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Autore: LaSignorinaRotterMaier    27/11/2018    5 recensioni
“4 Posto al contest Politicamente Scorretto indetto da WodkaEiffel sul forum"
" Io mi sento come quel gattino, io ho così tanto bisogno di te e che tu abbia bisogno di me. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso. "
Genere: Introspettivo, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Io e la mia amata Jacqueline.
 
 
 
 
 



<< Se si pensa al fatto che da un punto di vista empirico, si nasce dal momento in cui un uomo e una donna si posseggono l’un l’altro, risulta del tutto normale che noi esseri umani siamo impregnati di impulsi. Perché, dunque, reprimerli, Jacqueline? >>
Ti chiedo, sorridente, non aspettando una risposta << Per raggiungere una normalità che di fatto non esiste? Cosa significa essere normali? >>

Nessuna risposta. Solo i tuoi grandi occhi stupendi che mi esaminano in cerca di una spiegazione.

<< Mia madre diceva spesso che è meglio desiderare ardentemente qualcosa piuttosto che averla già fra le proprie mani e aveva proprio ragione; grazie a lei ho capito che sono le pulsioni, le passioni che fanno sentire fottutamente vivi, Jacqueline! Ci fanno sentire ancora parte di questo mondo! >>
Affermo, allargando le braccia e con una breve pirouette ti do le spalle continuando a palare.

<< Nonostante la sua infermità mentale, lei resta la persona più normale che io abbia mai conosciuto. E credimi se ti dico che di stramberie se ne intende e ne ha fatte. Ma, anche se ora parlo così di lei, c'è stato un tempo in cui l’ho odiata, sai? Dal profondo del mio cuore. Ero sopraffatto dal disgusto di vederla perfino respirare la mia stessa aria. La consideravo causa della mia infelicità e che papà mi avesse abbandonato alla tenera età di due anni solo per colpa sua e la sua testa instabile. Ormai non distingueva più la realtà dalla fantasia e questo ci rendeva le cose difficili, causando dolore a chi le stava malauguratamente intorno e, in quel caso, colui che le stava vicino ero soltanto io. Nonostante sapessi che lei era affetta da una malattia mentale, non mi risparmiavo dal renderle la vita impossibile. Distruggevo tutto ciò che le era più caro, mandando in frantumi la sua malsana speranza di poterle aggiustare. La sua ossessione era proprio questa: voler riparare tutto ciò che le sembrava danneggiato. Le lacrime che le vedevo ogni volta solcarle il viso per colpa mia, erano per me fonte di forte benessere, come quando vidi per la prima volta il tuo viso >>

Confesso, avvicinandomi e accarezzandoti dolcemente la morbida guancia e, in un lampo improvviso, il mio umore cambia, diventa frenetico e mi riallontano, quasi provando vergogna di quello che ti ho raccontato finora.

<< Ma, dopotutto, ero solo un adolescente ferito, come biasimarmi? All’epoca non abitavo in una casa ma in una discarica! >>

Urlo, quasi come se volessi giustificarmi.

<< La notte, mentre ero sul mio letto e cercavo di addormentarmi, avevo la fottuta paura di morire sommerso da quella montagna di roba incastrata l’una sull’altra. Nessuno aveva mai compreso il mio stato d’animo, quanto era sfiancante vivere una vita così. Ero infelice ma comunque non presi mai l’iniziativa di cambiare le cose. Preferivo nascondere tutto dietro ad una maschera di bambino buono e ben educato, in modo da non essere emarginato, considerato strano, folle. In modo da non essere accomunato a lei! >>

Riprendo il respiro, tentando di calmarmi.

<< Q- queste erano tutte cose che pensavo potessero assicurarmi la pace interiore ma, la realtà dei fatti era ben diversa, e fu proprio mia madre a farmelo capire >>

Un sospiro esce dalla mia bocca, e finalmente posso incrociare il tuo sguardo che è ancora fisso su di me, come in attesa di una grande rivelazione. Ebbene Jacqueline, eccola:

<< Una sera la vidi rientrare a bordo del suo vecchio pick-up. Notai subito che sul retro del veicolo, stranamente, non vi erano racimolati oggetti da riparare. Io continuai ad osservare la scena, non potevo credere che, anche per un solo giorno, lei potesse comportarsi da persona normale. Infatti mi smentì subito: l’oggetto che aveva preso dalla strada, di fatto non lo era: si trattava di un animale; un gattino nero ferito gravemente ad una zampa e, allora, sai? Io… I miei occhi si spalancarono dalla sorpresa, quasi come se avessi scoperto il modo per risolvere un complicato enigma. Quella sera capii che mia madre, la pazza di Oxford Street, era l’esempio che tutti dovrebbero seguire >>

Oh, adesso anche i suoi occhi brillano dalla sorpresa. Vedi, Jacqueline? Guarda come sono belli, come sono luminosi ora che ti stai lasciando prendere dalle correnti dell’animo! Lo hai capito anche tu, vero?
 
<< L’autentica pazzia non era solo non denunciare un reato grave contro la vita di un essere vivente, ma era decidere, in maniera del tutto consapevole, di non vedere, non sentire pur capendo ciò che accadeva intorno. L’unica a spezzare questo circolo vizioso, l’unica a non restare indifferente a quel povero gattino moribondo, era stata la mia fottuta madre pazza che mi ha rovinato la vita! Ti rendi conto, tesoro?! >>
Rido, felice di essermi liberato di questo gran peso.
 
<< Si, lo riesco a leggere nei tuoi occhi.  È chiaro nella tua mente che voglio abbandonarmi ai mei impulsi e voglio farlo con te, Jacqueline. Io mi sento come quel gattino, io ho così tanto bisogno di te e che tu abbia bisogno di me. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso >>
 
Ecco la mia confessione, e sono fiero di aver scelto te come compagna di vita. Finalmente libero la tua invitante bocca dal pezzo di seta che le teneva orribilmente intrappolate e mi abbasso a baciarti come per suggellare la nostra promessa d’amore, cioè quella di vivere insieme per sempre assecondando le nostre pulsioni.
 
<< M-Mike, ti prego, la-lasciami andare! Ti scongiuro! >>
 
<< Calmati Jacqueline, calmati tesoro >>
 
Ammonisco, prendendo ora coscienza del fatto che mi sono sbagliato. Mi asciugo il sudore che mi scorre dalle tempie, provando a pensare come risolvere questa situazione. Prendo la mia amata Reflex, la mia amata ancora di salvezza, e la tengo fra le mani come in cerca di una soluzione.
 
<< Mi-Mike! Co-come puoi farmi questo! Sono tua moglie! Ti prego, liberami! >>
 
<< Appunto! Sei mia moglie perché non vuoi amarmi? Perché non rispetti la tua promessa?! >> chiedo con rabbia, girandomi di scatto verso di te che resti muta. Il tempo si ferma. Ti guardo legata al letto, con quei capelli neri e ricci, arruffati e in disordine. Piangi, ti dimeni cercando di liberarti ma non ci riesci, la corda è ben legata ai tuoi polsi sottili e alle tue raffinate caviglie. Non m’importa di ciò che pensi, di ciò che desideri, tu sei e sarai per sempre mia e farò di tutto per tenerti al mio fianco. Io ti amo e amare qualcuno vuol dire riconoscerlo come parte integrante del proprio essere. Io e te siamo fusi insieme, come due metalli che modellano una forma graziosa da vedere. Ti sorrido amorevolmente e, mentre mi avvicino al letto, indosso la tracolla della fotocamera. Afferro un cuscino con la fodera in seta, quella su cui di solito poggi la testa. Scatto delle foto al tuo meraviglioso viso, dai tratti orientali. Sei bellissima. Non immagini nemmeno l’amore che provo per te. Peccato che non hai potuto conoscere mia madre. È morta pochi anni fa, in casa sua, subissata dalla sua stessa roba che considerava preziosa. La sua morte mi ha scosso ma poi sei arrivata tu e col tuo amore sono riuscito a sentirmi meno solo. Sai? Mia madre ha perfettamente ragione quando diceva che l’amore è desiderio e, se io non posso più averti, mia adorata Jacqueline, tanto vale che tu… muoia.
Con un gesto rapido, spiaccico quel cuscino sul tuo viso. Urli, ti agiti e credimi se ti dico che anche in questo stato, sei stupenda. I tremori iniziano a prendere possesso del mio corpo ma cerco con tutte le forze di farti mancare il respiro, proprio come quando facevamo l’amore, ricordi? Dopo pochi minuti il tuo corpo si rilassa e a quel punto anche io mi abbandono al silenzio del momento. Scopro il tuo volto e, anche senza vita, sei ugualmente meravigliosa. Ti accarezzo una guancia ancora calda e poggio la mia fronte sulla tua.
 
<< Sei e sarai per sempre mia, Jacqueline >>  




Note D’autore:
 
Eccoci qui riuniti nel mio angolo personale a dare una sorta di spiegazione a questa One! Allora, l’idea è nata nel momento stesso in cui ho letto la citazione di Palahniuk. Subito mi ha colpita e subito mi sono venute in mente le scene che dovevo scrivere, è stato quasi come un colpo di fulmine! Il tema che tratta in principal modo è molto attuale, ovvero: il femminicidio. Il contest, siccome si concentra su comportamenti politically incorrect da parte dei protagonisti, mi sono immedesimata nei panni del carnefice, stavolta. È stato difficile scrivere e mettere a nudo una personalità come quella di Mike. Un uomo che ha vissuto un passato complicato, vittima delle follie della madre. Quest’ultima, in maniera particolare, sebbene abbia una personalità disturbata, che è la sua incoscienza ad agire al suo posto, resta comunque la più umana di tutti. Nella mia storia, infatti, ho voluto lanciare un’accusa nei confronti delle persone che preferiscono stare in silenzio piuttosto che fare la differenza nella vita di qualcuno in difficoltà. Spero che sia riuscita a trasmettere il messaggio giusto.
Questo è quello che avevo da dire circa la mia storia e spero che piaccia 😊
Detto ciò, vi auguro una buona lettura a tutti!
Un bacio.
 
LaSignorinaRotterMaier.


 
   
 
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