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Autore: Freeshane    29/10/2018    3 recensioni
La leggenda del Filo Rosso narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra; questo filo rosso non è visibile, è indistruttibile e unisce indissolubilmente due anime gemelle, due persone destinate a vivere insieme, non importa la distanza, non importa l’età, la classe sociale o altro.
E' un filo che lega due anime per sempre.
Ogni capitolo di questa raccolta narrerà di tutti quei personaggi di Riverdale che sono legati dal Filo Rosso del Destino.
#1. Linea di confine. [Barchie]
#2. Sacrificio. [Falice]
#3. Eternamente noi. [Choni]
#4. Divisi. [Varchie]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il cuore di Betty batteva come un tamburo impazzito, quasi se lo sentiva scoppiare via dal petto; nemmeno l’aspetto tetro di quel posto e il freddo agghiacciante che penetrava fino alle ossa riusciva a  discostare la sua attenzione da quei pensieri.

Cosa ci faccio qui? Torna a casa, Betty. Diamine, torna a casa!.

“Veron…” , aveva iniziato a dire una voce entusiasta, per poi bloccarsi non appena si rese conto che davanti a sé non aveva la mora dirompente a cui era legato, “B-Betty? Cosa ci fai in questo posto?”.

Betty si voltò verso il suo migliore amico; il suo sguardo era perso nel vuoto, ma i suoi occhi erano lucidi per le lacrime che tentava di frenare. Non poteva piangere davanti a lui. La bionda tentò di parlare, di spiegare il motivo della sua visita inaspettata ma non ebbe nemmeno il tempo di farlo: Archie l’avvolse tra le sue possenti braccia e la strinse così forte, come ad obbligarla a rimanere accanto a lui durante quell’inferno. Come aveva fatto fino a quel momento.

“Come stai, Arch?”

Si erano seduti accanto, l’uno di fronte all’altro, occhi di lei negli occhi di lui, e avevano iniziato a parlare come se quello fosse un giorno qualunque, come se stessero chiacchierando normalmente dinnanzi un ottimo burger e un frappè da Pop’s Tale.

“Sto bene. Leggo, faccio palestra, passo le giornate con gli altri ragazzi.”

Cercò di dire con estrema convinzione, e con un sorriso stampato sul volto che non lasciasse dubbi a Betty. Ma lei lo conosceva troppo bene, e quei lividi sulle mani e sul petto che trasparivano dalla canottiera grigia dicevano ciò che Archie non avrebbe mai ammesso. Ma lui era fatto così, Betty lo conosceva troppo bene: metteva il bene degli altri a quello suo. Sempre. Qualunque cosa capiti.

“E a scuola come va? Mio padre? Veronica? I bulldog?”

Chiese Archie cambiando immediatamente discorso, e cercando più informazioni possibili su quello che fino a qualche tempo prima era tutto il suo mondo. E Betty non sapeva se raccontargli la verità o fare ciò che aveva appena fatto Archie con lei- mentire per farlo stare bene.

“Betty, conosco bene quell’espressione: cosa c’è che non va?”

“A scuola sta circolando un gioco che spinge chi gioca al suicidio… Oggi dovevo scoprire qualcosa di più, ma…”

“Ma…?”

Betty guardò il suo migliore amico, che la fissava stranito e preoccupato; quel comportamento non era tipico di Betty, o almeno non lo era più da quando gli ultimi avvenimenti della sua vita l’avevano costretta ad essere forte. Eppure, in quel momento di fronte a lui si sentiva esattamente come la Betty che sbirciava nella finestra del suo migliore amico e lo guardava con occhi sognanti, con la convinzione che non l’avrebbe amata mai come lei invece amava lui.

“Volevo vederti.”

Rispose mostrando il suo tenero sorriso, sperando che lui si facesse bastare questa spiegazione.

“Sono felice di aver trovato te oggi, Betty.”

Archie aveva preso dolcemente la sua mano ed entrambi si erano guardati intensamente negli occhi, e il tempo sembrò fermarsi per i due ma non per il cuore di Betty, che continuava a battere all'impazzata.

Torna a casa, Betty. Cosa sei venuta a fare qui? Avevi promesso a Jug di indagare su G&G. Torna a casa!.

“Anche io sono felice di essere venuta, Archie.” disse Betty sorridendogli dolcemente.

“Adesso però torna a casa… Non mi piace vederti in questo posto.”

Archie si riferiva ai ragazzi che dal momento in cui Betty aveva messo piede in riformatorio non avevano smesso di fissarla e fare apprezzamenti di vario genere.

Torna a casa. Visto, Betty? Anche Archie ti consiglia di andare via! Perché non vuoi andare via?.

“Non voglio tornare a casa, Arch.”

Archie la guardò e non ci fu nemmeno bisogno di chiederle perché; gli occhi della sua migliore amica dicevano più di qualsiasi parola.

“Betty… Ti prego, non credo di farcela.”

“Cosa?”

“Stare qui, davanti a te, e fingere che non mi manchi la mia vita, mio padre… Che non mi manchi tu.” , disse Archie guardandola nel profondo dei suoi occhi, e del suo cuore, “Betty, io… Ti prego, torna a casa.”

“N-No, cosa stavi per dire Archie?”

Betty lo guardava desiderosa di sapere cosa voleva dirle, e se le sue parole erano le stesse che avevano risuonato nella sua mente e nel suo cuore per tutto quel tempo.

“Ero distrutto per la storia di Black Hood, volevo trovarlo a tutti i costi e non pensavo ad altro… Poi, una sera, ho guardato fuori dalla mia finestra e ti ho vista. Eri sempre stata lì, davanti a me, eppure per la prima volta ti ho vista e credo che qualcosa sia cambiato in me da quel momento in poi.”

“Oh, Arch…”

“So che sei felice con Jug, ed io sono felice per voi, davvero. Però, sentivo che dovevo dirtelo per stare bene, per essere onesto con te e con me stesso.”, disse Archie guardandola, “Spero di non aver rovinato niente, Betty.”

La ragazza accarezzò dolcemente il suo volto con le sue mani morbide e profumate; era stato un gesto avventato, che le era venuto naturale. Non voleva che si sentisse solo in quel momento, non voleva che pensasse che qualcosa tra loro sarebbe cambiato, in peggio.

“Ti ho sempre visto per ciò che sei: un ragazzo bello, dolce, buono, che sin dalle scuole medie faceva a pugni per difendere i suoi compagni più deboli. Per difendere me. Io ti ho sempre visto, Archie, e niente e nessuno potrà cambiare ciò che tu sei per me. Per questo sono venuta qui, oggi. Nonostante il tempo, nonostante i nostri ragazzi, nonostante Hiram Lodge, Black Hood e le altre pazzie di Riverdale, sei tu. Sei e sarai sempre tu.”

Gli occhi di lui erano fissi su quelli di lei, le loro mani erano strette forti, così forti che sembravano fossero sigillate, e il desiderio di superare la linea di confine premeva nella mente e nel cuore dei due migliori amici, che avevano tutto e niente da perdere.
Nessuno dei due poté dire con certezza chi avesse superato quella linea per primo, eppure accadde; le labbra di Archie si incontrarono con dolcezza e desiderio con quelle di Betty, la quale schiuse le sue labbra e il suo cuore, e lasciò che la sua lingua si incontrasse con quella di Archie, iniziando così una lotta, una danza, un incontro intenso ed esasperato che, forse, entrambi attendevano da molto tempo.  Non appena si resero conto che la linea di confine era stata superata, capirono che non potevano più tornare indietro; si guardarono profondamente negli occhi, ma non dissero nulla, forse non ce n’era bisogno o forse non ne avevano semplicemente il coraggio.   
Il trillo della campana del riformatorio suonò insopportabile, poiché significava che la visita era terminata e che questa volta Betty doveva davvero tornare a casa.

“Archie…”

Sussurrò Betty, imbarazzata, confusa, ancora eccitata.

“Torna a casa, Betty.”

Furono le ultime parole che sentì uscire dalla bocca di Archie, la stessa che prima stava assaporando come se fosse uno dei dolci più deliziosi di Pop’s, prima che una guardia lo prendesse violentemente dal braccio e lo portasse via da lei.  Durante la strada di ritorno, i pensieri che affliggevano Betty nella strada dell’andata non c’erano più. Erano rimasti solo il nodo alla gola, il battito di cuore e le labbra rosse, come segno del superamento di quella maledetta linea di confine, che  avrebbe diviso Archie e Betty o, forse, li avrebbe uniti ancora di più.   
Adesso puoi tornare a casa, Betty. Ripeteva nella sua mente lei.
Anche se, senza di lui, non sarebbe mai più stata veramente casa.










Spazio Autore_____:
Cercavo da tempo l'ispirazione per una raccolta e sono felice che questa sia venuta con il fandom di Riverdale che, ormai, può considerarsi come uno tra i miei preferiti!
Il filo conduttore della raccolta è davvero un filo, il filo
rosso, presente in una leggenda asiatica che narra proprio di questo filo che lega due persone, due anime gemelle, destinate a stare insieme per sempre. Dunque, questa raccolta racconterà nelle varie storie di tutti i personaggi che sono legati da questo filo rosso e che quindi sono anime gemelle.
In questa prima storia ho voluto narrare dei Barchie perchè mi piace andare contro corrente ahah; no, a parte lo scherzo... Ho deciso di iniziare con loro perchè credo che il loro rapporto sia stato eclissato dalle esigenze di trama. 
Questa prima OS è una Missing Moment, datata alla terza stagione, mentre Archie è ancora in riformatorio (siamo alla 3x03); 

mentre Jug è fuori città, Betty gli promette che avrebbe indagato sul mistero del pericoloso gioco di G&G, ma alla fine deciderà di ascoltare quella voce nel profondo del suo cuore che le dice, invece, di dirigersi da Archie in riformatorio. 
Archie e Betty sono sempre stati lasciati in sospeso entro questo linea di confine, io con questa storia ho tentato di scoprire cosa potrebbe accadere se i due si decidessero di superarla.
Spero che la lettura sia stato di vostro gradimento, e spero che mi seguirete nei capitoli a venire, che saranno pubblicato una volta a settimana.
Ringrazio di cuore a chi arriverà qui, un abbraccio. Free.


P.S. Nella storia, troverete molte volte nei pensieri di Betty (in corsivo) l'esclamazione torna a casa perchè la storia doveva intitolarsi proprio in questo modo, successivamente ho deciso di cambiare in Linea di confine.
 

 
   
 
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