Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: vivie_enrose    11/11/2018    1 recensioni
Esiste un mondo parallelo al nostro, popolato da Fate, Dragonidi, Elfi, Stregoni e Guerrieri Promessi: Tarya. Sono trascorsi vent'anni dalla tremenda rivolta nella quale i regnanti sui cinque popoli sono stati assassinati da Forze Oscure rimaste ignote, lasciando i popoli in balia della disperazione, del lutto e della diffidenza. La speranza ora è riposta nel matrimonio fra il Principe dei Dragonidi, figlio degli ultimi regnanti, e la Regina del Popolo Fatato. Tutto sembra andare per il meglio quando il giorno dell'accoglienza della Regina delle Fate, questa viene assassinata dalle Forze Oscure. Sarà Keirha, la Principessa dei Dragonidi, a prendere una decisione cruciale: scambiare la Regina assassinata con un'altra fata, Faye, spacciandola per autentica promessa in sposa. Solo tre persone sono a conoscenza di tale scambio: Keirha, Faye e Sem, Guerriero che era Promesso alla protezione della Regina assassinata. Solo loro possono far sì che la pace sia sancita. Solo loro conoscono il segreto. E ciascuno di loro è mosso da un diverso interesse.
La farsa sembra reggere, tuttavia per loro il destino ha in serbo una condanna crudele.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Drogon, Jon Snow, Margaery Tyrell
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il vento era freddo e costante. Una sferzata di lame gelate che puntellavano il viso di Xenia scomponendole fastidiosamente i capelli. Aveva impiegato ore a ordinarli in una coda bassa e morbida, abbandonando la solita tenuta sciolti e a caso. Ma era risaputo che la principessa Keihra apprezzasse le persone a modo e composte, cosi com'era solita apparire lei stessa. E Xenia aveva bisogno di fare una buona impressione, perché aveva davvero bisogno di quel lavoro. Attraversando l'ampio ponte osservó meglio l'imponente edificio: la fortezza dei Drerken sorgeva sul promontorio più alto di Vadaris, un complesso di torri grigie incastonate nel fitto verde delle colline di Tarya. Da lontano, quando le piogge autunnali imperversavano, era difficile da intravedere, lo si scambiava facilmente per una montagna, l'ennesima opera di una natura insolita a occhio umano. Xenia percorreva l'ampio ponte, affiancata da ambo i lati da guardie armate di tutto punto. Non che ce ne fosse bisogno, la capitale godeva dell' immunità da ogni forma di crimine ormai da decenni. Ma le tradizioni erano fermamente osservate e la guardia reale era la stessa di quando i primi dragonidi avevano messo piede in quel castello. Xenia abbassó appena lo sguardo, leggermente imbarazzata dall'occhiata lunga che una guardia in particolare aveva riservato alla sua scollatura: temeva di aver osato troppo per un clima tanto rigido, ma d'altra parte non aveva niente di più adatto nell'armadio. Era nata a Vadaris, ma aveva vissuto sulla Terra degli Innocui fino a qualche giorno prima. Dopo il terzo esodo, i suoi genitori avevano preferito abbandonare le terre natie e rifugiarsi in un posto più sicuro, lontano dalle tempeste rivoluzionarie di Tarya. Questo aveva concesso a Xenia un’esistenza tranquilla, alternata di tanto in tanto da qualche vacanza estiva a Tarya, per far visita ai parenti ancora legati a quella dimensione. Quando aveva sedici anni morì l'ultimo ancora in vita, suo nonno, e da allora non ci aveva più messo piede. Forse era per questo che sua madre si era stupita tanto, scoprendo a che tipo di lavoro stava apprestando
“Ti abbiamo portata via da quel posto praticamente il giorni dopo che sei nata! Non conosci le persone, le leggi di quella Dimensione e infondo nemmeno ti appartiene. Perché tornarci di tua volontà”
“La paga è buona” aveva risposto lei semplicemente. Ed era vero, in parte. Essere l'ancella personale della principessa significava guadagnare un bel mucchio di soldi, in oro, vivere in un castello e fare conoscenze fra persone altolocate. D'altra parte, anche la Terra degli Innocui era vasta e offriva altrettante alternative. La verità era che Xenia era attratta da quella Dimensione, in un modo che la ossessionava a tal punto da abbandonare quella che in effetti ormai era casa sua e inoltrarsi in terre sconosciute e piene di pericolosi stranieri. Era più che cambiare città o persino oltrepassare l'oceano verso un altro continente: Tarya era l'Altra Dimensione, dove i racconti che l'avevano fatta rabbrividire da bambina sotto le coperte avevano avuto realmente luogo, dove migliaia di persone come lei avevano trovato la morte per mano di ombre più oscure di qualsiasi incubo. Nonostante questo, doveva farlo. Ormai aveva deciso. Continuava a camminare a passo fermo lungo il ponte, finché si ritrovó nell'ampio chiostro che accoglieva i visitatori all'interno della città: ogni colonna, dello stesso tipo di pietra che ricopriva il castello, riportava un drappo d'oro con il blasone dei Drerken - un drago a tre teste con una spada fra gli artigli -. Lungo il perimetro altre guardie vegliavano sui viandanti che entravano e uscivano dal ponte, alcune rovistando nei carri trasportati dai commercianti o dagli stranieri. Xenia si accorse che uno in particolare era tormentato da una guardia per della merce sospetta 
“Dove hai preso questa stoffa? Non viene da Sannith”
“ Gliel'ho detto, vengo da terre più a sud.” spiegava esasperato lo straniero. Aveva la voce flebile e i vestiti sgualciti, trasudava stanchezza. Era chiaro che fosse reduce da un lungo viaggio “Porto questa stoffa dalla bottega della mia famiglia, come dono per la principessa Keihra in l'occasione delle nozze...” 
“Non entra merce non richiesta, a Palazzo” rispose brusco la guardia  “se sei qui per dare questa roba alla principessa, hai sprecato il tuo tempo, vecchio” così dicendo aveva rigettando la sottile stoffa lucente nel carro logoro, lasciando che cadesse fuori dal feltro di protezione. Lo straniero si preoccupó subito di risistemarla. Non si scompose di fronte il brutto muso della guardia 
“Dove posso alloggiare, allora? Il viaggio é durato tre giorni, non posso permettermi di rimettermi subito in marcia” chiese gentilmente. La guardia non si mosse a compassione 
“Ci sono un paio di locande al villaggio, vada lì a chiedere” non trattenne un sospiro seccato - Io non sono una locandiera - si voltò dall'altro lato, lasciando intendere che la conversazione era finita. Xenia vide il vecchio trascinarsi oltre il chiostro, lungo una stretta via attorno alla quale sorgevano i primi edifici della città. Fece per incamminarsi, ma una grossa mano la trattenne dalla spalla. Si voltó trasalendo alla vista di una guardia grossa il doppio di quella che aveva tormentato il vecchio
“E tu chi sei? Perché stai ciondolando?” indagó circospetto
Xenia cerco la voce, schiarendosi appena la gola “Sono Xenia Odonaris, vengo per mettermi a servizio della principessa Kehira” 
“La principessa sa del tuo arrivo?”  Xenia si risentì del modo confidenziale con cui la guardia si era posta, ma cerco di nasconderlo rispondendo semplicemente alla domanda
“Si, sa del mio arrivo” 
L'espressione della guardia si ammorbidì, senza smettere di apparire ostile 
“Allora farai meglio a sbrigarti. Non ama i ritardatari” grugnì
Lei non se lo fece ripetere due volte, giró sui tacchi e si avviò fuori dal chiostro. La via che portava al castello era breve e non attraversava la città. Questa sorgeva a est, poco lontano dalle mura, adombrata da una fitta schiera di alberi che fungevano da barriera naturale fra la casa della famiglia reale e il resto del popolo. Era questo che odiava di Tarya. Nel mondo degli Innocui - nel suo mondo - non si viveva sotto i regimi monarchici ormai da secoli. Esistevano ancora le famiglie reali, in qualche nazione, ma detenevano poco più che il titolo e parte del potere governativo. Non vi erano sudditi, ma cittadini liberi, e le guardie non erano altro che un elegante cornice presente alle parate ufficiali e alle cerimonie. Vadaris era tutta un'altra storia. La sfiducia negli stranieri portava le guardie ad una mania di controllo che sfiorava la paranoia, oltretutto le voci sulla principessa Keihra e la sua indisponenza avevano raggiunto persino le orecchie di Xenia: si diceva che fosse tanto bella quanto altera, rigida nell'applicazione delle regole e inflessibile verso chi le trasgredisse. Il fatto che fosse la seconda dragonide di sangue puro esistente in entrambi gli universi, poi, non faceva che renderla ancora più temibile. L'altro dragonide puro era suo fratello, Trevorian, noto soprattutto per l'impassibilità con cui aveva spezzato i cuori di quasi tutte le fanciulle della Capitale. Si diceva che non avesse ereditato i tratti spigolosi dei Drerken, ma quelli morbidi della trisavola, discendente dei Garwyn, famiglia del ramo dei protettori. L'unione con altre razze non era mai stata proibita esplicitamente, ma non era vista di buon occhio. Quella con una ragazza proveniente da una famiglia di protettori, uomini mortali a tutti gli effetti, aveva destato non poco scandalo. Da allora la progenie reale non si era più allontanata dall'albero dei dragonidi o dei loro diretti discendenti, e la macchia nella condotta di Olleyon Drerken permaneva negli occhi verdi e nei folti ricci ambrati, che di tanto in tanto facevano capolinea fra i discendenti. Xenia trovó i battenti del grande portone spalancati. Sentì un brivido quando l'aria del salone d'ingresso le scompiglio i capelli:  era gelida quanto quella esterna. L'atrio circolare era circondato da pilastri adornati con i soliti blasoni d'oro, una scalinata a chiocciola correva lungo il perimetro serpeggiando verso i piani superiori. Rimase incantata di fronte la grande statua posta al centro: un enorme drago semi-accovacciato che stringeva fra gli artigli una lunga spada d'argento 
“Molti lo trovano eccessivamente intimidatoria, come statua d'ingresso”

Xenia si voltò in direzione della voce e trovó una figura stante sul ciglio della scalinata. Una giovane ragazza la stava fissando, impassibile, il viso piccolo ma spigoloso incorniciato in una cascata di onde scure che esultavano il pallore della pelle in modo elegante. Indossava un abito lungo, rosso vivo, stretto sulla vita da un corsetto corazzato da un gioco di ricami che ricordavano la pelle di drago, oltre il quale cadevano morbide le maniche lasciando scoperte una buona porzione di spalle. Non era affatto minuta, la muscolatura rendeva il suo corpo un armonioso equilibrio di muscoli asciutti e forme morbide, laddove il buon gusto lo concedesse. Ma ció che colpiva di più di Keihra Drerken, erano gli occhi: due sfere ambrate, di una sfumatura quasi impossibile da trovare dentro occhi umani. Erano occhi di drago. 

“Alcuni pensano che la statua di mia nonna Zadelya renderebbe l'ingresso meno accogliente” continuó avvicinandosi al centro della sala. Le labbra nascosero un sorriso, rivelando l'ironia di quell'affermazione. Quando giunse ai piedi del grande drago, si fermò a contemplarlo 

“Io lo trovo bellissimo” guardó Xenia, cercando conferma di quelle parole. Lei si affrettó a ricomporsi 
“É splendido” balbettó avvicinandosi alla statua. La ammiró in tutta la sua imponenza “Non avevo mai visto un drago così da vicino” commentò in un sussurro
Sentì il sorriso della principessa crescere in una risata 

“Questo non è un drago” la corresse. Xenia guardó la principessa squadrarla con espressione quasi compassionevole “Questa è solo una vecchia statua”

Pensò saggiamente che fosse meglio non ribattere e si limitó ad abbassare lo sguardo in segno di riverenza. Keihra sembró apprezzare il gesto e guardandola dall'alto in basso, s’incamminò verso la grande scalinata 
“Seguimi” le ordinó laconica 
Mentre proseguiamo verso i piani superiori, Xenia si rese conto di quanto quell'edificio fosse diverso dai castelli che aveva visto nel Mondo degli Innocui. Non vi erano le solite nicchie a doppie volute o lunghi corridoi adornati con armeria secolare, ma piccole riproduzioni dell'universo in cui si trovavano: grandi dischi di bronzo con i simboli runici adornavano le pareti di pietra nuda seguendo il profilo dei loro volti. Xenia riconobbe il nodo dell'amante, la Croce di Caithlin e quella del Tri-Skell. L'ingresso a ogni piano era sormontato dal mezzo busto di un drago accovacciato dai colori sempre di diversi: verde smeraldo e viola, blu e porpora, nero con sfumature argentee. La principessa le mostrava le alee della fortezza presentandole di volta in volta la servitù intenta nelle faccende o i nobili che ospitavano in occasione dei Dodici Giorni 
“Mio fratello non vuole ammetterlo, ma nella lista degli invitati a palazzo a incluso più fanciulle di età da marito di quante desiderassi” commentò dopo aver salutato l'ennesima ragazza che ciondolava per i corridoi in abiti decisamente succinti. Guardó Xenia rivelando un sorriso complice 

“Forse è meglio se te lo presento subito, o ti scambierà per una di loro venendo meno alla sua posizione di tuo superiore” ammiccó maliziosamente alla scollatura dell'abito di Xenia che, istintivamente, portò una mano a coprirla 

“Non temere” aggiunse voltandosi e continuando a marciare verso la scalinata “il clima rigido di Vadaris ti impedirà di mostrare abiti così belli. Goditelo finché puoi.”

per il resto del tragitto Xenia rimase in doveroso silenzio. Nel giro di mezz'ora la principessa Kehira con le battute, i commenti spinosi e il tono di sufficienza era riuscita a intimidirla tanto da farla retrocedere allo stadio di serva reticente. Questa cosa non le andava per niente bene, non era per quel tipo di lavoro che si era scomodata fin lì. Essere un ancella andava bene, ma pretendeva comunque un minimo di rispetto. Giunsero al penultimo piano e imboccarono uno stretto corridoio che collegava l'edificio principale con le torri a est del castello. Dopo un infinità di altri scalini e stretti corridoi, giunsero a un piccolo atrio circolare illuminato da quattro finestre incastonate sul tetto a cupola. Da lì in poi il pavimento non era più in pietra nuda, ma con uno spesso tappeto rosso vinaccio. Xenia notó che al posto dei soliti simboli runici, sulle pareti erano appesi dipinti a olio e antichi gioielli reali. 
“Per di qua” la richiamó Keihra trotterellando verso l'ala nord. 

Xenia la segui di fretta distratta di volta in volta dagli oggetti preziosi e singolari che illuminavano quell'area tanto da distrarla dai commenti noiosi della principessa sull'ordine e la puntualità dei servizi. Finalmente, la principessa si fermò davanti un ampia porta di quercia. Xenia non riuscì a trattenere un sospiro di meraviglia: il legno era completamente ricoperto da un reticolato d'oro massiccio, al posto del pomello una piccola testa di drago con due smeraldi nelle orbite. La principessa bussa lievemente sorridendo compiaciuto alla vista dello stupore di Xenia. Questa non si accorse nemmeno che qualcuno aveva aperto
“Mio Dio, Trev, non sei ancora in piedi?!” si lamentó Keihra facendo il suo ingresso nella stanza semi buia. Xenia la seguì tastando alla cieca la parete per non inciampare. Qualche secondo dopo le pesanti tende vennero scostate rivelando la luce lieve del sole e rivelando la più improbabile delle immagini: un giovane ragazzo nudo sotterrato dal corpo di altre tre ragazze. Nude. Queste giacevano in diverse posizioni coprendogli strategicamente le parti più intime del suo corpo. Ma quando iniziarono a scostarsi, la principessa gli lanció una pesante cappa rossa assicurandosi la censura. Le ragazze camminavano tranquillamente nude per la stanza, riprendendo i loro abiti sotto lo sguardo imbarazzato di Xenia. 
“É il settimo dei dodici giorni di celebrazione per il tuo imminente matrimonio” spiegó pedante la principessa arrestandosi di fronte il fratello sonnacchioso 

“e tu perseveri nel farti risvegliare sotto le calde coperte dei corpi si altre donne?” concluse indicando le ragazze attorno a loro. Un grugnito di protesta provó che Trevorian aveva udito la sorella. Per tutta risposta, si giró a pancia sotto rivelando tutte le curve toniche del suo posteriore. Keihra sospiró esasperata, voltandosi e incitando le ragazze a uscire. Scoprì Xenia a contemplare il corpo del fratello, guadagnandosi un'occhiata truce 
“Se non ti metti qualcosa addosso non possiamo continuare questa conversazione, Trevorian” tuonó lei arrossando le guance. Teneva lo sguardo fisso su Xenia, improvvisamente interessata alla tappezzeria del baldacchino
“é proprio questo il punto” borbottò Trevorian con voce soffocata 

“Non voglio continuare questa conversazione”
La principessa a quel punto si voltó furiosa, occhieggiando senza problemi il fratello nudo disteso a letto 
“Faró bloccare tutti i passaggi segreti diretti alle tue camere” lo minacció.
Ottenne un sonoro sbadiglio. 
“Trevorian, ormai sono tutti a Vadaris. Metà degli ospiti alloggiano in casa nostra, e un paio di loro non si farebbe problemi a varcare la soglia di camera tua per tormentarti con l'ennesima trafila di false congratulazioni. Cosa credi che accadrebbe se ti trovassero così?”
“Non viene nessuno” borbottò Trevorian  “Non viene mai nessuno fin quassù”
“Esatto” ribatté la principessa sistemando la cappa lungo la sua schiena palesemente infastidita 

“E vuoi sapere perché?” si avvicinó a sussurrare sul viso del fratello 

“Perchè mi occupo io di tutte quelle false congratulazioni, assicurandosi così che stiano lontani dalle tue camere. Ma da domani non sarà più così. Domani devo andare al confine ad accogliere la tua futura moglie”
Quelle parole fecero breccia su Trevorian, che finalmente spalancó gli occhi. Il verde era mozzafiato, lo stesso delle pietre incastonate nella testa di drago. Trevorian occhieggió la sorella per quale secondo, poi cedette e con un profondo sospiro si mise a sedere. Si scombinó i folti ricci castani, lunghi abbastanza da ricadergli sulla fronte. Cosa che, notó Xenia, non faceva che esaltare il verde degli occhi. Occhi che in quel secondo incrociarono i suoi. 
“E questa chi è?” chiese con un sorriso sardonico 
La principessa si paró davanti a Xenia ostacolandone la vista 
“Nessuno di cui tu ti debba occupare”
il viso prepotente di Trevorian fece capolineo oltre la sorella 
“Non è carino dare a qualcuno del nessuno” notò ironico “soprattutto se quel qualcuno é così carino” mostrò a Xenia un sorriso obliquo, facendola tramortire per l'inaspettata manifestazione di confidenza 
“Trevorian” lo richiamó la sorella in tono autoritario. Lui alzó lo sguardo su di lei “Dico sul serio” lo avvertì. 

A quel punto ogni ombra d’ironia sparì dal volto di Trevorian, che inizió a vestirsi. 
“Di sotto ti aspettano i Roghadis per ricevere la tua accoglienza” inizió Keihra avvicinandosi all'ampia finestra a sud della stanza 

“Ti prego di non fare battute sul fatto che la figlia sia già parte delle tue più intime conoscenze...” gli lanciò un'occhiata obliqua che lui sostenne impeccabile 

“Oggi si svolgeranno gli ultimi tornei, così finalmente potremo smetterla di annoiarci di fronte a corse di cavalli e gare di artigianato elfico” Keihra sprofondó nella poltrona di fronte la finestra, guardando oltre nel cielo terso 

“Nessuna di queste sciocchezze regge come una competizione di volo” mormorò contrariata. 
Trevorian si mise in piedi sistemandosi la camicia morbida. Aveva indossato i primi abiti a portata di mano, ed erano anche parecchio sgualciti. Nonostante questo, Xenia era totalmente ammaliata dalla sua bellezza.  Non aveva dubbi sulla muscolatura celata sotto gli indumenti, ma questi riuscivano a rivedergli in modo tale da esaltarli. Probabilmente addosso a quel ragazzo cadeva tutto in modo impeccabile. 
“Non puoi fare competizioni di volo senza includere i draghi e come ben sai i rischi di una simile competizione sono ben più alti di quelli di una semplice corsa di cavalli” si avvicinó tavolino sul quale era poggiato un vassoio colmo di focacce. Ne afferró una addentandola con le labbra morbide 
“Sai, sorellina” iniziò col boccone pieno “Ci sono tanti modi di divertirsi senza includere per forza i draghi” un sorriso beffardo anticipo l'ironia delle parole successive “Se mi permetti di mandarti uno o due dei miei protettori nelle tue camere, ti garantisco che te ne mostrerebbero qualcuno”
Keihra rimase impassibile di fronte la provocazione del fratello. Si alzò dalla poltrona superandolo e senza degnarlo di uno sguardo 

“Fatti un lungo bagno, le tue ancelle usano profumi dozzinali”
Fece segno a Xenia di seguirla, ma prima di uscire dalla stanza Trevorian la richiamó
“Non farti l'idea sbagliata, é solo una brutta giornata per lei perché é in partenza e odia lasciare i suoi draghi”

Xenia aggrottó appena la fronte 

“Le voci su di lei non sono vere, a un cuore d'oro”
Si sentirono i passi affrettati di qualcuno che rientrava nella stanza. Keihra intercettó infastidita gli sguardi fra Xenia e Trevorian 
“Possiamo andare?” la incalzó “Ti assicuro che non ti mostrerà nient'altro per oggi” aggiunse ammiccando al fratello. Xenia senti le guance divampare
“Oh, invece per me non vale” ribatté lui rivolgendosi sempre a Xenia. 

Incrociando di nuovo il suo sguardo, il suo viso si aprì in un sorriso mozzafiato che spezzó qualcosa nel petto di Xenia 

“Le voci su di me” continuó lui allusivo “Sono tutte vere” concluse in un mezzo sussurro. 

A quel Punto Xenia si aspettava di prendere fuoco, ma una mano le strattonó il braccio trascinandola fuori dalla portata degli occhi verdi di Trevorian Drerken. 
“Se hai intenzione di fare quella faccia trasognata ogni volta che lo incroceremo, ti consiglio di farti accecare seduta stante” la minacciò la principessa una volta giunte nel piccolo atrio circolare 

“Il motivo per cui ho bisogno di una nuova ancella, é che lui é riuscito a scoparsi anche l'ultima. E lei era fidanzata con una bellissima ragazza” 

Si fermó per affrontare Xenia 

“Vivere in questo palazzo non è semplice, starmi dietro quasi impossibile. Se pensi di non reggere, molla subito”
Xenia sapeva che la principessa si aspettasse di vederla crollare seduta stante, ma qualcosa nel suo tono minaccioso le diede la forza di ritrovare la concentrazione e abbandonare l'atteggiamento dimesso con cui l'aveva seguita per tutto il castello 
“Non ho idea di come si viva a palazzo e non calpestavo le terre di Tarya da quasi dieci anni. Ma ho intenzione di fare bene il mio lavoro e so di poterlo fare. Mi dica solo quel é il mio compito. Il resto, non mi riguarda” rispose con voce ferma. 
Dopo averla squadrata attentamente, la principessa sembró finalmente convinta e si lascia andare a un sorriso 

“Mi basta che tu faccia attenzione, vivere insieme ai draghi può essere piuttosto pericoloso” notó ironica
Xenia ricambió il sorriso senza rilassarsi 

“C'é sangue di stregone in me, non sono un Innocua”
La principessa aggrottó la fronte, sorpresa. Ma non aggiunse altro. Ripresero a camminare. Quando giunsero nell'atrio principale, Xenia incroció una delle ragazze che avevano trovato in camera di Trevorian. Non si fermò a salutarle. Avvolta in un mantello scuro, uscì di soppiatto dal castello. La principessa, che non si era accorta della sua presenza, continuò a descriverle il fitto programma della giornata. Lei ascoltó concentrata solo per metà. Un pensiero le aveva attraversato la mente e ora galleggiava come una scritta luminosa nella sua testa. Aveva pensato che vivere nel castello dei Drekerken fosse pericoloso, era vero. Ma per i motivi sbagliati. Il vero rischio non era quello di essere incenerita da un drago. Aveva più a che fare con un fuoco che scorreva silenzioso fra gli abitanti di quella fortezza. E lei era appena diventata una di loro. 

   
 
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