato. – Non potevo certo lasciare che qualcuno togliesse di torno l’usato garantito prima di avere avuto la possibilità di fare un test drive...(4)
Il ragazzo non ebbe neanche il pudore di fingersi imbarazzato, visto il comprensibile compiacimento che gli tracimava da tutti i pori. Considerata la situazione in cui si trovavano, non sarebbe assolutamente stato il momento di pensare a certe cose e lui lo sapeva fin troppo bene; tuttavia, non fu proprio capace di trattenersi.
- Rimediamo subito – le disse, restituendole il sorriso.
Forse era tutta colpa dell’eccesso di adrenalina, o dell’euforia data dal fatto di essersi appena salvato la pelle, o del suo insopprimibile e prorompente attaccamento alla vita o, ancora, del suo carattere che diveniva leggermente sconsiderato quando c’erano in ballo dei bei faccini. Non v’era alcuna logica in quello che stava per fare, ma lo fece lo stesso: senza smettere di sorridere avanzò di un passo e, strette le mani dietro la nuca della ragazza, le sollevò bruscamente il viso e la baciò.
Non sarebbe mai stato in grado di spiegarlo, né a se stesso né ad altri; fatto sta, però, che l’effetto di quel bacio ebbe il potere di travolgerlo come un’onda d’urto di intensità sbalorditiva.
Forse, ancora una volta, si trattava dell’euforia, dell’adrenalina, dell’esaltazione del momento. Una cosa, tuttavia, era certa: a Roger Davies mai, mai era capitato, in tutta la sua vita, di provare quel che provò quella sera, in pieno finimondo, nel baciare la sua sconosciuta salvatrice; eh sì che di labbra ne aveva asssaggiate tante, nel corso degli anni, ma nessuna delle precedenti esperienze era anche solo vagamente paragonabile a quella.
- Per tutti gli anelli di Marte – bofonchiò, scostandosi da lei quel tanto che bastava per riprendere il fiato.
La ragazza si lasciò sfuggire una risatina.
- Quello con gli anelli è Saturno, non Marte. Fiorenzo diceva sempre...
- Giusto, giusto – convenne lui che, come suo solito, alle lezioni della professoressa Sinistra non era mai stato attento (a quelle di Divinazione, poi, non parliamone). Nonostante per qualche oscura ragione il Cappello Parlante lo avesse smistato in Corvonero, Roger non era mai stato un alunno esemplare. – Facciamo così: se usciamo vivi di qui, potresti darmi qualche lezione privata di anato...ehm, Astronomia. Che ne dici?
- Hum. E perché no?
- Affare fatto, allora. E adesso dimmi – disse Roger, tendendo la mano per ufficializzare scherzosamente l’accordo – com'è che faccio per ritrovarti?
La ragazza inclinò leggermente la testa di lato, rivolgendogli uno sguardo furbesco. I suoi occhi erano grandi e vividi, le iridi di una bella tonalià cioccolato che scaldava il cuore.
- Oh, è molto semplice. Mi chiamo La...
Prima che lei avesse il tempo di finire la frase, un’esplosione fortissima li travolse entrambi, questa volta per davvero, facendoli letteralmente volare via.

La testa gli faceva un male indescrivibile ma, facendo appello a tutta la sua determinazione, Roger si tirò su a sedere.
La Sala Grande era gremita; i sopravvissuti si affaccendavano intorno a coloro che, osservò il ragazzo con un conato di nausea, non ce l'avevano fatta. L'ex Capitano del Corvonero si massaggiò la nuca, ancora un po' stordito.
Poi, improvvisamente, spalancò gli occhi e saltò in piedi.
“Cho, Duncan, Grant, Randolph... oh, eccoli laggiù” pensò, sollevato. Ammaccati ma interi, grazie a Priscilla. “E lei...?”
Roger non smise di guardarsi intorno, continuando a cercare.
Uno studente del Grifondoro, un certo Cormac McLaggen, sedeva lì accanto in compagnia di una ragazza mora con gli occhi molto chiari, che gli aveva posato la guancia sulla spalla. Roger lo conosceva bene perché, qualche anno prima, il ragazzo lo aveva scongiurato di dargli qualche lezione privata di seduzione.
- McLaggen!
Quello, sentendosi chiamate, si voltò verso di lui.
- Oh. Davies - gli disse tendendogli la mano, che Roger strinse in modo concitato.
- Sto cercando una ragazza...
- Ma ti sembra il momento? Va bene che dobbiamo festeggiare il fatto di essere vivi...
- No, no - si affrettò a zittirlo Roger. - È una ragazza della tua Casa. Mi ha salvato la vita durante la Battaglia ed io vorrei sapere come sta...
- E chi è?
- Non so come si chiama: è bellina, lentigginosa, coi capelli castani un po'mossi, gli occhi scuri... mi pare portasse un cerchietto rosa... - rispose Roger, sentendosi un po' sciocco per il fatto di ricordare un dettaglio del genere.
Cormac McLaggen si portò la mano al viso, stringendosela con forza sulla bocca. La ragazza che si trovava con lui, e che gli era stata presentata come Eloise, si rabbuiò a sua volta e fece per aprir bocca. Il Corvonero capì che la risposta sarebbe presto arrivata, ma lei ci mise un'eternità a formulare la frase.
- Davies – gli disse infine. - Credo... temo si tratti di Lavanda.
- Oh. Lavanda. Gran bel nome. E dove posso... ehm, trovarla?...
I due Grifondoro gli rivolsero un'occhiata addolorata che, per un istante, gli fece temere il peggio.
- Al San Mungo. L'hanno appena trasferita.
Roger sgranò gli occhi.
- È stata... - McLaggen quasi non riusciva a parlare. - È stata aggredita da un mannaro. Non... non sappiamo se sopravviverà.

Gli ospedali e i cimiteri, così come qualsiasi altro luogo legato alla sofferenza e alla morte, gli facevano orrore.
Tuttavia, dopo una decina di giorni trascorsi a crogiolarsi in una sfilza di dubbi e ripensamenti senza capo né coda, con Cho che gli chiedeva ogni due secondi se stesse bene, Roger decise di prendere il toro per le corna e di recarsi al San Mungo per avere notizie di Lavanda.
Allo svogliato attendente che lo ricevette al bancone della reception, e che lui riconobbe immediatamente come il suo vecchio avversario Marcus Flint (chissà che cosa diavolo ci faceva lì quel coglione, per tutti i copricapi conici di Merlino), il ragazzo disse che era venuto per fare visita alla signorina Brown.
Dopo avergli scoccato un'occhiata meravigliata, quello gli fornì le istruzioni per raggiungere la stanza; Roger si avviò piano piano, preparandosi al peggio. Le aggressioni da mannaro, lo ricordava bene, producevano quasi sempre conseguente devastanti; non si aspettava certo di trovarla in buone condizioni e, in effetti, era già un miracolo che la ragazza fosse ancora viva.
Nonostante i cattivi presagi, però, Roger proseguì imperterrito. Dopotutto lei gli aveva salvato la vita: una visita era quantomeno doverosa. Che poi potesse esservi sotto anche dell'altro, era un'ipotesi tutt'altro che da scartare; per il momento, però, il ragazzo preferiva evitare di perdersi via in baggianate e concentrarsi su quello che era venuto a fare.
Dopo essersi dato un'ultima rassettata ai capelli troppo corti (era incredibile quanto gli mancassero le lunghe ciocche che, prima, poteva raccogliere con un semplice elastico), Roger si fece coraggio e bussò alla porta.

Lavanda dormiva.
Nonostante le numerose fasciature sparse su tutto il corpo, non sembrava passarsela troppo male, e questa constatazione lo rasserenò parecchio. Qualcuno le aveva sistemato i capelli castani in una treccia laterale che le donava molto; la pelle chiara punteggiata di lentiggini riluceva sotto l'alone un po' troppo freddo delle lampade al neon.
Un po' sorpresa di trovarselo lì, la ragazza che si trovava con lei (si trattava della sorella gemella di Padma Patil, sua ex compagna di Casa e molto amica della sventurata Grifondoro) si premurò di ragguagliarlo subito sul suo stato di salute.
- Le condizioni di Lavanda sono stabili - gli disse sottovoce per non disturbare il riposo dell'amica. - Le ferite inflittele da quel disgraziato di Greyback sono profonde, ma guariranno.
- Ah, bene... Ma: e quanto a... a...?
- Al contagio da mannaro? - Calì Patil gli rivolse un sorriso rassicurante. - Anche su questo versante, le notizie sono buone. Devi sapere - gli disse, porgendogli con grazia una tazza di tè al cardamomo, che lui posò con disinvoltura sul tavolinetto (il tè non gli piaceva granché, aveva sempre preferito il mate) - che tutte le vittime di lupi mannari presenti ad Hogwarts durante la Battaglia sono state prontamente medicate con una speciale pozione, chiamata "Antidoto Diana", che viene prodotta con polvere di luna. È appena stata brevettata dai Medimaghi nordamericani infiltrati nella NASA; se somministrata in tempo, è in grado di scongiurare la contaminazione.
Roger, molto impressionato dal racconto, sospirò sollevato.
Lanciò quindi un'ultima occhiata a Lavanda, che continuava a dormire sotto l'effetto dei sedativi; poi, alzatosi in piedi, disse a Calì:
- C'è qualche problema se torno domani? Magari la trovo sveglia; sai, ci terrei tanto a ringraziarla personalmente per quello che ha fatto...
Lei scosse la testa, piuttosto intrigata. Non era da tutti ricevere visite da un ragazzo del calibro di Roger Davies, e per due giorni di fila, per giunta.
- Ma certo che no. Ti aspettiamo.

E fu così che, il giorno dopo, Roger fece ritorno al San Mungo.
Questa volta Lavanda era sveglia; si dichiarò molto sorpresa per la visita del ragazzo, che conosceva assai poco e più che altro per la sua popolarità. Poi però, anche grazie al fatto che Roger era un tipo simpatico, spigliato e naturalmente disinvolto, esimio nell'arte della conversazione, il pomeriggio trascorse all'insegna dell'allegria. Calì e Roger discutevano animatamente, facendosi il punto e il contrappunto; Lavanda, più che altro, si limitava a guardarli sorridendo, un po' troppo stanca per lanciarsi in chiacchiere così vivaci.
Roger, ovviamente, non vedeva l'ora di parlarle a quattr'occhi. Non appena Calì ebbe lasciato la stanza per andarsi a fare uno spuntino, andò a sedersi accanto al letto, la guardò negli occhi e le disse:
- Ti ringrazio per quello che hai fatto durante la Battaglia.
Lavanda assunse un'espressione confusa.
- Oh, figurati. Scusa, però... che cos'è che avrei fatto, precisamente?
Il ragazzo si tirò indietro i capelli con un gesto studiato.
- Ma sì, lo Schiantesimo con cui hai sbaragliato quel Mangiamorte... mi hai salvato la vita, no?
Lei gli rivolse un "oh, beh" assai poco convinto che però lui ignorò, impegnato com'era ad osservare deliziato tutte quelle graziose lentiggini che le costellavano le gote rosate. Il ricordo del bacio che le aveva dato in piena battaglia tornò a pizzicargli sulle labbra; chiaramente non era assolutamente il momento né il luogo per rivangare certe cose eppure, accidenti a lui, moriva dalla voglia di ripetere la dose, hic et nunc.
- E poi - le disse quindi, sporgendosi in avanti - mi piacerebbe anche riprendere un certo discorso che abbiamo lasciato in sospeso.
Lavanda lo guardò senza capire.
- E sarebbe?
- Insomma, quello che è successo fra noi durante la Battaglia...
Roger rise fra sé e sé. Col tono suadente e allusivo che aveva usato, qualsiasi femmina si sarebbe quantomeno liquefatta al suo cospetto.
Lei, però, aggrottò la fronte.
- Perché, cos'è che è successo??
Lui le rivolse un altro sorriso ammiccante, come a dire "ma piantala di fare la finta tonta" e rincarò la dose:
- Beh, quel bacio fenomenale che ci siamo dati, no?
Sul viso della ragazza si dipinse lo stupore.
- Ma di che cosa accidenti stai parlando, Davies?!
Roger rimase interdetto. Com'era possibile? Le aveva dato il migliore bacio della sua vita e lei, semplicemente, non lo ricordava?...
- Ma come - le disse allora. - Non... non te lo ricordi?...
- No - affermò lei, in tono definitivo. Tono al quale, peraltro, andava a sommarsi una leggera sfumatura alla "ma finiscila di prendermi per il culo!"

Notes:
(1) Titolo e trama liberamente ispirati dal film 50 First Dates (okay, solo film altamente culturali, qui), nel quale il protagonista Adam Sandler deve inventarsi un modo diverso di conquistare tutti i giorni la sua bella, Drew Barrymore. Questa è l’ultima storia che avevo scritto parzialmente prima di decidere di riposarmi un po’; la stesura iniziale, però, non mi convinceva affatto e così, in un primo momento, avevo deciso di incassettarla a tempo indeterminato. Pubblico ora la versione modificata e corretta. Vi inserisco alcuni fatti ricorrenti nelle mie altre storie, come per esempio che Davies è mezzo uruguaiano per parte di madre, o che Flint lavora alla reception del San Mungo, o che Cormac e Eloise si sono messi insieme alla fine del loro settimo anno.
(2) In questa storia mi sono ripromessa di riscattare un po’ di gente, per cui ho affidato all’insospettabile Cho Chang il ruolo della novella Mata Hari infiltrata nel Ministero della Magia. Quando la ragazza riesce a mettere le mani su informazioni importanti, le comunica a chi di dovere avvalendosi del suo Patronus a forma di cigno (per chi ha letto Le prodigiose sorprese di un Armadio Svanitore si allude, nel capitolo 18, ad un misterioso informatore di Angelina Johnson dotato di Patronus-cigno: ebbene, trattasi proprio di Cho).
(3) Cfr. "Profumo di Nebbia", OS dedicata al nostro avvenente Capitano, di cui si descrivono più dettagliatamente carattere e generalità. Il suddetto compare anche, come personaggio secondario, nei primi capitoli de "Le prodigiose sorprese di un Armadio Svanitore".
(4) Ho sempre immaginato Davies come un conquistatore seriale, collezionatore inveterato di avventure galanti. Per questo motivo, le ragazze di Hogwarts l’hanno soprannominato “l’usato garantito” alludendo al fatto che, in ambito sentimentale, Roger è uno che ci sa fare.
(5) Non sono mai riuscita ad accettare la fine che la Rowling ci fa immaginare per il personaggio di Lavanda Brown, e così ho tentato di regalare un buon lieto fine anche a lei. Seconda e ultima parte della storia fra qualche giorno :)
   
 
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