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Autore: g21    05/11/2018    5 recensioni
Remus Lupin, dall'attacco di Greyback alla scoperta dei suoi amici
"Pensa che non vorrebbe essere un peso per i suoi genitori e che vorrebbe soltanto vederli ridere, mentre lui gioca felice con altri bambini. Invece, per colpa del mostro che vive dentro di lui, non può fare nulla di tutto questo.
Spera soltanto che arrivi qualcosa che illumini la sua vita, anche una cosa piccola, come la candela della notte scorsa. Remus se la ricorda bene, riusciva a tranquillizzarlo anche con la sua flebile luce."
Storia partecipante al Contest "Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger" indetto da Shilyss sul forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Hope Howell, I Malandrini, Lyall Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il ragazzo e il lupo

 

 
Da giorni non si vedeva un cielo così limpido e sereno in tutto il Regno Unito. Le stelle si mostrano in tutto il loro splendore, quasi facessero a gara per farsi notare. In tutta l’isola innamorati, bambini, famiglie e persino anziani tengono gli occhi alzati per ammirare quella meraviglia.
 
Una famiglia soltanto non esce dalla propria dimora. Una giovane coppia sposata che, fuori da una stanza, osserva preoccupata la porta chiusa a chiave. Lyall Lupin stringe a sé la moglie, Hope Howell, che a stento trattiene i singhiozzi.
 
“Sei sicuro che non riuscirà ad uscire?” chiede la giovane al marito, senza staccare gli occhi dalla porta.
 
“Ho utilizzato tutte le mie conoscenze” risponde Lyall, stringendo la mano della moglie.
 
“Il nostro bambino. Così piccolo e già costretto a subire tutto questo dolore” commenta Hope, non riuscendo a trattenere un singhiozzo.
 
“È colpa mia, Hope, solo mia. Se solo fossi stato al mio posto…” ammette l’uomo stringendo i pugni.
 
“Stavi facendo il tuo lavoro, non continuare con questa storia” interviene la giovane, provando a calmare il marito.
 
“Vorrei solo poter fare qualcosa” spiega lei, non trattenendo una lacrima al pensiero del figlio.
 
“Purtroppo possiamo solo stargli vicino quando tutto finisce” afferma Lyall, lasciando un leggero bacio sulla tempia alla moglie.
 
I due si stringono ancora di più, non osando muoversi dalla solita posizione, quella che assumono tutte le volte nelle notti di luna piena.
 
All’interno della stanza un bambino, di non più di sei anni, se ne sta rannicchiato contro la parete, le ginocchia al petto e la testa poggiata sopra di esse. Non trattiene i brividi, mentre spera che tutto questo finisca presto.
 
Non sa bene cosa succede ogni volta, sa solo che si ritrova, la mattina seguente, sdraiato sul pavimento della stanza in cui viene chiuso. Ogni volta scopre nuovi segni di graffi sulle pareti e nuovi lividi sul suo piccolo corpo. Non capisce ancora bene perché, ogni tanto, è costretto a cambiare casa.
 
Alza la testa e punta gli occhi sull’unica fonte di luce della stanza. Una candela poggiata su un tavolino poco distante. La fiamma è rassicurante e sembra calmare il piccolo Remus. Il fuoco si riflette negli occhi verdi del piccolo e una sensazione di pace lo percorre.
 
La tranquillità non dura tanto.
 
Poco dopo, infatti, il bambino è costretto a piegarsi su sé stesso, a causa di una fitta di dolore a livello del petto. Le lacrime scendono subito dai suoi occhi serrati, non vuole vedere niente. Non trattiene i singhiozzi, non ne sarebbe capace, mentre un dolore unico si irradia dal suo petto in tutto il corpo. Remus urla tutto il suo malessere, un grido che, a poco a poco, si trasforma in un ringhio. Pensa che vorrebbe essere un bambino come gli altri, con degli amici con cui giocare, con cui ridere. Invece è costretto ad una vita da solo, con la sola compagnia dei suoi genitori.
 
Con questo pensiero prende il sopravvento il mostro, il mostro cattivo, senza anima e che brama solo morte. Il bambino non ha più il controllo sul suo corpo, che è, allo stesso tempo, anche il corpo della bestia. Il lupo ha fame, voglia di fare a pezzi tutto quello che capita alla sua portata. Il tavolino presente nella stanza è la prima vittima. Il mostro affonda i denti nel legno che si spezza e lancia schegge da tutte le parti.
 
Anche la candela, che prima infondeva calma e tranquillità a Remus, cade sul pavimento freddo e si spegne, lasciando la stanza nel buio più completo.
 
La mattina successiva, come sempre, Remus si sveglia riverso a terra. I muscoli non fanno altro che continuare a pulsare e ad implorare pietà per la trasformazione subita. Il bambino non vuole aprire gli occhi e non ha ancora la forza di alzarsi, mentre è scosso da brividi continui. Non ha nemmeno la forza di piangere.
 
La porta della stanza si apre di scatto e Lyall corre subito dal figlio. Hope resta indietro, gli occhi che urlano terrore e sconcerto verso le pareti della stanza segnate dai graffi e dal tavolino, ora ridotto a dei pezzi qua e là.
 
Il giovane trasfigura un pezzo di legno in una coperta con cui subito avvolge il figlio, per cercare di scaldarlo almeno un po’. Porta una mano sulla fronte del bambino, scostandogli dalla fronte alcune ciocche di capelli sudati. Lyall prende in braccio Remus e lo tiene stretto a sé mentre si alza. Porta il piccolo nella sua stanza, sistemandolo sopra le coperte. Dopo poco la moglie raggiunge il giovane, in mano una bacinella di acqua con dentro stracci puliti e una spugna.
 
“Le trasformazioni stanno peggiorando, sta iniziando a mordersi da solo” ammette il padre, iniziando a passare la spugna sul corpo del piccolo Remus.
 
Hope non parla, scegliendo di andare a prendere un pigiama pulito per il bambino. Si avvicina nuovamente al letto e, con la dolcezza che solo una mamma possiede per il proprio figlio, inizia a vestire il piccolo, sistemandolo poi sotto le coperte.
 
Remus si accorge di queste piccole attenzioni, ha di nuovo il controllo sul suo corpo. Sente tutti i suoi muscoli protestare per come vengono trattati tutte le volte in cui sorge la luna piena. Sente brividi lungo tutto il corpo, causati dalla febbre. Vorrebbe parlare, ma il bruciore alla gola lo impedisce. Capisce che l’altro non ha smesso di ululare per tutta la notte.
 
Qualcuno gli appoggia una pezza bagnata sulla fronte e la sensazione di fresco è piacevole. L’ultima cosa che sente è una carezza leggera sulla guancia. Pensa che non vorrebbe essere un peso per i suoi genitori e che vorrebbe soltanto vederli ridere, mentre lui gioca felice con altri bambini. Invece, per colpa del mostro che vive dentro di lui, non può fare nulla di tutto questo.
 
Spera soltanto che arrivi qualcosa che illumini la sua vita, anche una cosa piccola, come la candela della notte scorsa. Remus se la ricorda bene, riusciva a tranquillizzarlo anche con la sua flebile luce.
 
 
 
 
Gli anni passano, e Remus è continuamente costretto a cambiare casa e paese con i suoi genitori. Le trasformazioni sono peggiorate, ogni mattina dopo la luna piena scopre un nuovo graffio sul suo corpo.
 
Ora è grande, ha quasi undici anni.
 
Tutti i bambini del mondo magico aspettano con trepidazione di compiere undici anni, perché è a quell’età che arriva la lettera per Hogwarts, la scuola che tutti nel mondo magico conoscono. Il ragazzo ha sempre sognato di poter entrare in quel castello e di poter imparare molte cose.
 
Nonostante la sua condizione non ha mai sperato di poter soddisfare la sua voglia di conoscenza del mondo magico, anche se la biblioteca del padre placava un poco quella voglia. E, specialmente, ha sempre sognato di avere degli amici, per dimenticare per qualche momento il mostro dentro di lui.
 
È alle prese con il libro sulla storia di Hogwarts quando la porta del salotto si apre rivelando un signore anziano, dalla lunga tunica celeste e con barba e capelli d’argento. Sono gli occhi a colpire maggiormente il ragazzo, occhi azzurri dietro a delle lenti a mezza luna, estremamente vivaci per appartenere ad un uomo della sua età.
 
“Ciao, Remus. Posso sedermi qui con te?” domanda gentile il nuovo arrivato.
 
“Certo, ma lei chi è?” chiede di rimando il castano, curioso nonostante non abbia mai visto l’uomo che sta davanti a lui.
 
“Hai ragione, non mi sono presentato. A volte l’età gioca brutti scherzi” risponde l’uomo scherzando.
 
“Sono Albus Silente, il preside di Hogwarts” si presenta poi, tendendo la mano al ragazzo.
 
“E perché è venuto qui? Mio padre dice che non potrò mai frequentare la scuola e che non sarò mai come gli altri” prova confuso Remus stringendo il libro che stava leggendo poco prima.
 
“Tu non hai niente che non va, Remus. Hogwarts ti aspetta” afferma Silente con un sorriso sicuro, porgendo una lettera al castano.
 
Il ragazzo prende la lettera dalle mani dell’uomo e inizia a sorridere senza accorgersene. Tempo pochi minuti che già aveva letto tutto e nella sua mente apparivano le prime immagini di lui nei corridoi della scuola. Non gli importava più del mostro che viveva dentro di lui, se il preside l’aveva raggiunto a casa sua e gli aveva proposto di frequentare la scuola, allora una soluzione al suo problema doveva essere possibile.
 
“Remus” lo chiama una voce, distogliendolo dalle sue fantasie ad occhi aperti.
 
“Mamma, non è bellissimo? Potrò andare ad Hogwarts, ho anche la lettera!” esclama felice il castano, correndo dalla madre che aveva fatto l’ingresso nel salotto seguita dal marito.
 
“Tesoro, non so se è la cosa giusta. Se dovessero scoprire delle tue condizioni…” inizia Hope, provando a spegnere l’entusiasmo del figlio sul nascere.
 
“Ma il preside ha detto che non ho niente che non va. E se mi permette di andare ad Hogwarts significa che una soluzione è possibile” ribatte Remus, non convinto a lasciare andare quella splendida occasione.
 
“Remus, sai bene che non c’è soluzione” continua la donna, cercando di far cambiare idea al ragazzo.
 
“Sai quanto è importante per me. È sempre stato il mio sogno frequentare Hogwarts e incontrare e conoscere altri bambini della mia età” spiega il castano, cercando di far leva su quella necessità.
 
“Per favore, non dirò niente a nessuno, starò attento, farò tutto quello che mi dite, ma lasciatemi andare. È da quando papà mi racconta della scuola che sogno di poter vedere quel castello dal vivo e scoprire tutti i segreti di Hogwarts, sapete che non mi basta leggere la storia su un libro” continua Remus, guardando la madre negli occhi.
 
Gli occhi del ragazzo si fanno lucidi, ma nessuna lacrima scende, sa di non voler far preoccupare gli altri più del necessario. Sa ben che può essere un problema per tutti, il lupo, una volta al mese, esce affamato e feroce, ma cerca di non pensarci, preferendo concentrarsi sulla possibilità di poter vivere tranquillo con altri bambini della sua età. Conosce bene i motivi di sua madre, il non volerlo far uscire di casa, teme che lui possa rivelare il suo segreto a qualcuno, ma il castano non vuole che si sappia, verrebbe probabilmente allontanato e visto come un mostro, e questo non lo vuole.
 
“So di non essere come gli altri a causa sua, ma vogli provare ad essere normale, un bambino senza problemi, se non i compiti e lo studio” prova ancora il ragazzo, la serietà negli occhi, come se ne andasse della propria vita.
 
“Remus…” inizia Hope, senza il coraggio di finire.
 
“Va bene, ragazzo, andrai ad Hogwarts. So quanto ci tieni e non ti fermerò, cerca solo di stare attento” interviene Lyall, parlando per la prima volta facendo sorridere un poco il figlio.
 
“D’accordo, puoi andare. Sarei solo un’egoista a fermarti” ammette infine la madre, come se fosse la cosa più difficile da dire.
 
Remus non crede alle proprie orecchie, finalmente può realizzare il proprio sogno. Ride, per la prima volta veramente felice dopo l’attacco di Greyback. In uno slancio abbraccia i suoi genitori, troppo felice per smettere di sorridere, il pensiero già ad Hogwarts e alle mille cose che potrà fare.
 
“Sai giocare a Gobbiglie, Remus?” domanda Silente, interrompendo il momento felice dei tre.
 
Il ragazzo sorride allontanandosi dai genitori e annuisce in direzione del preside. Sa che probabilmente quello è il più bel giorno di tutta la sua vita e non intende rovinarlo in alcun modo. Così passa il pomeriggio, tra risate, frittelle e partite a Gobbiglie. La lettera di Hogwarts sempre sottomano. È la cosa che gli dà l’accesso al castello, probabilmente la porterà sempre con sé, non potrà mai dimenticare la cosa che ha realizzato il suo sogno, la cosa che gli permetterà di vivere il proprio sogno, nonostante il mostro che vive dentro di lui.
 
 
 
 
 
Il primo approccio con Hogwarts è strano. Trovarsi per la prima volta in mezzo ad altri bambini della propria età è strano, ma bellissimo. È abituato a stare da solo, ma non può fare a meno di sorridere quando a lui si avvicinano due ragazzini per fare conoscenza.
 
Sirius Black e James Potter sono due terremoti, vulcani di idee e geniali ideatori di scherzi, ma anche molto brillanti a scuola. Sono i suoi compagni di dormitorio, insieme ad un quarto ragazzo, Peter Minus. Sicuramente meno attivo e meno brillante, ma con nessuna voglia di tirarsi indietro. Remus è felice di poter contare su amici come loro e, almeno fino ad ora, non ha rischiato di rivelare il proprio segreto.
 
Solo Silente è a conoscenza del lupo, insieme all’infermiera della scuola e alla professoressa McGranitt, la direttrice di Grifondoro, la sua casa. Il ragazzo è libero di trasformarsi al sicuro, raggiungendo una casa disabitata grazie ad un passaggio segreto.
 
È il secondo anno e Remus è rientrato nella torre di Grifondoro dopo aver subito la trasformazione due sere prima. Pensa alla scusa inventata riferita ai suoi compagni di dormitorio. Ogni volta ne inventa una per non farli insospettire troppo.
 
Entra nella stanza, buia nonostante non siano ancora le dieci. Chissà che una volta abbiano ascoltato i suoi consigli per svegliarsi abbastanza riposati la mattina dopo. Fa per raggiungere il proprio letto, quando le candele si accendono insieme e le tende dei baldacchini si aprono, rivelando i suoi amici seduti nei propri letti.
 
“Mi sembrava strano che foste già tutti addormentati. Comunque, potreste far venire un colpo a qualcuno” afferma il castano, facendo passare lo sguardo da un letto all’altro.
 
“Allora, come sta tua mamma?” chiede subito James, gli occhi attenti.
 
“Insomma…” risponde il castano, sperando che il discorso si chiuda.
 
“Non è strano che tua madre stia sempre male quando c’è la luna piena?” domanda Sirius.
 
“Sono solo buffe coincidenze” risponde nervoso Remus, andando a sedersi sul proprio letto.
 
“A noi puoi dirlo se… se tua madre è, insomma, un lupo mannaro” afferma a tratti Peter, non del tutto sicuro della cosa.
 
“Cosa? No, non è mia madre il lupo mannaro, cioè, nessuno è un lupo mannaro a casa mia” ribatte il castano, il cuore a mille nonostante il loro buco nell’acqua.
 
“Però abbiamo sbagliato di poco” commenta il moro con un sorrisino rivolto a James.
 
“Ma se vi ho detto che…” inizia Remus, venendo però fermato dal suo amico.
 
“Hai detto che non è tua madre il lupo mannaro, quindi non abbiamo sbagliato di molto” spiega il ragazzo sistemandosi gli occhiali.
 
“Sei tu…” realizza Peter a bassa voce, tremando leggermente.
 
All’improvviso tutte le certezze di Remus crollano. Aveva giurato di non dire mai niente sulla sua condizione, ma i suoi compagni di dormitorio ci sono arrivati da soli. E per colpa di uno stupido errore.
 
Tutta la felicità dei giorni precedenti, dei due anni passati, sparisce in un attimo, sostituita dalla rabbia, una furia cieca, amplificata dal mostro che vive dentro di lui.
 
Senza guardare in faccia nessuno va a sedersi sul suo letto, tirando anche tutte le tende in modo da nascondersi completamente. Vorrebbe urlare, sfogando tutta la sua rabbia, ma non vuole sembrare un mostro anche quando il lupo non ha il controllo sulla sua mente. Tiene gli occhi chiusi, impedendo alle lacrime di scendere. Non vuole farsi vedere debole dai suoi compagni e non vuole farli preoccupare.
 
Sente le tende aprirsi piano, ma non riesce ad intervenire per chiuderle nuovamente, non ha abbastanza forza. È appena passata la luna piena, non può permettersi sforzi in più, almeno fino a quando non si sarà ristabilito del tutto. Sente già un principio di emicrania per quello scatto non programmato.
 
Il materasso si abbassa, ma il castano tiene ancora gli occhi serrati, non vuole vedere in faccia i suoi amici quando diranno di non volerlo più con loro. Hanno ragione, pensa.
 
Chi vuole essere amico di un ragazzo che una volta al mese si trasforma in un mostro assetato di sangue e violento?
 
“Remus?” lo chiama Peter piano, quasi volesse evitare di svegliare la bestia.
 
“Siete ancora qui?” domanda invece Remus, il tono rassegnato di chi ormai ha capito tutto.
 
“Non andiamo da nessuna parte” risponde Sirius come se la cosa fosse ovvia.
 
 
“Dentro di me vive un mostro, io stesso sono un mostro durante le notti di luna piena. Vi capisco se decidete di lasciarmi. Anch’io ho paura di me stesso” spiega il castano a bassa voce.
 
“Pensavo fossi il più intelligente tra noi quattro, evidentemente mi sbagliavo” commenta sarcastico James.
 
“Non avete ancora capito? Lui potrebbe uccidervi, io potrei uccidervi e quando tornerò in me non ricorderei nemmeno come vi ho uccisi, anche se in realtà l’ho fatto” sbotta Remus, riaprendo gli occhi e portandoli su tre ragazzi attorno a lui.
 
“Non tornare ad essere complicato” protesta Peter.
 
“Il punto è che non è sicuro essere miei amici, non sarà mai sicuro” spiega il castano alzando gli occhi.
 
“Senti, sei il ragazzo più tranquillo che conosco, non faresti del male a nessuno e il lupo si presenta solo durante la luna piena, tutto il resto del tempo sei un ragazzo come gli altri, e non abbiamo nessuna intenzione di perdere la mente che sta dietro ai nostri scherzi” inizia Sirius sicuro, il sorriso più luminoso che mai.
 
“E non sei un mostro. D’accordo, non vorrei mai trovarmi faccia a faccia con te durante la luna piena…” continua Peter, sorridendo appena nonostante il tremolio nella voce.
 
“Ma tu non sei lui. O meglio, lo sei in determinati momenti, ma il punto è che non lo sei sempre e quando non lo sei diventi il ragazzo più calmo e normale di tutti” conclude James, portando una mano sulla spalla del castano.
 
“Inoltre non possiamo farcela senza di te. Voglio dire, chi ci farà copiare i compiti e gli appunti?” aggiunge sempre il moro, sistemandosi gli occhiali.
 
Remus torna a ridere, è una risata leggera e meno sicura delle altre, ma è un inizio. Gli altri ridono con lui, felici. Il castano sa di aver fatto la scelta giusta, una volta sull’espresso per Hogwarts il primo anno, dando fiducia a quei due terremoti viventi e all’altro ragazzino. Sono diventati gli amici migliori che potesse desiderare.
 
Loro sono la candela che lo calmava da bambino, quando aspettava che il mostro uscisse. Una piccola luce nel buio della stanza si è trasformata, prendendo le sembianze di tre ragazzi. Tre amici che, come quella fonte di luce, hanno il potere di farlo sentire al sicuro.
 
Una volta che tutti sono a letto, Remus infila la mano sotto il cuscino e prende un pezzo di pergamena. Stringe a sé la lettera per Hogwarts, quella cosa che ha dato inizio al suo sogno.
 
Ora il lupo è in secondo piano, non gli fa più paura.
 
Sa che avrà sempre al proprio fianco i suoi amici, che illuminano il buio della sua vita.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Eccomi qui, a parlare ancora una volta di Lupin. Il momento è sempre lo stesso, adoro come Sirius, James e Peter abbiano accettato Remus senza pensarci, come se quel mostro non esistesse. Ho deciso di ripercorrere due dei momenti fondamentali nella vita di Lupin, ovvero la scoperta dei suoi amici e la visita di Silente che lo invitava ad Hogwarts. Ho scelto di farlo dialogare con la madre perché me la sono immaginata, a differenza del padre, molto più protettiva e preoccupata rispetto alla condizione del figlio. Naturalmente anche Lyall provava gli stessi sentimenti, ma, a mio avviso, una madre è sempre più protettiva, a maggior ragione se conosceva poco il mondo magico. Inoltre ho voluto analizzare una trasformazione di quando Lupin era ancora piccolo. Ho immaginato che Greyback l’avesse quasi ucciso un anno prima. Il padre non gli aveva ancora raccontato la verità e Remus non capiva il perché di quelle trasformazioni, a ragione. E niente, spero che tutto ciò sia di vostro gradimento. Spero di essere riuscita a mettere tutto il mio amore per Lupin in questa storia. Se volete farmi sapere qualcosa siete i benvenuti
Giulia

 
 
 
  
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