Mad
Mother
Aya
mugolò, la testa le cadeva in avanti, i lunghi
capelli mori le ricadevano ai lati del viso pallido. Era accomodata su
un
trono, foderato di raso rosso, con il legno di ciliegio tinto
d’oro; vestita
come una bambola, con pizzi, merletti e fiocchi sul capo.
Sul
pavimento sporco di sangue di pietra si srotolava
un lungo tappeto di raso rosso.
La
dottoressa Aya si avvicinò alla sua clone e
accarezzò la guancia della sua creazione.
“Benvenuta
a questa piccola festicciola di Halloween. Oggi
festeggiamo la tua rinascita alla bellezza eterna, come avrebbe voluto
mio
padre” disse.
Aya
socchiuse gli occhi, le sue iridi azzurre avevano
uno sguardo spento.
Davanti
a lei c’era innumerevoli cadaveri intenti a
danzare; ai morti mancavano occhi, arti e la pelle era ricucita in
più punti.
Parecchie erano ragazzine e c’era anche il corpo di un uomo
con metà viso
bruciato, un occhio mancante coperto dalle ciocche di capelli biondi e
uno
squarcio sulla gola.
Tra
gli esseri privi di vita saltellavano dei
coniglietti bianchi con ferite mortali, che balzavano seguendo la
melodia.
“Dottoressa,
ho messo via il vostro libro degli
esperimenti” disse Maria sulla porta.
“Ti
ringrazio. Unisciti pure alle danze” le rispose la
figlia adottiva. Le lenti degli occhiali di quest’ultima
brillarono.
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