Lenitiva

Il ferroso odore del sangue gli aggrediva le narici.
L'uomo inginocchiato davanti a lui stava disperatamente farfugliando qualche preghiera per la sua anima, consapevole che ormai non ci sarebbe stata compassione per lui.
Rapido, catturò la gola del brigante nella sua grande  mano, soffocandolo, come un serpente con le sue vittime.
Osservò l'arcobaleno di colori che attraversava il viso dell'uomo mentre lo soffocava e troppo rapidamente, per suo diletto, era crepato.
Stizzito, gettò malamente il cadavere a terra con i suoi compagni.
Ancora la voglia di uccidere non si era dissipata e lui di certo non voleva smettere di farlo.
Si guardò in torno ammirando il suo operato. Corpi di uomini armati e cavalli erano tutt'intorno a lui, non si ricordava il motivo per cui li stava uccidendo, sapeva solo che voleva continuare a farlo.
La morte era ovunque, il verde prato ormai era di un'acceso scarlatto, il silenzio più totale lo circondava.
I pelosi triangoli sulla base della sua testa si mossero, captando un singhiozzo soffocato che risaltava fin troppo chiaramente in tutto quel silenzio.
Un sogghigno piegò le sue labbra, ed con un balzo si portò davanti alla sua vittima.
Dietro un'albero di trovava una ragazza dai capelli corvini che, vanamente, cercava di nascondersi da lui.
Ma quella piccola e gracile figura gli sembrava famigliare.  Quel' armonico viso, ora piegato dal pianto e dall'ansia, gli sembrava amico e vicino.
Si ritrovò sorpreso nel costatare che non voleva massacrarla. Voleva guardare quella ragazza, così conosciuta al suo sguardo seppur nuova.
Si inginocchiò davanti al soggetto che tanto lo incuriosiva. Ella, in conseguenza alla sua vicinanza si irrigidì incatenando i suoi acquosi occhi azzurri in quelli più duri e feroci di lui. La sclera scarlatta contrastava perfettamente con l'iride blu acciaio, cosa che sembrò ancor dì più far intimorire la ragazza dinanzi.
Le catturò il mento ,piuttosto rudemente, con il pollice e l'indice. La costrinse a girare il capo, così da poterla studiare meglio.
La sua piccola mano si poggiò sopra la sua, richiamando la sua attenzione. I loro occhi si incrociarono come prima, con l'unica variante che ora la ragazza era più tranquilla. -Inuyasha - , mormorò piano, tastando la sua reazione. - Inuyasha, mi riconosci? -, indagò cauta.
Lo yokai piegò la testa di lato, esternando una confusione mista a curiosità. La sensazione di familiarità era aumentata, seppur non riusciva ad avere una vera e propri consapevolezza della persona che aveva davanti.
La piccola mano, lentamente, si spostò dalla mano che le intrappolava il mento, alla guancia solcata da due frastagliate strisce lilla del demone ,lasciando una pigra carezza. Inuyasha guardò come le rosee labbra della ragazza, si distendevano in un piccolo, ma rassicurante, sorriso.
Non si accorse nemmeno di essere stato bloccato in un piacevole abbraccio. Era caldo ed incredibilmente giusto.
Quel contatto lo tranquillizzo inaspettatamente trovandolo domestico. Chiuse gl' occhi, inspirando i dolce odore della ragazza.
Niente gli sembrò più dolce di quel effluvio. Quell'odore lo cullo, come la sua mano tra i suoi capelli. E non poté fare a meno di abbandonarsi a tutto ciò.
Le palpebre divennero pesanti e la voglia di combattere ed uccidere si dissipò . - Kagome. - mormorò piano, finalmente sentendosi completo e ricordando solo chi era quella ragazza. L'unica cosa che gli sembrò davvero importante.