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Autore: avoidsoma    03/12/2018    3 recensioni
In tempo di Natale, lavorano tutti duramente nella città di Babbo Natale per preparare i regali. Mars, un elfo operaio, un giorno fa una scoperta che cambierà non solo la sua vita, ma dell'intera città.
Scritto per il calendario dell'avvento di Fanwriter.it
Genere: Azione, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rivoluzione di Natale

    Su in Lapponia, nel Circolo Polare Artico, sorge la dimora di Babbo Natale. Più che una dimora era una vera e propria città, dedicata interamente alla festività natalizia. In quel periodo era completamente imbiancata a causa delle recenti nevicate. Proprio nel centro svettavano le torri della reggia di Babbo Natale, un vero e proprio castello e gioiello di architettura. Volgendo lo sguardo verso Est, si potevano notare le residenze degli elfi, piccoli esseri verdi che aiutavano fin dall'alba dei tempi il lavoro di Babbo Natale. Essi vivevano in degli umili appartementi, tante piccole baite disposte una dietro l'altra. Verso Sud si trovavano invece le stalle delle renne e l'ufficio postale; nel quale arrivavano centinaia di migliaia di lettere ogni giorno. Fra tutto questo belvedere, contrariamente al resto della città, il Nord offriva un paesaggio completamente diverso: gigantesche fabbriche si stagliavano contro il clielo rilasciando nell'aria colonne di fumo dalle alte ciminiere; il rumore incessante dei macchinari risuonava ovunque e gli ingranacci non si fermavano mai. Quello era il cuore di tutta la città, in quel posto venivano prodotti i giocattoli, impacchettati e dapprima immagazzinati, per poi finire nel sacco magico di Babbo Natale. Proprio in uno di questi edifici c'era l'elfo operaio Mars.
    Mars era un elfo normalissimo: svolgeva il suo lavoro e non si era mai annoiato o lamentato. Il suo compito era quello di impacchettare i regali: avvolgeva i regali nella carta apposita e li passava sul nastro dei pacchetti completi. Poteva sembrare un'attività noiosa e monotona, ed avreste ragione, ma a Mars piaceva e non era l'unico. Più di mille elfi lavoravano in quell'enorme capannone, nessuno si era mai lamentato, anzi tutti operavano in sinergia, con un forte spirito di collaborazione. Non esistenza giorno senza impacchettare, anche durante il Natale avevano sempre qualcosa da fare.

    Era un giorno come tanti, dicembre era appena iniziato ed erano in pieno regime produttivo. A un certo punto il nastro dei regali da confezionare si interruppe. Un allarme cominciò a suonare e subito giunsero diversi tecnici in soccorso. Mars, mentre aspettava la riparazione, osservò con più attenzione gli oggetti che aveva davanti. Due libri in particolare lo attirarono: il primo era intitolato "Il contratto sociale", mentre il secondo "Lo spirito delle leggi". Mars li prese e li guardò più meglio da vicino. Stava leggendo la pagina del primo, quando la sirena smise di suonare: avevano sistemato il nastro e a breve sarebbe ripartito. Fu allora che egli fece una cosa insolita per un elfo: mise i libri sotto la sua tunica, evitando di impacchettarli. Rubare non era nella natura elfica, per questo fu un fatto davvero curioso. Mars cominciò così a impacchettare i successivi regali, scordandosi per un momento i libri sottratti.
    Nei giorni seguenti Mars si interessò molto nella lettura di quei libri, che aveva soffiato a qualche povero bambino. Ci passava intere serate, su una comoda poltrona, mentre beveva una tazza di cioccolata calda. Stava apprendendo molte cose, mai aveva pensato che gli umani potessero raggiungere un livello così alto. Allora perchè gli elfi erano rimasti così? Schiavizzati da Babbo Natale da secoli, senza che nessuno aprisse bocca. Non riusciva proprio a capirlo. Fu in quelle serate solitarie che cominciò a organizzare una piccola protesta.
    In una normalissima mattina, Mars uscì come sempre per andare a lavoro. Entrò nel suo capannone, trovandolo già occupato dai suoi colleghi, pronti a iniziare un nuovo turno massacrante. Mars si arrampico sopra il nastro della sua postazione, quindi lo percorse fino a raggiungere un grosso macchinario che distribuiva i regali. Con un po' di fatica si tirò sopra, stando attento a non toccare le parti metalliche bollenti, quindi raggiunse una zona abbastanza sopraelevata, dove poteva vedere tutti gli elfi. Prese quindi a parlare: «Fratelli! Perché stiamo lavorando in queste condizioni pessime? Perché dobbiamo per forza ubbidire al tiranno che non è altro Babbo Natale? Siamo per caso i suoi schiavi? Ebbene io vi dico di ribellarci, vogliamo avere anche noi gli stessi diritti degli umani, vogliamo riposarci e fare dei turni meno stressanti!».
    A quel discorso gli altri elfi rimasero tutti di stucco, lì per lì restarono immobili senza pensare a nulla. Poi la sirena suonò e i rulli cominciarono a girare, facendo scorrere i regali da incartare. Nessuno rispose; Mars pensò che lo avessero ignorato, eppure nessuno si mise al lavoro, i regali finivano oltre il nastro, ammucchiandosi sul pavimento. Gli elfi iniziarono a urlare ripetendo le parole di Mars. Uscirono in massa dal capannone, con Mars in testa.
    Erano tutti corsi fuori per protestare, di fronte agli uffici dei burocrati della fabbrica. La carta da regalo venne rapidamente trasformata in striscioni contro Babbo Natale. Mars con un megafono incitava la folla. Non si capacitava del numero sempre crescente di elfi che aveva convinto, dovevano essere ormai quasi duecento a seguirlo.
    La notizia fece velocemente il giro della città raggiungendo Babbo Natale. Subito si adirò contro gli elfi e in particolare contro Mars, il loro leader; prese quindi velocemente la sua slitta, pronta per ogni evenienza, e raggiunse subito gli uffici davanti la fabbrica. Venne accolto dall'amministratore delegato, un elfo visibilmente allarmato ed agitato: «Capo! Qui la produzione è tutta ferma! Se non risolviamo subito il problema non ci saranno abbastanza regali per Natale! Perderemo tutti gli investitori!»
    «Non preoccuparti, ora risolvo tutto io» rispose pacatamente Babbo Natale, quindi fece chiamare Mars. Egli lo raggiunse dentro l'ufficio e come mise piede dentro la stanza, Babbo Natale lo apostrofò: «Sei tu Mars, elfo operaio numero 123 del IV settore addetto all'impacchettamento dei regali?»
    «Confermo, sono io.»
    «Esigo immediatamente una spiegazione sui disordini che hai causato. Il lavoro è fermo e ogni minuto che passa è tempo perso.»
    «Vogliamo i nostri diritti: i turni sono massacranti e non ci sono giorni di riposo.»
    Babbo Natale rimase sconcertato dalle richieste di Mars. Mai prima d’ora un elfo aveva osato tanto, sembrava quasi di trovarsi davanti un essere umano. Non riusciva a capire chi e come avesse messo in testa a Mars e ai suoi colleghi tali idee pericolose. Doveva stroncare la faccenda sul nascere: «Volete dei diritti?» con un gesto fece comparire un foglio «Firma qui e avrai i diritti unicamente per te, ma riporta subito la folla al lavoro.»
    Mars prese in mano il foglio, per un attimo considerò di firmarlo, tuttavia si rese conto che erano briciole in confronto a ciò che desiderava per se stesso e i suoi compagni. Così stracciò il foglio e furiosamente uscì dalla stanza. Fine del breve negoziato. Quando uscì, prese il megafono e urlò ai suoi: «Babbo Natale è un corrotto! Non vuole darci i nostri diritti!»
    Com'era prevedibile la folla si agitò ancora di più, e Mars si rese conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano. Dalla fabbrica cominciarono a venire anche altri elfi di diversi dipartimenti: c'era il dipartimento di creazione e duplicazione dei regali, tutti i magazzinieri e un'inferocita sezione degli uffici postali. In poche ore centinaia divennero diverse migliaia. Mars non riusciva più a gestirli da solo, altri leader si fecero quindi avanti, erano più carismatici e convinti rispetto a lui, che lo misero ben presto da parte. Se Mars voleva i diritti per tutti, gli altri elfi volevano proprio eliminare Babbo Natale. «A morte Babbo Natale!» cominciarono a gridare.

    Neanche mezzogiorno e si era formato un lungo corteo che sfilava per la città, in direzione della reggia. Era una manifestazione pacifica, almeno all'apparenza. C'erano striscioni ovunque, cartelli e inni che venivano cantati da centinaia di elfi. Mars si limitò a seguire il corteo. Si fermarono quando raggiunsero l'ingresso della reggia, perché i cancelli erano chiusi e sbarrati. Di fronte a essi c'erano dei burattini di legno, animati da una magia, in assetto antisommossa. Era la guardia privata di Babbo Natale, famosa per essere fedele al padrone.
    La tensione era altissima, nessuno delle due parti voleva fare la prima mossa. A un certo punto un manifestante lanciò un candito, di quelli grossi e duri, usati di per realizzare il manto stradale. Fu la fantomatica goccia che fece traboccare il vaso. Gli elfi cercarono di forzare la linea degli scudi, impugnati dai burattini, quest'ultimi rispondevano con manganellate utilizzando i bastoncini di zucchero, mentre quelli dietro sparavano con dei fucili a tappo di sughero. Rubando l’idea, gli elfi iniziarono a demolire gli edifici circostanti, armandosi a loro volta di bastoncini di zucchero e altri dolci da combattimento. Mars pur essendo lontano dagli scontri, riusciva a sentire e a vedere tutto. A un tratto un elfo lanciò una bottiglia contro i burattini, si ruppe all’impatto riversando ovunque una massa giallognola informe che iniziò a lievitare rapidamente, imprigionando i malcapitati.
    Chiaramente lo scontro era impari, gli elfi erano in troppi e i burattini, pur se meglio armati, erano in pochi. Le guardie provarono a fare di tutto, rispondendo con gli idranti che sparavano caramello caldo, ustionando gli elfi, oppure lanciando delle granate che esplodendo liberavano una nube di zucchero a velo, soffocando e accecando i gli elfi.
    Era solo una questione di tempo, nel giro di poco gli elfi ruppero la linea dei burattini, facendosi largo verso il cancello, ancora sbarrato. Accanto a Mars passarono alcuni elfi che trasportavano un torrone di cioccolato fondente. Venne utilizzato come ariete, per sfondare i cancelli. Mars si armò di coraggio e iniziò a farsi strada fra la folla per arrivare vicino alla casa, aveva un unico obiettivo: trovare Babbo Natale. Mentre si avvicinava, vide che il torrone non aveva retto e si era rotto. Arrivarono altri elfi con un secondo torrone, questa volta Mars aiutò spingendo l'ariete.
    Il portone non durò neanche dieci minuti. Venne sfondato e Mars fu uno dei primi che riuscì ad entrare nell'enorme reggia. Non c'era nessuno all'interno, le guardie sembravano scomparse. Si scoprì solamente dopo che essere erano proprio scappate, la magia di Babbo Natale si stava indebolendo e smetteva di funzionare.
    La reggia era quanto di più lontano potesse esistere dalle umili case degli elfi: traboccava di eleganza e ricchezza ovunque Mars mettesse occhio, sembrava di stare in una casa degli umani, di quelli con il sangue blu. Riuscì subito a trovare Babbo Natale: si trovava nel suo ufficio personale. Appena entrò, vide dall'altra parte della stanza il balcone, con la slitta pronta per partire. Babbo Natale stava farneticamente preparando la valigia, quando si rese conto della venuta dell'elfo.
    «E così siete riusciti a entrare» mormorò, senza porre troppo l'attenzione su Mars.
    «Ancora puoi cambiare la situazione» disse Mars «Non fuggire, altrimenti renderai la faccenda ancora più complicata.»
    «Non so cosa ti sia successo, elfo. Però posso dirti che hai veramente messo in subbuglio il Natale.»
    In quel momento Mars sentì dietro di sè voci di molti elfi che si avvicinavano. Babbo Natale chiuse la valigia ormai piena, quindi guardò Mars e inforcò gli occhiali: «Io ci rinuncio a questo lavoro, non vale più la pena. È diventato troppo pericoloso. Preferisco trovarmi un'altra festività, magari anche minore ma più calma e...»
    Babbo Natale non riuscì a finire la frase, perché una moltitudine di elfi fecero irruzione nella stanza, placcandolo mentre cercava di scappare verso il balcone. Mars assieme agli altri elfi era riuscito a rovesciare la monarchia, ora non vedeva l'ora di costruire finalmente un futuro migliore. Gli elfi festeggiarono giorno e notte nella reggia, tutti erano ancora emozionati e felici per aver destituito il loro re.

    Le grandi magagne accadero in seguito. Gli elfi subito cominciarono a separarsi in mille partiti, pronti a eleggere un'Assemblea Costituente. In neanche una settimana avevano già fatto tutto, dalle votazioni alla redazione della Costituzione. Fu così che, ad una settimana dal Natale, proclamarono la Repubblica elfica del Natale; in quel giorno ci furono molti festeggiamenti, comparse anche per la prima volta il nuovo "Babbo Natale", un elfo eletto annualmente da tutti. Mars ciononostante non partecipò a nulla di tutto questo. Si rinchiuse dentro casa per rileggere di nuovo i libri che aveva rubato. Non riusciva a capire in cosa avesse sbagliato, perché la nuova repubblica non aveva portato tutti i diritti per cui aveva combattuto. Gli sembrava una finta repubblica: aveva il sospetto che i voti degli elfi erano stati abilmente manipolati, e inoltre si era formata una nuova polizia ancora più aggressiva dei burattini. Sapeva che qualcosa era andato storto, ma non riusciva a inquadrare il motivo.
    La prima cosa che la repubblica fece, fu quello di condannare a morte Babbo Natale, impiccandolo con una ghirlanda. Dopo di che rimisero tutti gli elfi a lavoro, facendo fare turni più pesanti per recuperare il tempo perduto. Mars rimase stupito dal fatto che nessuno sembrava lamentarsi, anzi, sembravano contenti di lavorare, di continuare a essere sfruttati.
    Mars era ormai tornato a vivere come sempre impacchettando i regali, ma neanche due giorni prima di Natale riaccadde che il nastro si inceppò. Era ormai un problema serio, e i tecnici dovevano sistemarlo una volta per tutte, per evitare troppi ritardi sulla tabella di marcia. Ogni minuto perso erano regali che non avrebero consegnato, più bambini non ricevevano il regalo e più crescevano i reclami. Troppe lamentele potevano portare addirittura alla chiusura della fabbrica. Il caso volle che Mars trovò davanti un altro libro interessante. Lo prese in mano, era molto pesante e grande, la copertina di un rosso acceso e forte, come i cappelli natalizi. Con il poco tempo a disposizione, riuscì a dare solo una scorsa superficiale, ma il lavoro ricominciò immediatamente. Mise quindi via il libro sotto la sua tunica, non vedeva l'ora di tornare a casa per iniziare a leggerlo. Si intitolava "Il capitale".
   
 
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