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Autore: Karyon    22/11/2018    0 recensioni
Can't fight the temptation| When you get the vibration
Won't do you no good| It won't do you no good
No, we don't mind| If you don't mind
Hell, I never mind!
Now let the moment break you| Let the feeling come take you
Won't do you no good| It won't do you no good

TRAD: Non puoi combattere la tentazione | quando senti la vibrazione | Non ti fa fare niente di buono (x2) | No, non ci importa | Se non importa a te, diavolo non m'importa | Adesso lascia che il momento ti distrugga | lascia che le sensazioni ti prendano | Non ti faranno fare niente di buono (x2)
Sirius/Lily.
Accenni Remus/James.
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius/Lily
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Way down we go
 
Cause they will run you down, down til the dark
Yes and they will run you down, down til you fall
And they will run you down, down til you go
Yeah so you can't crawl no more
 
And way down we go
Way down we go
Say way down we go
Way down we go[1]
 
 
Agosto 1977
      Sirius guardò la cenere staccarsi lentamente e depositarsi sul fondo del posacenere. Nonostante avesse promesso alla sua odiata madre di non fumare più, era riuscito a procurarsi un po’di erba elfica con la paghetta che suo zio Alphard insisteva a rifilargli di nascosto.
Era strano per lui stare così tanto tempo a casa: di solito, non appena rimettevano piede nel mondo normale, Sirius scappava dai Potter quasi senza neanche passare da casa. Era una scortesia che gli consentivano solo perché James era un Purosangue abbastanza ricco e in vista da potersi permettere un Black come amico. Ovviamente i suoi non sapevano nulla di Remus e Peter, ma dopotutto non è che gliene fregasse davvero qualcosa di lui; l’importante era che i geni venissero preservati da qualsiasi contaminazione.
Il che gli faceva tornare alla mente il motivo per cui era ancora a Grimmault Place, all’alba del 10 agosto, ignorando tutte le lettere di James e la chiamata alle armi degli altri Malandrini. Un motivo per il quale, ne era sicuro, i suoi genitori non avrebbero esitato a diseredarlo peggio di Andromeda, quando ebbe l’infausto ardire di mettere occhi su Edward Tonks. Lily.
Lily che era sempre stata un fastidio per la sua vita, che avrebbe potuto essere solo un fastidio per il suo sesso e, invece, era diventata un fastidio per il cuore.
Sirius non era mai stato interessato alle donne, troppo impegnato a godersi le libertà di un’amicizia che nel suo mondo non gli era possibile. L’arrivo di Lily Evans era stato solo un enorme molesto contrattempo, un’increspatura nella perfetta alleanza tra lui e James.
Al primo e al secondo anno era più un’entità ignota, come tutte le ragazzine per i maschi di quell’età, che a malapena s’inseriva nei loro discorsi da bambini. L’aveva liquidata come una curiosità temporanea, sparita prima di subito.
Poi al terzo anno qualcosa era cambiato, ma quel qualcosa era arrivato parallelamente al Quidditch: poteva sopportare qualche svenevole lamentala da parte del suo amico, se il resto del tempo era dedicato a lui e al loro sport preferito.
L’anno prima, invece, i cambiamenti nel rapporto tra James e Lily erano andati di pari passo con i mutamenti di quest’ultima nei conforti di Mocciosus Piton: più lui si dimostrava un idiota razzista, classista e sfigato, più lei - per proprietà inversamente proporzionale - s'interessava a James. Lui idiota e classista uguale, però un po’ meno sfigato e certo non razzista, dal momento che sognava d’infilarsi nelle mutande della Babbanissima Evans dal suo primo passo a Hogwarts.
Quando poi li aveva visti baciarsi, un freddo e ferruginoso mattino di Ottobre, non ci aveva visto più; complice il fatto che già si fossero un po' distanziati – James passava tutti i pomeriggi a capitanare la squadra, lui a farsi tediare da Remus con l’odiata Aritmanzia –, che James si fosse dimenticato di sottolineare il piccolo insignificante dettaglio che la Evans aveva cominciato a ricambiarlo, Sirius era andato su tutte le furie.
A ripensarci col senno di poi, era quasi troppo ironico.
Ovviamente era troppo leale verso James per fargli una piazzata per una cosa che desiderava così tanto da così tanto tempo.
Ovviamente era troppo impaziente per resistere un intero mese alle sviolinate melense del suo migliore amico, che doveva essersi fritto il cervello. All’ennesima tiritera sulla Evans e la sua sfolgorante bellezza, Sirius non ce la fece più e uscì dal dormitorio sbattendo la porta.
 
1.
No good
 
Can't fight the temptation| When you get the vibration
Won't do you no good| It won't do you no good
No, we don't mind| If you don't mind
Hell, I never mind!
Now let the moment break you| Let the feeling come take you
Won't do you no good| It won't do you no good[2]
 
Novembre 1974[3]
     Sirius si avviò a passo di marcia in giro per il Castello, senza neanche sapere dove andava. Aveva solo bisogno di sfogare quella rabbia iperattiva che lo aveva preso. Era consapevole di comportarsi come un poppante, ma non poteva più fare finta di nulla e chiudere gli occhi su quello che stava accadendo. A un certo punto notò una certa rossa, che scendeva dalle scale a chiocciola della Guferia, con un paio di pergamene tra le mani.
«Oh, Evans. Proprio te cercavo!» Esclamò, ruggendo quasi, facendola sussultare.
«Black, mi hai fatto prendere un colpo. Che vuoi?» Sembrava curiosa e Sirius odiò quegli occhi tanto belli e quei capelli tanto luminosi.
Per lui erano solo un ostacolo, qualcosa che si frapponeva tra sé e la possibilità di avere un vero, autentico, decente rapporto con qualcuno, il primo della sua vita.
«Senti, io e te dobbiamo parlarne» mise giù sbrigativamente, rivolgendole uno sguardo antipatico. Forse era la prima volta che la ritrovava da sola e non accerchiata da amiche.
Lily posò le pergamene nella sacca con molta calma, Sirius era sicuro sapesse di cosa voleva parlare e prendesse tempo.
«Prima di domani, Evans».
«Non hai preso le tue medicine da bipolare stamattina?» Ribatté sarcastica, ma Sirius non rise.
«Spiritosona. Voglio parlare di James».
«Oh» fece solo lei, incrociando le braccia
«Oh, già. So che vi siete baciati. State insieme?» Chiese Sirius a bruciapelo. Godette della sua espressione sperduta, per un attimo annaspante.
Lily si guardò intorno per un istante e lo colpì alla sprovvista quando, con tutta l’insicurezza del mondo, fece «Io… non lo so».
Sirius scrollò la testa, pensando che non poteva permettersi di mostrarsi vulnerabile o debole quando lui aveva bisogno di qualcuno con cui prendersela.
Stava ragionando su come reagire, quando Lily lo fissò per chiedergli: «Cosa t’interessa?»
«Mi interessa tutto, Evans. Tu devi stargli lontano e basta» grugnì.
«E perché?» Volle sapere, cocciuta come poche.
Sirius sospirò, sapendo che non avrebbe mai potuto spiegare a nessuno cosa provava in quel momento e cosa provava, in generale, per le sue amicizie. Era gelosia, ma non di una gelosia amorosa: era l’invidia latente e costante di chi non aveva mai avuto determinate cose e che, invece, adesso se ne trovava sommerso, scoprendosi gelosissimo.
Non voleva perdere di nuovo.
«Perché ci tengo a lui» scelse di dire, con un tono che  le fece strabuzzare gli occhi.
Il silenzio si protrasse per un po’, poi Lily lo guardò in modo strano e sciolse le braccia, facendo un passo avanti «Oh Black, io non credevo che… cioè, potevo sospettarlo, ma non pensavo che, insomma, i tuoi sentimenti fossero di quel tipo» cominciò a balbettare, incespicando.
Sirius contemplò per un attimo l’idea di lasciarla nel suo brodo tanto era divertente vederla così indecisa, ma poi scosse la testa «Ti sei ammattita? Guarda che non sono innamorato di James».
Lily batté le palpebre «Beh, non sembra da come ne parli. E non ci starebbe niente di male».
«Non dico che ci sia qualcosa di male, è che non sono omosessuale!» Sirius pensò che quel discorso stava prendendo contorni grotteschi; se non fosse stato troppo scioccato, avrebbe riso. Non che avesse problemi con gli omosessuali – insomma, Remus era il suo migliore amico no? – ma l’idea che la Evans o chiunque altro pensasse che lui…
«Allora dovresti rivedere il modo in cui parli di James in giro, così per consiglio» la sentì dire e qualcosa di quasi ferale scattò in lui. Fece qualche passo avanti facendola indietreggiare verso la parete in roccia.
«Cos’è, vuoi che te lo dimostri per caso?» Fece, in tono suadente, avvicinandosi tanto da sentire il suo fiato sul collo.
La Evans si accigliò e s’indispettì «Ecco il solito Black trash e triviale che conoscevo, mi stavo quasi preoccupando. Ora scusami…» sibilò, frustandogli la faccia con un colpo indignato di capelli rossi e andando via con la solita postura rigida.
Solo allora si rese conto che quella sciagurata era riuscita in un sol colpo a deviare l’argomento principale, a non rispondere alle sue accuse, ad offenderlo – o forse no, non aveva capito – e a farlo capitolare. Fu da quel momento che passò il tempo a osservare la Evans con maggiore interesse; un po’ perché pensava che conoscere bene il nemico fosse fondamentale per adottare una strategia di attacco, un po’ perché lo incuriosiva quell’abrasiva intelligenza.
Così scoprì che nascondeva cioccolata ovunque e la tirava fuori dai posti più impensabili per degli spuntini fuori orario; che si arricciava i capelli con la matita quando studiava, impigliandosi i capelli e procurandosi dei buffi e arzigogolati nodi; che era pessima a giocare a scacchi e Remus, indulgente come pochi, la faceva vincere sempre; che lei lo sapeva a si gongolava, anche se sotto-sotto sorrideva di ringraziamento.
Insomma, scoprì che sotto ai distintivi, ai voti, alla rigidità e alle regole c’era una persona vera e anche abbastanza simpatica. Quel che era peggio, cominciò a capire perché James se ne fosse innamorato e – sul finire del quarto anno – non sapeva più se odiasse lei o invidiasse lui.
 
Agosto 1977
      Sirius si svegliò di colpo, quando un ‘toc’ alla finestra gli fece capire che James non demordeva.
«Oh, andiamo! Razza di idiota…» sibilò, quasi strappando la lettera dalla zampa dell’incauto gufo e ruggendo di frustrazione quando la aprì: era di James ed era furiosa.
Fosse stato per Sirius sarebbe corso da James in meno di dieci millisecondi, ma quella stretta al petto non gli permetteva di muoversi, intrappolato alle funi invisibili del suo senso di colpa.
La sua personalità si era costruita attorno a tre fondamentali capisaldi: fedeltà all’amicizia, leggerezza nella vita, disprezzo per le regole imposte.
Poi, in un solo anno, aveva mandato al diavolo tutto e aveva sentito il ‘crack’ dello specchio: la sua identità che se ne andava a farsi fottere. Chi diavolo era, se non era più se stesso?
Aveva provato a credere che auto-flagellandosi avrebbe trovato un po’ di sollievo, che dimenticando tutto a suon di artigliate sarebbe servito. Invece era lì, chiuso in una casa che odiava a rimuginare su una maledetta giornata che non avrebbe dovuto ricordare.
Era fine gennaio del quarto anno, faceva un freddo cane e James  era in brodo di giuggiole.
 
Gennaio 1975[4]
     «… poi ho organizzato un incontro da Madama Piediburro che ricorderà per tutta la vita e…»
«… e poi andrete verso il tramonto su un unicorno dorato. Prongs, lo sappiamo, ci avrai ammorbato almeno cento volte con questa storia!»
James si zittì con aria indignata e continuò a lanciar in aria il boccino d’oro, riacchiappandolo prima che si allontanasse troppo. Peter, accanto a James, fingeva di studiare ma seguiva le peripezie della piccola sfera con le ali.
Remus sorrise con aria indulgente dal tomo di Storia della Magia che stava leggendo «Pads, non essere acido» rimbrottò, mentre il fuoco schioppettata di fronte a lui.
Era un cupo pomeriggio di Gennaio e un freddo pungente s’infiltrava tra i numerosi spifferi del Castello. Erano riusciti ad accaparrarsi i pouf più vicino al camino e si stavano crogiolando nel tepore, fingendo di studiare per il giorno dopo.
O meglio, in due cercavano di studiare, un terzo continuava a chiacchierare a vanvera sul perfetto appuntamento che aveva organizzato per il week end successivo a Hogsmeade e il quarto continuava a lamentarsene ad ogni pausa di respiro.
Sirius sbuffò e si lasciò cadere a peso morto sul divano accanto a Remus, facendogli cadere la boccetta d’inchiostro. Non riusciva a stare fermo neanche per dieci secondi, sembrava un animale in gabbia.
«Pads» avvertì Remus indignato, cercando di reggere le sue cose in bilico sul bracciolo.
Sirius gli lanciò un’occhiataccia «A te non da fastidio tutto questo miele?»
Remus si girò un attimo a guardare il profilo trasognato di James e scrollò le spalle «Che ci vuoi fare, sono un tenerone…»
Sirius scrollò le spalle «Di questo passo vi scioglierete tutti come un branco di deficienti! Vado a farmi un giro!» Sbottò, rialzandosi di scatto e uscendo dal ritratto con un diavolo per capello.
James si riprese proprio in quel momento «Che gli è preso?»
Remus guardò il ritratto con uno sguardo indecifrabile «Pene d’amore, forse» ironizzò.
James si accigliò solo per un istante, poi un enorme sorriso gli fiorì sul volto «Oh beh, per me è impossibile stare arrabbiati adesso. Gli passerà!»
Peter annuì con convinzione, ma Remus – che era un po’ più oculato – aveva notato che l’umore di Sirius andava peggiorando di mese in mese e non accennava a cambiare. In realtà aveva anche capito cosa stesse accadendo nella sua testa, si stupiva anzi che James non se ne accorgesse.
Ma James non si accorgeva mai di nulla, pensò con un sospiro tornando ai suoi compiti.
«Vuoi che ti aiuti col tema di Pozioni?» Gli chiese.
«Sìì! Grazie, Moony, ti amo!»
 
Sirius cominciò a pensare di andare in letargo per tutto il week end, in modo da risparmiarsi ulteriori cronache da parte di Prongs. Già non le sopportava prima, ora che si sentiva confuso sulla sua stessa rabbia ne era ancora più infastidito – così come dal fatto che non riusciva a spiegarsi la fonte delle sue emozioni.
Uscì dalla Sala Grande e si fermò sotto i porticati, deciso a fumarsi un po’ di erba elfica comprata di straforo da un tizio di Tassorosso, quando notò un capannello di ragazze casiniste al suo posto preferito. Manco a dirlo, la ragazza al centro aveva i capelli rossi.
Sirius roteò gli occhi al cielo e si sedette sotto i porticati alle loro spalle, arrischiando ad accendersi l’erba elfica. Le ragazza sembravano felicissime e stavano blaterando qualcosa a proposito di regali e sorprese.
«Che invidia, Lily, è bellissimo!»
«Vero? Mio padre si supera ogni volta» rispose Lily, soddisfatta.
Le ragazze continuarono a parlare a voce così alta che Sirius si ritrovò a sbuffare forte, facendole voltare.
«Scusate se disturbo il siparietto» ironizzò, continuando a fumare.
Una loro compagna, chiamata Mary, sbuffò «Black, quella sigaretta è per completare il quadro di bello&dannato a cui non crede nessuno?»
Sirius batté le palpebre e guardò il bastoncino «Sigache?»
Mary scosse la testa «Giusto. Dimenticavo che non ne sai un cazzo di cose Babbane».
«Non ci tengo nemmeno, quindi puoi andare a fare la simpatica da un’altra parte».
La voce di Lily irruppe dalle spalle di Mary, ma aveva un tono allegro e Sirius quasi se ne stupì. «Suvvia, piantatela, è così una bella giornata!»       
Sirius lanciò un’occhiata al cielo plumbeo e rigido «Evans, sei diventata cieca?»
Ma le ragazze salutarono Lily e se ne tonarono all’interno, guardandolo male.
«Black! Si può sapere che tarantola ti ha morso oggi?» Chiese Lily, quando rimasero soli.
Sirius tornò a fissarla e si bloccò: i capelli rosso cupo facevano a pugni con un luccicante cappello e un’enorme sciarpa blu, lasciando fuori solo il naso rosso come una fragola e gli occhi verdissimi contro il cielo bianco.
Con l’ultimo espiro, Sirius fece sparire l’erba elfica e si alzò «Devo andare».
Lily scrollò la testa «C’era da giurarci!»
Sirius si bloccò sulla porta «Scusa?»
Lily fece un sospiro, guardando in cielo «Forse non te ne rendi conto, ma fai sempre così quando ci sono io. L’attimo prima sei a fare lo scemo con James e gli altri e, appena arrivo io, ti incupisci e te ne vai. È scocciante».
Sirius non parlò: non si era reso conto che i suoi cambiamenti di umore fossero così visibili, ma se anche Lily se n’era accorta allora doveva correre ai ripari. Quanto meno per James.
«Ho saputo che andate a Hogsmeade…» provò a dire, risedendosi.
Forse poteva sforzarsi di fare conversazione, anche se non la sopportava; anche se non sopportava neanche quel buffo naso rosso dal freddo.
Lily si stupì un attimo del cambiamento, ma ormai avrebbe dovuto capirlo che Sirius Black era davvero bipolare. Si sedette accanto a lui e annuì.
«Sì, James ha in mente non so cosa… detto tra noi, mi spaventa a morte!»
Risero insieme, poi Sirius scosse la testa «Prongs inventa un mucchio di stronzate, ma non ti coinvolgerebbe mai… l’avrai capito che è uno smielatone».
Lily abbassò il capo «Già. Senti, io è da un po’ che volevo beccarti da solo… credo che non succeda da, sai, novembre».
«Già… prima che inizi la predica, sappi che non ero in me in quel periodo. Ma è passato» spiegò, mentendo. Dopotutto una piccola bugia bianca non poteva far male a nessuno.
Lily lo guardò di soppiatto «Sei sicuro?»
«Cos’è, non mi credi?» Esclamò Sirius, suonando forzato persino a se stesso.
Stette a fissare gli assurdi occhi della Evans, quando lei si avvicinò pericolosamente e si trovò schiacciato contro una colonna. «Che Merlin-»
«Vuoi che ti dimostri il contrario, per caso?» Chiese Lily e a Sirius non sfuggì lo stesso tono pseudo-suadente che lui stesso aveva usato a novembre.
E capì che lei aveva intuito. Ma aveva fatto un grosso errore: lui non si chiamava Lily Evans.
Sirius si sporse quel tanto che serviva per baciarla e le strinse la nuca con una presa d’acciaio, baciando con maggiore ferocia.
Lily fece qualche verso e lo schiaffeggiò sule braccia fino a quando lui non allentò la presa e si allontanò, con gli occhi che mandavano fulmini.
«Sei diventato completamente scemo?!» Urlò, raggiungendo le frequenze di un pipistrello.
Sirius ghignò, ma le sue emozioni non potevano essere più lontane dal divertimento di così; era livido senza neanche sapere perché.
Si alzò con deliberata lentezza «Non prendermi in giro, non sono James».
Lily si sentì un’idiota: come diavolo le era venuto in mente di stuzzicare quel… pazzo?
«Me ne sono accorta. James non è un tronfio umorale come te» sibilò e Sirius scoppiò in una risata  sarcastica «Oh no, certo. James è un santo. Ma dopotutto anche lui crede che tu non sia il tipo da stuzzicare altri ragazzi sotto i porticati, vero?»
Lily arrossì «Volevo solo farti capire-»
«Capire cosa?»
«Che sei un maledetto ipocrita, Black. Un ipocrita invidioso e geloso» sputò lei e, quella volta, Sirius pensò davvero di colpirla. Lily lo capì dal suo sguardo di aver esagerato, ma dopotutto era quello che pensava: aveva capito com’era fatto Black dalla prima volta che era entrato a Hogwarts: abituato ad avere tutti a suoi piedi, li batteva a terra se non otteneva l’interesse di tutti. Nel suo egocentrismo, voleva che James avesse occhi solo per lui. Nel suo egocentrismo, voleva conquistare pure lei.
Sirius si avvicinò e Lily infilò una mano sotto la mantella. Sorpreso, alzò le mani.
«Oho, la Prefetto Perfetto è pronta a un illegalissimo duello in cortile? Lascia stare, non vorrei essere costretto a farti male».
«Di certo sei più esperto di me in illegalità… non proverò più a trovare un’intesa con te, anche se era per James».
Sirius scrollò le spalle «Ora chi è l’ipocrita, Evans?» Fece, soffiandole un bacio.
L’idea che potesse piacere alla Evans non gli arrivava nuova, anche perché sapeva di avere la bellezza dalla sua. Rispetto a quello che credevano gli altri, quella cosa non lo rendeva né più felice né più superbo: non era per niente facile piacergli, ormai aveva capito da tempo che trovava difetti in tutti e tutto per evitare di incasinarsi in nuove relazioni, soprattutto quando le poche conquistate erano già così complicate.
 
Marzo 1975
     Remus sospirò per la milionesima volta, sentendo l’ardente desiderio di picchiare James Potter che lo guardava con l’aria del cucciolo sperduto.
«Prongs, piantala» sussurrò. Purtroppo erano in biblioteca e non poteva insultarlo più di tanto, cosa di cui lui si approfittava.
Il sorriso di James si allargò e sbatté le palpebre «Ti preego?»
Remus strinse le labbra a mo’ di McGranitt per evitare di ridere. Il fatto era che lui aveva il cuore tenero e, soprattutto con James e Sirius, non riusciva mai a dire di no.
Si guardò intorno, notò l’occhio di lince di Madama Price e prese in fretta e furia i suoi tomi. «Usciamo o ci ammazzano…»
Quando furono fuori, James inspirò come fosse stato in carcere per anni ed esclamò «Allora?! Dai, mi permetterai di fare una festa? Daaai!» Fece, buttandoglisi addosso.
Remus cercò di scrollarselo di dosso, ma sorrideva «Ma si può sapere da quando ti interessa così tanto del mio compleanno?»
James si accigliò, prendendo un’aria offesa «Ehi a me interessa sempre del tuo compleanno!»
Remus si fermò, osservò il tipo broncio potteriano – leggende narravano potesse far cambiare idea alle montagne – e trasformò la risata in un sbuffo.
«Io ti voglio bene eh, ma è la prima volta che te ne ricordi…»
James manco arrossì, non sapeva neanche cosa fosse l’imbarazzo, e scrollò le spalle «Beh, è ora di iniziare una nuova tradizione! La super festa Grifondoro di Moony! Che ne dici?»
«Che non voglio il mio nome su uno striscione che sicuramente verrà confiscato… perché non stai a scocciare Pads come al solito?»
L’espressione di James s’incrinò «Perché… non lo so, magari è una sensazione, ma credo ci stia evitando… sai, a me e a Lily. Non si sopportano tanto».
Remus capì dal tono che quel discorso era penoso per lui e sospirò, sapendo come sarebbe andata a finire «D’accordo. Vada per la festa».
James batté le mani, poi gli saltò addosso e lo baciò sulla guancia «Non te ne pentirai di sicuro!» Urlò e corse via. «Vado a organizzarmi con Peter! Dov’è quel ragazzo, quando serve?»
Remus si toccò una guancia e lo guardò correre via.
«Oh, me ne pentirò di certo…» mormorò, sentendo ancora caldo dove James l’aveva baciato. Remus rise per la sua condizione disperata e tornò in biblioteca, al riparo dai suoi sentimenti.
 
La Torre di Grifondoro diventò una cosa estrema, assurda e inguardabile. Remus borbottava ringraziamenti agli auguri altrui, come se non volesse far sentire a nessuno che quel disastro era merito suo. Sarebbe stato espulso per oltraggio al decoro pubblico e sarebbe tornato da James a infestare i suoi incubi.
«Allora?!» Esclamò James, facendolo strozzare con il goccio di Burrobirra che stava bevendo, presentandosi mezzo nudo con del Whiskey incendiario in una mano e un cappello nell’altra.
«Prongs… quello sarebbe, eh, illegale…» provò a dire timidamente Remus, ma James sprizzava così tanta felicità che non ebbe cuore di contestarlo. Si fece piazzare un orrendo cilindro verde acido con su scritto: “Al Moony più fantastico del mondo”  e persino versare un bicchiere di Whiskey che non avrebbe mai bevuto.
«Ma bene! Vedo che qui si rompono le regole…» fece una voce e Remus guardò Lily con aria atterrita. Ma la ragazza sorrideva, gli baciò una guancia e mormorò «Buon compleanno. Il mio regalo è sulla pila».
Remus sospirò «Grazie Lily».
Anche se i suoi sentimenti per James erano altalenanti, Remus non era mai riuscito a odiare Lily: era una ragazza meravigliosa, perfetta per James; d’altronde i suoi sentimenti erano impossibili, quindi si era messo l’anima in pace da tempo. Ciò non gli impediva di osservare un saltellante semi-nudo James, che andava in giro a seminare alcol.
«Io non so come fai» gli scappò a Lily, pensando che al suo posto sarebbe stato imbarazzato o incazzato, in alternanza o tutte e due le cose assieme.
Lily, invece, inarcò un sopracciglio «Beh. Diciamo che è sopravvivenza. O così o mi avrebbero arrestato per omicidio» ironizzò, ma poi si rigirò a guardarlo. «Tu divertiti  e ignoralo».
Facile.
Remus sorrise, poi qualcuno alle sue spalle gli coprì gli occhi. Gli bastò sentire lo sbuffo di Lily per capire che si trattava di Sirius.
«Pads, sei in ritardo».
L’altro sbuffò «Mmh, che noioso… tieni!» Fece, lanciandogli un pacchettino.
«Ma tu, Peter e James avete già fatto tutto questo!»
Sirius scosse la testa «Questo è anche per noi, quello è solo per te. Aprilo quando sei da solo».
Non la stava guardando, ma Lily capì al volo che stava parlando di lei e saltò su come pizzicata da una vespa.
«Sei vuoi che me ne vada, basta dirlo».
Sirius la guardò come se l’avesse appena vista «Oh Evans, ci sei pure tu?»
Lei gli mandò un medio e lui ghignò «Alla faccia delle buone maniere…»
Remus sospirò e roteò gli occhi al cielo «Provereste a fare i bravi almeno oggi, per favore?»
I due si lanciarono un’occhiata e si affrettarono a darsi le spalle. Rimasero separati per quasi tutta la serata; Sirius evitò il più possibile le smancerie dei due piccioncini e trovò un inaspettato alleato in Remus, che sembrava meno convinto di lui.
«Strano, credevo ti piacessero» sibilò, prendendo una bottiglia e sedendosi sul tavolino.
Remus fece un singhiozzo – singhiozzava sempre quando beveva troppo – e scrollò le spalle «Mi piacciono solo che… potrebbero provare a essere più discreti».
Entrambi si girarono verso la “pista da ballo”, ossia il centro della Sala, dove James e Lily stavano ballando così avvinghiati da diventare quasi una persona sola. Se non fosse stato per il compleanno di Remus avrebbe vomitato.
«Pads…»
«Hai ragione, sono indecenti. Forse dovremmo trovare un bel figiolo con cui puoi dare spettac-»
«No, Pads… credo di dover vomitare» interruppe Remus e Sirius saltò giù, posando la bottiglia.
«Eh no, già qui siamo a rischio punizione… se vomiti, la MC ci espelle di sicuro. Andiamo…»
Sirius gli passò le braccia attorno alla vita e si avviarono come uno strano granchio verso i dormitori. Passarono accanto a James e Lily che si fermarono.
«Che succede?» Chiese James, preoccupato.
Sirius fece un verso casuale con la mano «Ha solo bevuto troppo, sai com’è Moony… Lo porto su e torno in un battibaleno…»
James annuì, ma continuò a fissarli. Lily notò il suo sguardo e si staccò «Dovresti andare a controllare… dopotutto lo hai fatto bere tu!»
James notò il tono polemico e ghignò «Che festa di compleanno è senza alcol e un buon mal di testa?» Rise  e la baciò. «Torno tra poco!»
Sirius provò a far scivolare Remus sul letto con delicatezza, ma gli si era avvinghiato al collo.
«Moony, così me lo spezzi… mollami, da bravo».
«Jam…s» mugugnò lui, stendendosi.
Sirius gli sfilò le scarpe, poi gli si avvicinò «Che?»
«Jaam…s».
«Che dice?» Chiese James dalla porta.
Sirius si rizzò e rise «Credo voglia ucciderti per tutto questo».
«È stato un piacere, amico» ribatté James, dando al semi-svenuto Remus una pacca. «Se non ci fossimo noi per questi due sbandati… hai visto Peter?»
«Sì, si faceva togliere soldi a scacchi magici da Martin e Leonard» rispose Sirius.
James scosse la testa «Lo vai a salvare tu e domani meno quei due affinché glieli ridiano?»
«D’accordo… James…»
James si girò a guardare Sirius, che aveva l’aria imbarazzata. Poiché non capitava mai, James si preoccupò «Che hai combinato?»
Sirius lo guardò per qualche secondo, poi cancellò qualsiasi idea assurda gli fosse venuta nel suo cervellino brillo. Doveva saperlo ormai che le sue idee peggiori gli venivano quando beveva.
«Niente, occupati del nostro buon Moony. Vado a salvare Wormtail» gli diede una pacca sul braccio e tornò di sotto.
James sorrise guardando Remus: era un ragazzo talmente tranquillo e tenero che gli metteva serenità assoluta al solo guardarlo. Al contrario di Sirius, di Lily o di chiunque altro sul pianeta.
«Ah, fossero tutti come te…» mormorò, prese la bacchetta e gli fece evanescere i vestiti per far apparire il pigiama. «Ecco qua, così va meglio no?»
«Jam» mormorò Remus.
James avvicinò l’orecchio «Dimmi…»
«Non cr-edo di stare uhm, bene…» fece, cercando di reprimere i conati. Non era mai stato così male in vita sua, né aveva mai bevuto tanto; non voleva sembrare schifoso o patetico proprio davanti a James “party all night long” Potter.
«Non so-no neanche capace di, uhm, rendere omaggio al-la tua festa…» borbottò, ma James gli stropicciò i capelli e si sdraiò accanto a lui.
«Ma sei deficiente? La festa era per te, se ti sei divertito per me è già abbastanza».
«Potrei vomitarti addosso» Rivelò Remus, quando si rese conto che i conati stavano peggiorando. Meglio un avvertimento imbarazzante che un evento da Guinness degli sfigati.
James rise e richiamò una bacinella dal bagno «Eccoci qua» fece, mettendosela in grembo. Fece apparire del ghiaccio, che posizionò sulla fronte di Remus e si sistemò meglio.
«Siamo pronti al peggio».
«Ma gli altri… e Lily credo che ti aspetti…» provò a dire Remus.
James sorrise «Se la caveranno. Questo è il tuo giorno, punto e basta».
Remus si arrese e chiuse gli occhi, appoggiando la testa alla sua spalla.
 
Lily fissò Peter, Peter fissò Lily. Quello scontro stava per entrare negli annali di Hogwarts, anche se francamente nessuno credeva davvero che Peter potesse battere Lily Evans.
Sulla scacchiera, i neri di Lily avevano fatto man bassa dei bianchi di Peter, spaventati e poco pronti alla rivincita.
«Qualcosa mi dice che non sono molto attivi…» borbottò Peter. «Alfiere, alfiere ci sei?»  
L’alfiere bianco scosse la testa, mentre il cavallo nero di Lily si preparava alla guerra.
«Okay, time-out. Sono venuto a salvarti!» Esclamò Sirius, arrivando a sollevare Peter di peso. «Quando hai perso, Worm?»
Il biondo si grattò la testa con finta aria innocente «Ehm, quindici galeoni?»
Sirius roteò gli occhi «Va bene… ora te ne vai di corsa a letto, di corsa Peter. Quanto a voi due, domani io e James verremo a riscuotere!» Sbottò rivolto ai due giocatori del sesto, che se ne andarono scrollando la testa.
Peter sorrise e salutò Sirius con una pacca «Grazie... Vado a dormire».
«Sì, sì» Sirius salutò con un cenno della mano senza girarsi, poi si sgranchì le mani.
«Allora, Evans, un tête-à-tête tra noi?»
Lily scosse la testa e raccolse i suoi pezzi «Scommetto che non sai neanche come si scrive…»
«Mi sottovaluti» rise lui, girando la scacchiera e prendendole i pezzi da mano. «I neri sono miei, se permetti».
Lily sbuffò e si prese i bianchi «Sei un bambino… che vuoi giocarti?»
Quando Sirius alzò lo guardo, quello che vide le fece pentire di averlo chiesto. Sirius fece un ghigno che prometteva vendetta, ma non parlò; sistemò tutti i pezzi e solo alla fine disse «Se vinco io, tu confesserai quello che entrambi sappiamo ma che, da brava Prefetto Perfetto ipocrita, non vuoi confessare».
Era una provocazione, ma non sapeva che Lily Evans era più orgogliosa di quel che sembrava. 
Ghignò pure lei «Ci sto. Ma se vinco io… sarai il mio galoppino per due settimane: porterai i miei libri, sarai il mio messaggero, farai tutto quello che ti dico e ti comporterai bene».
Si fissarono a lungo, poi Sirius sorrise «Non credevo mi volessi più vicino, sono commosso».
Lily smise di sorridere «Stai giocando con fuoco».
«Già, anche tu».
 
Per le due settimane seguenti, tutti seppero che Sirius Black era il galoppino di Lily Evans perché si era fatto stracciare a scacchi. Moltii notarono che la Evans si stava divertendo, alcuni notarono che James si divertiva molto meno.
Complice una certa imperscrutabilità nel comportamento di Sirius, non così affranto come avrebbe dovuto, James non sapeva bene cosa pensarne di tutta quella faccenda.
«Lily, potresti chiedergli di fare il compito di Piton per me?» Chiese Peter, seduto sul pouf di fronte a Sirius, che gli lanciò una palla di carta.
«Oh, bada te. Posso sempre mandarti una fattura» grugnì lui.
Lily sorrise amabilmente «Oh no, però potrebbe piacermi che tu faccia i compiti per tutti».
«Evans non abbiamo stipulato un Voto Infrangibile, non esagerare» sibilò Sirius.
James sbuffò così forte che lo sentirono tutti.
«Cosa ti affligge, amico?» Chiese Sirius.
«Cosa non affligge te, invece?» Rimbeccò James, fissandolo.
Il sorriso di Sirius rimase imperturbabile, poi si alzò con eleganza «Non resto qui a prendermi ulteriori sgridate…»
«Black, ricordati della biblioteca alle 17».
«Seh» salutò lui, incrociando Remus sul ritratto. «Oh, Moony. Scappi con me alle Bahamas?»
Moony sbuffò «Guarda, non è aria… perché vai via?»
«James è indisposto, sarà in quei giorni» frecciò sarcastico, ma lo capì dalla faccia di Remus che non era pronto a giocare. «Cosa?»
«James è geloso» rivelò e Sirius dovette reggersi al ritratto per non cadere.
«Di me e la Evans? Sta scherzando?»
Remus lo guardò male «Andiamo: vi punzecchiate sempre, vi lanciate frecciatine… non ti ricorda niente? E poi sei il suo galoppino per due settimane, per Merlino, la segui letteralmente ovunque! Eddai, persino io lo capisco…»
Sirius scrollò le spalle «È bella, non dico di no. Me la scoperei se non fosse la ragazza di James? Forse. Ma è la ragazza di James. In più è insopportabile, quindi a meno di non imbavagliarla…»
«Gesù, fai schifo» sbottò Remus.
Sirius roteò gli occhi al cielo «Sto scherzando, Moony, per la miseria! Comunque datemi pace, vorrei farvi notare che non l’ho scelta io, questa penitenza» sibilò, andando via.
Remus dovette ammettere che aveva ragione.
Lily arrivò in biblioteca con una certa fretta e un diavolo per capello: aveva discusso di nuovo con James su quello che ormai chiamavano “affare Sirius”. James continuava a dire che amava Sirius e voleva che loro facessero amicizia, ma non capiva perché avesse dovuto fare una scommessa così idiota, perlopiù con l’intera scuola che credeva che avesse mollato lui per mettersi con Sirius. In effetti, se Lily doveva darsi una spiegazione sincera, non lo sapeva.
Sapeva solo che Sirius la irritava, la mortificava, la faceva arrabbiare e la stuzzicava tutto insieme e avrebbe voluto trovare un modo per cancellargli quel ghigno egocentrico dalla faccia.
Trovò Sirius nel solito posto, questa volta con una piccola scacchiera che li separava.
«E questa cos’è?»
Sirius, ondeggiando sulle gambe posteriori della sedia, si stiracchiò «Voglio sfidarti di nuovo».
«Ancora?  Black, dobbiamo studiare. Siamo indietro e io non sono mai indietro».
«Per Morgana Evans, non ti farebbe male levarti quella scopa dal sedere, una volta tanto!»
Lily si sedette «Che finesse, davvero. Quindi, che vuoi?»
Sirius ghignò «Se vinco io, mi dirai la verità sul perché…»
«Perché cosa?»
«Perché mi hai voluto come galoppino» chiarì e Lily si sentì tremare, ma si riprese velocemente.
«E se vinco io mi farai da galoppino per l’anno intero» sibilò e Sirius rise. Il patto era fatto.
Quando Sirius fece scacco al re bianco, Lily prese in seria considerazione l’idea di scappare e cominciare a vivere libera nella Foresta Proibita. Certo, poteva sempre inventarsi una palla, ma il suo animo retto non glielo avrebbe permesso e, in più, la sola idea che Sirius gongolasse era già di per sé odiosa.
«Ho vinto».
«Ho visto» replicò lei, continuando a fissare la scacchiera come se dovesse cambiare il verdetto.
Sirius incrociò le mani sulla scacchiera «Attendo una risposta».
Il silenzio di protrasse tanto che Sirius pensò si fosse addormentata con gli occhi aperti. Quando alzò una mano per sventolagliela davanti, Lily gli prese il polso di scatto, poi si alzò e scappò.
Sirius batté le palpebre, confuso, poi la seguì: stava andando verso i ripiani del reparto sui funghi dove non c’era mai nessuno – e dove, tra parentesi, neanche lei andava mai.
La vide che rovistava per finta tra vari volumi.
Sirius sospirò, mentre si avvicinava «Evans…»
«Devo cercare il tomo su mille antidoti ai funghi velenosi, secondo me può servire per la ricerca di Vitious…» ribatté lei.
Sirius scosse la testa «Stai dicendo cose senza senso…»
«Invece no! Gli incantesimi Rallegranti possono essere bloccati da una tisana ai funghi, lo diceva il professore due settimane fa e-»
Sirius le bloccò la mano «Lily…»
Lei sussultò «Non mi hai mai chiamato per nome» gli fece notare.
Sirius annuì «Lo so».
«Sei un pallone gonfiato presuntuoso e bipolare» fece, con tono duro.
«So anche questo».
Lily si girò a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime «Mi piaci, Per Merlino».
Sirius la spinse fino alla parete di fronte e la schiacciò col suo corpo, baciandola.
No, non la stava solo baciando, la stava mangiando e Lily rabbrividì quando la mano di Sirius s’insinuò sotto la sua gonna.
Lily annaspò nella sua bocca, ma non poté dire nulla perché erano in biblioteca. Quella costrizione al silenzio la faceva eccitare e si rese conto che Sirius l’avrebbe notato.
Sirius affondò con un dito e, contemporaneamente, scese a baciarle il collo. Avrebbe potuto impazzire in quel momento, soprattutto a sentire qui piccoli gemiti sommessi; sapeva che non poteva parlare e ne stava approfittando.
«S-Sirius…  dovremmo andare- ah»
Sirius annuì nel suo collo, ma non aveva alcuna intenzione di spostarsi. L’aveva inchiodata a quella parete e non c’era peso più dolce né calore più accogliente; Dio, l’aveva sognato così tante volte che non sapeva come riusciva a controllarsi.
Lily sentiva di non potersi trattenere più, non se Sirius continuava a muoversi in lei in quel modo. Si fece forza e lo costrinse a guardarla «No».
Sirius scivolò fuori da lei, strinse la mano sulla sua guancia «Un ultimo bacio e vado via».
Si baciarono di nuovo, quasi con voracità, e Lily dovette ammettere che si aggrappò alla sua giacca. Si sentiva ancora frastornata, eccitata e accaldata, ma sapeva che da lì a cinque minuti avrebbe dovuto fare i conti con se stessa.
Si staccarono e Sirius fuggì via, senza dare a nessuno dei due il tempo di ripensarci.
Lily rimase ancora un attimo appoggiata alla parete, a sentire i battiti sconvolti del suo cuore e il calore pulsante delle sue gambe.
Cosa diavolo doveva fare?
 
 
Note
 
Allora, questo è un "boh". Cos'è un boh?
È una cosa scritta molto tempo fa - tipo l'anno scorso - per un contest e che poi non è stata terminata né pubblicata. L'ho riletta e mi è piaciuta abbastanza da decidere di non lasciarla a morire nel mio pc. Doveva essere una mini-long strana, ma poiché seguiva un pacchetto specifico - che, a riguardarlo, non mi è piaciuto - ho deciso di lasciar stare.
Molto probabilmente diventerà una piccola long che racconterà la storia sottoforma di spezzoni dei vari anni. Non super soddisfacente, lo ammetto, ma in linea con quanto scritto.
Spero comunque vi piaccia quanto fin ora sviluppato. 
Prendetela con molta leggerezza, proprio perché è un esperimento un po' casuale.
P.S. Sarà una specie di mini-long song, le musiche saranno tutti dei Kaleo. Ascoltateli!
E lo so che la Sirius/Lily è un po' una blasfemia, ma è un guilty pleasure che ho tipo da secoli.
Che James mi perdoni.
 
 
[1] Perché vogliono farti sprofondare velocemente | sprofondare fino all’oscurità | Sì, e vogliono farti sprofondare velocemente, sprofondare fino alla caduta | e vogliono farti sprofondare velocemente | sprofondare fino alla tua anima | Sì, fino a che non potrai più strisciare | E sprofondiamo,  oh sprofondiamo, sprofondiamo.
[2] Non puoi combattere la tentazione | quando senti la vibrazione | Non ti fa fare niente di buono (x2) | No, non ci importa | Se non importa a te, diavolo non m'importa | Adesso lascia che il momento ti distrugga | lascia che le sensazioni ti prendano | Non ti faranno fare niente di buono (x2)
 
[3] Secondo le varie timeline che ho consultato – sperando siano giuste – dovrebbe essere il quarto anno dei Malandrini. Ovviamente questo presuppone un grosso “what if?”, ossia che James e Lily stessero già insieme in quel periodo e non all’inizio del settimo, come da canon.
[4] Come già detto, se non mi inganno di grosso con le timeline – e succede sempre – il 1974/1975 dovrebbe essere effettivamente il quarto anno dei Malandrini (considerando che il 1977/1978 è il loro ultimo anno).
   
 
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