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Autore: fedegelmi    15/11/2018    6 recensioni
"[...] Sa benissimo come sono sotto il vestito, eppure mi analizza come se non mi avesse mai vista, come se bramasse di possedermi, di guardarmi fino a consumarmi.
La cosa mi piace da impazzire.".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Premessa: ho scritto questa storia secondo il mio personalissimo gusto in tema di romanticismo. Non è quello classico perché non so come si scrive, forse è troppo sdolcinato. E' un romanticismo più passionale, spero vi piaccia anche perché pubblicare questa storia per me è fonte di grande imbarazzo visto che non ho mai trattato temi di questo tipo. Perciò spero di non aver fatto un grosso buco nell'acqua e una grandissima figura di cacca. Detto questo, buona lettura!
 
 
Lei
 
Mi stringo nel cappotto lungo, avrò fatto male a vestirmi così?
Non mi sono mai vestita in modo eccessivo, non ho mai osato osare; ho sempre amato le felpe, le tute e tutto ciò che fosse comodo e caldo.
Eppure eccomi qui, provocante, sexy, nascosta sotto un enorme cappotto. Avrò il coraggio di togliermelo?
Do una veloce occhiata all’orologio, non voglio sembrare frettolosa o ansiosa.
Sono in anticipo, come mio solito, e sto aspettando che venga a prendermi; è una serata speciale e lui non mi ha mai vista così nonostante non sia il nostro primo appuntamento.
La nostra è stata un’attrazione così immediata che non abbiamo mai dovuto farci troppi complimenti prima di finire a letto insieme.
L’ho conosciuto una sera in palestra.
Mi aveva colpito subito perché non era uno dei soliti palestrati interessati solo a “farsi grossi”, era lì per tenersi in forma, nulla di più. Avevo saltato il mio allenamento abituale la sera prima, così avevo recuperato il giorno dopo, anche se era un giorno nel quale non ero mai andata. Avevo già fatto fatica ad abituarmi alla presenza delle solite persone nei miei giorni di palestra, cambiare volti per me rappresentava una grande fonte di inquietudine.
Eppure è stato grazie a quel cambio di programma se ho potuto vederlo per la prima volta, conoscerlo e esserne attratta.
Non ho mai creduto al colpo di fulmine, eppure ne ebbi la dimostrazione proprio quella sera.
Mi sono chiesta per tutti i giorni successivi se non avessi sbagliato ad essere così impulsiva, ad aver ceduto così frettolosamente agli impulsi, ma non mi sono mai sentita “sporca”, non ho mai creduto di aver sbagliato.
Comunque nonostante ci frequentassimo da ormai qualche mese, non avevamo mai avuto un vero appuntamento, probabilmente non ne avevamo mai avuto bisogno.
Tuttavia una sera, mentre eravamo sdraiati nel mio letto, lui me l’aveva chiesto.
 
Lui
 
Un raggio di luna le sfiora il viso, la osservo attentamente; ogni suo lineamento mi fa impazzire.
Sorrido mentre le scosto una ciocca di capelli dalla fronte.
«Sei così bella. Ho paura che non smetterò mai di dirtelo».
Sorride e il mio cuore si scalda.
Sì, all’inizio pensavo fosse solo attrazione.
Ci eravamo incontrati da pochi minuti, ma la scintilla era scattata talmente velocemente che quando ci ritrovammo nella sauna della palestra dopo l’allenamento finimmo subito per fare l’amore. Certo, prima era solo sesso, ma, in qualche modo, dentro di me sospettavo che non sarebbe stata una delle tante.
Dopo quella volta non la vidi più in palestra, esattamente come non l’avevo mai vista prima del nostro incontro.
Avevo quasi cominciato a credere di essermi immaginato tutto, quando, allenandomi un giorno dopo rispetto alla solita routine, me la ritrovai davanti.
Percepivo il suo imbarazzo, forse sperava di non vedermi più. Eppure, allo stesso tempo, sentivo forte e chiaro il suo desiderio, lo vedevo dalle occhiate, dai movimenti dedicati solo a me. Egocentrico, pensavo.
Quando però ci incontrammo all’uscita dagli spogliatoi, la scintilla si riaccese.
Quella sera le chiesi il numero di telefono, ma non lo usai mai per chiederle un appuntamento come forse sarebbe stato meglio fare.
Ci incontravamo, facevamo l’amore e poi ognuno andava per la sua strada.
Ad ogni incontro scoprivamo qualcosa di nuovo l’uno sull’altra, parlavamo molto; non era solo sesso, l’avevo capito ormai, l’avevamo capito entrambi.
Eppure allo stesso tempo non stavamo molto insieme: prendevamo una camera, lo facevamo e poi parlavamo un po’ prima di andarcene.
Alla fine glielo avevo chiesto.
Era da mesi che volevo farlo, ma non ero mai stato sicuro: temevo che non gli interessassi dal punto di vista sentimentale. Però dopo che il nostro rapporto da “sesso in motel” si era evoluto in “sesso in casa”, avevo cominciato a pensare che forse fosse una specie di segnale di interessamento da parte sua.
«Esci con me» dissi di punto in bianco interrompendo il silenzio che si era creato.
«Che?» ribatté con la voce impastata dalla stanchezza.
«Esci con me» ripetei.
«Mi stai invitando ad un appuntamento?»
«Ti sto invitando ad un appuntamento».
Mi guardò profondamente mentre un sorriso le incorniciava il volto.
 
Lei
 
Da quanto tempo non avevo un appuntamento con un ragazzo? Da secoli.
Ormai non si usa quasi più, anche se non ne capisco il motivo, però mi è sempre andato bene purché si chiarissero subito le cose.
Beh, con lui non era successo.
Avevamo continuato a vederci senza però stabilire effettivamente cosa eravamo.
Suppongo che lo scoprirò questa sera.
Sento una macchina entrare nella mia via, è lui.
Si ferma esattamente davanti a me e mi apre la portiera da dentro allungandosi verso il sedile del passeggero.
«Grazie, ciao» dico un po’ goffamente.
«Ciao» si rimette in carreggiata mentre mi allaccio la cintura. «Sei molto bella stasera, non ti avevo mai vista truccata. Preciso: sei bellissima anche senza trucco, anzi. Mi sei piaciuta proprio per questo» ridacchia. Anche lui è in evidente imbarazzo.
So che non è un imbarazzo da “la serata andrà male”, è più un “siamo già andati a letto insieme, cosa ci facciamo ad un appuntamento?”.
Me lo sono chiesta mentre mi preparavo, ma l’idea mi era piaciuta sin da quando l’aveva proposta.
Sarà strano, ma mi ci abituerò presto.
Chiacchieriamo fino a quando non arriviamo al ristorante.
Rallenta fino a fermarcisi davanti.
«Vuoi scendere? Intanto io vado a parcheggiare» mi propone.
Penso ai tacchi che indosso, altra roba che non metto mai, poi penso all’idea di rimanere come uno stoccafisso fuori dal ristorante ad aspettarlo.
«Vengo con te».
Sorride mentre fa ripartire la macchina.
Il parcheggio non è molto distante, in città raramente si trova vicino.
È sera e di luce ce n’è ben poca, un lampione sfarfalla.
Mi slaccio la cintura. Nella macchina fa caldo e il parcheggio è isolato.
Sbottono il cappotto quel poco che basta per mostrare la scollatura dimenticandomi del vestito che indosso.
Gli cade l’occhio, lo vedo, e d’impulso sorrido maliziosamente.
Mi piace come mi guarda, mi fa letteralmente impazzire.
«Vogliamo andare?» chiede lui, la voce roca, distratta.
«S-sì».
Scendo prima di rischiare di cedere ai soliti impulsi.
Dio, ma che mi prende con questo ragazzo?!. Me lo chiedo dalla prima volta, mi fa un effetto che nessuno mi aveva mai fatto prima.
Camminiamo l’una di fianco all’altro in silenzio, sfiorandoci le mani.
Non appena arriviamo davanti al ristorante entriamo e ci facciamo accomodare dal cameriere all’ingresso.
È arrivato il momento di spogliarmi, via il cappotto.
Il vestito che indosso, rigorosamente rosso, ha una profonda scollatura a V, non porto il reggiseno sotto; sono sicura che sia la prima cosa che nota. Dal corpetto in pizzo con lo stacco in vita, parte una gonna morbida con due spacchi laterali che mettono in mostra le cosce.
Mi rendo conto dell’esagerazione con cui ho scelto l’abito, per essere un primo appuntamento, ma sinceramente a chi importa? Mi sta mangiando con gli occhi, questo mi basta.
Sa benissimo come sono sotto il vestito, eppure mi analizza come se non mi avesse mai vista, come se bramasse di possedermi, di guardarmi fino a consumarmi.
La cosa mi piace da impazzire.
Prima che possa sedermi, lui si affianca a me tirando indietro la mia sedia. Mi accomodo e, prima che lui faccia lo stesso, mi sfiora la schiena con la mano. Un brivido mi corre lungo la spina dorsale.
Mi sta facendo impazzire almeno tanto quanto io sto facendo impazzire lui.
Indossa un completo grigio a righe verticali bianche che gli risalta il colore degli occhi. Non indossa la cravatta e la camicia è leggermente sbottonata. È maledettamente sexy.
 
Lui
 
Non appena si toglie quell’enorme cappotto perdo un battito.
Se prima in macchina mi aveva destabilizzato, ora mi ha completamente mandato al tappeto.
So perfettamente com’è fatta, conosco ormai ogni centimetro del suo corpo; eppure vederla così mi lascia senza fiato.
È maledettamente sexy.
Non posso fare a meno di sfiorarla prima di sedermi, accompagno la sua sedia mentre si accomoda. Vedo con la coda dell’occhio i brividi che le provoco e sorrido maliziosamente: amo vedere l’effetto che le faccio anche solo sfiorandola.
Non appena mi siedo mi tocca col piede, cerca un qualsiasi contatto e questo mi manda su di giri.
Forse non ci siamo mai dati un appuntamento galante perché non abbiamo autocontrollo, è come se fossimo attratti incondizionatamente. Lo sappiamo e questa serata è una prova.
Quanto riusciremo a resistere alle provocazioni prima di cadere nella trappola?
Il nostro è un esperimento e noi lo stiamo sperimentando senza esclusione di colpi.
«Allora… cosa prendi?» chiede dopo aver letto il menù.
Non ha mai smesso di sfiorarmi da sotto il tavolo, non ho letto nemmeno una riga di questo maledetto foglio.
Guardo rapidamente i primi, scritti in un carattere esageratamente elegante, quasi illeggibile.
«Mi ispira il… risotto con asparagi, piselli ed erbe aromatiche» Dio! Ma cos’è questa roba?!.
«Già, senti… non so se mi trovo esattamente a mio agio in questo posto» comincia. Si avvicina poi verso di me invitandomi ad imitarla. «I camerieri hanno il tovagliolo sul braccio, ma quando mai?» sussurra assumendo un’espressione scioccata.
Prima non sapevo se sarebbe stata la ragazza con la quale avrei passato il resto della vita, -chi lo potrebbe sapere, del resto?- ma in questo momento lei stessa me ne ha dato la conferma: è quella giusta.
«Speravo tanto che lo dicessi» sospiro mettendo la mia mano sulla sua.
«Potevi dirlo anche tu, sai?» ridacchia mettendo una ciocca dietro l’orecchio.
«Che uomo sarei se privassi una cena galante ad una donna?»
«Un uomo che ha pietà di lei».
Ci guardiamo intensamente negli occhi, entrambi divertiti.
«Signori, avete deciso cosa ordinare?» il cameriere che ci aveva scortati al tavolo ci interrompe.
«Sì, ordiniamo l’uscita: ce ne andiamo».
Uscendo dal ristorante continuiamo a sfiorarci; alla fine, mentre camminiamo verso la macchina, le porgo il braccio e lei accetta volentieri il mio gesto, appoggiandosi alla mia spalla.
«Cosa vuoi mangiare?» le chiedo quando ormai siamo quasi giunti al parcheggio.
«Prendiamo una pizza da asporto e andiamo a mangiarcela a casa mia» propone stringendo lievemente il mio braccio.
So cosa vuole dirmi con quel segno, è lo stesso che voglio io, ma questa sera voglio il meglio per lei. Quando arriveremo a casa esaudirò ogni suo desiderio, ma prima voglio portarla in un posto speciale.
«Ho un’idea migliore sul dove andare a mangiare la pizza. Ti fidi di me?»
Ci stacchiamo, ormai siamo alla macchina. Le apro la portiera mentre le porgo la domanda.
«Sì, certo che mi fido» mi basta questo per sorriderle come un ebete.
 
Lei
 
La pizza l’abbiamo presa, fuma sulle mie gambe mentre mi stuzzica col suo profumo invitante. La mia pancia ormai brontola disperata e ho l’acquolina in bocca.
«Quindi dove mi porti?» gli chiedo curiosa.
«Lo vedrai presto» risponde ammiccando.
Vorrei che mi dicesse subito dove stiamo andando, ma decido di contenere il mio desiderio di voler sapere sempre tutto e cerco di distrarmi guardando fuori dal finestrino.
Sento la sua mano muoversi dal cambio e appoggiarsi sulla parte della coscia sinistra non coperta dai cartoni della pizza. Allargo la gamba spostando le scatole sulla destra per fargli più spazio: mi piace il fatto che mi accarezzi mentre guida, lo ritengo un gesto dolce e passionale allo stesso tempo.
Le sue dita mi solleticano la pelle, non sono più coperta dall’enorme cappotto: con le pizze fumanti addosso che fungevano da stufa mi sembrava eccessivo tenere il giubbotto allacciato.
Oltrepassiamo le luci della città addentrandoci sempre di più nella natura, ormai siamo in viaggio da una ventina di minuti.
«Vuoi portarmi in un posto isolato per uccidermi?» gli chiedo ridacchiando.
Non lo penso veramente, ma sono solita farmi viaggi su ciò che mi circonda e questo mi sembra il perfetto inizio di un thriller.
«Come hai fatto a scoprire il mio piano segreto? Sei più furba di quanto pensassi! Vorrà dire che per questa sera ti lascerò vivere, voglio prenderti alla sprovvista per ucciderti»
Rido poggiando la mano sulla sua e gliela stringo leggermente.
Mi rendo conto che non mi importa dove voglia portarmi, mi sento così bene con lui che potrebbe portarmi ovunque e io sarei felice comunque, anche se può sembrare un’affermazione scontata.
Non mi ero mai sentita così prima d’ora.
Finalmente la macchina rallenta.
Abbiamo percorso un tratto di strada in salita e ci siamo fermati in uno spiazzo apposito per parcheggiare, anche se immerso completamente nella natura.
Scende raggiungendomi subito non appena spegne la macchina.
Apre la portiera e prende le pizze, mentre io mi allaccio il cappotto e scendo a mia volta.
Fa più freddo rispetto che in città, soprattutto dopo essermi allontanata dalle pizze-stufa, eppure non mi pesa più di tanto.
Mi accorgo subito, però, che le scarpe che indosso non sono affatto adatte per camminare sul prato.
Maledizione, penso, sono così comoda di solito con le scarpe basse. Perché diavolo ho messo i tacchi?!.
«C’è la vaga possibilità che ci vengano dei drogati con le siringhe in questo posto?» chiedo.
«Non penso che dei drogati abbiano la benché minima voglia di venire fin quassù solo per assumere un po’ di droga. Credo che saremo al sicuro. Perché?» ridacchia per la domanda inaspettata.
«Semplice» esclamo appoggiandomi con una mano alla fiancata della macchina. Slaccio la prima scarpa lasciandola cadere a terra. «Mi libero dei trampoli» concludo togliendo anche il secondo tacco.
 
Lui
 
Scoppio a ridere per l’assurdità e la tenerezza della situazione.
Non avevo mai incontrato una ragazza come lei prima, così spontanea, naturale e sincera. Soprattutto così simile a me, ma allo stesso tempo così diversa. Mi sento completamente attratto da lei, come se fosse una calamita.
Non mi ero mai sentito così prima d’ora.
Sento di non poter resistere ancora.
Appoggio le pizze a terra, ignoro lei che mi chiede cosa stia facendo.
Punto il mio sguardo nel suo, voglio che sappia cosa desidero in questo momento.
Non c’è bisogno di altro: fa un passo verso di me, ma sono io ad azzerare le distanze e a baciarla.
Apro la portiera posteriore della mia auto, spaziosa abbastanza per permetterci qualsiasi cosa, e mi siedo al suo interno, mentre lei si mette a cavalcioni sopra di me.
Mi sembra incredibile come la nostra intesa sia così forte, come riusciamo a capirci con uno sguardo, un gesto.
Per la prima volta nella mia vita, mi sento completo.
 
Lei
 
Per la prima volta nella mia vita, mi sento completa.
 

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