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Autore: EcateC    31/10/2018    12 recensioni
La famiglia Malfoy è allo stremo. Lucius è rinchiuso ad Azkaban, Draco è stato investito dell’impossibile compito di uccidere Silente e Narcissa è sola nel Manor, in balia della sfuggente ma concreta presenza di Voldemort.
Si auspica l’intervento di un principe...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lily/Severus, Severus/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Severus era diverso da tutti gli uomini che Narcissa conosceva.

Taciturno e riservato, mai irrompeva con una parola fuori posto o con uno sguardo inopportuno.

Severus aveva una finezza innata, quel tipo di classe che si possiede dalla nascita e che non può essere insegnata, forse solo incentivata dall’età e dalla cultura. E Narcissa, di stile, se ne intendeva. Amava parlare con lui e osservarlo, non avvertiva più il senso di soggezione che aveva provato quando era giovane e conscia di confrontarsi con un ragazzo molto più istruito e intelligente della media. Perché Severus non aveva la proterva necessità di ostentare la sua cultura: egli viveva chiuso in un’umiltà indifferente, disinteressata, l’esatto opposto della vita di sfoggi, apparenze e formalità che avevano condotto lei e Lucius. E Narcissa era affascinata da questo modo di fare distaccato, superiore.

Non gliel’aveva mai detto -figurarsi!- e anzi, aveva già esagerato con i ringraziamenti il giorno in cui lui aveva acconsentito a stringere il voto infrangibile. Era stata inopportuna, perfino Bellatrix -Bellatrix!- le aveva rimproverato la mancanza di contengo che aveva esibito con Piton. Eppure non si era potuta trattenere, tanta era stata l’angoscia prima e la gioia dopo.

E ora Severus era tutto ciò che le rimaneva. Era la sua roccia, la sua ultima speranza, l’unica persona che poteva ancora garantirle un briciolo di serenità. Infatti la situazione era delle più disperate: Lucius era rinchiuso ad Azkaban, Draco era condannato a una missione impossibile e il suo adorato maniero era invaso da Voldemort, Bellatrix e Codaliscia, che dimoravano e banchettavano come se fossero a casa loro. Senza contare i numerosi Mangiamorte che entravano e uscivano nelle ore più disparate e che le sorridevano in modo viscido e meschino. La povera Narcissa, insomma, si sentiva un’ospite sgradita nella sua stessa casa, ma non aveva né il coraggio né l’umiltà di andarsene. Il coraggio perché avrebbe dovuto informare Voldemort di una simile decisione e addurre una scusa valida, anzi più che valida, viste le ben note capacità di quest’ultimo. E l’umiltà le era mancata fin da quando era nata, accantonare l’orgoglio non faceva parte di lei.

Per questo motivo si era aggrappata a Severus come se egli fosse un’ancora di salvezza, perché il pensiero che Draco fosse con lui e non nel Manor infestato da queste oscure presenze, le infondeva un senso di tranquillità e conforto che quasi la commuoveva.

C’era solo un piccolo problema in tutto ciò, ossia che Narcissa, di fatto, passava più tempo a pensare al potion master che al proprio marito rinchiuso in prigione.

E gli scriveva, decisamente troppo spesso e oltre ai rigidi canoni del garbo, ma non si faceva scrupoli: aveva bisogno di lui. E poi lei sapeva che Severus era intelligente e, come tale, comprensivo. Le sue risposte erano secche, spesso riunite in un’unica missiva settimanale, ma c’erano e a lei questo bastava.

Solo che quando andò a monte il tentativo della collana maledetta, finita per disgrazia tra le mani di una ragazzina con i guanti bucati, Narcissa Malfoy sentì il mondo e tutte le stelle del cielo crollarle addosso. Ma il peggio venne dopo, quando anche la seconda insidia fu boicottata a causa di un altro studente, che era, guarda caso, il migliore amico di Harry Potter. Ron Weasley infatti aveva inspiegabilmente tracannato l’idromele avvelenato che Draco aveva destinato a Silente, e allorché Narcissa lo venne a sapere, questa volta a crollare in senso figurato fu Malfoy Manor.

Bellatrix aveva imprecato in modo non commentabile, i Mangiamorte erano furibondi e neanche il Signore Oscuro l’aveva presa troppo bene, stando a quanto le aveva detto Bella. Il timore che Draco potesse subire delle ritorsioni fu subito asfissiante. Se Ron Weasley era definitivamente entrato nel mirino delle letali attenzioni di Voldemort, la vita di Draco ora era appesa a un filo.

Sola e assalita dal panico, Narcissa aveva supplicato Severus di venire di persona durante le vacanze di primavera, celandosi dietro la scusa di voler sapere precisamente come e perché era andato storto il secondo tentativo. L’unico, vago supporto che aveva in quel momento, infatti, proveniva dalla sua irriconoscibile e infatuata sorella, che spesso e volentieri interrompeva i loro discorsi in medias res per materializzarsi altrove, più attenta ai capricci del Marchio che al calvario di Narcissa.

Ma se Bellatrix era solo un debole e distratto conforto, Severus era una impareggiabile, benedetta risorsa.

 

 

Appena lo vide, il volto di Narcissa si illuminò.

Severus. Lo chiamava sempre con il suo nome. Per tutti era Piton, per lei era Severus.

-Severus, oh, Severus!- gli andò incontro, salutandolo con troppo calore. Gli prese la mano e lo abbracciò, ma durò solo un attimo, l’istante che servì alla signora Malfoy per riprendere coscienza di sé e delle sue buone maniere.

-Perdonami- si scusò subito, indietreggiando imbarazzata -Ti ho aggredito-

-Fossero tutte così, le aggressioni…- lasciò cadere la frase con delicatezza, e Narcissa trovò quella risposta squisitamente brillante e opportuna.

-Grazie per essere venuto- gli disse, sincera.

-Nessun problema. Come vanno le cose?-

-Procedono- gli rispose, sospirando -Male, ma procedono. Sai con chi condivido i miei spazi… Non ti nascondo che questa convivenza mi sta mettendo molto a disagio-

Lui si limitò ad annuire con un’espressione greve. Lei gli si avvicinò di un passo, come se avesse paura di venire ascoltata da orecchie indiscrete. Ed effettivamente…

-Severus, non lo vedo mai, né lo sento- gli sussurrò con tono flebile -Ma sapere che lui dimora qui non mi fa dormire. Sono così spaventata… Non puoi immaginare-

Il professore inspirò col naso, incassò il colpo e scosse la testa, assumendo un contegno spazientito -Non ne hai motivo. Il Signore Oscuro non è un serial killer, è un mago ragionevole e tu hai l’onore di ospitarlo- parlò a voce molto alta -Sapere che lui è qui dovrebbe infonderti sicurezza, non paura. Sai bene anche tu che la sua presenza rende queste mura inespugnabili-

-Sì, ma…-

-Nessun ma-

Narcissa abbassò lo sguardo, evitando di dirgli che bastava già sua sorella e l’anaconda Nagini per dissuadere le visite dei ladri o dei malintenzionati. Solo che ogni volta che Severus parlava di Voldemort, Narcissa si irrigidiva e provava una sensazione strana. Le pareva che lui uscisse improvvisamente da se stesso per assumere i caratteri di un’altra persona, più fredda e insensibile, cinica. Come gli attori quando si immedesimano in un personaggio, così anche lui interpretava qualcun altro. Ma non glielo volle dire. C’era un equilibrio precario fra di loro, un’amicizia sottile che non poteva essere infranta per nessun motivo, semmai valorizzata, o magari ampliata in qualcosa di più intimo…

Gli diede quindi ragione e lo invitò ad accomodarsi nel salone da ricevimento, dove già li attendevano gli elfi solerti. Erano appena le due del pomeriggio, un orario piuttosto insolito per ricevere visite, ma lei lo aveva scelto appositamente. Bella dopotutto le aveva confidato che il Signore Oscuro “riposava” durante quelle prime ore pomeridiane, e se lo faceva lui, allora lo faceva sicuramente anche lei, che cercava di imitarlo in tutto e per tutto.

Gli offrì qualcosa da bere dalle cantine del marito, ma Severus declinò l’offerta.

-Mi rendo conto che non è l’orario più adatto- convenne Narcissa, seduta di fronte a lui -Ma davvero non gradisci neanche un digestivo?-

Lui sospirò, indulgente -Se accetto qualcosa, sarai più tranquilla?-

Lei gli fece un bel sorriso e annuì -Mi sentirò meno in colpa-

-E sia, allora accetto-

-Perdonami, non amo vedere i miei ospiti a mani vuote. E poi sei venuto fin qua, consentimi almeno di ringraziarti in qualche modo-

-Non c’è alcun bisogno di ringraziarmi- le disse, atono.

-Oh, sì che c’è!- lo contraddisse subito -Non hai idea di che cosa significhi per me sapere che ci sei tu a vegliare su Draco. Lui è solo un ragazzo, Severus, ed è buono. Non è fatto per uccidere-

-Uccidere- ripeté irritato, appoggiandosi allo schienale -Sai bene chi si sporcherà le mani alla fine di tutto questo, Narcissa, e non sarà Draco-

-Ma il Signore Oscuro vuole che sia lui- gemette amara, disperata.

-Il Signore Oscuro vuole solo la morte di Silente- le rivelò, strappandole uno sguardo stupito -Come questa avverrà, non gli interessa-

Narcissa non poté trattenersi e gli afferrò una mano.

-Vorresti dire… Oh, Severus, mio caro amico, mi stai dicendo che lo farai tu?- gli domandò, commossa. Piton fece un annoiato cenno d’assenso, come se la cosa non fosse stata ovvia fin dall’inizio, pensò. D’altronde i lavori più ingrati toccavano sempre a lui, non c’era certo da stupirsi. La donna gli balzò accanto, e in un attimo Severus si ritrovò di fronte il suo bel viso di porcellana.

-Oh, caro, come farei se non ci fossi tu!- cinguettò la bella Narcissa -Ti devo la vita di mio figlio-

-Non esagerare, adesso- esclamò a disagio, ritraendo la mano -Non lo faccio per Draco, lo faccio solo per compiacere il Signore Oscuro. Non siete voi due a muovermi a compassione, voglio che ti sia chiaro-

-Sì… Certo- replicò lei -Però…-

-Nessun però-

Narcissa lo guardò negli occhi: duri, freddi, cattivi e insensibili. Ecco cos’era Severus Piton, un agglomerato di cinismo, severità e sarcasmo. Eppure.

Eppure c’era qualcosa di più in lui, tenuto ben nascosto da quelle vesti nere e svolazzanti, che andava oltre al suo aspetto altero e intimidatorio.

-Perché fai così?-

-Così, come?- domandò burbero

-Così- ripeté lei con un cenno significativo del capo -Vuoi farti odiare a tutti i costi-

-Farmi odiare?- replicò lui con aria interrogativa, anche se aveva inteso perfettamente -Perché parlo chiaramente e voglio evitarti spiacevoli equivoci? Non mi sembra di avere un comportamento così riprovevole-

Narcissa assottigliò lo sguardo e gli accennò un sorriso -Hai sempre la risposta pronta, sei quasi peggio di mio marito-

Lui alzò le spalle -Ho a che fare con ragazzini insolenti da tutta la vita, suppongo sia dovuto a questo-

-Hm. Pensa comunque a quello che ti ho detto, non tutti desiderano odiarti-

Severus tacque, senza ricambiare il suo sorriso. Non conosceva molto bene le donne, ma conosceva perfettamente le persone ed era abbastanza navigato per capire quando qualcuno ci stesse provando con lui oppure no. Non che gli fosse capitato spesso, anzi raramente visto il suo aspetto non proprio attraente, però nella sua carriera quasi ventennale l’occasione di incontrare le madri disperate e insoddisfatte degli studenti non era mancata… Certo, nessuna di loro era paragonabile alla bella e sofisticata signora Malfoy, la cui raffinata e un pelo sprezzante espressione l'avevano resa semplicemente irraggiungibile.

Ma la bellezza, nella nostalgica opinione del potion master, aveva un altro viso e degli altri occhi.

Severus quindi si trattenne giusto il tempo per spiegarle come la goffaggine di Ronald Weasley fosse stata provvidenziale rispetto alla mal riuscita del piano, e poi tagliò la corda.

-Ah, Severus, un’ultima cosa- lo fermò Narcissa, asciugandosi le lacrime -Non dire a Draco che sono così preoccupata. Non vorrei che si sentisse in colpa-

Il professore annuì con serietà, e dopo aver salutato frettolosamente la mesta padrona di casa, fu condotto alla porta da un elfo. Fuori il tempo era inverosimile: pur essendo quasi primavera, c’era una cappa oscura e gelida, che gli ricordava tanto le notti di metà inverno che solevano congelare tutta Spinner's end. Il Signore Oscuro non doveva amare l’estate, evidentemente.

Ma mentre attraversava l’ingresso sfarzoso, sentì di essere osservato.

Sollevò il capo: sedute negli ampi gradini della scalinata che portava ai piani superiori, c’erano due donne che lo stavano fissando con sguardo rapace. Una la conosceva fin troppo bene, l’altra invece era una new entry. Con il rossetto nero inchiostro, la fisionomia orientale e uno sguardo dannatamente minaccioso, la nuova amica di Bellatrix sembrava che volesse azzannarlo da un momento all’altro.

-Piton- lo salutò Bellatrix, mentre l’altra lo fissava ritta e impassibile

-Bella...- scandì lui, guardando Nagini solo pochi attimi.

 

-Non mi fido di lui- sibilò il serpente alla strega.

-Neanche io-

 

 

____________________________

 

 

 

C’erano delle volte in cui Severus Piton non riusciva a mentire in modo così spudorato e convincente. A volte una lacrima lo tradiva, a volte il suo sguardo parlava troppo e rivelava delle verità insospettabili, che solo pochi cuori attenti avevano la capacità di comprendere. Ma dato che Severus conosceva i suoi propri limiti, quando faticava a nascondere le sue reali emozioni, aveva l’accortezza di guardare altrove o di girarsi in modo apparentemente casuale.

Ma quella volta non fu una di quelle. Draco Malfoy era nel suo studio e stava piangendo come un bambino, e quella triste scena gli sciolse il cuore e lo determinò una volta per tutte a uccidere l’unico amico che gli era rimasto: Albus Silente.

“Lily, stammi vicino” pensò angosciato, mentre si immaginava autore di un tale delitto.

E intanto il sedicenne bello e viziato si disperava quando, a conti fatti, l’unico che aveva motivo di disperarsi era Severus.

-Troveremo un altro modo, Draco- lo rassicurò, abbacchiato -Niente è perduto-

-Il Signore Oscuro mi ucciderà- tremò il giovane, nascondendo gli occhi dietro a una mano.

-No, che non ti ucciderà- replicò Piton, annoiato.

-Sì, invece-

-Non ne avrà motivo. Noi non glielo permetteremo… Io non glielo permetterò-

Draco sollevò gli occhi per guardarlo, come a voler trovare conferma di quelle parole nel suo viso. Ormai Severus conosceva Draco, era dal suo primo anno a Hogwarts, per la precisione da quando Potter era stato nominato cercatore, che costui si recava nel suo studio a sfogare le sue futili invidie e a reclamare del sostegno, solo che ora non c’era nulla di futile o infantile nei gemiti che stava cercando di reprimere. Voldemort non avrebbe dovuto coinvolgerlo, era solo un ragazzino, era innocente… Proprio come Potter, si ritrovò a pensare. A volte Severus temeva di stare consolando il ragazzino sbagliato. Forse avrebbe dovuto stare più vicino a Potter e meno a Malfoy, era lui il figlio di Lily dopotutto, ma proprio non ci riusciva. Harry gli ricordava troppo James, il suo perfido e personale aguzzino, e l’amore che questi aveva coronato con Lily al posto suo. Aiutarlo e stargli vicino a distanza era il massimo che poteva fare, per quanto il concetto in sé fosse un ossimoro.

Lily avrebbe capito, forse… Si concentrò su Draco per non rivivere certi ricordi degni di un incubo.

-Basta adesso- esclamò stancamente al giovane -Ti ho già detto che niente è perduto-

-Non dica a mia madre che ho pianto- lo pregò lui, asciugandosi ferocemente i begli occhi grigi -Non glielo dica, la prego, se no si preoccupa-

Severus sorrise appena e annuì, con lo sguardo fisso in un punto imprecisato dell’aula.

-È che non so come fare- continuò il giovane Serpeverde -Ci mancava solo Weasley! Cazzo, vorrei ammazzarlo-

-Modera i termini, Draco- lo rimproverò, con il suo tipico tono strascicato -Non stai parlando con il tuo amico Zabini-

-Scusi. Cosa devo fare, secondo lei?- continuò Malfoy, supplice -Non posso sfidare sul serio Silente a duello, è un suicidio-

-Macché sfidarlo- lo confutò subito Piton, come se avesse detto una castroneria -Non devi fare nulla. Vai a dormire e cerca a di calmarti- lo rassicurò -Vedrai che troveremo una soluzione-

Draco annuì e espirò debolmente -Va bene. Grazie, prof-

-Prego- gli disse, seguendo con lo sguardo il suo allievo preferito.

Sfidarlo… Silente si sarebbe fatto due risate.

 

________________________

 

 

Narcissa aveva capito che tutti i sospetti di Bellatrix su Severus erano fondati. Ma d’altronde non c’era da stupirsi. Sua sorella fin da ragazza aveva avuto un sesto senso spiccato, un intuito primordiale capace di sviscerare i segreti e discernere i fedeli dai traditori.

Prima con Andromeda e poi con Sirius Black, tutti i suoi sospetti e le sue insinuazioni si erano dimostrate con il tempo dei veri e propri campanelli d’allarme, che anticipavano ciò che di fatto succedeva.

Lord Voldemort faceva davvero male a non ascoltarla.

Solo che la strega oscura aveva notato anche qualcos’altro, che purtroppo per Narcissa esulava dalla lealtà di Severus.

-Severus! Oh, Severus! Baciami ora!-

-Piantala, Bellatrix!- sibilò Narcissa, stringendosi imbarazzata nella sua vestaglia di seta verde. Ma Bellatrix non la smetteva, subdolamente conscia del fatto che Piton, con la bella e garbata Narcissa, si sarebbe sbottonato molto più facilmente che con chiunque altro. Era un piano perfetto, che avrebbe attuato anche Bella stessa, se quel pipistrello le avesse mostrato un benché minimo briciolo di interesse. Ma Cissy poteva essere un buon compromesso...

Erano entrambe nel salone della villa, Narcissa seduta composta a gambe unite, Bellatrix sdraiata coi piedi nudi sopra al divano.

-Oh, Severus! Come farei se non ci fossi tu!- continuò a scimmiottarla e a metterla dannatamente in imbarazzo.

-Sei completamente fuori strada!- si difese Narcissa, alzandosi in piedi impettita.

Ma la donna rise, rotolando sul divano in posizione prona -Cissy, Cissy, Cissy… Credi davvero di poter mentire a me, a tua sorella maggiore?-

-Smettila di dileggiarmi con queste assurdità- esclamò rigidamente, strappandole un sorriso impertinente -Io sono sposata e amo Lucius. E comunque…- esitò imbarazzata, avvampando come non le era mai capitato in vita sua -Se anche fosse, per lui non esisto, quindi possiamo tranquillamente chiudere qui la conversazione-

Bellatrix fece un'espressione incredula, indignata -Non essere sciocca. Sai anche tu che quel pipistrello dovrebbe baciare la terra dove cammini-

-È riottoso- replicò Narcissa, abbassando lo sguardo con sfiducia. Bella cambiò espressione, si guardò un attimo intorno e poi le puntò contro i suoi occhi neri e nervosi.

-Riottoso?! Lui? Sorella, tu non sai neanche cos’è un uomo riottoso- la provocò, alzandosi in piedi nella sua imponente ma femminile statura -Fidati di Bella, che ne sa qualcosa-

-E quindi?- le domandò la minore, irritata -Cosa proponi di fare, dato che sei così esperta?-

-Semplice, vai a Hogwarts e continua a provarci- parlò con semplicità, poi sorrise -Ti garantisco che con la giusta dose di determinazione si ottiene tutto, e anche di più- le confessò allusiva, facendole l’occhiolino.

-Andare a Hogwarts? Adesso?- ripeté Narcissa, incredula ma al contempo estasiata. Andare a Hogwarts per lei sarebbe stato un sogno. Lì c’era Draco, il “bambino” che non vedeva da settembre, ma soprattutto non c’erano Voldemort e il costante timore di incontrarlo. Solo che… Andare a Hogwarts?

-Ma non posso andarci, Bella, è orario di lezione e i genitori non possono entrare così, senza motivo. E poi come la mettiamo con Tu-sai-chi?- le domandò, abbassando vertiginosamente il tono di voce per la paranoia di essere sentita -Sai bene che non mi lascerà mai andare a Hogwarts senza motivo-

-Gli parlerò io- liquidò Bellatrix, arrossendo leggermente -So essere persuasiva-

Narcissa la guardò dirigersi in cucina e rabbrividì. Che Bellatrix avesse una tresca con il Signore Oscuro ormai era risaputo, anche se tutti fingevano di non saperlo. E se c’era riuscita lei con un soggetto come quello, allora…

 

 

_____________________

 

Quando Severus vide la signora Malfoy a Hogwarts, nel suo ufficio, la prima cosa che pensò fu “Sono finito, mi hanno scoperto”.

I genitori degli studenti, infatti, potevano accedere al castello solo previa richiesta scritta e soprattutto per una giusta causa, che veniva lasciata alla discrezionalità del Preside. Silente le aveva dato il via libera senza pensarci due volte, e perfino Voldemort l'aveva lasciata andare senza fare domande... Salazar solo sapeva cosa gli avesse detto Bellatrix per convincerlo.

-Ciao, Severus- lo salutò subito lei, alzandosi in piedi e sperando che lui notasse la mise total black che si era scelta per lui.

-Perché sei qui?- le domandò colla fronte corrugata, chiudendosi per bene la porta alle spalle -Cosa è successo?-

-Nulla, avevo bisogno di vederti-

Lui continuava a tenere inarcate le sopracciglia -Ebbene, eccomi. Ti ascolto-

Lei fece un sospiro e gli si avvicinò, mettendosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.

-Ho visto Draco- gli disse, sorridendo -Mi ha sgridato perché l’ho salutato mentre era con i suoi amici-

Severus si rilassò: evidentemente non c’erano guai in vista. -A me fingono di non vedermi, ma mi sta bene- le disse, accennando un sorriso -Perché sei qui, Narcissa?-

-Ho scoperto che mia sorella ha una storia con Tu-sai-chi-

La scoperta dell’acqua calda, pensò Severus, che non si scompose e la guardò, in attesa di qualcos’altro -...E?-

-E ne sono molto colpita- continuò Cissy -L’ho sempre sospettato in verità, solo che questa volta lei me l’ha confermato apertamente-

-E quindi tu sei venuta qui, a Hogwarts, per dirmi questo?- Severus era allibito.

-No, non per questo- gli rivelò, facendosi coraggio -Il fatto è che Bella è felice come non lo è mai stata, Lucius è lontano, Draco è qui e io mi sento sola…-

Lui sollevò il viso e comprese tutto.

-Ti senti sola- ripeté lui, che conosceva fin troppo bene la sensazione -E per questo sei venuta da me?-

Lei avanzò con passi leggeri verso di lui. La sua vita era così stretta che sembrava quella di una libellula, avrebbe potuto circondarla con le dita delle mani. E il suo profumo era ricercato, femminile, sicuramente costosissimo.

-Narcissa, no. Sei bellissima e mi lusinghi, ma io non posso, mi dispiace-

Ma lei lo baciò comunque. Severus chiuse inavvertitamente gli occhi, l’ultima volta che era successo risaliva quasi a un secolo fa. La ricambiò giusto il tempo necessario per riprendere possesso di sé e per assaporare quella languida e tiepida sensazione sulle labbra. 

-Ripeto- ribadì rigido, staccandosi da lei -Sei bellissima e mi lusinghi, ma non posso. Ti rispetto abbastanza da anticiparti che non durerebbe più di una sera, e so che non è questo che vuoi, dico bene?-

Lei abbassò lo sguardo. Era quello che voleva? Sì? No? Ni.

-Hai ragione-

-Non è un rifiuto il mio- ebbe la premura di dirle -So cosa significa essere rifiutati, ma ti garantisco che nessun uomo rifiuterebbe una donna come te-

Ahimè, pensò. Se ci fossero stati James Potter e Sirius Black, gli avrebbero dato sicuramente del’idiota. Ma d’altronde quelle due teste vuote non avrebbero capito neanche a quarant'anni d'età il tipo di sentimento lui provava per lei.

Ma Narcissa... Lei sì che aveva capito.

-Chiunque ella sia, è molto fortunata ad averti- gli disse infatti, sfiorandogli la guancia. Lui rimase sorpreso e per la prima volta costei colse un lampo di tristezza nel suo sguardo duro e assennato.

 

Severus non aveva stretto il voto infrangibile per proteggere Draco, né per Silente, che pure lo aveva pregato di farlo. Tanto meno per il ragazzo Potter… Tutte le sue azioni avevano una causa comune, un’origine che purtroppo era anche un epilogo, che riposava in un amore finito, passato, mai nemmeno iniziato. Perché, come gli aveva detto Silente in tempi non sospetti, bastava solo un piccolo raggio di luce per illuminare una stanza buia, e la sua luce era Lily, oggi riflessa in Harry Potter.

E lui era disposto a fare qualunque cosa per mantenerla viva. Perfino uccidere l’unico uomo che lo avesse mai perdonato e rifiutare una donna bella ed elegante che, in preda ai tumulti dell’angoscia e al bisogno di sostegno, gli si sarebbe concessa senza remore.

Perché non era un voto infrangibile ciò che vincolava Severus, era un amore infrangibile.

 

 

 

 

 

Note
Ogni volta che penso alla Severus/Lily, un pezzetto del mio cuore si infrange.
E dato che non ho parole per descrivere la stima che ripongo verso questo personaggio geniale, tormentato e incompreso, scrivo fanfiction nella speranza di convincere qualcuno ad amare un po’ di più il burbero Snape e un po' di meno quel quarterback abbronzato di James Potter ;)
Passando a questa storia, mi rendo conto che è particolare e che potrebbe non piacere. Ho cercato di attenermi il più possibile al libro e ai personaggi, convinta che il fatto che Snape avesse stretto il voto infrangibile fosse stato motivo di grande conforto per Narcissa, che ai tempi era senza Lucius, in una casa infestata da Voldemort e con il pensiero martellante del figlio.
Mi piace pensare che Severus fosse stato per lei come un’ancora di salvezza, e la riconoscenza non dico che fa innamorare, però fa prendere molto a ben volere le persone…
Spero che vi sia piaciuta e vi chiedo scusa se ci sono stati errori e un paio di parolacce. A presto!

 

P.s. Sono approdata su Facebook con un account utente! Aggiungetemi, mi chiamo Ecate EFP e per adesso ho Kylo Ren come foto profilo e Tom Riddle come immagine di copertina (se avete il real, capisco benissimo se deciderete di non farlo per mantenere l'anonimato. Sappiate comunque che NON vi chiederò né chi siete su EFP né altro ^^)
   
 
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