Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: Charly_92    19/11/2018    1 recensioni
[One shot Jacob/Queenie, primo film]
Jacob è un No-Mag operaio in fabbrica e aspirante pasticcere senza garanzie. Queenie è una maga legilimens che si affeziona facilmente. Un incantesimo obliviante non aiuta un amore che sta nascendo. Ma, forse, uno strüdel di mele sì.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Kowalski, Queenie Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No guarantees, no affection
 
La banca. La visita alla banca avrebbe dovuto rappresentare il picco massimo della straordinarietà consentita alla giornata di Jacob Kowalski, persino alla sua intera vita. Una vita grigia, prigioniero di un lavoro logorante, vuoto di scopo e senza alcuna prospettiva, in una fabbrica di scatolame. Neanche si cibava di scatolame, diamine!
Eppure, dopo aver vissuto gli orrori della guerra, un lavoro così ripetitivo e rassicurante sembrava la cosa più allettante, gli pareva di fare peccato a desiderare di più quando già era sopravvissuto ai suoi compagni. Eppure, gli anni erano passati e con loro anche quella grande paura pareva un brutto sogno sbiadito, mentre il senso di frustrazione si era fatto sempre più insopportabile. Per questo era andato alla banca: per richiedere un prestito e aprire la sua pasticceria, passione ereditata dalla cara nonna. Prestito che, peraltro, non aveva ottenuto.
La motivazione? Non aveva garanzie, a parte i suoi manicaretti profumati, che l’arcigno funzionario non aveva nemmeno assaggiato.  

Jacob ripensa a tutte queste cose, a chissà per quanto tempo la sua vita sarebbe stata ancora così grigia, forse in eterno, se non avesse incontrato Newt e la sua valigia di creature straordinarie, se quel velecoso non l’avesse punto, se…
Non avesse incontrato lei.
Jacob Kowalski ha vissuto più avventure in un paio di giorni che tanti altri in una vita intera, eppure, sotto la pensilina di quella metropolitana, il suo cuore si lacera per qualcosa di molto più scontato e universale: non rivederla più e, ancor peggio, non poterla ricordare. Non è mai stato uno sciupafemmine, tutt’altro, la figura e la goffaggine non gli sono mai state d’aiuto, eppure con Queenie è stato tutto così immediato e semplice, quasi abitudinario, come seguire la ricetta per un dolce a menadito.
Come se fuori dal forno fosse uscito il suo dolce migliore. Che dolce sarebbe Queenie? Non si è dato tempo di pensarci.

“É la cosa migliore, non avrei nemmeno dovuto essere qui… Non avrei dovuto sapere… Niente di niente…”
La voce gli si incrina e gli occhi gli si riempiono di lacrime, perché non sa se ringraziare o maledire Newt e la sua accidenti di valigia piena di animali assurdi, non sa se benedire o mandare all’inferno il destino che gli ha fatto incontrare Queenie per poi sottrargliela, non lasciandogliene a breve nemmeno il ricordo. È più straziante ricordare e dire addio o non ricordare affatto? Jacob non sa rispondersi.
Lei intanto mormora sciocchezze, entrambi lo sanno, di fughe miracolose e improbabili verbi al futuro, lui cerca di dissuaderla, di dirle che come lui ce ne sono mille là fuori, anzi pure meglio, perché la sua vita è grigia e senza garanzie, fatta di dolci barattati per cibo in scatola. 
Lo dice perché una parte di sé vuole che sia così, perché non sopporterebbe di essere lui l’unico per Queenie e viceversa.
Non se le cose devono andare così.
Questo e poi perché gli addii lo fanno piangere e vuole strappare questo cerotto il più in fretta possibile.
Chissà se lei sta leggendo il dolore che porta nel cuore, oltre che nella mente.

Si muove con passo marziale ora, Jacob è di nuovo un soldato, questa la sua personale guerra e lui il cecchino scelto per andare oltre la trincea in avanscoperta, così si pone sotto la pioggia a testa alta e braccia aperte, quasi questa fosse piombo pronto a smembrarlo e, in un certo senso, è così. Queenie gli va incontro, un ombrello magico e trasparente a coprirli, ed eccolo qua, il loro primo e ultimo bacio, breve e meraviglioso, lei sa di caramella alla fragola e Jacob implora almeno questo di ricordarselo, almeno questo, che gli venga risparmiato. Poi riapre gli occhi, non c’è nessuno attorno a lui, ha una gran confusione in testa, come un pozzo nero e profondo senza rimedio. Eccolo, l’oblio.

La sua vita monotona viene sferzata nei giorni successivi dal felice ritrovamento del regalo di un qualche benefattore: uova d’argento puro. Ora Jacob ha una stramaledetta garanzia. E anche uno strano solletico mentale che non sa spiegarsi, una specie di dejà vu molto vivido e allo stesso tempo fumoso a cui però non c’è verso di venire a capo.
La pasticceria va a gonfie vele, il déjà vu pruriginoso è parte del successo, perché Jacob sogna i suoi dolci ogni notte, ogni notte tutti diversi, ne sogna gli ingredienti, ma soprattutto le forme fantastiche, a cui però non sa dare un senso. Tutti i clienti gli chiedono una spiegazione, lui sorride e a tutti risponde: “è un segreto”. Un segreto così celato da essere estraneo anche a se stesso. 

Poi, la campanella alla porta suona, una splendida ragazza vestita di rosa entra e gli sorride, senza parlare. Jacob, ammaliato, se ne innamora all’istante. Istintivamente porta la mano a quella cicatrice dietro al collo, una puntura di qualche insetto particolarmente vorace di cui però non ha memoria e, eccolo lì, di nuovo: il prurito, il solletico mentale.
Jacob le sorride di rimando, nemmeno lui proferisce parola. Se riacquistasse la memoria in quel momento, saprebbe perfettamente con quale dolce rappresentare Queenie: uno strüdel di mele con una spolverata di cannella e zucchero a velo.
Il suo preferito.

 
 
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione




 
Tina è sempre stata quella brava, prima della classe, Auror per conto del MACUSA - sebbene ora declassata a impiegata- una perfetta donna in carriera. Queenie, pur amando moltissimo la sorella maggiore, a volte si sente soffocare in quell’appartamento un po’ angusto, passando tutto il giorno a fare le faccende e, oltretutto, senza poter leggere nella mente di nessuno.
Non le pare vero, quindi, di trovarsi davanti a un mago fuorilegge dallo spiccato accento inglese e, per mille uova di drago, un No-Mag! Non ne aveva mai visto uno da vicino. Con le sue doti di legilimens, Queenie in una manciata di secondi sa tutto di il necessario su di lui: Jacob Kowalski, ex militare, impiegato in una fabbrica di scatolame, desideroso di aprire una sua pasticceria, ma- povera creatura! - la banca non gli ha dato il benestare. Non ha garanzie. Queenie è dispiaciuta, vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo, ma dubita che le banche No-Mag accettino galeoni.

Ci ha sempre impiegato un tempo record ad affezionarsi alle persone, da sempre, nonostante la maggiore, più guardinga, le ripetesse: non affezionarti. Questo caso non fa eccezione. Eppure è più forte di lei: leggere nella mente delle persone le permette di conoscere tutto ciò di cui ha bisogno e la sua spiccata empatia fa il resto.  Ad esempio, questo Jacob ha i medesimi pensieri che hanno tutti gli uomini di fronte a lei - tranne quel Newt, che ha la testa affollata da creature strambe che Queenie non conosce- ma è gentile, rispettoso e, cosa che più la colpisce, non è spaventato dal mondo magico, tutt’altro, ne è genuinamente affascinato con un candore genuino, quasi infantile.  
“Potresti smettere di leggermi nella mente per un attimo?” Le chiede a un certo punto. Lo fa in maniera educata, non si arrabbia e strepita come certe persone fin da quando è bambina - hai voglia a spiegare che non può farci nulla, che è fatta così! - procurandosi diverse offese e malintesi sul suo conto. I pregiudizi sulla legilimanzia sono duri a morire. Queenie acconsente e scopre, con sincero stupore, che conversare con Jacob le piace ancora di più, che non importa leggergli nel pensiero, preferisce che sia lui a raccontare certe cose di sé, ed è estremamente raro che le accada, a essere legilimens ci si annoia facilmente. Figurarsi con un No-Mag!
Ma la domanda che si pone la giovane maga è solo una: sono tutti così meravigliosi e affascinanti come lui?

Non affezionarti. Così si è raccomandata Tina. Eppure il peso che sente nel cuore annuncia a Queenie che invece sì, si è affezionata eccome: a Newt e ai suoi animali fantastici, certo - come sua sorella, del resto - ma soprattutto a Jacob. Nessuna eccezione. Questione di minuti e lui sarà investito dalla pioggia intrisa di una pozione obliviante e dimenticherà ogni cosa, della magia, dei nuovi amici… Di lei.
Sconvolta, non sa fare altro che aggrapparsi stretta alla giacca di Jacob che, vedendoli tutti così affranti, si prodiga nel cercare di consolarli, ma è così poco convincente che si costringe a voltarsi mentre la voce gli si spezza.
Non avresti dovuto né essere qui né sapere nulla, ma non è andata così. Questo pensa lei, mentre un torrente di parole sgorga dal suo cuore, una possibilità più impraticabile dell’altra, perché dev’esserci, per la tenera e speranzosa Queenie, un’altra via, un altro modo…
No. Jacob la dimenticherà e lei passerà i giorni crogiolandosi nel suo, di ricordo.
La figura, il sorriso, la voce, il modo di gesticolare, quanto fosse buffo mentre sudava per colpa della puntura di velenottero, quanto avesse apprezzato la sua cucina, in particolare lo strüdel di mele. Vorrebbe possedere un pensatoio dove conservare quei ricordi e non separarsene mai, almeno da quelli. 

Mentre Jacob si lascia inzuppare dalla pioggia, l’istinto a volere di più, almeno un poco di più, la fa avvicinare - un incantesimo-ombrello risulta perfetto per l’occasione - e bacia Jacob, quel No-mag capace di rubarle il cuore in un paio di giorni, come nessuno aveva mai fatto prima. Tutti la guardano, da sempre, Queenie ci è abituata.
Ma Jacob, no. Jacob l’ha vista, da subito. E fa tutta la differenza del mondo.
Queenie si allontana, trascinata dolcemente via da Tina e Newt, quando Jacob ha gli occhi ancora chiusi e non può accorgersene. Non sopporterebbe di essere guardata da lui e, di punto in bianco, non venire riconosciuta, vedere quella smorfia di sbigottimento formarsi sul suo volto, gli occhi stretti per la concentrazione e una domanda a fior di labbra: “Signorina, ci conosciamo?”.
No, non lo sopporterei, conclude senza parlare, mentre si asciuga le lacrime nel guanto. 

É stata una mattinata intera davanti a quell’insegna senza trovare il coraggio di entrare.
É passata davanti alle vetrine un centinaio di volte, ha visto una calca di persone entrare e uscire continuamente, senza pausa, ha letto che Jacob cerca un’apprendista, ha riconosciuto con commozione le figure dei suoi dolci - chissà se qualche dolce ha il mio ricordo, si chiede fra sé - ha sentito lo scampanellìo della porta e, più volte, è stata sul punto di entrare, senza tuttavia riuscirci. Vuole assicurarsi che siano soli.
Così, quando si avvicina l’ora di chiusura e tutti i clienti sono stati soddisfatti, solo allora Queenie trova la forza di varcare la soglia, il cuore che batte fortissimo. Jacob le dà le spalle, lei si finge indaffarata a guardare la merce esposta, respirandone lo squisito profumo.
Poi, lui finalmente si volta, lei sorride e deve fare un gran sforzo per non dire ad alta voce: “Ti ricordi di me?”.
Jacob ricambia il sorriso, ha la stessa buffa espressione trasognata della prima volta che si sono incontrati.
E Queenie sente forte il desiderio di ordinargli dello strüdel di mele. Solo per scoprire l’effetto che fa.



THE AUTHOR'S CORNER
Ciao a tutti. Ho rivisto di recente il primo capitolo di "Animali fantastici" per prepararmi alla visione del secondo (che tuttavia non ho ancora visto!) e mi sono re-innamorata di questa dolcissima coppia, ho pianto di nuovo alla scena della pioggia e... Mi sono rimessa a scrivere questa one shot senza pretese dopo quasi due anni di assenza da EFP. Spero vi piaccia, se è così lasciatemi una recensione, la leggerò con piacere.
Ah, la citazione a metà è ovviamente "La pioggia nel pineto" di Gabriele d'Annunzio.

 
  
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