Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: ChiiCat92    22/10/2018    0 recensioni
"In Taverna c'era sempre un ottimo odore. A qualsiasi ora del giorno, che fuori piovesse o ci fosse il sole, zuppa di ceci e verdure bolliva instancabile nella cucina, e spandeva tutto intorno il suo caldo profumo."
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

19/10/2018


Steal



In Taverna c'era sempre un ottimo odore. A qualsiasi ora del giorno, che fuori piovesse o ci fosse il sole, zuppa di ceci e verdure bolliva instancabile nella cucina, e spandeva tutto intorno il suo caldo profumo.

A Doladrian c'erano decine di posti come quello, luoghi in cui i viaggiatori potevano riposarsi per qualche ora prima di riprendere il viaggio, o in cui ubriacarsi per dimenticare i problemi, o semplicemente passare del tempo in compagnia. Quando il cielo si faceva scuro e le strade spaventose e strette, chi aveva una casa ci tornava, altrimenti si infilava in Taverna.

La Taverna non aveva un nome, perché in città tutti la conoscevano e bastavano le indicazioni vaghe degli abitanti per trovarla al bisogno, per cui non si era palesata la necessità di chiamarla in alcun modo: era solo la Taverna.

Prima dell'apertura serale (anche se, a conti fatti, la Taverna non chiudeva mai veramente) Seraphiel aveva il compito di pulire a fondo la sala principale. Si poteva trovare ogni tipo di tesoro sul pavimento della Taverna, da monete a denti, da gemme preziose a brandelli di abiti morbidi, e il ragazzino era bravo a nascondere qualsiasi cosa trovasse, così che non gli fosse portato via.

Non che gli spiacesse lavorare alla Taverna, gli garantivano vitto e alloggio e i proprietari erano gentili con lui, in più stare in mezzo alla gente gli permetteva di affinare le sue arti, però erano stati molto chiari riguardo gli oggetti smarriti: tutto ciò che veniva ritrovato che avesse un qualche valore andava riconsegnato.

Una politica che Seraphiel non condivideva assolutamente. Lui sorrideva felicemente all'espressione “chi lo trova se lo tiene”.

Spazzò il pavimento con la scopa a setole larghe, gli occhi attenti alla ricerca di qualsiasi cosa brillasse o tintinnasse, ma a parte una fibia di metallo consunto non trovò altro. Questo voleva dire che quella sera si sarebbe divertito.

L'odore della zuppa di faceva più forte man mano che passavano le ore, e che al bollito venivano aggiunti ingredienti. Dato che il periodo era favorevole e gli incassi buoni, c'era addirittura lardo e ossa di pollo insieme alle verdure.

Si prospettava una fredda e lunga notte, e tutte le panche di legno della sala erano state sistemate al millimetro: Seraphiel amava essere apprezzato, e niente suscitava l'apprezzamento del taverniere come tenere la sala perfettamente ordinata e pulita.

Quando la campane del tempio di Ahtaldin batté i sette rintocchi arrivarono i primi avventori.

Il ragazzino accolse ognuno di loro con un inchino e un sorriso, nascosto a tratti dalla zazzera di capelli violetti.

I clienti lo adoravano, e non solo per la sua giovane età, ma anche per il suo corpo, per i modi lascivi che aveva di strusciarsi appena, per sbaglio, su chi attirava il suo interesse, per come si prendeva cura di ogni avventore come fosse un principe di ricca fama.

Ma mentre gli uomini erano persi a immaginarlo nudo e piegato ai loro piedi, e le donne al fianco nel loro letto, Seraphiel insinuava le manine sottili nelle bisacce, nelle tasche, nei marsupi, e rubava tutto ciò che riusciva ad afferrare. Poche monete o qualche gioiello non importava, purché non si fosse abbassato a toccare i genitali di un pecoraro per niente.

Era attento nei suoi furti, non voleva destare l'attenzione, e spesso aspettava giorni prima di mettersi all'opera, racimolando solo qualche gingillo smarrito.

Quella era la sera ideale.

Inebriati dall'idromele, intirizziti dal freddo, rintronati dallo stufato, nessuno si accorse di lui, del suo modo affilato di frugare nelle tasche di chi gli stava vicino.

Stava giusto corteggiando la gonfia bisaccia di un distinto signore quando la porta della locanda si aprì. Una folata d'aria gelida quasi spense il fuoco nel camino, costringendo il taverniere a correre verso i nuovi arrivati perché chiudessero subito. Ma interruppe la sua corsa a metà quando si accorse di chi o cosa aveva varcato la soglia.

I mezzorchi non erano nuovi a Doladrian, né lo erano i mezzelfi o gli elfi, ma vedere una compagnia formata da tutte e tre le razze era decisamente una novità.

Seraphiel seguì con la coda dell'occhio i movimenti degli avventori, fingendo di sparecchiare e pulire un tavolo. La bisaccia che stava puntando aveva perso qualsiasi interesse, l'unica cosa che riusciva a guardare erano quei viaggiatori: chissà quali meraviglie nascondevano sotto i mantelli.

Il taverniere li fece accomodare e Seraphiel fu subito pronto a servirli, sorriso smagliante e occhi lucenti.

Erano così esotici da profumare di avventura e tesori, e quando uno dei mezzelfi si voltò verso di lui il ragazzino batté le palpebre lentamente come un cerbiatto. Si chiese quale genere di fortuna nascondesse nelle sue tasche e quanto avrebbe dovuto faticare per portargliela via, le sfide difficili erano quelle che lo eccitavano di più.

« Buonasera signori, cosa gradite mangiare stasera? » esordì Seraphiel, le manine giunte dietro la schiena come per mostrare le sue buone intenzioni: non gli piaceva avere addosso lo sguardo del mezzorco.

« Qualunque cosa produca questo meraviglioso profumo. » rispose il mezzelfo con un sorriso cordiale. Se si era accorto di essere puntato da Seraphiel non lo dava a vedere.

« Oh, ottima scelta! Lo stufato di oggi è veramente ottimo. Ve ne porto subito una porzione a testa. »

Allontanandosi, ben consapevole del fatto di essere osservato, il ragazzino si premurò di ancheggiare, e di non voltarsi indietro. Di solito ai clienti piaceva quando appariva disponibile.

In breve portò al gruppetto di viaggiatori stufato e idromele, cercando di rimanergli più vicino possibile. Apprese i loro nomi, sebbene parlassero a voce bassa tra loro, e anche che erano intenzionati a viaggiare per tutto Edhelast. Se davvero volevano avventurarsi fuori da Doladrian dovevano avere con sé un bel po’ di soldi.

Scelse come vittima designata il mezzelfo che gli aveva sorriso: quando la cosa poteva essere piacevole per entrambi perché non approfittarne.

Mentre il gruppo confabulava sottovoce, Seraphiel sfruttò un boccale caduto a terra per abbassarsi sotto il tavolo, e tastare la borsa del mezzelfo.

Aveva appena chiuso le dita intorno ad un sacchetto di monete quando cominciò l’attacco.

Le urla di terrore e la conseguente confusione fecero perdere a Seraphiel la presa sul suo bottino, e forse fu un bene, perché il mezzelfo gli impedì di essere trafitto da una freccia tirandolo dietro il tavolo prontamente abbattuto e usato come trincea.

Uomini in armatura, le spade sozze di sangue, irrompendo nella taverna avevano massacrato i clienti più vicini, ma il mezzorco fu rapido a impedire che la stessa sorte toccasse ai compagni di viaggio.

« Io sono Galadhon, comunque. » disse il mezzelfo, mentre con un braccio teneva il ragazzino abbassato dietro il tavolo.

« Seraphiel. » fu la risposta intontita del piccolo garzone. « Grazie per avermi salvato. »

« Dovere. »

Gli sorrise ancora e Seraphiel provò una strana, estraniante sensazione: per la prima volta da quando aveva memoria qualcun altro aveva rubato qualcosa a lui. Non era sicuro di cosa fosse, ma le mani si strinsero intorno alle vesti di Galadhon. Non l’avrebbe lasciato andare via senza di lui.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ChiiCat92