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Autore: SanjiReachan    21/10/2018    2 recensioni
-Ci vuole molta abilità per riuscire a fermarsi in tempo, un secondo prima di sparare.-
I suoi occhi, di un azzurro brillante, lo fissavano nel buio che li avvolgeva. Ma non c’era traccia di ironia o beffardaggine.
-Sei un ottimo soldato, John Watson.-
One shot- SherlockxJohn
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chasing nights

 

-Oddio.- esclamò John, cercando di farsi forza sugli arti davanti e darsi la spinta necessaria per uscire dal quel buco.
Sherlock gli agganciò le spalle strattonandolo per la giacca finché non fu fuori dal tombino.
-Oddio!- ripeté una volta in superficie, le mani sulle ginocchia, la testa bassa per riprendere fiato.
Drizzò la schiena e barcollò. Sherlock davanti a lui aveva un’espressione decisamente divertita, la bocca si apriva in un sorriso (a detta di John) alquanto spaventoso.
Rise di gusto, congiungendo le mani e movendo qualche passo euforico.
-Non è stato divertente?- disse andando incontro al suo coinquilino, anche i suoi passi erano traballanti poiché le gambe erano spossate per la corsa, e i muscoli ancora pieni di liquido sinoviale.
-T-trovi divertente essere inseguito da un pazzo armato di motosega per tutte le fognature di Londra?!- balbettò John indicando il tombino da cui erano appena usciti.
La domanda era piena di sarcasmo, ma in realtà non lo stupiva più niente di Sherlock Holmes.
-Direi più psicologicamente instabile.- rispose infatti andando avanti indietro eccitato e trepidante, probabilmente pieno di endorfine per la  fuga appena fatta.
-E secondo te lo abbiamo seminato?-
Un rumore alle loro spalle li fece voltare di colpo: dal coperchio del tombino provenivano forti grugniti irritati; e dei tonfi fecero capire loro che avrebbero presto ripreso a correre.
-Sbaglio o è ancora più arrabbiato?- John si allontanò muovendo passi incerti.
-Almeno ha posato la motosega.- constatò Sherlock un po’ abbattuto.
-Scommetto che quel bestione è abbastanza pericoloso anche senza!-
Di nuovo i due si lanciarono in una corsa sfrenata per le strade della città. Fuori la notte avvolgeva i palazzi, colorandoli con le sue ombre e con la luce della luna che si rifletteva nelle pozzanghere agli angoli delle vie.
John vedeva il cappotto lungo del compagno sventolare a pochi centimetri da lui, oscillando freneticamente al ritmo ormai più lento e stanco dei suoi passi.
Cercò di raggiungerlo ma le sue gambe non volevano aiutarlo, facendolo quasi cadere tanto che dolevano.
Si fermò per prendere fiato, piegato quasi in due sulle ginocchia.
-Sherlock aspetta! Solo… un momento.-
Ma quando posò gli occhi sulla figura del detective non poté che notare, con una vena di paura, che era scomparsa. Si guardò intorno smarrito, cercando con gli occhi quell’alta silouette tanto conosciuta, ma con sconforto ammise a sé stesso che non ce n’era traccia.
Un rumore frenetico di passi gli fece drizzare le orecchie; la testa si voltò in automatico e tanto repentinamente che quasi gli fece male al collo.
Cercò di scorgere qualcosa attraverso l’oscurità, ma era troppo fitta e lui troppo spaventato per rimanere fermo in quel modo, decise quindi di continuare a correre.
L’aria sferzava violenta e fredda contro il suo viso ma si sforzò di non girarsi a guardare indietro e a proseguire il più velocemente possibile. Era quasi alla fine della strada e stava per svoltare, quando una mano lo afferrò per la giacca e lo strattonò in una piccolo vicolo cieco che sboccava lì vicino.
-Fermo! Lasciami!-
-John sta un po’ zitto!-
-Sherlock che diavolo stai… fafendo? Faffami affare ffai mmmh! Mmmh!-
Il consulente investigativo sorrise divertito alla scena di un John che si dimenava mentre teneva la mano premuta contro la sua bocca, per evitare che tutto il quartiere si svegliasse.
Il medico, da parte sua, aveva ancora il cuore che gli andava a mille e troppa paura per starsene tranquillo. Si appellò quindi al suo impeccabile autocontrollo e rimase buono buono mentre Sherlock lo trascinava dietro ad alcuni bidoni dell’immondizia là vicino, facendolo appiattire tra il suo corpo e il muro.
Sbarrò gli occhi a quel contatto ma non poté replicare: non poteva davvero, dato che il moro davanti a lui continuava a tenergli la bocca serrata.
Vide i suoi occhi azzurro ghiaccio saettare vispi verso la via principale, e poi l’ombra di un uomo superare veloce il loro nascondiglio, al di là della strada.
Da dove si trovava arrivava a malapena al petto del suo coinquilino; ma appena il pericolo fu abbastanza lontano e il rumore di passi si fu dissolto nella tranquillità notturna della cittadina, John colse al balzo l’occasione per alzare il viso e mugugnare invettive.
-Cosa?- disse Sherlock.
Dapprincipio non aveva capito da dove venisse il suono, impegnato com’era a tendere l’orecchio verso la strada.
-Mfff, mfffmmf!-
-No John, ti giuro che quando stasera siamo usciti di casa non avevo la minima idea che sarebbe finita così.-
-Mhhh.-
-Puoi non credermi ma è vero.- continuò sussurrando l’altro, sempre intento a non guardarlo negli occhi.
-MHHH!-
-Che cosa c’è adesso! Oh scusa… la bocca-
John riprese finalmente a respirare mentre Sherlock si scostava. Si poggiò in malo modo contro il muro e vi si accasciò, sperando così di calmare anche il suo battito cardiaco.
-Seriamente, John. Dovresti decisamente imparare a respirare col naso.-
Il pensiero che non fosse per niente quello il motivo del suo affanno balenò brevemente nella mente, ma subito venne archiviato sotto la voce “dangerous, do not open”.
Ecco, adesso iniziava anche ad aprirsi un archivio mentale tutto suo. Quanto poteva essere degenerata tutta quella faccenda della convivenza?
-Muoviamoci.- si sentì dire –Abbiamo una caccia da concludere.-
-Stai scherzando?? Vuoi dire che hai ancora intenzione di seguire quell’armadio a due ante?-
-Cosa pensi che avremmo fatto? Mangiato dei nachos?-
-Se non ricordi è esattamente con questa scusa che mi hai convinto a uscire di casa, stasera....-
Ma aveva già perso la breve attenzione del detective, che ora camminava a passo veloce verso l’angolo del vicolo. John sbuffò, e lo seguì comunque. Non poteva resistere a quella scintilla di eccitazione che gli leggeva negli occhi e… anche quest’idea venne cestinata.
Fu mentre cercava di capire da dove venisse quella vena autodistruttrice che vide un ombra svoltare proprio il muretto del loro vicolo.
John gelò lì sul posto. Il cuore cessò di battere (o almeno così pareva) e il sangue sembrò trasformarsi in cubetti di ghiaccio. Pensò che ogni respiro che prendeva in quella umida serata londinese poteva essere ben presto l’ultimo. Fu a questo che pensò mentre portava la mano destra all’imbracatura della pistola.
Ma la sinistra era stata anche più veloce dei suoi pensieri: in una frazione di secondo aveva afferrato la manica del detective e lo aveva spinto dietro di sé. Sherlock, completamente preso alla sprovvista indietreggiò involontariamente di alcuni passi. Dopo di che l’ex soldato fece il resto. L’agile figura di John si era parata tra lui e l’imbocco sulla strada, la pistola tenuta ferma in una morsa salda di entrambe le mani. Del suo ingenuo e coraggioso dottore non c’era più traccia ormai; al suo posto c’era un uomo addestrato a combattere e, se necessario, a uccidere.
-John…!!-
Sherlock ebbe appena il tempo di urlare il suo nome e poi a mettere le mani sulle sue prima che… nessuno sparo ne uscì.
-John.-  gli sussurrò a un orecchio.
Petto contro schiena, mani sulle sue, l’indice di lui a un millimetro dal grilletto.
-John…- ripeté ancora.
La sua voce fu come un mantra. Sentì brividi trapassarlo dalla prima all’ultima vertebra, e un calore invadere tutto il suo corpo.
Adesso era passato, il terrore, l’apprensione, il pericolo. Riusciva solamente a sentire il  cuore del detective, che batteva forte contro la sua schiena.
-Era solo un gatto.- concluse Sherlock.
Abbassò l’arma ma le loro mani rimasero così. Vicine. A stretto contatto fra di loro. Fu quasi come se avessero trovato il posto giusto per loro, e nessuno ebbe il coraggio di muoversi per un bel po’.
Dopo di che il detective sciolse il contatto, e lo sorpassò.
John rimase lì. Si sentiva imbarazzato e contemporaneamente lo aveva odiato per essere stato il primo ad allontanarsi.
Alzò lo sguardo e, nuovamente, non riusciva più a vederlo. Lo aveva lasciato indietro, ancora una volta.
Mise la pistola nel fodero, le mani ancora tremanti per l’adrenalina. Si prese un momento per guardarle, fredde e arrossate, e le strinse fino a sentire le unghie infilarsi nella carne.
Poi alzò gli occhi e lo vide, Sherlock davanti a lui, che lo afferrava per un polso.
-Ci vuole molta abilità per riuscire a fermarsi in tempo, un secondo prima di sparare.-
I suoi occhi, di un azzurro brillante, lo fissavano nel buio che li avvolgeva. Ma non c’era traccia di ironia o beffardaggine.
-Sei un ottimo soldato, John Watson.-
Ma questa volta fu John a guardarlo con intensa ammirazione.
Le sue dita scivolarono dal polso a quelle della sua mano. La strinse poi intorno ad essa come se fosse la cosa più naturale e giusta del mondo.
-Che ne dici? Andiamo?-



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Tanto love <3
  
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