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Autore: Tatuata Bella    30/10/2018    1 recensioni
Un viaggio attorno all’Italia che assomiglia più ad una fuga senza meta, l’unico scopo andare via dalle proprie case, dalle proprie vite.
C’è anche l’amore di due diciottenni, un amore che è paura. Terrore. Incertezza. Ansia. Panico. E infine follia.
Questa è la storia della vita di cinque ragazzi, la storia di un viaggio tragico, malato, ma intenso e vero. Una storia di droga, di devastazione, di squallore, di tragedia.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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2-Betty Tossical’eroina le dona
 
Lasciare che Niki se ne tornasse in quell’inferno che lei chiamava casa dopo il pomeriggio bellissimo che avevano passato insieme, per Luca era stato uno strazio. Ma alla fine aveva dovuto lasciare la sua mano e allontanarsi dalle sue labbra. L’avrebbe rivista il pomeriggio dopo, non mancava poi così tanto tempo. La mattina invece, sia Luca che Niki si sarebbero dovuti rintanare a scuola; nessuno dei due l’aveva ancora abbandonata per dare una parvenza di normalità alla loro vita.
Luca infilò la chiave nella toppa, immerso nei suoi pensieri: “Sono tornato”
“Finalmente! Dov’eri?” L’incalzante accoglienza di sua madre non si faceva mai aspettare.
“Ero fuori con Niki.” Disse Luca, consapevole che a nessuno sarebbe importato della sua risposta, qualsiasi cosa avesse detto.
“Te lo dico io perchè sei sempre fuori casa: perchè non te ne frega un cazzo che tua sorella si stia rovinando la vita!”
Ecco, di nuovo. Erano mesi che continuava a sentirsi dire sempre le stesse frasi.
“No, non è per quello, ma’, è che anche io ho una vita.” Rispose, ma nessuno lo sentì. Sua madre era caduta in fase meditabondo-catatonica. Luca non voleva nemmeno immaginarsi i pensieri che affollavano il cervello di sua madre in quei momenti, ultimamente sempre più frequenti.
Eppure un tempo non era così, la famiglia di Luca era felice e viveva in armonia, è stata sua sorella a cambiare tutto, a trasformare ogni cosa in una specie di tragedia. Tutti si erano accorti del radicale cambiamento nel carattere della sorella, che era sempre stata non più di una bambina. Ma di certo dev’essere stato terribile per sua madre, tornare in casa con i sacchi della spesa e trovare la propria figlia tredicenne con un ago in vena.
E la verità era che nessuno si era mai fermato a chiederle il perché. Soltanto Luca conosceva la verità, semplicemente perché soltanto Luca gliel’aveva chiesta.
Betty non era mai stata una ragazza semplice. I disturbi comportamentali già nella primissima infanzia non facevano presagire un’adolescenza semplice. Per paura, per vigliaccheria, i loro genitori avevano deciso, con una velocità ed una leggerezza sorprendente, di spedire una bambina di undici anni in un centro di salute mentale. Era bastato il parere di un solo medico, che aveva etichettato il suo bipolarismo come un disturbo comportamentale grave, che necessitava di un ricovero immediato per non incorrere in tentativi di suicidio.
Se c’era una cosa a cui Betty non avrebbe mai pensato era il suicidio. E forse aveva cominciato a farsi per fargliela pagare. Perché nonostante tutto, un centro di salute mentale era il posto più semplice per conoscere persone che hanno dimestichezza con sostanze nocive.
Betty aveva confidato al fratello di aver conosciuto una ragazza, era stata ricoverata per disintossicarsi, ma non ci voleva stare, la pensava come Betty su molte cose, era più grande, e aveva una straordinaria capacità di introdurre farmaci illegali e vari tipi di allucinogeni all’interno della struttura.
Era la più piccola, era solo una bambina, sola, completamente in balia del volere degli altri.
Le pastiglie che prendeva di nascosto facevano peggiorare il suo disturbo anziché alleviarlo, così il suo ricovero continuava ad allungarsi, ancora e ancora, così tanto che i genitori di Luca e Betty non potevano più permetterselo, e, indebitatisi fino al collo, non ebbero altra scelta se non quella di chiedere di interrompere le cure.
Appena dimessa dal centro, due anni dopo, non era rimasto niente della Betty che Luca ricordava.
L’eroina era arrivata in fretta, un’apparente salvezza, una falsa amica, ad aspettarla a braccia aperte appena uscita dal centro.
La colpa di tutto questo era ricaduta indirettamente anche su Luca: lui lo sapeva. Lui era grande, ormai diciottenne, avrebbe dovuto dirglielo, e invece non l’aveva fatto.
 
Luca si diresse verso la camera della sorella e bussò alla porta.
“Betty, ci sei?” chiese.
“Entra…” disse la voce della sorella. Perfino quella era cambiata in lei negli ultimi tempi. 
Betty era seduta sul tappeto a gambe incrociate, guardando lo scacciapensieri legato al lampadario che penzolava al centro della stanza. I suoi bei riccioli castani incorniciavano un viso perfettamente ovale, la cui espressione era distantissima dall’assomigliare a quella delle sue coetanee. Betty era diventata prematuramente una donna, una bellissima donna, da quando aveva conosciuto il suo primo amore, l’eroina.
“Quella pazza ti ha di nuovo insultato?” chiese Betty.
Luca fece spallucce: “Un po’. Come al solito. Tu come stai oggi?” chiese.
“Meglio. Certo, lo sai. Questo posto è una prigione, non mi fanno uscire! Prima o poi impazzisco qui dentro.” 
“Io ci sto provando a convincerli a farti uscire di nuovo, ma lo sai, non mi ascoltano, non so come fare…”
Betty esitò un pochino, poi si decise a chiederglielo: “Beh, un modo per aiutarmi c’è… Potresti fare una commissione per me?”
Luca aveva già capito: “Te lo ripeto ancora una volta, Betty, non ti aiuterò mai a comprare quella roba.” 
“Shhh ma sei pazzo? Non urlare, ti sentono.” Betty abbassò drasticamente la voce. “Non voglio farmi. Voglio davvero smetterla. E’ solo che… ho finito il metadone.”
Luca sospirò: “Non devi superare la dose che ti da il SERT, lo sai.”
Gli occhi di Betty si riempirono di lacrime: “Sono stata male, Lu.”
Luca, lentamente, annuì: “Ma ricordati che lo faccio solo per non farti star male. Mamma e papà hanno ragione, lo sai anche tu, devi seguire alla lettera le cose che ti dicono al SERT, devi uscirne, devi uscirne davvero, prima che sia tardi...”
Betty fissò Luca dritto negli occhi: “E’ già tardi.”
Luca finse di non aver sentito.
“Promettimi almeno che ci proverai…”
“Te lo prometto, Luca.”
Luca sentì nascere dentro di sé un forte sentimento disperato di speranza, per quanto fosse consapevole della leggerezza con cui sua sorella faceva e rinnegava promesse. 
“Ti porto tutto domani sera. Vengo qui con Niki e Piera. E forse viene anche Angelo.” Disse Luca.
“Oh. Una festa. Fantastico!”
“Ma che dici, non è una festa, ti sembra che abbiamo voglia di fare una festa? Vengono qui e basta.” Precisò Luca.
“Beh, chiamala come vuoi. Per me è una festa.”
Era per questo che parlare con Betty faceva così impressione: l’eroina l’aveva fatta crescere, le aveva rubato in un lampo l’adolescenza intera, ma in fondo, ogni tanto, emergeva la sua vera età: era ancora una bambina, ed era proprio questo il suo dramma.
 
  
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