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Autore: balboa    03/12/2018    0 recensioni
Ciao sono ancora qui!!! Ogni tanto mi faccio viva e si
Questa storia è stata ispirata dopo che ho studiato l'impressionismo e Manet anche se in realtà non c'entra nulla con loro :D
Parla di Axl che a 17 anni è confuso e preso da tante cose e cerca rifugio fuori casa, nei suoi amici specialmente.. buona lettura chicos!! :D
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ma' sto uscendo, non mi aspettate a cena - dissi aprendo la porta mentre mi mettevo la giacca, mi legavo le scarpe e mi allacciavo la cinta contemporaneamente. Si ero in ritardo di già un quarto d'ora, alle solite
- Ti sei fatto la camera? -
- Sì ma' -
- Hai studiato? -
Annuii con grande sfacciataggine, avevo dormito fino a meno di dieci minuti prima
- Bill lo sai che devi recuperare già due materie e siamo soltanto al primo trimestre -
- Lo so ma', mi sto impegnando -
Mia madre sospirò e poi tirò una boccata dalla sigaretta quasi finita che teneva in mano
- È un'altra bugia Bill, si vede da miglia - disse delusa - vai a studiare tra poco ceniamo-
- No ho già studiato e ora esco - dissi nervoso, volevo uscire prima che mio padre tornasse, avevo poco tempo. Aprii la porta mentre mia madre mi urlava dietro e salii in bici.
Raggiunsi la cricca al parco, erano già tutti lì, io non mi smentisco e arrivò in ritardo ovvio
- Ciao raga' - salutai scendendo dalla bici e poggiandola al muro dov'erano tutti seduti bevendo. Mi salutarono 
- Finalmente!! Alla fine abbiamo cominciato senza di te.. - disse Jeff sollevando una bottiglia di birra praticamente vuota 
- Avete fatto bene, io mi sono appena svegliato - 
- Non si vede - disse Dana ironicamente. Probabilmente avevo gli occhi ancora mezzo chiusi
Afferrai una birra calda dalla cassa e tirai fuori le il portachiavi apribottiglie. Guardai l'etichetta, era birra del Frugal Hoosier scaduta da 4 giorni. Feci spallucce e presi un bel sorso. 
- Allora poi che si fa? - chiese Paul
- Andiamo al cinema? - propose David
- Io ho 2 centesimi nel portafoglio, forse riesco a metterne insieme 5 se mi date tempo - dissi ironico. Non avevo una paghetta, i soldi li racimolavo lavoricchiando per i vicini di casa, tagliavo l'erba dei prati e d'inverno spalavo la neve dai viali. Qualche volta rubavo se proprio era necessario, ero al verde e i miei non mi davano soldi neanche a Natale. 
- Che poi ti compri l'alcool - diceva mio padre sprezzante come se fossi un beone. In parte aveva ragione..
Nel mio gruppo comunque eravamo tutti spiantati, senza manco i soldi per le sigarette, ma ci arrangiavamo
Decidemmo, dopo 10 minuti di discussione, che io e Jeff saremmo andati a casa sua a prendere delle bombolette spray dal garage e poi saremmo tornati al parco per abbellirlo.
Jeff e io partimmo a tutto gas con la sua auto sfasciata, prendemmo la vernice e tornammo dagli altri che aspettavano.
-mamma mia che casino che c'era in garage- disse Jeff quando tornammo al parco -sembra una discarica- ridemmo e mezzo ubriachi decorammo il muretto del parco con tutto quello che più ci piaceva. Eravamo proprio fuori di zucca, proprio stupidi però non ce ne rendevamo conto del tutto.
Continuammo a esprimere la nostra creatività finché non sentimmo le sirene della polizia che passavano giù in strada 
- O porca troia- mi cadde la bomboletta a terra. I poliziotti non mi potevano vedere 
-via raga' aria aria-
Prendemmo le nostre cose e salimmo tutti e otto in macchina di Jeff stretti come sardine
-parti parti parti- dissi battendo sul cruscotto
-questa merda non ingrana!! Dai dai forza forza-
Noi stavamo tremando come foglie dalla paura che non partisse poi improvvisamente una nuvola di fumo nera uscì dalla marmitta e mise in moto.
Mi poggiai al sedile sollevato. A quel punto c'era solo un posto dove potevamo andare e quel posto era il fiume.
Stemmo lì fino alle 5, riempiendoci lo stomaco di birra e altra roba spazzatura, per non sentire più niente. Io mi addormentai a un certo punto, con la testa poggiata sulla spalla di Dana. Mi risvegliai poco dopo dalle risate degli altri che non si erano nemmeno accorti che io mi ero appisolato.
Cercai la bottiglia nella debole luce dei lampioni che illuminavano il fiume e ripresi a chiacchierare, con un mal di testa micidiale e la voglia di vomitare tutto. Ero sbronzo, incasinato e avevo voglia di rivalsa, di fare qualcosa ma non sapevo cosa.. C'era qualcosa che mi sussurrava dietro di me, credo il mio cuore non saprei, qualcosa mi spingeva, qualcosa scintillava, lo sapevo, ma per cosa non ne avevo idea.
E poi pensavo anche a una ragazza, tra tutte le varie cose. Ci pensavo continuamente. Cercavo di scacciarla dalla mia testa perché io no, non mi innamoravo, ma era piacevole pensarci e qualche volta sorridevo quando mi veniva in mente, e mi distraevo così tanto che mi cadevano gli oggetti a terra, perdevo la percezione di tutto. Ci pensai anche quella sera mentre a un certo punto stavo guardando un punto nel vuoto nella felpa di Dana su cui ero appoggiato. Stavo pensando al suo sorriso, ai suoi occhi a forma di mandorla, alle sue labbra invitanti. Non mi resi conto che stavo pensando a lei, per la millesima volta quel giorno. Era automatico, era parte della mia routine
Quando vedemmo il sole che sorgeva davanti ai nostri occhi lucidi di sonno raccattammo le nostre cose e le bottiglie vuote di birra e tornammo a casa ognuno distratto da mille cose.


Quello scemo di mio fratello è tornato di nuovo sbronzo marcio. Mi sono svegliata spaventata perché sentivo dei rumori al piano di sotto poi ho capito che era lui che andava a tentoni al buio e sbatteva su tutti i mobili. Mi volevo alzare per a iutarlo ma avevo il terrore che mio padre si svegliasse e se la prendesse con me. Poi lo sentii vomitare sulle scale mi alzai che mi stava venendo da piangere. Scesi le scale pianissimo con solo delle calze ai piedi. Bill alzò gli occhi dalla pozza di vomito e mi guardò con gli occhi socchiusi e stanchi e bofonchiò delle parole molto lentamente
- Che cavolo fai... Torna a dormire... -
Poi si pulì la bocca con la manica della felpa e io mi girai di scatto rivoltata. Presi lo straccio e il secchio dallo sgabuzzino usando la mini torcia di un portachiavi e tornai alle scale.
-dammi pulisco io- disse e mi prese il manico dalle mani 
Lo guardai mentre ripuliva i gradini che aveva imbrattato, non si reggeva in piedi, era barcollante e puzzava di fumo e birra 
Salì le scale lentissimo, un gradino alla volta, appoggiato alla ringhiera. Non si voleva aiutato per nulla al mondo e in tutto ciò continuavo a chiedermi se stavamo facendo molto rumore 
Entró in camera e si buttò sul letto disfatto con ancora il giubbotto indosso e le scarpe sudicie di terra ai piedi. Provai a levargli almeno gli stivali visto che stava sporcando tutte le lenzuola ma cominció a scalciare e a brontolare cose incomprensibili quindi lo lasciai in pace. 
Tornai a letto piangendo, mio fratello si stava distruggendo e io non riuscivo a bloccarlo, non ne voleva sentire proprio di consigli quello lí
Mi addormentai sul cuscino zuppo, in fondo lo capivo, io sapevo perché era così instabile e sempre agitato. Volevo solo che non si facesse male, io ci soffrivo vedendolo in quello stato pietoso, quando lo vedevo stare al bar invece di entrare a scuola e morivo quando le prendeva anche se non aveva fatto nulla. Avrei dato tutto pur di vederlo calmarsi, pur di riuscire a cambiare qualcosa delle nostre vite
   
 
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