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Autore: Sweetlit    03/11/2018    2 recensioni
Era stato quando aveva svoltato la prima delle curve, alla fine della superstrada. Le sue mani si erano contratte automaticamente sul volante, le dita tanto strette da sbiancare persino le nocche, il resto del suo corpo teso come una corda di violino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato quando aveva svoltato la prima delle curve, alla fine della superstrada. Le sue mani si erano contratte automaticamente sul volante, le dita tanto strette da sbiancare persino le nocche, il resto del suo corpo teso come una corda di violino.
Una pioggerella finissima aveva iniziato a cadere sul parabrezza, rompendo la quiete dell'abitacolo, annebbiando vagamente la vista delle montagne in lontananza.
L'asfalto era via via degradato, man mano che il percorso aumentava in pendenza, mettendo a dura prova i copertoni usurati e il motore scoppiettante dell'auto che aveva preso a nolo un centinaio di chilometri prima.
Aveva stretto i denti, allungandosi per togliere la condensa che già si era formata sul vetro con un paio di manate veloci, pur sapendo che sarebbe riuscito a proseguire lungo quei pendii anche alla cieca, pulendosi distrattamente i palmi contro un lato dei pantaloni.
La pioggia era aumentata d'intensità e un tuono era rimbombato sopra la sua testa, facendo tremare i finestrini. Ne aveva abbassato uno, inspirando a pieni polmoni l'aria fredda che era entrata a folate, ignorando gli spruzzi d'acqua che avevano bagnato il sedile del passeggero, dove aveva gettato la sua vecchia sacca di tela malconcia.
Aveva continuato tra curve e saliscendi, rischiando per un paio di volte di ingolfare il macinino, grattando la marcia con tanta forza da fargli temere di ritrovarsi con la leva del cambio in mano, finché il rovescio non aveva cominciato a scemare in un timido picchiettio sommesso. Allora la strada si era fatta meno ripida, le montagne più familiari e nel vento si era diffuso il vago sentore di alberi e fiori della sua giovinezza.
Aveva lanciato un'occhiata trasversale alla mappa infradiciata semiaperta accanto a lui, più per involontaria abitudine che per bisogno di certezza, quindi aveva accostato e spento il motore, lasciando la chiave nel quadro; per un istante, il silenzio aveva invaso l'interno della macchina,cogliendolo quasi di sorpresa, e solo i muscoli delle braccia, che cominciavano a fargli male sul serio, lo avevano convinto a lasciar finalmente andare il volante.
Il sedile aveva cigolato in segno di protesta, quando ci si era accasciato contro, con gli occhi chiusi:aveva sentito improvvisamente la stanchezza come un'ombra dietro le palpebre, ma sapeva che non era dovuta al lungo viaggio.
Con un sospiro leggero, si era allungato fino a schiacciare l'accendisigari infilato nel cruscotto, andando poi a rovistare di malavoglia nella sua borsa per trovare un pacchetto di sigarette mezzo appiattito. Se ne era infilata una in bocca e aveva aspettato, guardando le ultime gocce di pioggia scivolare pigramente dai vetri luridi e appannati.
Le montagne non erano cambiate affatto,e pur essendo quasi estate, alcune delle cime mantenevano ancora il loro aspetto innevato, così come le punte di diversi alberi della vallata.
Aveva tolto la cintura di sicurezza,socchiudendo leggermente la portiera verso l'esterno, inalando con un vago senso di gratitudine l'odore familiare di piante e muschio,perdendosi per un momento nei ricordi.
Lo scatto dell'accendisigari lo aveva riportato di colpo alla realtà come un rombo di cannone, facendolo in parte sobbalzare, tuttavia lo aveva comunque afferrato con avidità e si era acceso la sigaretta con mano tremante, cancellando i residui del suo passato boccata dopo boccata.
Una volta arrivato al filtro, lo aveva lasciato cadere al di fuori dell'abitacolo dopo averlo usato per cominciarne una nuova, gettando una rapida occhiata allo specchietto retrovisore prima di spalancare del tutto la portiera.
Era sceso con passo sorprendentemente leggero, chiudendo la macchina alle sue spalle e appoggiandovisi contro, fumando pensoso: aveva smesso di piovere, a quanto pareva, e persino l'aria sembrava farsi di minuto in minuto più mite, ora che la tempesta si era placata.
Aveva contemplato ancora per un momento le vette che lo circondavano, protettive, buttando il secondo filtro distrattamente al suolo, staccandosi con difficoltà dal veicolo per dirigersi stancamente verso il ciglio della strada, poggiando le mani sul guard-rail arrugginito.
Neppure il fondovalle era pressoché cambiato, anzi, appariva come congelato nel tempo, identico fino all'ultimo particolare come tutto il resto.
Le sue mani si erano contratte attorno alla barriera, mentre scrutava attraverso la nebbia che si alzava silenziosa sulla brughiera sottostante: le sterpaglie avevano avuto la meglio, negli anni, ma le grandi querce che una volta avevano dominato la spianata sembravano aver resistito, pur se con qualche difficoltà.
Aveva scrutato con attenzione in mezzo alla bruma in movimento, lasciando vagare lo sguardo, ed eccolo, solo per una frazione di secondo, il lago, nascosto tanto bene alla vista che se non si avesse saputo cosa cercare, non si sarebbe mai trovato.
La vista gli si era momentaneamente offuscata, e non per colpa della fredda aria di montagna. Il lago aveva fatto capolino per un altro istante, prima di scomparire di nuovo, stavolta in modo quasi definitivo.
Si era passato una mano sulla faccia,stropicciandosi le palpebre, mordicchiandosi pensosamente il labbro inferiore. Era stato tanto rapido che gli era sembrato quasi un monito, o un invito a rinunciare, forse.
Il tempo era mutato un'altra volta,le nubi si erano radunate e il vento aveva ripreso a soffiare turbolento, spargendo intorno il vago sentore lacustre della vallata.
Aveva vacillato nel suo proposito e carezzato per un momento l'idea di girare il suo trabiccolo e tornarsene da dove era venuto, ma in fin dei conti, cosa sarebbe ormai cambiato? Così si era staccato dal parapetto per tornarsene rigido verso la macchina, esitando solo un poco sulla maniglia, prima di infilarcisi con un brivido dentro.
Era rimasto immobile per un istante, lo sguardo perso nel vuoto, e quando si era osservato velocemente nello specchietto, per poco non si era spaventato per quanto era impallidito.
La pioggia aveva ricominciato a cadere proprio quando aveva riavviato il motore, svoltando sulla strada principale per riprendere il suo pellegrinaggio, accompagnandolo con il suo inesorabile ritmo lungo la discesa nel fondovalle.

   
 
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