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Autore: Il corsaro nero    31/10/2018    0 recensioni
Tutti temiamo i mostri.
I mostri negli armadi, i mostri attorno a noi... ma ciò che non sappiamo è che questi mostri che noi tanto temiamo non sono sempre stati cattivi.
Una volta erano buoni...
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cabba, Caulifla, Kale
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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LO SGUARDO DEL MOSTRO


DRIIINNN

Al suono della campanella, tutti gli studenti si alzarono in piedi e chiacchierando a tutto volume, uscirono dall'aula, diretti alle proprie case.

Solo una ragazza rimase all'interno della classe a mettere, lentamente e silenziosamente, i libri nella cartella.

La giovane aveva i capelli neri e ribelli legati in un codino, gli occhi miti dallo stesso colore e la pelle abbronzata.

Una volta messo via tutto, prese la giacca, il berretto di lana e i guanti e, dopo essersi messa lo zaino in spalla, si allontanò, in silenzio.

Camminando in completo silenzio, la giovane accese il cellulare e, mettendosi gli auricolari, cominciò ad ascoltare una canzone.

Era bello camminare e far scivolare i propri pensieri al suono di una canzone...

Mentre camminava, in completo silenzio, notò una ragazza sua coetanea, coi capelli ribelli neri e gli occhi dello stesso colore, correre per il parco.

La conosceva, anche se soltanto di vista.

Era Caulifla, l'idolo della scuola.

Era un mito per tutte le ragazze della scuola... come avrebbe voluto essere come lei anche se solo in sogno...

Guarda, guarda chi c'è...” sibilò una voce alle sue spalle che la fece trasalire.

Si voltò e vide un ragazzo basso, con la pelle così pallida da sembrare bianca e due occhi dallo stesso colore del sangue.

Lui, invece, lo conosceva personalmente...

Ciao, Kale. Come va? Sono finalmente venuti a prenderti i tuoi genitori? O si sono persi?” domandò, divertito, il ragazzo, avvicinandosi.

L'altra, invece, rimase immobile, restando nel più assoluto silenzio.

Una volta che le fu davanti, la spinse violentemente per terra, facendola finire in una pozza di fango e sporcandola tutto.

Ah, che stupido! Mi ero dimenticato che i tuoi genitori non verranno mai a prenderti. Dopotutto ti hanno abbandonata quando non avevi che pochi giorni di vita. Non volevano un mostro come te in casa, proprio come non ti vorrà mai nessuno.” ridacchiò, divertito, l'altro.

Kale non disse niente.

Non aveva alcun senso opporsi a qualcosa che, purtroppo, era vero.

Intanto, l'altro ragazzo, comincio a prendere del fango dalla pozza e a lanciarglielo, ridendo: “Come sei sporca! Ma almeno nessuno potrà vedere quanto sei brutta!”

Kale rimase in silenzio, a sopportare quell'umiliazione.

Quando si sarebbe stancato, se ne sarebbe andato come al solito e l'avrebbe lasciata in pace.

Doveva avere solo un po' di pazienza...

EHI, MA CHE CAVOLO LE STAI FACENDO?!”

L'adirata voce femminile fece zittire, in un attimo, tutti i suoni del mondo.

Kale, con un po' di fatica, alzò la testa per vedere chi era e rimase senza parole.

Era lei.

Caulifla.

L'idolo della scuola, una delle ragazze che ammirava di più in assoluto... si era schierata a sua difesa?!

Non era possibile.

Era solo un sogno.

Nel frattempo, Caulifla si era avvicinata al tipo e quello, per niente spaventato da lei, la minacciò: “Vattene via, stupida! Lasciami giocare un po' con questa stupida ragazzina e poi toccherà anche a te.” “Sei davvero patetico. Te la prendi sempre con i bambini o con persone in difficoltà. Fai schifo.”

L'altro strinse i cupi occhi dallo stesso colore del sangue e disse: “Ti considero di stare attenta... perché posso fartela pagare anche in maniera tremenda.” “Provaci.” “L'hai voluto tu.”

Il ragazzo si slanciò verso Caulifla ma la giovane, prontamente, tirò fuori dalla tasca della giacca una bomboletta spray e spruzzò qualcosa sugli occhi del loro aggressore, colpendolo in pieno.

I MIEI OCCHI!!! MALEDETTE!!!” urlò il ragazzo e, mentre si lamentava del dolore, Caulifla prese per un polso Kale e corse via con la ragazza, dicendole: “Presto, scappiamo!”

Le due giovani corsero a perdifiato tra le vie della città per un bel pezzo finché, stremate, non si nascosero dietro a un cespuglio a riprendere fiato.

Dopo un po', Kale, timidamente, disse: “G... grazie... per quello che hai fatto prima...” “Ma figurati! Mica potevo lasciarti in balia di quell'idiota... come ti chiami?” “Kale.” “Vuoi che ti accompagni a casa? Potresti incontrare di nuovo quel mentecatto...” “Non preoccuparti. Grazie di tutto, alla prossima.”

Dopo aver detto quella frase, la giovane si alzò e si allontanò da Caulifla, in completo silenzio.


Per oggi, basta così, ragazzi. Alla prossima.”

Alle parole dell'allenatore, il giovane ragazzo, assieme ai suoi compagni, uscì dalla piscina e si diresse verso gli spogliatoi maschili.

Una volta che ebbe fatto la doccia e si fu rivestito, il giovane dai capelli a spazzola neri, prese dalla sua borsa un succo di frutta e si diresse verso l'uscita.

La lezione di quel giorno era stata particolarmente dura... ma, fortunatamente, nella borsa portava sempre con sé dei succhi, in modo da potersi ricaricare.

Quando uscì dalla piscina, sgranò gli occhi e per poco non fece cadere il succo per terra.

C'era una ragazza, con i capelli ribelli neri e gli occhi dello stesso colore.

Ciao, Caulifla... cosa ci fai qui?” domandò, incredulo, il ragazzo e Caulifla rispose: “Devo parlarti assolutamente, Cabba.”


Kale era seduta per terra.

Attorno a lei, vi era il buio più fitto e tenebroso.

Ma a lei non dispiaceva per niente, anzi.

Quella vecchia fabbrica abbandonata era il suo rifugio da quando aveva sette anni.

Era lì che si rifugiava sempre, quando voleva stare da sola.

Tutte le volte, entrava da un vetro rotto e stava lì, per ore, a guardare il soffitto, immersa nel buio più totale.

Nessuno le poteva far del male là dentro... solo lì poteva essere sé stessa.

Senza alcuna paura.

Ad un tratto, i libri e gli oggetti all'interno della fabbrica si sollevarono e cominciarono a volare nell'aria, facendo mille piroette.

Kale sorrise.

Solo lì, in quella vecchia fabbrica abbandonata, poteva usare i suoi poteri.

Ciò che nessuno poteva anche solo minimante sospettare, era che lei fosse telecinetica.

Aveva avuto questa dote fin da quando era piccola, infatti, Kale sospettava che era quella la ragione per cui era stata abbandonata.

Aveva scoperto i suoi poteri a tre anni quando, infuriata a causa delle prese in giro di una banda di bulli, aveva mosso, inconsciamente, sassi, terra e rami, distruggendo tutto il giardino dell'istituto.

I grandi aveva creduto che si trattasse di un terremoto ma solo lei sapeva cosa era veramente successo.

Da allora, aveva cominciato a temere i suoi poteri.

Voleva liberarsene ma era impossibile.

Ogni giorno sentiva, sapeva che i suoi poteri stavano crescendo... e che stavano diventando sempre più pericolosi.

Tuttavia, doveva assolutamente liberarli, altrimenti sarebbe stata male... ma li usava solo in luoghi deserti e isolati, in modo che se qualcosa fosse andato storto, nessuno sarebbe morto.

Quei suoi dannati poteri erano altamente pericolosi e distruttivi... si sentiva come una pentola a pressione.

Se non fosse stata attenta sarebbe esplosa...

Così, aveva cominciato ad evitare gli altri e a subire tutti quegli atti di bullismo... anche se aveva il potere di schiacciare chiunque.

Eppure, quel giorno, qualcuno era venuto in sua difesa...

La dura e l'idolo della scuola... Caulifla...

Kale rimase in silenzio, mentre gli oggetti continuavano a librarsi nell'aria.


Non immagini nemmeno lontanamente come sono stata male, Cabba...” “Ci credo. Quello che mi hai raccontato è davvero disgustoso.”

Cabba e Caulifla si trovavano in un bar a parlare.

Il ragazzo aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava... Caulifla era venuta, di punto in bianco, in piscina e, soprattutto, aveva deciso di pagare di tasca propria il conto del bar.

Non era mai successo prima di quel momento e ciò significava una cosa.

Guai.

E parecchio grossi.

Dopotutto, era il suo migliore amico fin dalle elementari e capiva al volo quando qualcosa rodeva a Caulifla.

Infatti, dopo aver sentito la storia di quello che era successo, capì il perché del malessere dell'amica.

Hai fatto bene ad aiutare quella ragazza. Non dovresti sentirti così male.” le disse per aiutarla, anche se sapeva già che era praticamente inutile.

Infatti, Caulifla sbottò: “Tu non capisci! Li ho visti varie volte insieme al parco! Me ne sono sempre infischiata di quello che accadeva!! Credevo che fossero una coppia, ti rendi conto?!” “Mica potevi sospettare una cosa del genere.” “Ti sbagli, Cabba! Dovevo sospettarlo! Meno male che oggi sono tornata indietro perché mi erano cadute le chiavi...” “Sono certa che ti sarà molto grata per quello che hai fatto.” “Ma le volte scorse...” “Lascia perdere il passato, Caulifla. Il passato è dietro di noi e il presente e il futuro sono davanti. Quello che conta davvero sono le azioni del nostro presente, non quelle del passato.”

La ragazza rimase in silenzio.

Cabba aveva ragione, come sempre.

Ormai, quello che era successo era successo... quello che contava davvero era il futuro e cosa intendeva fare per quella ragazza.

Ad un tratto, ebbe un'illuminazione.

Ehi, Cabba.” propose, eccitata “E se andassimo alla fiera assieme a quella ragazza?” “Eh?” “Ma sì. La invitiamo e la portiamo con noi. Sarà divertente e non soffrirebbe più a causa dei maltrattamenti.” “In effetti... non è una cattiva idea...” “Visto? Allora non ti resta che invitarla.” “Che intendi, Caulifla?” “La inviterai tu, Cabba. Ovviamente.” “Cosa?! E perché?!” “Perché tu, ha un'aria da ragazzo tranquillo e affidabile. Kale si fiderà subito di te.”


DRIIIN

La campanella di fine lezioni suonò e, in pochi secondi, l'aula si svuotò completamente.

Come al solito, Kale era l'ultima ad uscire dalla classe.

Scusa...” disse una voce alle sue spalle.

Kale si voltò, incredula.

C'era un ragazzo piuttosto magro e minuto, coi capelli a spazzola neri e un grosso ciuffo.

Aveva gli occhi dello stesso colore e sembrava parecchio imbarazzato.

Kale era senza parole.

Era lì per lei?!

Tu sei Kale?” domandò, imbarazzato, il giovane e, non appena la ragazza annuì, lui continuò: “Mi chiamo Cabba... so che ti posso fare un po' senso, presentarmi così di colpo ma... il fatto è che io sono un amico d'infanzia di Caulifla...”

Appena sentì quel nome, Kale sgranò gli occhi.

Un amico di Caulifla era lì per lei?!

Io e lei abbiamo in programma di andare alla fiera, sabato prossimo e ci stavamo chiedendo...” continuò Cabba “...Se ti andasse di venire con noi.”

La giovane sgranò gli occhi.

Un invito?!

Per lei?!

Non era possibile!

Se non ti va di venire non importa...” continuò Cabba, allontanandosi, ma Kale lo fermò: “Aspetta... io... voglio venire.” “Ottimo. Ti do' il mio numero e quello di Caulifla, così se hai dei dubbi, non dovrai far altro che chiamarci.”


Era seduto sul suo letto, adirato nero.

Era stato interrotto mentre umiliava quella patetica mocciosa di Kale da quella dannata ficcanaso di Caulifla, che aveva pure avuto la faccia tosta di spruzzargli dello spray in faccia e di dileguarsi con la sua vittima.

Da quel giorno era passata una settimana e non le aveva riviste.

Sorrise sadicamente.

Non c'era alcuna fretta di ritrovarle...

Dopotutto, la vendetta era un piatto che andava consumato freddo...


Kale guardava affascinata tutte le bancarelle e le giostre che la circondavano mentre seguiva, timidamente, Cabba e Caulifla.

Non era mai andata ad una fiera, per timore che i suoi poteri combinassero qualche guaio, ma doveva ammettere che era davvero bellissima.

E, poi, assieme a Cabba e a Caulifla si trovava così bene...

Ehi, Kale.” la chiamò, ad un tratto, Caulifla e, una vola che Kale si fu voltata, le chiese: “Che ne dici di salire sugli autoscontri?” “Ci sto.”

I tre giovani, dopo aver pagato il biglietto, salirono ognuno su una vettura a scelta.

Una volta che il gioco ebbe inizio, si misero a scontrarsi a vicenda, scatenando risate a crepapelle.

Quando i tre finirono il giro, non stavano più nella pelle.

Solo Kale ebbe la forza per balbettare: “E' stato... è stato fantastico!” “Vero, eh? Ma tieniti forte, piccola. Il bello deve ancora venire.” le disse Caulifla, prendendo Kale e Cabba sottobraccio e trascinandoli via.

Dopo gli autoscontri, il trio salì sugli aeroplani e altre giostre, per poi comprarsi dei panini e delle bibite da una bancarella.

Allora, ti diverti?” domandò Caulifla a Kale e lei, tutta contenta, annuì.

Bene, allora andiamo su quella!” esclamò la ragazza, indicando la ruota panoramica e, prima che Cabba o Kale ebbero il tempo di dire la loro, Caulifla li prese per il polso e li trascinò verso la giostra.


Erano loro.

Non c'era alcun dubbio.

Quelle due dannate che l'avevano umiliate la volta scorsa... finalmente, avrebbe potuto fargliela pagare...

Stavano salendo su una cabina della ruota panoramica, assieme a un ragazzo basso, minuto, con gli occhi neri e capelli a spazzola dello stesso colore.

Anche se c'era quel ragazzo, non era per niente preoccupato... quel ragazzo così minuto non sarebbe di certo stato un problema...

Si appoggiò ad una bancarella e prese il cellulare, pregustando la vendetta che avrebbe avuto fra poco su quelle due e sul loro amico...


Uao...” si lasciò scappare Kale, guardando fuori dalla navicella.

Vedere il mondo da lassù... era davvero bellissimo...

Sembrava sospesa in aria e lontana... lontano dal mondo, dai bulli, dai pericoli, dai suoi poteri... da tutto!

Ti piace proprio la ruota panoramica, eh?” commentò Caulifla mentre Cabba le dava una gomitata.

Tuttavia, Kale non fu per niente offesa delle parole della ragazza e, con un grosso sorriso, annuì: “Sì... mi diverte un sacco...” “Peccato che domani smontano tutto...” sbuffò Caulifla e Cabba le ricordò: “L'anno prossimo ritornano... se vi va, possiamo tornarci tutti e tre insieme. Ancora una volta.”

Le due ragazze si voltarono a guardarlo, in silenzio.

Cabba, vedendosi al centro dell'attenzione, spiegò, imbarazzato: “Ecco... penso solo che... sarebbe una cosa carina da fare, voi che ne dite?” “Sì! Facciamolo!” annuì, tutta contenta, Kale mentre Caulifla, cercando di nascondere un sorriso, dichiarava: “E perché no?” “Bene... allora è una promessa.” annunciò Cabba e allungò la mano.

In un attimo, le mani di Kale e di Caulifla si unirono alla sua.


Certo che fa freddo... come lo odio il freddo!” “Sono le nove, Caulifla... è normale che faccia così freddo. E non dimenticare che siamo pure in autunno inoltrato. Più freddo di così...”

I tre ragazzi stavano camminando, in completo silenzio, nel viale alberato, illuminato solo dalla luce dei lampioni.

A me non piace molto questa strada... è così buia... e così deserta... fa paura.” commentò Kale e Caulifla rispose: “E' l'unica strada per tornare a casa.” “Però bisogna ammettere che sembra di trovarsi in un film dell'orrore...” aggiunse Cabba, guardandosi attorno.

Aveva una brutta sensazione...

Ma di che vi preoccupate? Ho fatto questa strada di notte un sacco di volte e non è mai successo niente!” sbottò Caulifla, nascondendo l'ansia che stava crescendo dentro di lei.

In realtà, non era per niente tranquilla.

Aveva come la sensazione che qualcuno li stesse seguendo... non vedeva l'ora di raggiungere casa sua...

Ragazzi...” disse, ad un tratto, Kale “Ci sono dieci individui che ci stanno accerchiando.”

Cabba e Caulifla si voltarono, increduli, ma non fecero in tempo a domandarle niente che vennero circondati da altri dieci tizi.

Che volete?” domandò Caulifla, con tono seccato, e una voce disse: “Solo pareggiare qualche conto, ragazzina...”

I tre sgranarono gli occhi.

Davanti a loro, c'era il ragazzo che perseguitava Kale.

Che cavolo vuoi?” gli domandò Caulifla e l'altro rispose: “Solo vendicarmi di te e della tua amica. Sai, non è stato per niente carino l'avermi spruzzato addosso quello spray...” “Parla per te. Per vendicarti ti sei portato un gruppo di sbandati. Sei proprio un vigliacco.” “In guerra non esistono cose giuste. L'importante è sconfiggere il nemico.”

Senza dire una parola, Caulifla e Cabba si misero in posizione di combattimento mentre Kale li fissava in silenzio.

Ehi, Kale.” le sussurrò, ad un tratto, Caulifla “Appena inizia il pandemonio, corri a nasconderti dietro ad un albero e non muoverti assolutamente, capito?” “S... sì, certo...” “Bene. Non vorrei che ti capitasse qualcosa.”

Kale rimase in silenzio, senza parole.

Caulifla le aveva appena detto che non voleva che le capitasse qualcosa?!

Nessuno, prima di allora, le aveva detto parole così belle... anzi, credeva che se le fosse successo qualcosa, a nessuno gliene sarebbe fregato niente, in quanto era considerata da tutti strana...

In un attimo, i dieci colossi si avventarono contro di loro ma Cabba e Caulifla, con abilità, schivarono tutti i loro attacchi e li misero ko in un attimo con pochi colpi di karate.

Kale, la quale fin dall'inizio della battaglia si era rifugiata dietro ad un albero come le era stato ordinato, osservò, incredula, la scena.

Cabba e Caulifla erano davvero molto bravi... adesso che ci pensava meglio, aveva letto un articolo in cui loro due avevano partecipato alle olimpiadi tra le scuole di tutta la nazione, vincendo pure.

In pochi secondi, dei teppisti che li avevano aggrediti, non c'era nemmeno uno in piedi, a parte il tizio che li aveva attaccati.

Non erano proprio di speciale, questi tizi.” dichiarò Caulifla “Dovresti ideare piani più efficaci se vuoi vendicarti.”

Aveva appena finito di parlare, che il ragazzo estrasse un coltello dalla tasca della giacca e si avventò contro di lei, colpendola al ventre.

CAULIFLA!!!!” urlarono, in contemporanea, Kale e Cabba, avvicinandosi alla ragazza, la quale, nel frattempo, si era accasciata per terra dolorante.

Sto bene... non preoccupatevi...” sussurrò lei, dolorante, ma si vedeva lontano un miglio che stava soffrendo tremendamente.

Kale tremò per la rabbia.

Caulifla... la sua unica vera amica che aveva avuto in tutta la sua vita... era stata ferita... per colpa sua?!

Guardò con profondo odio i loro aggressori.

Era stata tutta colpa loro... se Caulifla si era fatta male... ma avrebbero sofferto.

Avrebbero sofferto le pene dell'inferno per quello che avevano fatto.

NON VI PERDONERO' MAI!!!!!!” urlò Kale, adirata.

Nel mentre che urlava, si librò in aria, mentre tutto ciò che era lì intorno, alberi, rifiuti, rami, si sollevò e si misero a girare a tutta velocità attorno a lei.

Tutti i presenti erano senza parole.

Cosa le stava succedendo?!

Ad un tratto, uno dei rami sfrecciò a tutta velocità verso uno dei teppisti, infilzandolo al ventre.

Il suo caldo sangue color cremisi si sparse ovunque.

Kale sorrise in maniera sadica.

Fuori uno.

Con semplici movimenti delle sue braccia, le rocce, i rami e tutto quello che aveva sollevato con i suoi poteri si scagliarono a tutta velocità verso i suoi aggressori, colpendoli in pieno e dipingendo di rosso il marciapiede.

Cabba osservava, senza parole, quello spettacolo.

Cosa stava succedendo a Kale?!

Finalmente, Kale finì la sua carneficina e si posò per terra, sporcandosi gli stivali di sangue.

Tuttavia, si accorse che il tizio che l'aveva molestata per anni, ferendo pure Caulifla, stava scappando verso la fiera.

Sorrise sadicamente.

Povero illuso... non le sarebbe sfuggito.

S'incamminò lentamente verso la fiera, sotto lo sguardo incredulo di Cabba.


Correva senza fermarsi, nonostante la stanchezza lo stesse uccidendo.

Doveva salvarsi da quella furia.

Quella lì non era per niente umana.

Aveva fatto fuori, con tutta la calma del mondo, una banda di teppisti e poi quello sguardo... impossibile da dimenticare.

Lo sguardo di un assassino, di un mostro!

Ad un tratto si fermò, sbiancato.

Lei era lì, davanti a lui, col suo solito sorriso sadico.

Stava per scappare di nuovo quando sentì un dolore allucinante.

Kale fece un ghigno.

I suoi poteri erano davvero molto potenti... con essi poteva decidere della vita e della morte di un individuo... poteva scegliere se farlo morire velocemente e fargli patire le pene dell'inferno... era stato proprio un vero peccato non averli usati fin da subito...

Con sempre il suo ghignò, spezzò a metà il corpo di colui che, per anni, era stato il suo aguzzino, col suo sangue, ancora caldo, che le finì addosso.

In un attimo, le risate, le urla e il calore che, fino a un secondo prima avevano animato la fiera si bloccarono, come se un tremendo vento gelido avesse ghiacciato tutti i presenti.

Ad un tratto, qualcuno urlò e tutti cominciarono a correre, gridando, da tutte le parti.

Kale rimase immobile.

Quelle urla, quel terrore... era il suono più bello del mondo.

Finalmente, dopo tanti anni, i suoi oppressori pagavano il prezzo delle loro cattiverie nei suoi confronti.

Coi suoi poteri, cominciò a sollevare e a distruggere tutto ciò che la circondava, lanciandoli verso la folla e ammazzandone un bel po'.

Oppure, semplicemente, li tagliava a metà.

Ascoltava in silenzio le urla disperate e si lasciava sporcare tranquillamente dal sangue di tutti innocenti che aveva ucciso.

Non gliene sarebbe potuto fregare di meno di quelle miserabili vite...

Presa dalla frenesia, fece alzare un pezzo di metallo e lo fece, di nuovo, volare in mezzo alla folla.

Si sentì un urlo femminile e Kale si mise a guardare chi aveva colpito.

Si trattava di una ragazza, all'incirca della sua stessa età, la quale era ancora viva.

Si preparò a darle il colpo di grazia quando accadde qualcosa che la fece fermare.

Una ragazzina, più piccola ma molto somigliante a lei, si era avvicinata di corsa a lei, preoccupata.

Vedendole insieme ebbe un blocco.

Quelle due... assomigliavano tanto a quello che era successo poco fa con Caulifla... ma, stavolta, era stata lei a ferire una ragazza.

Si voltò e vide un'immagine.

Il suo sguardo era vacuo, i suoi capelli sciolti ed essa era ricoperta di sangue così tanto da far venire il vomito.

Kale rimase in silenzio a fissarla, non riuscendo a spostare lo sguardo.

Dopo un po', allungò la mano verso di lei, accorgendosi che anche la ragazza allungava la mano.

Ad un tratto, la mano di Kale toccò una superficie fredda.

Sentì calde lacrime scenderle dagli occhi.

Quello che aveva davanti era uno specchio e la ragazza piena di sangue e dallo sguardo di ghiaccio, che stava piangendo a sua volta, era lei.

Ecco cos'era diventata.

Un mostro assettato di sangue e morte.

Aveva usato i suoi poteri per vendicare Caulifla e, come temeva, ne era stata posseduta, diventando un mostro a tutti gli effetti.

Ignorando le due sorelle, si voltò e corse via, tra le rovine della fiera, piangendo a dirotto mentre, attorno a lei, tutto si distruggeva.


Insomma... cerca di muoverti... Cabba...” “Ci sto provando, Caulifla. Guarda che è difficile trascinarti.”

Cabba stava trascinando faticosamente Caulifla verso la fiera.

La ragazza, dolorante ed esausta, esclamò: “Dobbiamo... trovarla... assolutamente... non possiamo permettere... che le accada... qualcosa...” “Lo so...” annuì Cabba, dirigendosi verso la fiera, da dove si sentivano boati e urla.

Si fecero da parte per lasciar scappare un sacco di gente che correva a perdifiato.

Entrarono nella fiera che era ormai deserta.

Era tutto distrutto e ovunque c'erano corpi.

Sembrava di camminare in una città fantasma.

I poteri di Kale erano così potenti da far paura...

Hai... hai idea di... dove sia finita?” domandò Caulifla e Cabba rispose: “Seguiamo le tracce di distruzione.”


Le tracce portano qui.” dichiarò Cabba indicando la vecchia fabbrica abbandonata.

Guardando Caulifla, la quale era sempre molto più pallida e debole, propose: “Forse, è meglio se aspetti qui... cercherò di far ragionare Kale...” “Col... col cavolo... vengo con te...” balbettò, Caulifla.

Cabba sospirò.

Certe volte, Caulifla era proprio testarda...

Con difficoltà, Cabba riuscì ad entrare, assieme all'amica, nella fabbrica.

Lo stabile era avvolto nel buio e nel silenzio.

Il ragazzo cliccò un pulsante e, vedendo che era ancora tutto avvolto nel buio, commentò: “Dev'essere andata via la luce.” “Sveglia, Cabba... è... una fabbrica... abbandonata...” “Sono così nervoso che non riesco a ragionare.” “Dove credi che dobbiamo andare?” “Non lo so... giriamo un po' intorno e cerchiamola.”

Cabba, sempre trascinando Caulifla, s'incamminò nel lungo, freddo e buio corridoio.

I suoi passi rimbombavano nel cupo e abbandonato stabile.

Cabba...” esclamò, ad un tratto, Caulifla, indicando davanti a lei “Guarda laggiù.”

Da una porta socchiusa proveniva un'inquietante luce verde.

Facendosi coraggio, Cabba si avvicinò alla porta e la spinse lentamente.

La luce verde era dovuta ad una barriera che avvolgeva un corpo che levitava mentre attorno ad esso volavano senza sosta vari oggetti.

Kale...” sussurrò Cabba e il corpo che levitava alzò lo sguardo verso di lui.

Cabba... Caulifla...” sussurrò Kale, senza parole, e Cabba le chiese: “Sì, siamo noi. Come stai? Tutto bene?” “Andatevene.”

Kale pronunciò quella frase con un tono più alto e il giovane si accorse che il suo tono era un misto tra la sua solita timida voce e una voce che sembrava il ringhio di un animale.

In ogni caso, non aveva per niente paura.

Non abbiamo fatto tutta questa strada per andarcene subito!” le rispose Cabba e Kale lo avvertì: “Dovete andarvene!!! Ma non capite che sono pericolosa?! Che se mi state accanto vi accadranno solo cose brutte?!” “Abbiamo corso molti rischi venendo qui. Credo proprio che possiamo permettercene uno in più.” le ricordò il giovane e, allungandole la mano, le propose: “Vieni con noi. Io e Caulifla vogliamo aiutarti. Possiamo farcela.” “Tu non capisci!!! Non esiste un posto per me!!! Non è mai esistito!!!” urlò Kale e il soffitto cominciò a scricchiolare paurosamente.

Disperata, la ragazza continuò: “I miei genitori mi hanno abbandonata perché possedevo questi poteri!!! Tutti mi hanno sempre considerata strana ed evitata!!! Nessuno potrebbe mai amare una creatura come me!!!” “Noi però... non ti abbiamo evitata...” sussurrò, debolmente, una voce.

Caulifla, col viso pallido e sofferente, continuò: “All'inizio, volevo aiutarti solo perché mi sentivo in colpa per non averti mai aiutata... tuttavia, questa gita insieme... mi è piaciuta tantissimo... Kale... tu non sei strana... sei fantastica, unica e speciale. Sei una persona dolce, gentile e sincera.” “Ma io... io sono un mostro...” “Tu non sei un mostro. Anche se possiedi degli incredibili poteri, non credo assolutamente che siano malvagi. Se io avessi una figlia coi tuoi poteri, Kale... ti prometto che non l'abbandonerò mai. Perché sono certa che con essi, renderebbe questo posto un mondo migliore. Sai, Kale... io... avevo una sorellina in passato... l'adoravo... ma, purtroppo, è morta per un incidente a sei anni... sappi... che tu... me l'hai ricordata fin dall'inizio.”

Kale, ormai, non riusciva più a trattenere le sue lacrime.

Per qualcuno... era importante.

Caulifla sorrise prima di svenire con un gemito tra le braccia di Cabba.

Sorellona!!!” urlò Kale e Cabba disse: “Deve aver perso troppo sangue...”

Kale si avvicinò trafelata e allungò le mani sulla ragazza.

Fin dall'inizio, aveva avuto questa sensazione... ma era troppo spaventata dai suoi poteri per crederci... ma, dopo le parole di Caulifla, era pronta a fare un tentativo!

Dalle mani della giovane si sprigionò una luce verde che investì il corpo immobile di Caulifla.

Dopo qualche secondo, il colorito marmoreo di Caulifla si trasformò in un rosato e la giovane aprì gli occhi, incredula.

Kale si guardò le mani.

I suoi poteri non servivano per distruggere, come aveva pensato per anni... ma per salvare... peccato solo averlo scoperto in quel momento.

Ad un tratto, la fabbrica cominciò a tremare.

Cosa cavolo succede?!” domandò Caulifla e Kale spiegò: “La fabbrica sta cedendo... è troppo vecchia e il mio potere la sta facendo crollare.” “Presto, andiamocene.” le disse Cabba, afferrandole la mano ma Kale rimase immobile.

Che ti prende Kale?! Andiamocene, forza!!!” le domandò, nervosa, Caulifla e Kale, serenamente, rispose: “Andatevene voi. Io resto qui.” “Cosa?! E perché?!” “Ve l'ho già detto. Là fuori non c'è più un posto per me. Me lo sono distrutto. Voi, però, potete salvarvi. Promettetemi solo che se troverete un altro come me, lo aiuterete a controllare i suoi poteri e a trovare il suo posto nel mondo.” “Te lo puoi scordare!!! Noi non ti abbandoniamo!!!” “Lo immaginavo...”

I due ragazzi sentirono una forte presa al ventre scaraventarli fuori dalla stanza.

KALE!!!!!” le urlarono i due in coro mentre Kale, con un triste sorriso, li guardava allontanarsi a tutta velocità grazie all'aiuto della sua telecinesi.

I due vennero trascinati via a tutta velocità dalla fabbrica finché non atterrarono nel freddo asfalto.

Erano appena stati portati fuori, che la fabbrica crollò completamente, con un sonoro boato e un polverone.


I mattoni e le tracce della fabbrica erano sparite completamente eppure nessuno osava costruire niente o anche solo avvicinarsi.

Girava infatti la voce che quel terreno fosse maledetto.

Tuttavia, davanti a quel pezzo di terra maledetto c'erano due giovani.

I due, in silenzio e con solennità misero due bouquet di fiori, con tanti tipi diversi di fiori, davanti ad esso.

Credi che le piacciono?” domandò la donna mentre il vento le accarezzava i neri capelli ribelli “Non le ho chiesto quali fossero i fiori che le piacessero... una delle mille cose che non le ho chiesto quel giorno di dieci anni fa...” “Sono certo che apprezzerà lo stesso il pensiero.” fu la risposta dell'uomo, coi capelli a spazzola e il ciuffo “Spero che si trovi in un posto migliore... un posto che l'accetti per quello che è... e che non temi sé stessa...” “Mamma, papà...” domandò una voce alle sue spalle.

A parlare era stata una ragazzina di nove anni, cogli occhi e capelli neri e con un grosso codino.

Cosa c'è, Kale?” domandò il padre e la bambina rispose: “Perché ogni anno prima della fiera ci rechiamo qui?” “Perché in passato promettemmo ad una persona speciale che saremmo andati di nuovo con lei alla fiera. Purtroppo è morta prima che potesse accadere...” “Ed era molto importante questa persona, mamma?” “Altroché... era quasi la mia sorellina...”

Kale guardò per terra, l'asfalto pieno di piccoli sassi.

Allungò la mano ma essi rimasero completamente immobili.

Alzò lo sguardo e vide, nascosta dietro ad un albero una giovane ragazza.

Anche se aveva i capelli spettinati ed era piena di sangue, non aveva paura.

Sapeva che poteva fidarsi di lei.

La ragazza allungò la mano e Kale la imitò, stavolta facendo muovere i sassi.

Kale!” la sgridò sua madre, la quale si era girata proprio in quel momento “Lo sai che non devi usare i tuoi poteri fuori da casa! La gente è ancora terrorizzata da quell'incidente di dieci anni fa! Se scoprissero che possiedi poteri telecinetici potrebbero farti del male!” “Scusa, mamma...” si scusò la bambina mortificata e il padre, prendendole la manina, le disse: “Mi raccomando, fa' molta attenzione alla fiera.” “Tranquillo, papà.”

La piccola famigliola si diresse verso la fiera mentre, dietro all'albero, ad osservarli in silenzio e coi capelli spettinati mossi dal vento c'era la ragazza piena di sangue la quale, prima di sparire in un freddo vento autunnale, sorrise con dolcezza.

   
 
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