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Autore: Iky    11/11/2018    2 recensioni
[Missing Moment] [Canonverse]
Haku e Zabuza stanno viaggiando verso il Paese delle Onde per ricevere un ennesimo incarico da mercenari. Nessuno dei due sa che sarà l'ultimo.
Ma persino in uno spaccato di un momento, si può scorgere il profondo legame tra un uomo dedito alla guerra e alla solitudine, e un ragazzo che ha scelto di essere la sua arma.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haku, Zabuza Momochi | Coppie: Zabuza/Haku
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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just a weapon



Just a Weapon







Zabuza conficcò la Kubikiri nel terreno, creando un solco poco profondo.

La lama sembrava brillare sotto le ultime luci del tramonto: filtravano fievoli, attraverso le pesanti coltri di nubi che coprivano il cielo.

Siamo vicini” dichiarò, sedendosi sotto uno dei grandi alberi che gemelli si stagliavano nella foresta.

Poco più indietro, una figura quieta e silenziosa.

Haku gli si accostò, rimanendo in piedi: con un gesto fluido della mano si tolse la maschera dal viso, inclinandolo leggermente in avanti.

Stanotte riposeremo qui. In due giorni dovremmo varcare i confini del Paese delle Onde” continuò l'altro perentorio, poggiando la schiena sul tronco ruvido.

Haku lo fissò per un momento, senza dire una parola: poi distolse lo sguardo verso l'orizzonte.


La notte era ormai scesa, inglobando ogni cosa.

Così avevano acceso un piccolo fuoco: lo scoppiettio delle fiamme spaccava il buio, creando giochi di luci e ombre.

Zabuza era rimasto seduto nella stessa posizione, le ginocchia piegate, le braccia posate mollemente su di esse, gli occhi socchiusi: soltanto le bende ingiallite e consunte si muovevano sotto il suo respiro cheto.

Aprì gli occhi di scatto, la mano che sferzava l'aria, solo quando percepì un movimento nella sua direzione: Haku non si scostò, le dita ferme quasi a lambire il viso dell'altro, il suo polso stretto con forza.

Sorrise, i lunghi capelli neri e lisci ricadevano sul kimono leggero: “Volevo solo aiutarvi a toglierle” asserì, calmo, sfiorando un lembo delle bende che fuoriusciva scomposto.

Zabuza rimase in silenzio, guardandolo, le dita che continuavano a stringere senza delicatezza quella pelle accaldata. Fin troppo.

Faresti bene a riposare” rispose secco, scostandogli il polso verso il basso per poi lasciare la presa.

Haku strinse le labbra, bagnate di amarezza: “Vi prego, permettetemi di...” continuò fievole, gli occhi neri sfuggenti, il respiro affaticato. Più che una richiesta, le sue parole sapevo di profonda supplica.

Permettetemi di esservi utile...

Zabuza inclinò il viso verso il basso: “Mpf. Fa' come vuoi” dichiarò stizzito, tornando immobile nel buio.

L'altro sollevò di nuovo lo sguardo e sorrise ancora, questa volta dolcemente: non replicò, solo iniziò con un'attenzione devota a scostare le bende dal suo viso.

Poco a poco, in un rituale solo loro, Haku sciolse il viso di Zabuza da quelle costrizioni di garza, fino a rivelarne la pelle e i contorni definiti: le dita sfiorarono più volte le sue guance, il naso, le labbra, saggiandone il respiro o gli accenni di ruvida peluria, senza che l'altro ne fosse mai disturbato.

Aveva gli occhi chiusi, Zabuza: rilassato e placido, il capo inclinato ancora sulla corteccia ruvida.

Haku non smetteva di guardarlo, intanto che tra le mani arrotolava con cura ogni porzione di benda sciolta: lo faceva tutte le notti, da ormai diversi anni, eppure ogni volta era diverso.

La sensazione di poter entrare in quello spazio stretto, di essere accolto con naturalezza, la concessione di poter condividere quel momento di tranquillità intima: gli riempiva il cuore.

Era in quei momenti che Haku sentiva che la sua esistenza aveva un significato: il senso di esserci attraverso quei semplici gesti attenti. Non per tutti, bastava soltanto Zabuza.


Haku aveva socchiuso le palpebre, alcune ciocche corvine appiccicate alla pelle lievemente madida di sudore e accaldata, le dita che avevano quasi terminato quel processo di svestizione: per questo sussultò appena, quando di nuovo Zabuza gli strinse il polso.

Lo stava guardando e Haku non sapeva nemmeno da quanto tempo.

Le bende scivolarono lente sul terreno, sporcandosi: “Mi dispi...” provò a dire, ma si interruppe, le parole spezzate sulle labbra secche.

Zabuza aveva serrato la presa, ma questa volta con una delicatezza quasi disarmante.

Non disse niente, semplicemente lo trascinò più vicino a sé, al riparo sotto le pesanti fronde scosse dalle prime gocce d'acqua.

Haku si sbilanciò in avanti, ancora in ginocchio, il viso vicino alla spalla fresca dell'altro: rimase quasi congelato, le palpebre che si inumidivano fugaci.

Aveva fatto di tutto per dissimulare quello stupido malessere, ma ad ogni ora che trascorreva il corpo bruciava e tremava senza che potesse evitarlo: Fa' che non se ne accorga, ti prego. Non voglio che se ne accorda - aveva pensato costantemente, trascinandosi pesante attraverso il bosco – Non voglio essere un peso.

Ma lui se n'era accorto: per questo aveva deciso di fermarsi in mezzo agli alberi, una sosta che avrebbe allungato solo inutilmente il viaggio.

Haku infossò il viso bollente nell'incavo del collo di Zabuza: “Mi dispiace” ripeté fievole, le forze che lo stavano del tutto abbandonando a causa di quella febbre improvvisa.

Provava solo una grande vergogna, una mancanza inaccettabile: non voglio essere un peso – si ritrovò a pensare, gli occhi lucidi, le ginocchia molli, il corpo ora interamente accasciato su quello dell'altro.

Ma Zabuza non si scostò, la mano ancora stretta sul suo polso: “Riposa,” mormorò solo, la pioggia che iniziava a scendere più forte. “Domani starai meglio”

Haku strizzò le palpebre, alcune ciocche ricadevano ora sulla spalla dell'altro: “Se non dovessi...” biascicò, la voce spezzata e debole “Lasciatemi qui, vi prego.”

In risposta percepì solo una rigidità nei muscoli, simile a fastidio: e le dita stringersi più forti attorno al suo polso.

Attraverso lo scoppiettio delle fiamme, la lama bagnata di Kubikiri sembrò traballare vivida.

Haku seguì lo sguardo di Zabuza: entrambi rimasero in silenzio a fissarla, imponente a squarciare il terreno umido.

Tutte le armi hanno bisogno di essere rinfoderate”

Le parole di Zabuza si mossero leggere e decise nell'aria, nonostante fossero appena sussurrate.

Haku sgranò appena le palpebre, schiudendo le labbra.

Poi sorrise, inclinando il viso e stringendosi più forte a lui: “Avete ragione” mormorò solo, lasciandosi scivolare infine nel sonno.


*


Le prime luci dell'alba brillavano attraverso le nubi ormai diradate.

Haku aprì gli occhi, rinvigorito.

Aveva trascorso tutta la notte accovacciato vicino a Zabuza, rimasto seduto con la schiena sul tronco, il respiro profondo di chi sta ancora dormendo: non si mosse, avvicinandosi più stretto, senza fare troppo rumore.

Guardò l'orizzonte: l'aria era ancora umida di pioggia, alcune gocce cadevano dalle foglie, il terreno colmo di pozzanghere fangose.

Fece un leggero movimento con le mani: dei rivoli d'acqua si mossero cristallini, ondeggiando verso l'alto in una danza elegante; guizzavano, illuminati dal sole, fino a che si ricongiunsero creando un ovale perfetto.

Haku osservò il suo riflesso traballante attraverso lo specchio bagnato, insieme a quello di Zabuza.

Sorrise dolcemente, le iridi offuscate da un soffio di sale che non sarebbe sceso mai.

Poi si scostò, sollevandosi piano, senza fare rumore: lo avrebbe lasciato dormire ancora un po'.

Si fermò giusto un attimo, fissando la lama della spada: salda, ferrea, ancora conficcata nella terra.

Un'arma inamovibile, a cui affidare la vita.

Che uccide per proteggere.

Sollevò gli occhi all'orizzonte, mentre lo specchio si infrangeva ricadendo come acqua sul terreno.

A qualsiasi costo.


Sempre.” mormorò solo, i pugni stretti in una tacita promessa.


I confini del Paese delle Onde erano vicini.



Note Autrice


Ciao a tutti!

Questa è la mia prima storia su Haku e Zabuza e in tutta onestà, sebbene li ami profondamente, sono sempre stata molto impaurita a scrivere di loro.

Quella di Zabuza e Haku è una delle storie più belle dell'intero arco narrativo di Naruto, a parer mio: Kishimoto con loro ha toccato vette altissime. Un legame che, in tutta sincerità, Naruto e Sasuke se lo sognano (levate proprio).

Per quanto ci abbia versato lacrime, il loro finale è qualcosa di perfetto... Proprio per questo sono sempre stata restia: avrei da sempre voluto scriverci qualcosa per rendergli omaggio, ma sono talmente belli così che ho sempre temuto di rimaneggiarli. La devozione di Haku, la reale fragilità di Zabuza, la consapevolezza che sarebbero persi l'uno senza l'altro: è un amore profondo, limpido, non egoista, che nulla ha a che vedere con desiderio o possessività.
Ci sono perché voglio esserci, fino alla fine.
Le lacrime di Zabuza poi valgono da sole mille parole.

"Sei sempre stato al mio fianco...questa volta però rimarrò io accanto a te.
Haku...se davvero fosse possibile, vorrei solo raggiungerti...ovunque tu sia..."

Quindi questo voleva essere un po' un omaggio a questa coppia, un missing moment durante il loro viaggio verso il Paese delle Onde (piango un po').

Spero davvero di aver mantenuto l'IC perché ci tengo particolarmente. E anche se so che Zabuza era restio a questo tipo di dolcezza, infondo amava Haku più di quanto ne fosse consapevole.

Un bacio a tutti.

Iky



  
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