Personaggi: Remus/Sirius, Sirius Black
Genere: Drammatico, triste.
Rating: Giallo (PG)
Avvertimenti: Slash, One-shot
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note: Omg. A-hem. Questa è la prima fic che pubblico su efp, ed infatti sono nervosissima XD E' una storia a cui sono davvero affezionata, che ho scritto molto tempo fa. Riflettendo sull'effetto dei Dissennatori, è venuta fuori questa cosa molto angst che mi fa piangere il cuore e che ho riletto due milioni di volte. Nient'altro, enjoy. **

Non è mai stato amore


Passano i minuti, ore interminabili che si succedono sempre uguali, senza tregua.
Dove sono?
Le pareti sbiadiscono intorno a me, sento mancare il terreno, eppure sono vivo.
Con dolore sento l’aria gelida che mi entra nei polmoni, mentre mi perdo in questa nebbia eterna che mi avvolge.
Vivo per ricordare tutto ciò che è stato, in un tempo che quasi non riconosco più.
Per scontare la mia meritata pena.


“Mi fido di te.”
Anche mentre lo dicevi – mentre mi stringevi contro di te, con quel sorriso che a malapena riesco ad immaginare – suonava come una bugia.
Ma era facile farmelo credere, perché sapevi che era quello di cui avevo bisogno.
Sei sempre stato maledettamente bravo a manipolare le persone.
No, forse non sempre, non così.

Avevi ragione.
Hai sempre visto giusto, su ogni cosa.
Tu eri quello che riusciva a capire tutto, che sapeva riportarci alla ragione e al senno.
Quello che con il suo sorrisetto di comprensione – quella fottuta comprensione che non ti ho mai chiesto, che non ho mai voluto – pensava di poter risolvere tutto.
A volte pensavo che fosse vero, che un tuo bacio potesse far sparire ogni cosa.
Dio, com’ero ingenuo.
E sciocchi, voi, a fidarvi ancora di me.

“Sei un gran bastardo.”
Una volta me lo dicesti. Una delle tante volte che ti feci del male.
Senza neanche farci caso. Come mio solito, senza pensare.
E poi tornavo da te, dopo averti ferito, volevo il tuo disprezzo e il tuo odio.
Ma tu eri troppo perfetto per odiarmi.
Siete riusciti a perdonarmi sempre, perché tutti possono sbagliare, in fondo.
Non è vero. Certi errori sono imperdonabili.

“Noi siamo amici.”
Non siamo mai stati amici. Io e te.
Avremmo voluto, e probabilmente sarebbe stato meglio per tutti.
Eravamo amanti.
Fin da quando i nostri sguardi si sono incontrati. Rapiti.
Facevamo l’amore.
Ad ogni tuo sguardo, ad ognuno di quei tuoi sorrisi – come potevi sorridere a quel bastardo che ero, e che forse non ho mai smesso di essere?
Ancora prima di conoscerci, ti volevo.
Prima di iniziare a farci del male.

“Ti amo”
Me lo sussurravi all’orecchio, quando la passione rendeva roca la tua voce, e sapevi che ogni volta potevi farmi sussultare. Avevi un potere su di me, ma non l’ho mai voluto ammettere.
Lo sussurravi piano, vergognandoti della tua debolezza. A bassa voce, come se temessi di mostrare la menzogna nel tuo tono.
Non è mai stato amore, il nostro.
Era desiderio. Era la voglia che ci animava, quella passione così sbagliata che muoveva i nostri corpi.
Era bisogno. Bisogno di qualcuno a cui attingere energia vitale, ed era questo che facevamo, divorandoci l’un l’altro, fino a restare senza forze.
Era rabbia. Un modo per sfogare l’odio che abbiamo sempre covato dentro, quello che io attribuivo al destino, mentre tu avevi il coraggio di ammettere che era verso te stesso.
Era farci male, ogni volta che le tue labbra si posavano sulle mie.


Passano le ore, minuti interminabili si succedono senza sosta, senza pietà. E l’aria gelida continua a invadermi i polmoni.
Non è mai stato amore, quel legame insano fra noi.
Eppure non posso fare a meno di te.