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Autore: Ghostclimber    26/10/2018    4 recensioni
Finalmente è giunto il giorno tanto atteso, il Genio del Basket diventa maggiorenne!
Ma quella maledetta volpe di Rukawa non gli ha fatto il regalo insieme agli altri.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!

Lo sooo, non è il compleanno di Hana, ma non pubblico mai nella stagione giusta. Sto programmando una fic ambientata a Ferragosto da pubblicare la Vigilia di Natale.

Scherzo!

Non è il compleanno di Hana, ma domani (sììì, esatto, proprio il giorno in cui non posso pubblicare!) è il compleanno di Ciaoni, e visto che con i lavoretti al decoupage faccio schifo, con i disegni sono lenta e incostante e i miei pacchetti sono il terrore della mia famiglia (una volta ho chiuso un pacchetto con dello spago per il pollo), come regalo ho scritto una fic di compleanno.

Geniale, no? (sono un piccolo Tensai)

Ciaoni... che dire... spero tu apprezzi, ci sono ben quattro allusioni che solo tu puoi cogliere.

Tantissimi auguri di buon compleanno, piccola! ( <-questa non conta come allusione)

XOXO

 

 

 

 

-Rukawa, non pensi di aver bevuto abbastanza?- chiese timidamente Kogure, quando vide che il compagno di squadra si fiondava sul terzo Mojito come se non ci fosse un domani.

-Devo fare una cosa.- fu la risposta che riuscì a proferire Rukawa tra i fumi dell'alcool.

-Cosa, vomitare?- chiese Miyagi, -Perché quello ti verrà molto bene, tra un po'.

-Lasciatelo stare,- s'intromise Mitsui, -È chiaro che ha qualcosa. Se sta male, ho una certa esperienza, di certo non lo lascio morire in mezzo alla strada.- rivolse un cenno a Rukawa e aggiunse: -Se vedo che sei alle soglie del coma etilico, ti fermo, ok?

-Nh...- rispose Rukawa, così fuori di sé che si lasciò trascinare sulla pista da ballo da Ayako e ballò con lei sulle note di “Lucifer” degli SHINee, esibendosi anche in un paio di scuotimenti del bacino che avevano causato una mezza dozzina di svenimenti nelle immediate vicinanze.

Era vero, aveva una cosa da fare.

Doveva consegnare un regalo di compleanno.

Un regalo che, per la verità, non gli era costato uno yen, ma che valeva molto, molto di più.

 

Alle undici, il festeggiato tuonò dal mezzo della pista da ballo: -Ragazzi, andiamo in un posto più tranquillo?- suscitando una marea di commenti, da quelli stupiti che il grande Tensai andasse in cerca di tranquillità a quelli allusivi che insinuavano a fugaci avventure a sfondo sessuale in un privé con la sorella dell'ex capitano Akagi.

In realtà, temevano che avrebbero dovuto fare fuoco e fiamme per trascinarlo via dalla discoteca e portarlo al Peace bar and karaoke, dove lo attendeva la vera festa.

Haruko ridacchiò, ancora più ubriaca di Rukawa e a penzoloni dal braccio di Sakuragi.

Faceva un po' male vederli così.

-Sakuragi-kun, sei il mio migliore amico!- trillò. Come al solito, non capiva un accidente. Sakuragi rise forte e ribatté: -Ah ah ah, la mia migliore amica è la ragazza più carina della scuola!

-Sakuragi-kun!- si schernì lei, dandogli uno schiaffetto sul braccio a cui era appesa.

-Sakuragi-kun, gne gne gne...- la prese in giro Rukawa a voce bassissima. Mitsui lo sentì e trattenne a stento una violenta risata.

-Rukawa...- si avvicinò di nuovo Kogure, -Sei ancora in tempo per unirti al nostro regalo per Sakuragi...- gli disse, forse per la millesima volta in due giorni.

-No.- rispose Rukawa lapidario.

-Dai, ma perché?

-Perché gli ho fatto un regalo per conto mio, Megane-kun.- ammise Rukawa, e seguì Sakuragi e la Akagi fuori dalla porta della discoteca. Mitsui passò di fianco ad un Kogure con la bocca spalancata, represse un vago pensiero sconcio su cosa avrebbe voluto infilarci e chiese: -Ehi, Kogure, tutto bene?

-Rukawa... Rukawa ha fatto un regalo a Sakuragi.

-Si unisce a noi? Bene!

-No... gliel'ha fatto per conto suo...- fu il turno di Mitsui di restare a bocca spalancata, ma si riscosse rapidamente e trascinò Kogure nella scia dei compagni di squadra, dichiarando: -Non me la voglio perdere. Muoviti, dai!- uno stormo di piccioni nottambuli si allontanò dal marciapiede con la mezza camminata e mezzo volo tipica della specie, i colli affondati nelle piume, impettiti e indignati.

 

Arrivati al Peace, i ragazzi furono accolti da un boato: Kogure aveva fatto le cose per bene, e grazie al prezioso aiuto di Hikoichi Aida del Ryonan aveva radunato qualcosa come mezza Kanagawa per il diciottesimo compleanno di Sakuragi, che non si aspettava una simile accoglienza e se ne stava ora a bocca aperta, commosso.

Rukawa non poté evitare di sorridere di nascosto alla vista del suo Do'aho così improvvisamente intimidito; trattenne a stento l'impulso di correre da lui e baciarlo.

Sakuragi fu portato di peso ad un capo di un'enorme tavolata, e trascinato dalla folla Rukawa si ritrovò seduto nel primo posto vicino a lui sul lato lungo del tavolo; sperò ardentemente che le luci soffuse del locale fossero sufficienti a coprire il suo improvviso rossore, ma lo sguardo ghignante che ricevette da Sendoh lo convinse all'istante del contrario.

Ordinarono tutti da bere, ed avevano appena finito di fare gli auguri a Sakuragi quando cinque cameriere apparvero con un oceano di bicchieri colmi, una pantagruelica torta al cioccolato e un enorme pacco regalo. Sakuragi sgranò gli occhi e rimase lì piantato, le guance rosse e la bocca spalancata, a sentire il coro dei suoi compagni di squadra e dei suoi avversari: “Tanti auguuuri aaa teee! Tanti auguuuri aaa teee! Tanti auguuuuuuuri, Sakuragiii... Tanti auguuuriii aaa teee!” lo applaudirono, persino, come se compiere diciotto anni fosse un'impresa degna di essere scritta nei libri di storia, e Sakuragi era così imbarazzato che riuscì solo a biascicare qualche parola di ringraziamento, con gli occhi lucidi.

Il taglio delle tantissime fette di torta fu immortalato da diversi scatti di Hikoichi; giusto per smorzare l'imbarazzo, Sakuragi aveva cominciato a fare il buffone con un po' di gente, partendo da Mito e i ragazzi della Gundan, passando per Haruko e giungendo infine a... -Rukawa! Kitsune, vieni qui, voglio una testimonianza che ti sei degnato di alzare le tue regali chiappe per venire alla mia festa di compleanno... e non stai nemmeno dormendo!- Sakuragi lo strattonò di malagrazia e gli cinse il collo con un braccio, poi gli ghermì una mano e Hikoichi li fotografò mentre tagliavano la torta insieme.

-Uuuh, sembrano quasi due sposini!- pigolò Ayako, che aveva capito molto più di chiunque altro ma che era anche al quarto Manhattan. Nessuno la sentì tranne Rukawa, che arrossì violentemente e si scostò di malagrazia dalla presa di Sakuragi.

 

Quando tutti furono di fronte ad una fetta di torta, Sendoh disse, saltellando letteralmente col culo sulla sedia: -Dai, apri il regalo, apri il regalo!- Sakuragi arrossì di nuovo. Davvero non si aspettava un regalo, tantomeno così grosso. Aprì il biglietto e una pioggia di coriandoli arancioni scesero a decorargli i pantaloni, facendolo ridere. Lesse la frase, una stupidata quasi sicuramente scelta da Sendoh o da Kogure: sul davanti stava scritto “La pecora bela.” sopra al disegno del già citato animale. L'interno del biglietto era invece decorato da un gregge intero, che decorava la frase “Quindi troverai questo biglietto molto belo.”- Sakuragi rise, e gioì nel vedere la miriade di firme che circondavano la frase più demente di sempre.

Con ansia febbrile, scartò il regalo, che si rivelò essere una palla da basket della Spalding, un borsone nuovo Adidas, due tute da ginnastica Nike e un paio di Air Jordan nuove di pacca. Con le lacrime agli occhi, annunciò a tutto il locale, all'intero Giappone e probabilmente anche a qualche isola del Pacifico: -I MIEI AMICI SONO I MIGLIORI DEL MONDO!

 

Dopo un giro di abbracci da parte degli amici più stretti, Sakuragi si sedette e lesse attentamente le firme sul biglietto. Al terzo giro, mentre Sendoh si lanciava in un'agghiacciante versione di “Waterloo” degli Abba, era ormai sicuro di quel che aveva visto, o meglio, di quel che non aveva visto: -Kitsune! Tu non mi hai fatto il regalo con gli altri!

-Nh... no.- fu la laconica risposta. Sakuragi inghiottì un bolo di saliva che pareva fatto di piombo e tentò una battutaccia per mascherare la propria delusione: -Vedi che stronzo che sei! Per punizione, dovrai salire al karaoke e cantarmi una canzone!

-Nh... e va bene.

-WOOOH, RUKAWA HA DETTO CHE CANTA!- tuonò Sakuragi.

-Dopo, però. Prima devo darti il mio regalo.

-Aspetta, fermo. Hai detto che non me l'hai fatto!

-Ho detto che non te l'ho fatto con gli altri, non che non te l'ho fatto.- Rukawa estrasse una busta dalla tasca del giaccone e la porse a Sakuragi: -Auguri, Do'aho.- incapace di parlare, Sakuragi allungò una mano tremante verso la busta e la aprì.

Ne uscirono la fotocopia di una lettera scritta a mano e un foglio dall'aria ufficiale.

-Prima questa.- disse Rukawa, indicando la lettera. Sakuragi chinò il capo, e aiutato dalla luce di un'applique sopra alla sua testa lesse:

 

“Egregio coach Takamura,

come da lei richiesto quest'estate al termine del ritiro con la Nazionale, sono a proporle il nome di un giocatore da inserire nella rosa della squadra l'anno prossimo.

Premetto che non è una persona facile da approcciare, tende ad essere megalomane, ha manie di protagonismo ed è tremendamente chiassoso.

Tuttavia, i suoi pregi le faranno presto dimenticare queste sue caratteristiche.

È dotato di una resistenza straordinaria, e riesce a giocare un'intera partita senza nemmeno avere il respiro corto. Ha una capacità di elevazione fuori dal normale, tanto che gli è stato fischiato un fallo di interferenza a canestro dopo soli tre mesi da che aveva cominciato a giocare. Occupa il ruolo di pivot, e con lui sotto canestro la squadra in cui gioco non ha mai avuto motivo di preoccuparsi del rimbalzo; supera in elevazione anche giocatori più alti ed esperti di lui, ed è rapido nel decidere a chi passare la palla subito dopo. La sua specialità sono le schiacciate, ma si sta allenando con ottimi risultati anche nei tiri ravvicinati e nei tiri liberi.

Inoltre, ha uno spirito combattivo che non viene meno neanche nei momenti più duri della partita, e molto spesso è bastata una sola sua frase, o una delle sue pagliacciate, per rimettere in moto la squadra e portarci alla vittoria.

Inoltre, riguardo all'appunto che ha fatto a me l'estate scorsa, sulla mia scarsa capacità di interagire con i compagni di squadra, ho trovato col passare del tempo un'ottima intesa con questo particolare giocatore, e insieme riusciamo spesso a dominare la partita, imponendo un ritmo serrato al gioco.

Il suo nome è Sakuragi Hanamichi, è alto un metro e novantacinque e pesa novanta chili; confido che si risolverà a convocarlo per il ritiro del prossimo agosto.

Con stima,

Kaede Rukawa.”

 

Sakuragi alzò gli occhi in quelli di Rukawa: -Hai fatto il mio nome per la nazionale...- soffiò.

-COOOSA?!- esclamò Mitsui. Kogure sembrava a corto di parole.

Rukawa non rispose, ma spostò il secondo foglio davanti al primo.

 

“All'attenzione del sig. Sakuragi Hanamichi:

siamo lieti di comunicarle che il suo nome ci è stato segnalato per un'eventuale convocazione nella Nazionale, e dopo un'attenta valutazione delle sue prestazioni in campo con la squadra dello Shohoku il comitato decisionale della Nazionale le propone di unirsi alla rosa dei giovani che rappresenteranno il nostro Paese ai Mondiali di Basket.”

Seguivano una serie di dettagli sul ritiro, sui vari impegni, sul rispondere, ma Sakuragi li ignorò, archiviandoli per una futura valutazione.

Senza parole, fissò Rukawa, incapace persino di ringraziarlo in maniera adeguata.

Sentiva il cuore che correva nel petto, aveva voglia di correre, saltare, ballare, fare festa fino a stramazzare al suolo e poi abbracciarlo, baciarlo, tenerlo stretto a sé fino alla fine del mondo, salvo qualche sporadica interruzione per mangiare, giocare a basket e fare sporcellate.

Rukawa gli rivolse un sorriso a mezza bocca e disse: -Beh, allora vado a cantarti quella canzone.

-Aspetta, lo dicevo solo perché credevo che non mi avevi fatto il regalo, ma questo...

-L'ho detto e lo faccio. Do'aho.- tagliò corto Rukawa, e si diresse verso i riflettori. Borbottò qualcosa al deejay e si incamminò verso il centro del palco, con il microfono in mano e ripetendo a se stesso che la canzone che aveva scelto era la logica conseguenza della lettera di raccomandazioni e della convocazione.

Partirono i primi accordi della canzone, e Rukawa fissò lo schermo che indicava quanto mancava all'inizio del verso. Miracolosamente, forse grazie alla sensazione di relax che gli avevano dato gli ultimi sorsi del quarto cocktail, cominciò a cantare con perfetto tempismo:

 

I know I'll stand in line

until you think you have the time

to spend an evening with me.

And if we go someplace to dance,

I know that there's a chance

you won't be leaving with me.”

 

Perfetto, semplicemente perfetto.

Le due settimane a riprovare la canzone avevano dato i loro frutti.

 

Then afterwards we drop

into a quiet little place

and have a drink or two.

And then I go and spoil it all

by saying something stupid like

I love you.”

 

Perché poi doveva essere una frase stupida?

Rukawa, nei fumi dell'alcool, non riuscì a ricordarsi nemmeno uno dei motivi per cui gli sarebbe dovuto servire tanto coraggio per cantare quella canzone.

 

I can see it in your eyes

that you despise the same old lines

you heard the night before.

And though it's just a line to you

for me it's true

and never seemed so right before.”

 

Ok, qui aveva avuto un serio dubbio: da quel che sapeva, nessuno si era mai dichiarato a Sakuragi, per cui la strofa non c'entrava un accidente, ma d'altra parte era anche la canzone che sembrava più adatta alla situazione.

 

I practice everyday

to find some clever lines to say

to make the meaning come through.

But then I think I'll wait

until the evening gets late

and I'm alone with you.”

 

Cioè, tutte le altre canzoni d'amore parlavano di gente che si lascia, o di amori a senso unico per i quali l'autore si dispera... aveva sperato un po' su Never Say Goodbye di Bon Jovi, ma decisamente Sakuragi non aveva perso la verginità sul sedile posteriore dell'auto di Rukawa.

Non ancora, almeno.

E poi sarebbe stata la macchina dei suoi genitori, casomai.

Di certo non aveva intenzione di aspettare di prendere la patente per perderci la verginità, e comunque c'erano posti molto più comodi del sedile di un'auto: il suo piccolo tesoro meritava solo il meglio del meglio.

 

The time is right,

your perfume fills my head,

the stars get red

and oh the night's so blue.”

 

Frena, Rukawa!

Una lettera di raccomandazioni non è necessariamente una dichiarazione d'amore.

Cazzo!

Rukawa alzò gli occhi, disperato, verso Sakuragi, e con voce più tremante di quanto intendesse terminò la canzone, sentendo propria ogni nota:

 

And then I go and spoil it all

by saying something stupid like

I love you...”

 

Sakuragi lo fissava, con gli occhi ancora più sgranati di quanto fossero stati in precedenza.

Rukawa, stupito di non essere ancora stato ucciso a suon di testate, mancò il verso successivo, ma provvide Sakuragi per lui: dalla penombra mosse le labbra in un bisbiglio inudibile, ma il labiale era impossibile da fraintendere.

 

I love you...”

 

Rukawa deglutì e cantò l'ultimo verso:

 

I love you.”

 

Scese dal palco e si diresse verso di lui, sordo ai commenti hentai di Sendoh e cieco di fronte allo svenimento di Haruko Akagi.

-Baka Kitsune, non chiedo tanto.- disse Sakuragi, contrapponendo però un sorriso dolce alla frase aggressiva: -Fammi passare un giorno, uno, uno solo... in cui non mi prende un colpo a causa tua.

-Nh... vedremo.

-È una sfida, eh.

-L'avevo capito.

-Ti starò appiccicato per controllare che ci provi.- dichiarò Sakuragi. Rukawa guardò l'orologio, vide che erano ancora le undici e venti e disse: -Beh, oggi ormai è andata comunque.

-Cosa intendi dire?- chiese Sakuragi.

Rukawa sollevò un sopracciglio e si sporse per baciare Sakuragi.

 
   
 
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