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Autore: Marchet    10/11/2018    0 recensioni
Dal testo:
Sono nato in un'epoca dove sono successe molte cose, il mondo ha iniziato a cambiare, e anche l'umanità ha iniziato a farlo. Anni fa nacque un bambino che brillava, letteralmente, e da lì a pochi anni l'80% della popolazione mondiale sviluppò un'unicità, un mutamento genetico che conferiva un... superpotere, e non scherzo. Ma non tutti avevano un unicità, un ramo di umani era ancora puro, e diciamo che non venivano considerati allo stesso livello degli altri. Mia madre era senza unicità, mio padre riusciva a cambiare la consistenza dell'acqua. Io invece...non venni considerato allo stesso livello degli altri, ero nato...
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mi iscrissi allo Yuei e andai a fare i test scritti, il giorno dopo andai a fare quello pratico. Arrivai insieme agli altri del mio istituto che si erano iscritti, non avevo amici a causa della mia brutta fama. Alle medie ero molto benvoluto, in fondo non sono antipatico o cattivo, riuscii pure a fidanzarmi con una bella ragazza. Però, un giorno decisi di darle il primo bacio, non l'avevo mai fatto ma più volte eravamo finiti a parlare di quello, io mi vergognavo a non avere ancora dato un bacio. Allora un giorno presi l'iniziativa, in una nostra uscita la abbracciai e la spinsi contro di me, lei subito mi prese il viso e se lo portò vicino alle labbra come se avesse aspettato quel momento da tanto. Quando le nostre bocche si toccarono io ero super felice, ero emozionatissimo e persi il controllo. Senza volerlo iniziai a controllare la sua saliva e rischiai di ucciderla per affogamento. Da quel giorno tornai a essere solo e malvisto, la ragazza mi lasciò e intorno a me iniziarono a girare voci terrorizzate. In fondo l'avevano detto quei signori a mia madre: io ero pericoloso, potevo uccidere senza volerlo. Tutti mi rispettavano, ma era un rispetto legato alla paura che mi circondava. Quindi passai circa 8 anni senza amici. Dove ero rimasto? Ah giusto, al test pratico. Venne il preside della Yuei a spiegarci il test, il preside era un...topo, e non scherzo, era stato una cavia di alcuni laboratori e avevano fatto talmente tanti esperimenti su quell'animale che alla fine si era evoluto ed era riuscito a sviluppare un unicità! Riusciva a prevedere le conseguenze di specifiche azioni grazie a calcoli matematici estremamente complessi, insomma era più intelligente di me, te, i tuoi amici e tutti quelli che conosci messi assieme. Basta divagare torniamo al test.

«Salve a tutti studenti! Benvenuti al test pratico dello Yuei!» iniziò allegro il topo (topo intendo che era alto un metro, era grosso come un cane in realtà) «il test consiste nel distruggere dei robot dentro l'area, ogni robot vale un certo numero di punti, più robot uccidete e più punti accumulate! Semplice. Bene ho detto tutto quindi...VIA!!». I portoni davanti a noi si spalancarono ed entrammo nell'edificio D per la prova. Dentro alle mura di questo edificio a cielo aperto c'era un bosco molto fitto, corsi dentro abbandonando i miei compagni, avrei vinto quel test. Vidi un robot in lontananza e mi preparai, aprii la bocca e uscì dell'acqua che avevo bevuto prima. Ok, può far schifo da vedere ma io posso solo controllare i liquidi, quindi le parti solide della mia colazione non erano nell'acqua, quindi in realtà quell'acqua era molto pura. L'acqua iniziò a vorticare attorno a me e poi sfrecciò contro il robot perforandolo, cadde a terra e lo superai per distruggere il prossimo. L'acqua tornò intorno a me e cercai il prossimo bersaglio. Ne vidi uno a cento metri e corsi nella sua direzione, un ragazzo mi superò e lo distrusse prima di me.

«Devi essere più veloce pivello» disse e corse via. Mi guardai attorno e vidi che stavano arrivando altri studenti e stavano distruggendo i robot attorno a me.

«Ce ne sono alcuni vicino al fiume!» urlò un ragazzo. Una scossa mi oltrepassò il cervello.

«Fiume?» dissi compiaciuto. Corsi nella stessa direzione e vidi il ruscello, sorrisi e ci andai dentro, l'acqua era gelida e mi arrivava al ginocchio.

«Ma quello è pazzo?» chiese un ragazzo indicandomi. Toccai l'acqua e si fermò, vidi un robot e protesi la mano verso di lui. Il ruscello uscì dal suo letto e circondò il robot, chiusi la mano e l'acqua si mosse attorno al robot, iniziò a rompersi e a compattarsi finché non divenne un cubo grande come un sasso. Vidi il ragazzo di prima correre verso un robot, indicai il robot e l'acqua volò verso quello prendendolo e alzandolo, lo compattai nuovamente e cadde ai piedi del ragazzo.

«Troppo lento» urlai ridendo.

«Ora ti faccio vedere chi è lento» disse, corse verso un altro robot, lo colpì con talmente tanta forza che ebbi paura che si rompesse il braccio.

«Facciamo vedere chi comanda» dissi sciogliendomi le spalle, aprì le braccia e l'acqua si espanse ovunque, il ruscello si prosciugò completamente e l'acqua sparì nel bosco. Sentii il liquido che toccava del metallo, dopo un minuto, alzai le braccia e dal bosco si alzarono trenta robot circondati da acqua.

«Cosa sta succedendo?!» chiese un ragazzo guardandomi. L'acqua si chiuse attorno ai robot e divennero tutti dei piccoli sassi di ferro e caddero a terra. L'acqua tornò da me e iniziò a vorticarmi attorno. Sentii un rumore assordante e mi girai, era apparso un robot enorme e si dirigeva verso di me.

«Scappate! Quello non vale punti» disse un ragazzo correndo verso di me. Guardai il robot e decisi di seguire il suggerimento, una ragazza mi superò e scivolò, l'acqua partì veloce e la circondò completamente impedendole di cadere. La adagiai in piedi e sorrisi, la ragazza si guardò e notò di essere completamente asciutta, indicò un punto e mi girai, vidi tre ragazzi che stavano venendo verso di me, due stavano portando un ragazzo sulle spalle, la gamba di questo stava sanguinando. Il liquido che mi circondava si diresse verso di loro e li sollevò da terra, arrivarono da me e l'acqua si aprì facendomi entrare nella bolla d'aria. I ragazzi mi guardarono sbalorditi, guardai la gamba del ragazzo sanguinare.

«Devo toccare il sangue» dissi avvicinandomi alla gamba «non farà male». Il sangue smise di uscire e l'emmorargia si bloccò.

«Gr...grazie» disse il ragazzo. L'acqua intono a noi vorticò e cadde bagnandoci completamente.

«Ho finito il mio tempo» dissi sorridendo. Mi alzai ma caddi a terra, ero stremato, persi i sensi. Mi svegliai e mi ritrovai davanti una ragazza che mi stava schiaffeggiando.

«Svegliati Acquaman» disse dandomi un altro schiaffo. Mi girai di lato e vomitai.

«Oddio che schifo» disse un altro ragazzo. Sputai a terra e mi rialzai.

«Scusate» dissi vergognandomi.

«Stai bene?» chiese la ragazza guardandomi come se fosse un'infermiera.

«Se ho vomitato vuol dire che sto bene» dissi guardando la mia colazione a terra. La ragazza mi mise una mano sulla fronte.

«Stai davvero bene» disse riaprendo gli occhi «ma questo ti aiuterà». Sentii un impulso scorrermi per il corpo e mi sentii molto meglio.

«Perdi molti liquidi lo sai?» chiese la ragazza togliendo la mano «L'acqua nel tuo corpo era diminuita».

«Come...fai a saperlo?» chiesi sbalordito.

«Riesco a sentire e a controllare le alterazioni nelle cellule» disse prendendomi il polso «ho ristabilito i liquidi nelle tue cellule, ora puoi riusare il tuo potere Acquaman?».

«La prova è conclusa! Dirigetevi verso il cancello d'entrata! Siete stati bravissimi!» disse la voce del preside dagli autoporlanti. Ci guardammo e sorridemmo.

«È finita meno male» disse il ragazzo con la gamba che sanguinava. Andammo nell'area di raduno e tornai sul mio autobus. Dopo un quarto d'ora salirono tutti gli altri e il bus partì.

«Inizi subito a farti vedere» disse un ragazzo alle mie spalle «vero Mark?». Lo ignorai e continuai a guardare fuori. Iniziò a piovere e il finestrino si bagnò di piccole gocce. La città si allontanava dalla nostra vista e in venti minuti tornammo nell'istituto. Scesi dal pullman e mi abbassai, toccai l'acqua a terra e iniziò a fluttuare creando una tettoia contro la pioggia. Mi diressi verso l'entrata con i miei compagni dietro, nessuno mi ringraziò. Entrati mi diressi verso la mia camera e arrivato mi buttai sul letto. Presi una bottiglia d'acqua e la bevvi tutta d'un fiato. Mi alzai e mi sedetti davanti al computer. Chiamai i miei genitori.

«Ehilà eroe» mi salutò mio padre.

«Ciao papà» risposi.

«Come va?» chiese avvicinandosi alla telecamera del computer.

«Bene, oggi ho fatto il test pratico e me la sono cavata» dissi.

«Ciaooo Mark!» mi salutò mia sorella apparendo sullo schermo.

«Ciao sorellina, come stai?» chiesi con un sorriso.

«Io bene, riesco a spostare anche l'acqua adesso con la mia telecinesi» disse soddisfatta.

«Diventerai una supereroina».

«Tu sei già un eroe» rispose lei «riesci a controllare benissimo il tuo potere, fammi vedere». Feci un respiro profondo e presi un'altra bottiglietta, la aprii e la svuotai sopra la mia mano, prima che cadesse iniziò a fluttuare e la feci roteare davanti allo schermo formando il segno dell'infinito.

«Bravoooo!» disse applaudendo.

«Sono sicuro che diventerai il migliore eroe» disse mio padre «il tuo potere è straordinario». Ci salutammo e chiusi la chiamata. Tenevo ancora in mano la bottiglia d'acqua.

"Questo potere non è straordinario, è una maledizione" pensai. A me il mio potere non piaceva, potete pensare quello che volete ma non potete capire la paura di perdere il controllo, la paura di uccidere senza volerlo. Io dovevo continuamente a rimanere concentrato e stare attento alle mie emozioni, potevo morire da un momento all'altro, se mi arrabbiavo il mio sangue iniziava ad andare nel verso sbagliato, se mi emozionavo l'acqua nei muscoli impazziva, se ero triste il mio sangue si poteva bloccare. Questa unicità era una macchina per uccidere, ed è per questo motivo che non ho mai avuto veri amici, rischiavo di ucciderli toccando il loro sangue o il loro sudore, non volevo che succedesse qualcosa del genere quindi mi ero anche emarginato da solo per non far rischiare gli altri. Entrai in doccia e mi lavai, finché l'acqua scendeva mi sentivo rilassato, aprii la mano col palmo alzato e si creò un piccolo cagnolino fatto d'acqua, iniziò a crescere e divenne grande quanto un barboncino. Iniziò a leccarmi come se fosse vivo e a scodinzolare, sorrisi e lo accarezzai. Avevo letto che l'unica persona che ci capisce veramente eravamo noi stessi, che cosa triste. Il cane tornò liquido e cadde facendo un rumore sordo, sospirai e uscii dalla doccia. Mi preparai e andai a cenare. Seduto in un tavolo della mensa sentii molti ragazzi parlare riguardo lo Yuei.

«Secondo te siamo passati?» chiese qualcuno.

«Non lo so ma scommetto che quello là sì» rispose qualcun'altro, sapevo che aveva indicato me «la sua unicità è la più forte che ho visto e lui se ne vanta facendo il superiore».

Consumai la mia cena e tornai in camera mia, guardai il computer e vidi che avevo ricevuto una mail. Aprii la posta e lessi.

"Gentile Mark Sanders,

Il liceo Yuei ha valutato le sue capacità teoriche e pratiche grazie ai test da lei svolti. Le comunicheremo di seguito i punti che ha ottenuto in entrambe le prove. Prima ci vorremmo congratulare in anticipo della sua capacità di giudizio e di decisione riscontrata durante l'esame pratico. Difatti ha aiutato un ragazzo con una piccola emorragia usando in un modo che non era richiesto la sua unicità. I professori sono stati felici di vedere questa sua azione svolta rapidamente e senza esitazione, come un vero Eroe. Di seguito i voti ottenuti nelle prove teoriche e pratiche.

Teoria: 92/100.

Pratica: con un totale di 46 robot distrutti, ha ottenuto 113 punti in totale.

Signor Mark Sanders le comunico con mia personale gioia che ha passato tutti i test previsti e che parteciperà al corrente anno scolastico nella sezione Eroi dello Yuei. La classe le sarà comunicata in seguito.

Cordiali saluti,

Numero 13".

Iniziai a saltare su e giù per la stanza finché non mi calmai e tornai a sedermi. Lessi due volte la lettera e rimasi sbalordito.

«Mi hanno fatto dei complimenti! Hanno detto che ho aiutato una persona!» dissi tenendomi la testa. Quello fu l'inizio della mia carriera. Una settimana dopo iniziava l'anno scolastico, andai allo Yuei, il più importante liceo del Giappone, da questo erano usciti tutti gli eroi più famosi. Sarei stato il prossimo? Entrai e mi diressi verso la mia classe, mi fermai davanti alla porta.

«Prima B, corso Eroi» lessi sulla targhetta della porta. La aprii ed entrai.

   
 
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