Àncora

Si abbandonò a sedere per terra, sfidando la mancanza di gravità, e lo lasciò fare quando lui le circondò il torace con le braccia e poggiò la fronte sul suo petto. Anzi, seppur troppo stanca per abbozzare un sorriso, trovò almeno l'energia necessaria per alzare un arto, neanche sapeva quale, e posarlo sulla schiena del giovane, permettendogli così di capire che la stretta affettuosa in cui lui la costringeva le era tutt'altro che sgradita.

   Athrun socchiuse gli occhi, mentre il battito del cuore della fanciulla accompagnava i suoi pensieri confusi e sofferti: gli sembrava il suono più bello che avesse mai udito fino a quel momento. Questione di attimi, e avrebbe rischiato di non sentirlo mai. Cagalli lo aveva salvato per l'ennesima volta con la forza delle sue parole, arrivando a toccare il suo animo più di quanto avessero fatto tutti gli altri messi insieme. Porgendogli una mano, lo aveva scosso fin nel profondo e gli aveva offerto una seconda vita. Nuova. In cui lui avrebbe potuto seguire finalmente i propri desideri ed i propri sentimenti.

   Il bisogno di piangere si impadronì ancora di lui, ed istintivamente affondò il volto fra i seni della Principessa, la quale mosse le dita per carezzargli i capelli madidi di sudore. Anche se a primo acchito chiunque avrebbe detto il contrario, la più forte dei due era senz'altro lei. Athrun si era sempre mostrato sicuro di sé, ma la guerra, le battaglie contro il suo migliore amico, i confronti con Lacus e, soprattutto, quelli con Cagalli gli avevano fatto mettere tutto in discussione. Ora era finita. Suo padre era morto. Il Genesis distrutto. PLANT e la Terra avrebbero presto siglato un accordo di pace. Pace...

   «Athrun?» Si beò per qualche istante di quella voce così vicina, roca a causa della spossatezza e della posizione non proprio comoda in cui si trovavano. «Vuoi addormentarti qui?», gli domandò la ragazza, assumendo un tono quasi scherzoso.

   «Sì», rispose lui.

   Avvertì il corpo di Cagalli scuotersi appena per l'accenno di una risata. «Ci stanno guardando in molti, sai?»

   «Non mi importa.»

   L'altra mano di lei si levò per circondargli del tutto il capo fra la braccia. «Neanche a me», ammise l'erede degli Athha. «Però... mi si sta addormentando una gamba.»

   Athrun si obbligò ad allentare la presa attorno a quella che ormai era divenuta l'ancora che lo teneva saldamente in vita. «Scusa...»

   Stiracchiando le membra anchilosate, l'altra si diede uno sguardo intorno: Kira era sparito, probabilmente con Lacus, a riflettere drammaticamente sulla morte di Fllay, del Maggiore e di quanti erano scomparsi per sempre in quella tragedia del Bloody Valentine. Scorse Kisaka dall'altra parte della sala che li fissava con gratitudine, e quando i loro occhi si incrociarono, le rivolse un sorriso sincero che lei subito ricambiò.

   Il giovane Zala tornò a richiedere un contatto fisico, poggiando la testa sulla sua. «Non ho speranze di non ritrovarmi addosso qualcosa di tuo, vero?»

   «Non oggi», confermò lui. «E forse nemmeno in avvenire», aggiunse, ricevendo in premio una nuova carezza.

   Anche se tutti loro avevano pianto parecchio, non sarebbe mai stato abbastanza. Cagalli si rendeva conto che Athrun non era ancora riuscito a sfogare il dolore della doppia perdita del padre: prima quella di punto di riferimento; dopo quella fisica, quando l'uomo gli era spirato fra le braccia. Tanto simili nel carattere quanto differenti nelle idee, fino all'ultimo i due non erano stati in grado di capirsi.

   «Vieni», mormorò la bionda, cercando a tentoni di rimettersi in piedi e prendendolo per un gomito. «Hai bisogno di riposare.»

   «E tu?», si sentì chiedere, come se avesse avuto a che fare con un bambino che non vuole saperne di separasi dalla mamma.

   «Non ti lascio solo», lo rassicurò dolcemente.