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Autore: AngelaPirateRyoko    31/10/2018    3 recensioni
E' Halloween, e Ash sta provando a dire addio ad Eiji, ma le cose diventano più fisiche e gli sfuggono di mano. Non è una lemon, ma un pò aspra.
[Traduzione]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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halloween eve
L'appartamento puzzava di birra e zucche, quest'ultime mescolata al profumo nauseabondo delle candele bruciate. Era un odore che di solito innescava quella vecchia, folle paura di Jack O’lantern, ma non questa volta.
La mia mente era leggera e molle; mi sentivo protetto, come se essere sbronzo accanto a Eiji fosse il posto più sicuro in tutta la città di New York. Più tardi, sarebbe stato facile dar la colpa  dell'intera faccenda dell abbondanza di Budweiser* che scorreva nelle mie vene, ma nel profondo, lo sapevo molto bene. Avevo sempre saputo che non avrei mai abbassato la guardia per bere così tanto, se non fosse stato per quello che provavo per Eiji. Sarebbe andato via tra meno di dodici ore. Non importa quanto duramente abbia cercato di mantenere la mia attenzione su Arthur e la mia alleanza con Cain, la mia mente è sempre tornata su questo fatto.


Lui mi stava osservando con quegli occhi esotici dalle palpebre pesanti, un piccolo mezzo sorriso sulle labbra. Gli avevo detto che la sua faccia era facile da leggere, ma quella particolare espressione mi ha sempre disorientato; volevo sapere cosa gli passava per la testa quando mi guardava in quel modo. Sembrava contento, quasi felice. Mi sono ritrovato a sperare ardentemente che non abbia mai rivolto quell'espressione a nessun altro.

"Perché mi guardi così?" Si appoggiò su un gomito, il suo sorriso si allargò. Prese un sorso di birra, i suoi occhi non lasciarono i miei. "Tipo come?" chiesi.

Il tardivo senso di privacy di Eiji, di solito, bloccava qualsiasi domanda diretta che potesse porre, quindi rimasi sorpreso quando continuò. "Come se stessi cercando di rimorchiarmi" disse semplicemente.

Quasi arrossii, all'improvviso mi chiesi se poteva leggermi come potevo leggerlo io. Mi pettinai i capelli con le dita, costringendo il mio sorriso a rimanere disinvolto. Non potevo dirgli che stavo cercando di imprimere il suo volto nella mia memoria, che in poche ore sarebbe tornato a Tokyo, e avrei affrontato Arthur.

Eravamo sdraiati sul pavimento, circondati da lattine di birra vuote e cuscini. Sul divano, Kong e Bones russavano pesantemente, storditi da cibo e bevande.
Eiji giaceva su un fianco, con la testa appoggiata su una mano. Sorrise, aspettandosi che gli rispondessi. Avevamo già affrontato molti argomenti - la sua mancanza di una ragazza a casa, la mia mancanza di fidanzate in generale - ma ero stato attento a evitare tutto ciò che potesse tentarmi a raccontargli dei biglietti dell'aereo nella tasca del mio cappotto. Volevo che fosse al sicuro, ma non mi ero illuso di credere che lo volevo dall'altra parte del pianeta.

Avrei voluto poterlo tenere al sicuro al mio fianco.

Mi stava ancora fissando così in attesa, dovevo rispondere."Mi stavo chiedendo se sembri sempre così sbronzo quando bevi" risposi facilmente. "Potrebbe essere pericoloso, sai, guardare un altro uomo così."

S’imporporò profondamente, e guardò le sue dita avvolte solidamente attorno alla lattina. Avevamo entrambi bevuto troppo, abbastanza da aver passato la fase ridicola più di un ora prima.
Ora tutto sembrava inebriante e serio con una vertiginosa sensazione di urgenza. Mi sentivo completamente sobrio, tranne il calore nel mio stomaco e il rumore statico del fondo della mia mente.

"Non guardo gli altri uomini in questo modo," disse tranquillamente. "Non è la birra. Non sono ubriaco". Allungai la mano e toccai la sua con le nocche. Alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi scuri spalancati. I suoi capelli caddero sulla sua fronte e le sue labbra si aprirono per la sorpresa. La pelle della mia mano formicolava. Il mio stomaco barcollò.

Non si trattava di sesso. Conoscevo il sesso.
Dopo un pò, avevo imparato a prendermi piacere dove potevo trovarlo, non lasciando che papà Dino o i suoi compari me lo rubassero, ma con Eiji tutto era diverso. Non volevo prendere da lui, ma non sapevo come dare. Non ero sicuro per niente nel toccarlo.
Le sue dita si sciolsero dalla lattina di birra, tremando mentre si spostavano sul mio polso. Deglutì profondamente, un timido sorriso che guizzava e si spegneva.

L'alcol mi colpì quando lo baciai. Chiusi gli occhi contro la stanza che girava e appoggiai una mano sulla spalla di Eiji per stabilizzarmi. La sua bocca era più dolce di quanto ricordassi da quello scontro di labbra forzato,in prigione - e le mie viscere si contorsero. Si sporse più vicino, le sue labbra si muovevano e si aprivano sotto di me, e io potei assaggiare il sapore amaro della birra sulla sua lingua e sui denti. Afferrai il tessuto della sua maglietta della sua spalla, flettendo le mie dita fino a toccare la durezza levigata della sua clavicola sotto il collo slabrato della sua felpa. Eiji ansimò, spezzando momentaneamente il nostro bacio. Aprii gli occhi, notando le sue lunghe ciglia e il rossore delle guance. Un nodo in gola mi impediva di baciarlo di nuovo; Eiji fece un lamento strozzato, prima di aprire gli occhi.

Lasciai che la mia mano scivolasse per posarsi sulla parte posteriore del suo collo. "Sei ubriaco" protestai piano, non volendo fermarmi ma non volendo continuare se non  ci fosse stata qualche possibilità di approfittarne.

Eiji mi baciò tre volte, dolcemente."Non sono più ubriaco di te" sussurrò. Si appoggiò ai cuscini e sorrise.

La mia mano era bloccata dietro il collo, aggrovigliata tra i suoi morbidi capelli. Non volevo ritirarmi. Era incredibile, scuro e bello e mi guardava con assoluta fiducia. Appoggiai la fronte contro la sua, immediatamente consapevole della calda levigatezza della sua pelle sotto la mia e del battito umido del suo respiro sul mio viso. "Eiji ..." La mia voce si incrinò.

Mi fece scivolare le braccia attorno alle spalle e alla schiena, muovendo una mano sotto la mia  maglietta per tracciare la linea della mia spina dorsale. Persi il respiro al suo tocco, espirando bruscamente e chiudendo gli occhi contro la sensazione che sembrava irradiarsi attraverso di me. Mi parlò in un morbido giapponese, le sue dita esploravano lentamente la mia schiena. Non capii le parole, ma non ne ebbi bisogno. Aprii di nuovo gli occhi quando si fermò, non sorpreso di vederlo guardarmi in attesa, chiedendomi se avessi capito la sua richiesta.

L'avevo capita.

Quando ci baciammo di nuovo, era con urgenza. Eiji mi tirò fino a quando fui sul suo corpo con il mio intero peso, e tra le mani che esploravano, e i baci profondi, per lungo tempo persi il senso di ciò che stava accadendo. Il mio cervello era ronzante con la consapevolezza che, per la prima volta, era tutto giusto. I nostri corpi si tesero sempre più vicini, trovando dei modi per adattarsi l'uno contro l'altro, fino a quando fui sicuro che non mi sarei mai sentito completo senza di lui nelle vicinanze.

Potrebbero essere passate ore o pochi minuti dopo, quando Eiji esitò. Rimanemmo aggrovigliati sul pavimento, a torso nudo. Gli baciai il collo e le spalle, lasciando piccoli segni e lividi mentre mi muovevo. Si lamentò, allungando il collo nel tentativo di darmi più pelle al tatto. Mi resi conto che lo segnavo come il mio territorio, come un tempo mi aveva segnato Golzine, ma ero abituato ad avanzare pretese e proteggere ciò che era mio - non volevo che ci fosse alcun dubbio sul fatto che Eiji Okumura appartenesse ad Ash Lynx.

Le sue mani mi accarezzarono il petto, le sue dita tremanti si abbassarono intorno all'ombelico. Il mio intero corpo fremeva quando le sue dita ruvide scivolarono appena sotto la cintura dei miei jeans. Lavorò maldestramente al bottone, le sue mani sfiorarono la durezza rigonfia sotto il denim mentre lottava. Mi costrinsi a restare immobile, combattendo l'impulso di spingere contro il suo bacino, contro il rigonfiamento che gli inumidiva i pantaloni di sudore. Stavo giusto allungando una mano per aiutarlo mentre il bottone si allentava, il suo respiro che soffiava in un caldo trionfo contro il mio petto.

Ma poi lui s’immobilizzò. Si appoggiò contro di me, immobile, con la faccia contro il mio petto e il suo respiro che si faceva corto e spezzato. "Eiji?" Ho chiesto, accarezzandogli i capelli neri. "Va tutto bene, Eiji?"

"Va bene.." rispose alla fine. Voltò la faccia verso di me per guardarmi. I suoi occhi erano luminosi e le sue labbra gonfie tremavano. Era nervoso. "Va bene fare qualsiasi cosa con te, Ash."

Era quasi l'una del mattino.
In meno di otto ore, sarebbe salito a bordo di un aereo diretto lontano da me quanto più umanamente possibile, e non lo sapeva nemmeno, ancora. Era arrossito e nervoso, ma fiducioso, non sapendo che questa prima volta sarebbe stata anche l'ultima. Il mio stomaco improvvisamente fece male. Eiji meritava di meglio.

Feci un respiro profondo, allontanando volontariamente le mie mani dalla sua pelle nuda. "Aspettiamo", sussurrai. "Non dobbiamo affrettarci, non dobbiamo fare nulla". Lo baciai dolcemente, in qualche modo ancora stupito che potessi semplicemente chinarmi e farlo. Stavo mentendo, lasciandogli credere che ci sarebbe stato tempo per questo genere di cose più tardi. Mi sentivo uno stronzo.
Eiji sembrava confuso. "Mi spingi via?" chiese, sbattendo le palpebre. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

La sua incertezza mi fece tremare le viscere. Non ero nella posizione migliore per rassicurarlo. Volevo fare ciò che era giusto per Eiji, qualunque cosa fosse necessaria per tenerlo al sicuro e fuori dai guai, persino  farmi del male. Allo stesso tempo, il mio controllo era al limite. Il mio corpo si ribellò alla mia volontà di calmarlo, e tutto quello che volevo davvero era mostrargli cento diversi tipi di piacere, senza nemmeno preoccuparmi che Bones e Kong fossero ancora addormentati sul divano. Non ero abituato a essere fuori controllo. Non ero sicuro di come gestirlo.

Non sapevo cosa dire. "Non è quello. Io solo- "

"Non mi vuoi ferire." Mi prese per il viso, spingendomi i capelli dalla fronte. "Capisco, nemmeno io voglio che tu soffra." Per un momento pensai che mi avrebbe baciato di nuovo, ma si limitò a guardarmi. Un piccolo sorriso gli sollevò gli angoli delle labbra. "È abbastanza starti vicino."

Il mio petto si strinse. Lo voleva tanto quanto me. Sapeva che avrebbe potuto oltrepassare le mie barriere, ma non ci provò. Eiji era una persona migliore di quanto non sarei mai stata. "È tardi" ho detto alla fine. La mia voce era roca. "Aspetta un attimo qui"

Andai in bagno e mi spruzzai acqua sul viso. Lasciai che il rubinetto scorresse, finché l'acqua non fu gelata - me la schizzai sul petto, lasciandone scivolare  un pò nei miei jeans. Era dannatamente fastidioso ma fu d’aiuto. In camera da letto afferrai una nuova maglietta e tirai fuori una coperta dal mio letto.

Quando tornai in salotto, Eiji era seduto, con le braccia attorno alle ginocchia. Sembrava giovane e vulnerabile, e mi odiavo per averlo fatto sentire a disagio. Si era rimesso la felpa e sembrava che si fosse pettinato i capelli arruffati con le dita.

Spensi la luce, prendendo a calci una lattina di birra sul mio percorso."È ora di andare a letto"annunciai, gettandogli la coperta. Sistemai un paio di cuscini fianco a fianco.

"Perché non nella tua stanza?" Chiese Eiji, incerto. Stese automaticamente la coperta, facendo un letto sul pavimento.

Se voleva stare vicino a me, quello era il minimo che potevo dargli. "Il mio letto è troppo piccolo per due" spiegai, buttandomi sul pavimento. Accarezzai il cuscino accanto a me. Era difficile rimanere informali.

Eiji arrossì, ma si sdraiò accanto a me.

Non parlammo.Ci muovemmo appena.Iniziai a chiedermi se fosse una buona idea, ascoltare solo il suo respiro stava stimolando il mio risveglio. Avevo programmato di stargli vicino, magari di parlargli dei biglietti aerei e del motivo per cui dovevo mandarlo a casa, ma sapevo che le parole non sarebbero venute. Per quasi due settimane avevo cercato di dirglielo, ma non sapevo come. Avrei voluto che dicesse qualcosa, qualcosa di carino da far ridere entrambi.

L'orologio della TV lesse l'una e mezza quando finalmente parlò. "So che è complicato," disse dolcemente. "Io non appartengo al tuo mondo, mi hai chiesto di starti vicino, io lo faccio. Lo farò finché mi vuoi".

Lo volevo affianco a me per sempre. Ma ancora di più, volevo che lui vivesse la sua vita senza guardarsi le spalle, senza doversi preoccupare che un giorno la sua vita sarebbe stata privata della rivincita o della vendetta. "Voglio proteggerti" risposi. Non disse nulla, e dopo un pò mi chiesi se avessi parlato a voce alta o solo nella mia testa. Mi spostai sul pavimento duro, sorpreso di urtare contro la schiena di Eiji. Poggiai la schiena alla sua.

Avvertii il suo sospiro e immaginai il sorriso che lo accompagnava. Capii. Lui aveva ragione: era sufficente anche il solo essere vicini.

Rimasi sveglio a lungo dopo che il suo respiro si fece profondo nei ritmi regolari del sonno pieno. Mi chiesi se mi avrebbe odiato nelle settimane a venire. Preferivo quasi che lui fosse arrabbiato piuttosto che ferito. Daltronde, io ho già fatto abbastanza male a entrambi.





*tipica birra americana.







N.A: Salve a tutti voi!
Ecco una nuova traduzione, con qualche elemento halloweenesco(?), adatto alla giornata di oggi.
Spero apprezziate, e vi soffermiate a lasciare un commento!
Grazie, e felice Halloween!
   
 
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