Serie TV > Skam
Ricorda la storia  |      
Autore: anastasia in love    19/11/2018    1 recensioni
[Edo & Ele di Skam Italia]
Edoardo chiama Eleonora per sentirla, ora che lei si trova a Londra, e le confessa nuovamente i suoi sentimenti. Eleonora finalmente cederà?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Metto in ordine la scrivania, preparo lo zainetto per l’indomani – il libro di inglese, il quaderno blu, una mela, qualche sterlina per l’autobus – e mi siedo sul letto ad aspettare. Le 21:23. Manca ancora qualche minuto, cazzo! Allora mi alzo e cerco disperatamente qualcosa da fare, ma l’armadio è in ordine, le matite sono temperate, il cellulare è carico e la tisana al finocchio è ancora troppo calda, così comincio a camminare nervosamente su e giù per la stanza cercando di calmarmi, ma l’occhio cade continuamente sui numeri rosso scarlatto della mia piccola radiosveglia di seconda mano. 21:27.

-“Ok, stavolta glielo dico, non può andare avanti così! Gli dirò che è stato bello sentirlo, ma che queste telefonate devono finire. E i messaggi. E le mail. Basta, me ne tiro fuori!”

Mi siedo sul letto con il cuore in gola e le mani sudaticce, sono così agitata che comincio a strofinare i piedi l’uno contro l’altro, cosa che faccio ogni volta che sono nervosa. Smetto immediatamente.
-“Adesso calmati, non essere ridicola! Gli dirò che non deve più chiamar…”
Il telefono comincia a squillare e io mi alzo dal letto all’istante, con uno slancio tale che per poco non inciampo nei miei stessi piedi. Mi fiondo alla scrivania e leggo il suo nome, chiaro e bellissimo sullo schermo nero del mio cellulare. Edoardo.

-“Pronto?” La mia voce è appena un sussurro. Sto letteralmente tremando e ho la sensazione che il cuore mi stia per esplodere dal petto. Lo sento battere come un tamburo nelle mie orecchie, così forte che quasi non sento la sua voce.
-“Ele? Ciao, sono io…” E chi potrebbe mai essere, alle 21:30 precisi, come ogni sera da due settimane? Vorrei tanto sapere se anche lui si sente così quando parliamo. Se anche a lui tremano le ginocchia così tanto da doversi sedere.

-“Eduardo, ciao.” Cerco di essere sarcastica, ma la verità è che me la faccio addosso dall’emozione.
-“Come è andata oggi? Mi sei mancata. La scuola senza di te è uno schifo…”
-“Non dire così!” – rispondo tutto d’un fiato, perché sono mesi che cerco di allontanarlo, ma la verità è che sto sorridendo, e ho la sensazione che lui lo sappia.
-“Perché no? Perché non dovrei dirlo? Mi sei mancata, è questa la verità.” Parla come se fosse la cosa più naturale del Mondo, come se fosse normale dirsi “mi manchi”. Ma non è così, non deve essere normale.

-“Senti Edo, dobbiamo parlare...”
-“Edo? Mi piace! Molto meglio di Eduardo.” Lo sento sorridere. Il riso sincero di un bambino. E ad un tratto mi ricordo com’è il suo vero sorriso, quello che gli illumina gli occhi e gli crea una piccola fossetta sul mento. Me lo immagino seduto alla sua scrivania, un maglione blu, il cellulare in una mano e il libro di storia in un’altra.
Forse sta giocherellando nervosamente con una matita, o forse è al computer a cercare la traduzione alla versione di latino.

Resto in silenzio, cercando le parole per troncare tutto, ma queste mi restano come impigliate nella gola. La verità è che Edoardo mi manca e che a queste telefonate non riesco a rinunciare. La verità è che qui a Londra le mie amiche, la scuola, i drammi di Silvia mi sembrano così futili e lontani, come senza importanza.
Edoardo non sembra accorgersi dei miei pensieri. Stasera è allegro, forse ha preso 7 in inglese.
-“Oggi ho fatto quello che mi hai chiesto!”
-“Cosa?”
-“Ho cancellato le x dietro al bagno dei maschi. E lo vuoi sapere perché?”
Se continua così mi verrà un infarto.  -“Dimmi!”
-“Perché ho chiuso con queste stronzate! Quando torni ti vengo a prendere a casa, ti porto a cena fuori e poi al cinema.”
-“Edo, non possiamo, io …”
-“Hai ragione, quando tornerai sarà già primavera. Niente cinema, dopo cena ce ne andiamo su al Gianicolo a guardare le stelle.”

Sorrido anch’io, mandando il mio sarcasmo a farsi benedire. Eccoci qua, è sempre la solita storia. Mi preparo un bel discorsetto su quanto sia sbagliato sentirsi, sull’importanza dell’amicizia e della lealtà, ma poi quando lo sento ridere, quando lo sento fantasticare su di noi, allora tutte le mie certezze e le mie difese crollano in un attimo. La settimana scorsa voleva portarmi a Villa Borghese a guardare le anatre, due giorni fa voleva portarmi a mangiare le patate fritte al greco del Pigneto, e ora siamo qui a parlare di stelle. Edoardo sa come farmi girare la testa, e questo mi fa paura.
-“Non posso, lo sai.”
- “E’ per Silvia? Ci parlo io!” E’ così speranzoso che quasi mi commuovo.
-“Ci parlo io, ok? Le dirò che tra me e lei non poteva esserci niente e che mi piace un’altra ragazza. Mi sono già scusato per come mi sono comportato, ma se vuoi le parlerò ancora. Ele, ti prego, una sera soltanto…”
Resto in silenzio, tentata di dire sì e mandare a fanculo tutti i miei dubbi morali.
-“Ti prego, Ele. Vengo a prenderti sotto casa e andiamo dove vuoi tu, puoi persino chiamarmi Eduardo. Puoi ridere di me, puoi trattarmi male, puoi persino restare in silenzio tutta la sera, ma ti prego dammi una possibilità.” Adesso la sua voce ha un tono più angosciato, il tono di chi implora almeno un briciolo di fiducia.

-“ Io non sono cattivo.” Lo dice così, senza riserve, senza una ragione, con l’aria di chi è stato giudicato troppe volte. Ne resto sorpresa, e ancora una volta non so cosa dire. E’ come se fosse indifeso, come se per la prima volta si fosse spogliato della sua aria da stronzo misogino. E lo ha fatto per me.
-“Lo so che non sei cattivo, è solo che non posso. Silvia è innamorata di te.”
-“Ma come fa ad amarmi? Non ci conosciamo nemmeno! E’ vero, siamo andati a letto insieme, ma non ci siamo mai parlati veramente. Io voglio conoscere te!”
-“Perché?” Se continua così, qua finisce male, lo so.
“Perché sei intelligente e te ne freghi di tutto e di tutti. Perché sei amica di una musulmana, perché sei partita da sola per Londra, perché non ti fai sottomettere dai maschi, perché hai avuto il coraggio di trattarmi come meritavo. E perché sei bellissima, cazzo! Ma questo già te l’ho detto…”

Quello che mi dice mi entra dentro, e me ne accorgo dal fatto che mi lascio andare stancamente su una sedia, come se di colpo mi sentissi sfinita. Resto in silenzio e lui fa lo stesso. Sento solo il suo respiro dall’altro lato del telefono. Fuori comincia a piovere lentamente, e io mi stringo nel mio maglione, improvvisamente infreddolita. Edoardo sa abbattere tutte le mie difese, e questo mi fa paura.
-“Ele, sei lì?”
-“Raccontami della scuola.” E’ il nostro segnale. Gli dico “raccontami della scuola” ogni volta che sento che sto per cedere, ogni volta che sono ad un passo dal dirgli “sì, quando torno esco con te, e mi manchi porca miseria!”.
Sorride anche lui, dall’altro lato del telefono. Sa di avermi in pugno, ma non mi mette fretta. Sa che domani mi richiamerà, e anche il giorno dopo, e che io sarò sempre qui a rispondergli.
-“Mmm vediamo: l’argentina sabato sera ha paccato con uno di quarto, e pare che siano andati molto oltre. Ah non te l’ho detto, hanno proposto per l’ennesima volta Pompei per la gita. Giuro che se andiamo a Pompei per il terzo anno di fila …”



 

Amo infinitamente la coppia Edoardo/Eleonora e così ho immaginato una loro ipotetica telefonata mentre lei si trova a Londra. Lasciate qualche commento se vi va, mi fa sempre piacere avere un giudizio su ciò che scrivo. A presto,
Anastaia

 



 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Skam / Vai alla pagina dell'autore: anastasia in love