Vieni con me…
Era tardi. Kara strinse lo scialle un
po’ di più contro il proprio corpo, cercando di trarne un po’ di calore. Il
sole era tramontato da almeno un’ora e le tenebre ne avevano presto cancellato
il chiarore. La fiammella che le illuminava la via, racchiusa nella lampada, fu
agitata dal vento che, freddo, raccolse le foglie cadute facendole vorticare nell’aria in un mulinello veloce.
Kara rabbrividì per l’ennesima volta;
avrebbe dovuto uscire prima dalla biblioteca, si sarebbe evitata quella passeggiata
notturna. Non era più estate, ormai l’autunno era in pieno corso e si sarebbe
presa un bel raffreddore se non arrivava presto a casa.
Una nuova folata di vento le spinse
indietro il cappello, slacciando il nastro che lo tratteneva e spingendolo lontano.
Si voltò rapida, cercando di afferrarlo e così la debole fiammella si spense.
Arrabbiata con se stessa, posò la lampada al lato del sentiero che stava
seguendo e corse dietro al suo copricapo.
La treccia che aveva fatto quella
mattina sbatteva sulla sua schiena mentre lei sollevava la lunga gonna e
correva verso l’albero i cui rami quasi spogli avevano afferrato il cappello.
Una folata di vento, però, più forte delle precedenti lo strappò da lì e lo
spinse oltre il muro di cinta che stava costeggiando. Kara si fermò, poi
decidendo che non si sarebbe arresa proseguì lungo il muro fino ad arrivare
all’alto cancello di ferro battuto.
A questo punto si fermò. Il cimitero
era buio, ma le lapidi erano ben visibili una accanto all’altra, una serie
infinita di ombre dalle forme regolari. Un po’ più indietro i mausolei delle
grandi famiglie sembravano vegliare imperturbati da secoli.
Il suo cappello era lì, fermo contro
una delle porte. Era stata spesso lì, per i suoi studi, ore passate tra quelle
lapidi, eppure non era mai entrata di notte.
Kara si voltò a guardare la casa dei Danvers, poteva vederne il lontano luccichio, una promessa
di sicurezza e calore, poi tornò a guardare il suo cappello. Ci sarebbe voluto
solo un attimo e lei non era una ragazza superstiziosa o facile da spaventare.
La porta cigolò, improvvisamente il
vento era cessato e il silenzio sembrava assoluto, tanto che quel suono risuonò
in ogni angolo del cimitero. Kara dovette lottare con l’impressione di aver
disturbato il sonno degli antichi abitanti di quel luogo. Con passi rapidi, il
cuore che, suo malgrado, batteva veloce si diresse verso i mausolei.
Afferrò il cappello e alzò il viso
verso l’imponente struttura. In lettere smaltate di nero, su uno sfondo di
granito verde vi era il nome dell’antica famiglia i cui cari lì riposavano:
LUTHOR.
Fece un passo indietro, tante storie
aveva udito su quella famiglia, troppi racconti di malvagità e follia.
“Non dovresti essere qua.” La voce risuonò nel vento, ma non vi era un solo alito che
si muoveva in quel posto antico. Kara sentì la paura esplodere dentro di lei,
mentre si voltava e posava gli occhi sull’essere che doveva aver parlato.
Corse come se a inseguirla ci fossero
i segugi dell’inferno, solo una cosa importava, allontanarsi il più velocemente
possibile da quel luogo e da quell’essere. Ma il cancello era chiuso.
Si scontrò contro il ferro, la paura
che la rendeva irrazionale, si agitò cercando di aprirlo, ma era sigillato,
impossibile da varcare, impossibile da superare.
Era intrappolata lì, con… lei…
"What is this feeling
so sudden but old?
I felt the moment
I laid eyes on you...
My pulse is rushing...
My head is reeling...
My face is flushing...
What is this feeling?
Fervid as a flame
Does it have a name?
Yes!
Chilling.”
"Cos'è questo sentimento
così improvviso ma antico?
L'ho provato nel momento
in cui ho posato gli occhi su di te...
Il mio battito accelera...
La mia testa gira...
La mia faccia arrossisce...
Cos'è questo sentimento?
Ardente come una fiamma
Ha un nome?
Sì!
Terrore.”
La canzone risuonò nella sua testa e
lei si voltò lentamente. La donna l’aveva seguita fino a lì e la guardava.
“Non farmi dal
male.” Mormorò, la voce strozzata.
“No, non io.” Disse lo spirito e, ora
che le parole erano state pronunciate ad alta voce, la sua voce sembrava
diversa.
“Chi allora?” Si ritrovò a chiedere.
“Gli altri.” Non specificò la donna.
Aveva lunghi capelli che incorniciavano un viso dai tratti sicuri, la sua pelle
sembrava traslucida e indossava un abito dalla foggia antica, ma furono i suoi occhi
a colpirla più di ogni altra cosa. Se tutto il suo corpo era bianco e quasi
trasparente gli occhi sembravano pietre di luna incastonate nel suo viso.
“Unadulterated chilling...
For your skin...
Your voice...
Your eyes...
I just say - I'm afraid of all!
Also this cemetery and these graves
make a lot of goosebumps
on my arms
I feel simple utter chilling.”
“Terrore genuino...
Per la tua pelle...
La tua voce...
I tuoi occhi...
Dico soltanto - Ho paura di tutto!
Anche questo cimitero e queste tombe
Mi fanno venire la pelle d'oca sulle
braccia
Provo un semplice, totale terrore.”
Di nuovo parole bisbigliate nella sua
mente. Parole che rispecchiavano il suo animo, i suoi pensieri.
“Smettila!” Chiese e, per un breve
istante, si domandò se quelle parole provenissero davvero dallo spirito di
fronte a lei oppure fossero solo un eco proveniente da lontano.
“Perdonami, è tanto tempo che sono
sola.” Le disse allora la donna, dunque quella voce dentro di lei doveva essere
quella della persona che aveva di fronte, e abbassò gli occhi. Un gesto
sorprendentemente normale.
“Potresti lasciarmi uscire?” Chiese
allora Kara.
“No…” Il tono della donna conteneva
del reale dispiacere. “Non posseggo il potere di spezzare il legame che hai
tessuto con il cimitero.”
“Io?” Chiese incredula, lei non aveva
fatto proprio niente!
“Hai legato il tuo destino a noi
tanti secoli orsono.” Le spiegò.
“Non me ne starò qui a… morire!”
“Dormono. All’alba il sigillo verrà
spezzato e tu potrai andare.”
“L’alba è lontana.” Le fece notare,
un brivido che accarezzava la sua pelle. “E tu sei già sveglia…”
Il viso dello spettro tornò su di
lei, serio.
“Io non ti farò del male. Non
prenderò il tuo corpo.”
Kara sbiancò nel comprendere il
destino che sembrava profilarsi davanti a lei.
“Vogliono il mio…”
“Corpo.” Completò la frase la donna.
“Vogliono la vita che ci è stata portata via tanto tempo fa. Ma sono corrotti
dalla loro stessa fame e brama, non comprendono che la loro è solo una
terribile mostruosità.”
“Chi sono loro?”
“La mia famiglia.”
“I…”
“Non pronunciare di nuovo il loro
nome, né nella tua mente né ad alta voce.” La fermò la donna. Era molto più
concreta di quello che era sembrata anche solo pochi minuti prima.
Kara sentì la paura scorrere nel suo
corpo, come un fuoco gelido. Per tutta la vita era stata al sicuro, i Danvers l’avevano accolta a casa loro, l’avevano amata e
protetta, ora era lì, da sola, in un pericolo senza nome, a parlare ad una
creatura dell’aldilà, come succedeva solo alle eroine delle storie che leggeva
prima di addormentarsi, eppure…
“There's a strange exhilaration
In such total frightening
It's so pure! So strong!
Though I do admit it came on fast
still I do believe that it can last
And I will be chilled
chilled by you the all night
long!"
“C'è una strana eccitazione
in un terrore così totale
È così puro! Così forte!
Anche se ammetto che è arrivato velocemente
comunque credo che possa durare
E sarò terrorizzata
terrorizzata da te per tutta la
notte!”
“Come fai?” Le chiese. Ora che aveva
accettato la paura e l’aveva vista riflessa in quei versi cantati nel suo cuore
e nella sua mente si sentiva per qualche strana ragione più tranquilla. Eppure
continuava ad esserci una discrepanza tra quella voce e la donna che aveva
davanti.
“Le tue emozioni riverberano attorno
a te. Sono potenti, difficili da schermare a chi sta disperatamente cercando di
salvarti.” Sembrava in qualche modo che quell’ammissione la infastidisse.
Kara non capiva, ma annuì, perché le
sembrava giusto. Sentiva dentro di lei che quella voce che bisbigliava nella sua
mente era fidata.
La donna inclinò la testa
osservandola, i suoi occhi brillavano più azzurri ora, la sua pelle era meno
traslucida, i suoi piedi sembravano posare sul terreno, quasi concreti.
Kara si lasciò scivolare a terra,
sentiva il freddo metallo dietro alla sua schiena, una barriera impossibile da
superare, davanti ai suoi occhi il cimitero con le sue lapidi, le profonde
ombre e lei che sembrava saper leggere nel suo cuore come in un libro.
"What was those feeling
so sudden but old?
I felt since the moment
I laid eyes on you...
My pulse was rushing...
My head was reeling...
My face was flushing...”
"Cos'era
quel sentimento
così improvviso ma antico?
L'ho provato sin dal momento
in cui ho posato gli occhi su di te...
Il mio battito accelerava...
La mia testa girava...
La mia faccia arrossiva...”
Chiuse gli occhi ascoltando quei
versi mormorati da una voce lontana, che parlava di paura, sì, ma anche di
altro. Era famigliare in qualche modo. Proveniva dal suo cuore quella tonalità?
Dai suoi sogni?
“Lotta!”
Sobbalzò e spalancò gli occhi. Lo
spirito davanti a lei fece una smorfia.
“Cos…?” Chiese, la voce impastata, il
cuore che batteva lento, gli occhi che sembravano non riuscire a rimanere
aperti.
“Dormi, andrà tutto bene, ti
sveglierò all’alba.” Le disse l’essere. Sembrava incombere su di lei adesso,
gli occhi azzurri, brillanti e.. malvagi.
“No…” Protestò, cercando di tirarsi a
sedere.
“Inutile lottare, sei mia ormai.” Il
sorriso sulle labbra della donna era ampio, crudele. Alzò la mano e le colpì il
volto. Lo schiaffo fece male, quasi quanto uno reale. “Manca poco.” Rimarcò la
donna quasi come se quella fosse stata una prova.
Kara alzò gli occhi verso il cielo,
un lontano chiarore lottava contro la notte. L’alba era vicina: quanto tempo
era stata incosciente?
“La luce non arriverà in tempo.” Le
assicurò la donna. Poteva vederla bene ora, l’abito era nero, i capelli biondi,
la pelle chiara.
“What is this feeling?
Fervid as a flame
Does it have a name?
Yes!
Loving
Unadulterated loving...
For your skin...
Your voice...
Your eyes...
I just say -- I love you all!”
“Cos'è questo sentimento?
Ardente come una fiamma
Ha un nome?
Sì!
Amore
Amore genuino...
Per la tua pelle...
La tua voce...
I tuoi occhi...
Dico soltanto - Amo tutto di te!”
Parole che non capiva, ma la cui
forza la travolse, svegliandola dal torpore, inondandola di nuova energia, di
nuova vita.
“Smettila di lottare, sciocca! Lei
non ti vedrà che come un mostro, come tanti anni fa!” Parole che la donna non
rivolse a lei che, ora, riuscì a tirarsi in piedi.
Un secondo spirito apparve accanto
alla donna, molto più etereo eppure Kara sentì il cuore battere veloce nel
riconoscere la donna che abitava i suoi sogni. Bella da togliere il respiro,
anche così, pallida e traslucida.
“Dì il nostro nome!” Bisbigliò la voce nella sua mente. E allora comprese: era sempre stata
lei a parlarle e non la donna che aveva davanti, era stata ingannata e solo ora
capiva, eppure avrebbe dovuto saperlo, quella voce, quella che parlava al suo
cuore, doveva appartenere ad un viso che conosceva e non a quell’altera e
crudele manipolatrice. “Dì il mio nome.” Insistette
lo spirito appena comparso, ma sempre stato nella sua mente.
Kara aprì la bocca per protestare,
non conosceva il suo nome, aveva sempre sperato di incontrarla un giorno, di
riconoscere in una sconosciuta la donna che segretamente amava, ma non era mai
successo, come poteva ora…
Poi i suoi occhi corsero verso il
mausoleo e lei comprese.
“Luthor…”
Disse. Il chiarore nel cielo sembrò brillare e la donna che tante ore prima
l’aveva catturata strinse i denti dalla rabbia. Kara ruotò la testa e adesso
guardò lei, solo lei. “Lena Luthor.” Pronunciò e si
ritrovò a sorridere, mentre una lacrima perlacea scivolava sulla gota
incorporea della giovane.
“There's a strange exhilaration
In such total turnaround
It's so pure! So strong!
Though I do admit I was wrong at
first
now I do believe that it can last.”
“C'è una strana eccitazione
in un cambiamento così totale
È così puro! Così forte!
Anche se ammetto che mi sbagliavo
all'inizio
ora credo che possa durare.”
“Ora vai, nessuno ti trattiene.” Quanto avrebbe voluto poter sentire la sua voce, accarezzare
il suo viso, percepire il calore del suo corpo.
“Sciocca!” Lo spirito era furioso, il
suo corpo stava velocemente svanendo e Kara sentiva le energie tornare.
“Vieni con me…” Chiese e tese la mano
verso Lena.
“Non sono nulla, solo la memoria di una vita ormai passata.” Mormorò la voce nella sua mente.
Kara lasciò cadere la mano, in
qualche modo sapeva che lo spirito non avrebbe mai potuto attraversare il
cancello di ferro assieme a lei. Lo sapeva perché persino nei suoi sogni non
riusciva a vedere il colore dei suoi occhi.
“Vai.” Le
disse la ragazza. Era sola ora, la donna che quasi l’aveva uccisa era
scomparsa.
“Mi hai salvato la vita.” Protestò,
incapace di arrendersi, incapace di lasciarla andare ora che era così vicina.
Un sorriso triste apparve sul viso
della donna.
“And I will be loving
Loving you my whole life long!"
“E amerò
amerò te per tutta la mia vita!"
Kara annuì piano, quelle emozioni
formavano un eco alle sue, in qualche modo strano sapeva che appartenevano a
lei tanto quanto appartenevano allo spirito che lentamente stava svanendo
davanti ai suoi occhi.
Si voltò e aprì il cancello che
docile le obbedì, fece un passo fuori e si ritrovò di nuovo nel freddo della
notte, con il vento che scuoteva le foglie. Tra le mani teneva il cappello. Si
voltò e il cimitero era agitato da una folata di vento. Nessun spirito la
osservava dalle tombe, nessuna ombra appariva più di quel che era.
Sbatté le palpebre confusa, alzò gli
occhi al cielo e vide solo le stelle. L’alba era lontana.
Lentamente tornò al sentiero, sollevò
la lanterna e si incamminò verso casa.
“Un giorno riuscirò a prenderla. Ogni sua reincarnazione finisce per arrivare
qua; un giorno, vedrai, sarà nostra, spezzerò le catene e gli El conosceranno il sapore della mia vendetta.”
Gli occhi di Lillian Luthor
brillavano di rabbia, ma lei non sapeva, lei non capiva.
Il cuore di Lena batteva all’unisono con quello di Kara, nei sogni il
loro amore era ancora vivo e, fino a quando Kara avesse ricordato il suo nome,
Lena avrebbe sempre potuto salvarla.
Kara arrivò a casa correndo, posò la
lanterna e salì le scale fino alla stanza di Alex, spalancò la porta e aprì la
bocca. Alex, semi addormentata, la fissò
confusa.
“Cosa succede?” Le chiese nel vederla
lì, ferma, con la bocca aperta, il respiro affannoso a causa della corsa.
“Io…” Kara corrugò la fronte,
posandosi la mano al petto e cercando di calmare il battito del suo cuore.
Perché aveva corso?
“Stai bene?” Chiese preoccupata la
sorella maggiore.
“Sì… credo di sì…” In una mano
stringeva il suo cappello, in qualche modo era importante, ma non ricordava
perché.
“Bene, allora, ti dispiacerebbe
lasciarmi dormire?”
Kara annuì, mentre Alex ricadeva sul
letto tirandosi le coperte addosso e mormorando qualcosa sulle sorelle senza
speranza.
Cos’era successo? Aveva fatto tardi
alla biblioteca e poi? Risalì fin nella sua camera, aprì la porta, posò il
cappello e sciolse lo scialle che aveva sulle spalle. Con un tonfo si sedette
alla sedia della scrivania e osservò i fogli sparsi un po’ ovunque.
La sua indagine, il suo grande
lavoro.
Le sue mani vagarono alla ricerca di
qualcosa, spostò un foglio e trovò quello che cercava. Tra le dita ora
stringeva un’immagine sbiadita e ingiallita dal tempo. Una donna dai capelli
scuri, il viso severo, gli occhi…
Kara si mordicchiò il labbro e poi
sospirò, posando la foto e andando a dormire.
Era sicura che l’abito di quel
dagherrotipo scattato a un dipinto ancora più antico fosse porpora e poteva
giurare che vi era stato un sorriso divertito su quelle labbra morbide, solo un
istante prima che il pittore tracciasse le severe linee eppure, eppure non
sapeva dire qual era il colore degli occhi di Lena Luthor.
“Ma un giorno lo scoprirò.” Promise a
se stessa e sorrise, mentre chiudeva gli occhi, perché sapeva che un giorno
l’avrebbe trovata…
"Just for those moments
as long as you were here
I woke up my heart
I wanted to make up for lost time
I know there'll be a future
for us as a pair
And know I'll be here holding you
I'll figure out the color of your eyes…"
"Solo per quei momenti
mentre eri lì
il mio cuore si è risvegliato
Avrei voluto recuperare il tempo perduto
So che ci sarà un futuro
per noi come coppia
E sappi che sarò lì a stringerti
Scoprirò il colore dei tuoi occhi…"
Un giorno avrebbe spezzato le
catene che la tenevano legata e Lena avrebbe preso la sua mano uscendo
con lei da quel maledetto cimitero.
“Vieni con me…” Mormorò nel sonno e,
lontano, in un mausoleo freddo e buio due occhi color del cielo in primavera
brillarono d’amore.
Note: Altra storia scritta per omaggiare le atmosfere di Halloween, questa volta i prompt erano due, il primo e fondamentale arriva da Earwen82 che, ispirandosi al suo musical preferito (non credo di sbagliare nel definirlo così) Wicked, ha riadattato la canzone che risuona nella mente di Kara e scritto le traduzioni.
Il link per sentire l’originale da cui sono tratti tutti i versi tranne gli ultimi è questo:
https://www.youtube.com/watch?v=vS6SXXSyG3Q dal minuto 00:40 al minuto 1:56
Il link per l’ultimo pezzetto, invece, è questo:
https://www.youtube.com/watch?v=MkhBwWPix5A dal minuto 00:50 al minuto 1:30
Grazie mille Earwen82!!
Il secondo prompt invece arriva direttamente dall’iniziativa “Nightmare Before Femslash” del gruppo “LongLiveToTheFemslash”, quale è facile da intuire visto che è anche il titolo della storia. Grazie anche a voi ragazze, adoro i vostri prompts!
Bene, spero che vi sia piaciuta questa AU e spero che anche voi siate state tratte in inganno da Lillian! Se avete ancora dubbi vi chiarisco il punto: Lena parla sempre e solo nella mente di Kara, quindi in corsivo, tutto il resto è detto da mamma (manipolatrice per eccellenza) Luthor. ;-)